Missioni Consolata - Gennaio 1962

• • La maggioranza del nollrl lettori conosce P. Oftavlo Seslero ; conosce I suoi racconll vivi , allegri, eroico- mici . E qualcuno si sar. domandalo: l\: Ma questo P. Oltavlo è un birichino o un missionario I )I. - Tulle e duel - rispondiamo noi. Siamo rlusclll a scovare nel suoi scarlafaccl alcune pagine ne lle quali P. Oltnlo ha lenlalo di descrlvercl la sua glo- venlù. Una birba' I capitoli che abbiamo scelto la- sciano un poco Intravedere che sloHa di missionario monello cl losse In Tnlln. Eppure Il Signore ha scel· lo lui. E ha credulo bene di non cambiare Il suo ca· rallere. SI vede che non gli piacciono I musonll IL CHIERICHETTO Il nostro Priore, il buon Don Antonio, era' cosi sod- disfatto di me che volle iscrivermi subito al 'Piccolo Clero. Questo voleva dire lezioni a tartagliare il latino senza capirlo come i nostri coetanei musulmani a can- tare il Corano. Non passarono molti giorni che ero in grado d i ri- spondere a tono: «Ad Deum qui laetifìcat iuventutem meam » non solo, ma a scampanellare con molta ar te al « Domine, non sum dignus » e a portare le ampoll ine senza rovesciare il vino. Ero laureato per servir là Messa. Tutto questo, se avanzava la mia posizione sociale, divenne tosto anche una fonte di nuovi guai. In luogo di a lzarmi alle sei dovevo ora alzarmi alle cinque, in q ualunque stagione, e correre in chiesa per servir la Messa al Priore. Non ho mai capito perché dovesse celebrar messa ad un'ora così ingrata. Forse per dar agio agli operai ad intervenirvi , ma questi preferivano dormi re fino a quando udivano la sirena dell 'officina di Condove. La ch iesa era frequentata da un gruppo sparuto di donne attempate e da un paio di vecchi cantori che muggh iavano sonnolenti il Dies irae. Comunque sia, era per me un sacrificio enorme alzarmi a quell'ora e le palpebre erano di piombo. Mamma, pie na di zelo, mi trascinava fuori dalle coperte e mi manipolava all'oscuro sul letto badando a ripetermi: _ Su da bravo, svegliati dormiglione! fa un sa- crificio degli occhi1 Il Signore ti compenserà un gior- no... Dormirai dopo... Con gli occh i chiusi percepivo che mi rivoltan di qua e d i là , tirava su i calzoncini, abbottonava il giub- betto e mi avvolgeva nella mantellina, poi m'incam- minava verso l'uscio. L'aria taglie nte del mattino mi svegliava senza ri- medio. Allora correvo sul piazzale della chiesa per non essere soppiantato da qualcun altro più mattiniero. « La gatta frettolosa fa i gattini ciechi » . E ben me ne accorsi io una mattina. Forse la mamma era in ritardo e manovrando al- l'oscuro non indugiò troppo ad assicurarsi se ero in assetto. Arrivai in tempo mentre il parroco indossava i paramenti Fuori era l'alba ma dentro v'era un buio! e le quattro candele dell'altare non lo miglioravano gran ch~. Era forse il primo venerdì del mese e la chiesa era più affollata del solito. Gradatamente !'interno Si andava rischiarando ed un raggio festoso dall'alto della na\"ata m'investì di luce sui gradini dell'altare. Poetico, vero? Se non che udii qualche risolino sommesso alle mie spalle. Te- mendo qualche cosa di anormale ispeziònai attorno a me con lo sguardo; nulla! All'elevazione mi portai sul gradino superiore e mi parve che i risolini sbuffassero meno sommessi. Allarmato guardai su me stesso ... e notai sul da- vanti un rigonlìamento insolito che avrebbe dovuto

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