Missioni Consolata - Gennaio 1962
Nel Congo ex-Belga, fino a ll 'indipendenza, esis tevano q uas i solo scuole di missione, dalle q uali è uscito, tra gli a ltri, l'attuale Presidente Kasavubu, cattolico. In Asia, nelle nazioni ove il cristianesi mo sta svil uppan- dosi ed anche dove la Chiesa è numericamente una mino- ranza, come in India e Giappone, le scuole cattoliche - so- prattutto di ~rado superiore ed universi tario - eser:::i tano una notevole att razione e irradiazione specialmente nelle alte sfere della società. La scuola cattolica è' prefer ita molto spesso a quella statale, per la ser ietà dei programmi e del- l"educazione mora le che impartisce ai giovan i. Insieme con la scuola si possono ricordare due alt ri "obiettivi ,. dell'azione miss ionaria, i quali illuminano bene la funzione elevatrice de lla Chiesa: la formazione del clero indigeno e la leg/o!;e dell'adattamento. Il clero indigeno è il frutto maturo e il fine stesso del- l'azione missionaria. I nostri missionari si recano all 'estero per stabilire saldamente la Chiesa dove ancora non esiste o ha una e.~ i stenza insufficiente: ora la Chiesa in un paese è saldamente organizzata qu.mdo ha" quadri direttivi, ge- rarchia e clero locali. Per questo, oggi, la formazione del clero indigeno è la pupilla e la preoccupazione maggiore della Chiesa. La legge dell ' adattamento s'i nser isce nello stesso ordine di principi: il cristianesimo non è st raniero presso nessun popolo o cultura; la evangelizzazione, mentre corregge, rettifica e purifica i costumi e le tradizion i locali nelle loro deviazioni dott rinali e pratiche, accetta e si ada tta a q uelle che sono genuina espressione dello spir ito umano. .. Ricolma di una giovinezza che si rinnova continua· mente al soffio dello Spirito, essa (1a Chiesa) riconosce, ac- coglie ed incoraggia tutto ciò che fa onore a ll 'intelletto e al cuore umano in qualsiasi parte del mOlldo " (Giovanni XXII I - discorso a l II Congresso degli scrittori ed artisti neri. 6 aprile 1959). Si comprende allora perchè la Chiesa favo ris::e il sor- ge re di un 'arte cristia na indigena, permette l'uso della lingua e musica locali nella liturgia, stabilisce che nei se- minari di missione !'insegnamento sappia .. fo rmare accura- tamente il giudizio dei sacerdoti sui valor i cult urali locali, specialmente filosofici e re ligiosi, ilella loro relazione con l' insegnamento e la reliKione cristiana" (Enc. Pri" ceps Pa· storum). Queste fo rme della carità missionaria - e tutte le altre cui non si è accen nato - sono chiara dimos trazione del disinteresse materiale che la Chiesa mette ne lla conq uista dei popoli a Cristo. La missione è un servizio che nasce dall'amore pe r le anime. MAESTRA PER LA VERITA' L'azione miss ionaria non nasce nè si sviluppa da llo spi- rito di avventura, di romanticismo, di glor ia o potere. Que· sto spirito, semmai , è a ll 'origi,?-e della colonizzazione o· me- glio del colonialismo, che vuole gius tifìcare e rendere de- fìn itiva l'occupazione di un dato territor io (colonia) per motivi di razzismo O d'imperialismo economico. L'evan- gelizzazione è invece diretta e sostenuta dalle lumi nose direttive del magistero de lla Chiesa. Non solo ri :::onos:::e il di ritto di ogni popolo all ' indipendenza, ma ind ica le vie pratiche e sicure per giungere ad essa, nel rispetto de ll a giustizia. I documenti dei Sommi Pontefici e dei Vescovi su que- sto ar!>l0mento sono stati sempre molto chia ri; negli ultimi decenni si sono moltiplicat i al punto da costi tuire una ,e:uida preziosa per i dirigenti politici e per gli stessi missionari. Contro la schiavitù e la tratta dei Ne ri, int rodotta dai 16 - miss io ni consola t a colonialisti in America e in Africa, i Papi sono inte rvenuti COn voce forte e gravi minacce. Un decreto d i Eugenio IV nel 1435 comminava add irittura la scomunica a quei cri- stiani che non avessero rida ta la libertà agli schiavi delle isole Canarie. Paolo III , nel 1537 dichiara che" è proibito privare della loro libertà e del godimento dei loro ben i gli Indiani (d'America) e tutt i gli a lt ri popoli che perverranno in avveni re alla conoscenza dei c ristiani, sibbene si tratti di popoli infedeli IO. La stesSa vibrata condanna si ha per la segregazione razzia le. Cià ne l 1863, l'arcivescovo di S. Paolo degli Stati Uniti dichiarava: .. Dobbiamo risolvere il problema del Nero e non vi è a ltra soluzione, pacifica e durevole, che a:::cor- da re ai nost ri concittadin il di colore, l'uguaglianza pratica ed effett iva con i cittadini bianchi lO . Ai nostri giorni , il p ro- b lema razziale è esplosivo specialmente nel Sudafrica, dove il governo appUca la più rigida separazione tra bianchi e popolazione d i colore ne lle scuole, nella legislazione socia- le. Contro tale ingiusto trattamento si sono pron unciat i ripet utamente gli arcivescovi e vescovi locali , denunciando il carattere int rinsecamente cattivo della segregazione raz- z ia le. In un documento collett ivo del 1957, essi a ffermano: "E' peccato um iliare il proprio simi le. In ogni persona umana, per ragione della creazione di Dio, vi è una digni tà inseparabilmente legata a lla sua qualità di essere ragione- vole e libero... Da l male fo ndamentale della segregazione razziale derivano le it'mumerevoli offese contro la ca rità e la ~ius t iz Ì<l che ne sono le conseguenze inevitabili. .. " In tutte le q uestioni di fondo, che impegnano la mag- gior parte delle nuove nazioni - problemi culturali , sociali, sindacali - !'intervento della gera rchia cattolica è stato pronto ed illuminatore... Se i capi africani - ha scr itto la rivista Missi (agosto-settembre 1960) - volessero racco- Kliere tutte le pi.lrole ufficiali dell'episcopato dette in Afr ica negli ultimi dieci anni , si accorgerebbero COn stupore di possedere uno statuto completo dei diritti e dei doveri del- l'Africa di domani , un arsena le di soluzioni a tutti i pro- blemi che possono porsi. Questo statuto e ques to arsenale sono uti li non soltanto ai cristiani, ma a tutt i gli uomini di b uona volon tà ". Ma più di tutli gli altri sono degni di nota i documenti che trattano del di ritto a ll 'i ndipendenza pe r le popolazioni sotto tute la coloniale. I vescovi dell' India , nel 1955, affermano che .. la pro- testa dei paesi d'Asia cont ro l'i mper ial ismo coloniale è le- gittima ", pur dichia rando che il movimento asiatico in fa- vore dell'indipendenza" è minacciato da un nuovo e mor- tale nemico : !"imperialismo del comunismo internazionale" e .. dagli antagonismi nazionali". I vescovi del Madagascar, nel 1953, a ffermano: "La Chiesa augura ardentemente che gli uomini come i popoli, progrediscano verso un maggior benessere e assumano sem- pre più le loro responsabilità. La grandezza de ll 'uomo viene dal fatto ch'egli è libero, e la libertà poli tica è una di que- ste libertà e rC!i ponsabilità fondamentali IO. Le dichiarazioni dell 'episcopato missionario in ques to senso si pot rebb e ro moltiplicare. Esse, d'altronde, SOno l'eco del più alto insegnamento che ci viene dalla catted ra di Pietro. A prescindere da altri document i, le ~randi en ci- cl iche missionarie del nostro se:::olo offrono indicazioni pre- ziose su q uesto argomento nonostante che. la preoccupazio- ne dei Papi sia di rettamente volta ai problemi religiosi dei paesi di missione. Benedetto XV (Enc. Maximum Illud, 1919) condanna il naziona lismo dei missiona ri esteri COme un'aberrazione e " una de lle più tristi piaghe dell'apostolato " . Ins iste sulla necess ità del clero indigeno, " poichè come la Chiesa di Dio
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