Missioni Consolata - Dicembre 1905

Dicembre 1905 Periodico ~eli~ioso Mertsile ESCE DIREZIONE AL PRINCIPIO PRESSO LA SACRE:STIA DBL DEL MESE BANTUARI-Q DBLLA OONSOLA T A

r '1111 n =:a: • LUI ur:u ...P lUJ u -... • ... Q n PEI REGALI di Nato.1e e de1 Capo d'anno ----------------~c--------·--------- Per la ricorrenza delle feste natalizie e del Capo d'anno, presentiamo ai nostri lettori un breve elenco ,degli oggetti che meglio sono indicati per far regali a . persone care, e sui quali l'Effigie venerata della Vergine Consolatrice sempre, tiene il posto d'onore. Svariatissimo è l'assortimento di oggetti sia da pochi soldi sia di maggior valore, che si possono scegliere nel nostro Deposito di Specialità Religiose deUa Consolata (accanto al.campanile del santuario): oggetti di divozione, di utilità pratica, di ornamento, _ecc. Md l• ·in alluminio: 1° Tipo ordinario, rotonde, ovali o rinascimento da 8 ag IB 2 al soldo, da 5 e 10 centesimi caduna. - 2° Tipo artistico, rotonde, commemorative del centenario da L. 0,05 caduna e 0,50 la dozz.; 0,10 caduna e 0,~0 la dozzina.- 3° Tipo artistico più grandi da L. 0,!5 caduna e 1,50 la dozzina. In argento: 1° Argento lucido, rotonde, ovali, rinascimento, traforate, di· segni fantasia (a seconda del prezzo) da L. 0,10 · 0,15 · 0,20 · 0,30-0,40 · 0,60-0,70 -0,80 - 1,00 -1,50 - 1,75 - 2,00 - ecc. caduna. - 2° Tipo argento ossidato più artistico, da L. 0,80 · 0,95 - l,15 - 1;35 - l,75 - 2,80 - 3,00 - 4,75 caduna. - 3° In smalto e contorno argento da L. 1,15 -1,25 caduna. In oro: 1° con smalto da L. 2,50 -2,75 -4,00-5,00 caduna.- 2" Incise da L. 3,00 • 4,40 -5,10 - 6,50 • 9,50 - 10,15 - 11,50 - 14,00 - 16,50 • ecc. caduna. C t - Il t Il prezzo varia secondo la loro lunghezza e grossezza, ed aBOB l argBn O anche secondo la fattura degli anellini che possono essere semplici, faccettati o mezzo-tondi, e sempre saldati fra loro, e si possono avere da L. 1,20 • 1,30 • 1,50 • 1,60 · 1,75 · 2,00 · ecc. caduna. la b Ochls Ricercate e preferite sempre, di esse l'assortimento è svariato e f èompleto, curandosi in particolar modo l'Effigie della Consolata, sicchè, con 10 • 15 • 20 · 25 - 35 - 40 - 45 · 70 · 75 centesimi, si hanno graziose broches con imagine in fotografia. e contorno assortito in metallo. Ma il tipo artistico in metallo imitazione argento antico inalterabile, è quello del quale si possiede l'assortimento più completo, cosi da soddisfare qualsiasi richiesta. È impossibile riepilogarne qui le forme ed i disegni. Il prezzo varia da L. 0,80 - 0,85 -0,90 -1,00 - 1,15 - 1,25 -1,50 · 1,60 · ecc. La figura della Consolata, anch'essa in metallo ossidato, è artisticamente riprodotta. Spille di sicut'ezza. con l'effigie della Consolata., graziosissime, O, 15 caduna. P l t Tutte coll'Effigie della Consolata in fotografia, e monta- anna a Sa Vapun a tura in metallo nichellato. - Penne tascabili colla relativa matita 0,50 caduna. - Matita a chiusura con anello per appenderla 0,40 .. - Penna e matita unite 0,30 - Salvapunte, matita e gomma 0,20. - Salva· punte con matita 0,10 caduno, 1,10 la dozzina. St t H in metallo argentato, bianche od ossidate, da L. 0,40 -0,50 · 0,60 · l 08 8 0,90 • 1,45 • 1,60 • 3,50 caduna. Le stesse, montate su piedestallo, pure di metallo, in stile barocco o gotico da L. 1,00 • 1,20 - 1,40 - 1,90 - 2,20 - 2,50, 3,00 · 3,25 -3,50 caduna. Le stesse entro cappellette, stile barocco o gotico, da L. 3,25 • 3,75 - 4,80 - 6,75 - 10 caduna. Astucci tascabili a chiusura, colla relativa statuetta della Consolata da L. 0,10 - 0,25 • 0,35 - 0,45.

Anno VII - N. 12 Dicembre 1905 ·~~nsoiata PERIODICO RELIGIOSO MENSILE ~~~ DIREZIONE ~j( T . . . ..s? O:M.:Dll\<1:1 A.tHIM~ . . F' . d' utt1 miSSiona.ru - a. e nos re ISSIOnl: 10r1 1 paPREsso LA radiso -Cospicua offerta alle nostre Missioni - La divozione a S. Valerico ed il nuovo altare nel santuario della Conso- ~ lata - Cronaca mensile del santuario: Grazie recenti SACRESTIA DELLA CONSOLATA riferite alla sacrestia - Relazioni compendiate di grazie recenti - Sacre funzioni: La consacrazione del nuovo altare TORINO 'ZIC ::=t TUTTI 'MISSIOHARII? •z •1 dei misteri e ~-:prec:=~:l:=:ost: religione SaJ:ltissimà, ma occorre met- -, tere in pratica il decalogo. Sulla reg0la seguita nella Chiesa fin dai primi tempi, J ai Ss. Bernardo ed Alfonso - Indul~enze a chi visita il san' tuario nel mese di dicembre - Orar10 delle Sacre Funzioni pel mese di dicembre. O/l'erte per l' nmplian•ento del santuario ( ' e per le missz'oni della Consolata in Africa. La storia delle Missioni della Conso- come sulla larga esperienza fatta nelle lata, da noi riepilogata nel numero di missioni, sono basate le istruzioni che ·settembre-ottobre, tra gli accenni finali Propaganda dà ai missionarii: di non ne ha uno consolantissimo sui battesimi. Un numero straordinario di po- generale- gli infedeli convertiti, se non veri neri akikùiu, già sufficientemente dopo che essi abbiano dato prova di lor istruiti, desiderano e chiedono con vivo ~ costanza nella fede, ed abbiano osser- , slancio l'acqua di D_io, come essi chia- vati tutti i comandamenti di Dio, per mano il .battesimo, di cui il patri ha · un tempo abbastanza lungo da dar pegno loro spiegata la necessità ,per divèntare · di ferma volontà e perseveranza nella figli del Signore ed andare poi con Lui religione abbracciata. dopo la morte. Sul seme evarlgelico ~ Vi hanno però le eccezioni, di 'cui la sparso dai nostri qon ardua fatica' e prima riguarda i neri inpunto di morte. longanime carità, è scesa la celeste virtù Iddio s!esso, col chiam~re' a sè una di fecondatrice impetrata da Maria SS., e~ quellesuecreature,segnaalsuoministro sulla terra selvaggia di cui la Conso- l'ora della grazia. Ed allora _il missionario lata volle prendere possesso, una pri- che ha vegliato con cura tutta particolare mavera di anime già accenna a fiorire. 1 sull'indigeno pericolosamente infermo e Però-come abbiamo fatto osservare -se aqulto- ne ha spinta l'istruzione, nel suaccennato riepilogo - a formare· -si affretta a battezzarlo, spesso con mano veri cattolici non basta la conoscenza tremante per la vivissima emozione. Oh,

178 se chi dubita della verità della religione cattolica potesse assistere ad una 'di tali scene di battesimo! Qui non s'impone la maestà d'un tempio; non impressiona i sensi la magnificenza dei sacri riti, ma la virtù sola del sacramento agisce, , riempiendo di sè il luogo e trasfigurando il povero selvaggio in modo da rendere visibile la trasformazione che si opera nell'anima sua. Lo Spirito Santo che in . lui discende si comunica in qualche ma: niera a tutti gli astanti. Sono momenti cbe debbono invidiare alla terra gli angeli scesi intorno al povero giaciglio, in attesa di int"rodurre iL nuovo cristiano in quel paradi~o a cui gli ha aperto l'adito la candida stola battesimale, e dove in eterno invocherà la benedizione di Dio su chi gli ha procurata l'eterna salvezza in modo specialissimo, poi sopra il padrino o la madrina cbe gli vennero dati nell'amministrargli il sacramento di vita. Fin dai primi battesimi conferiti nelle missionil il nostro Superiore dispose cbe ad ogni battezzàndo s'imponesse il'nome d'un benefattore, e che questi fosse nello · stesso témpo designato come padrino o madrina del neo-battezzato. Per tal fine ad ogni missionario vengono di mano in mano fornite liste di nomi, ch'egli deve consultare ogni qualvolta si tratti di imporre il nome ad un battezzando. Così un buon numero delle pie e generose persone che, colle loro offerte, hanno fin qui potentemente concorso a rendere possibile l'invio e la permanenza di missionari in Africa, già sono rappresentate alla Corte celeste da loro omonimi figlioccL E, come vuole 'giustizia e riconoscenza, così si continuerà in avvenire. · Per la fiducia sempre maggiore che i nostri vanno acquistando presso gli indigeni, per ·lo slancio magnifico che tr~t / questi si produce verso la religione e la civiltij, col progredire della loro istruzione, si può con sicurezza prevedere che i battesimi andranno moltiplicandosi. Molti, dunque, d'or innanzi potranno aspirare alla più nobile delle · soddisfazioni, al merito eccelso di offrire a Gesù Cristo una di quelle anime per cui Egli non d.ubitò di spargere il suo sangue preziosissimo.. ·~ A. facilitare a tutti l'opera grande, noi \ apriamo una sottoscrizione, un Albo d'onore di apostoli della religione per l'Africa, nel quale verremo inscrivendo quanti faranno, anche in diverse rate, l'offerta di almeno 50 lire per .le Missioni della Consolata, e con· tale iscrizione gli offerenti acquisteranno il diritto di dare il nome ~d un povero selvaggio, bambino o adulto, ne\l'atto del battesimo e di divenirne padrini. Questo nome potrà essere, a scelta, quello dell' òblatore stesso, oppure quello di un suo figliuolo, di un defunto della famiglia. \ . Quale mezzo p1ù dolce e potente per attirare sul capo di un innocente la benedizione di Dio, che il farlo parteciRare così direttamente all'apostolato tra gli infedeli? Quale più sicura caparra di fortuna-si potrebbe dare ad un essere caro che comincia la vita, oppure intraprende gli stu~i o una carriera? -E quale carità più efficace per trarre presto dal purgatorio un'anima diletta, che il darle in Cielo un'altra anima di null'altro occupata che di chiedere la· sua liberazione dalle fiamm·e purificatrici;' una voce che continui a pregare per lei quando tace la nostra, oppressa dalla stanchezza, dal sonno notturno, dai rumori del mondo? E per noi stessi p()i ·di quale aiuto, di quale conforto non ci sarà, e per le cose temporali e per le spirituali, un

L ' .1 a e o f} s o l a t a - 179 Q= ==~-;*;;;-y ~ p intercessore in Cielo, da cui non abbiamo a temere nè oblio, nè ingratitudine? Ben sappiamo per la parola stessa dell' Evangelo che il concorrere a salvare anche un'anima sola è arra di· eterna vita; è il modo più diretto e meritorio di compiere il mandato che a ciascuno di noi diede Iddio présso i nostri fratelli in Gesù Cristo:· di aiutarli a salvarsi~ · , Crediamo che basti l'aver fatta questa proposta, perchè i nostri buoni amici ne comprendano tosto la bella e santa opportunità. E siamo persuasi che Maria SS. Consolatrice vorrà farsene Ella stessa patrona munifica, incoraggiando. i soscrittori con elette grazie; Ella che dal primo loro inizio e sempre, fino ad oggi, -si compiacque dimostrare visibilmente che le Missioni Sue per titolo, più lo sono di fatto, per la specialissima protezione loro accordata. f\ICORDIAMO che l'abbonamento al Periodico è intieramente devoluto a vantaggio delle Missioni della Consolata in Africa. l benefattori che ci. mandano offerte so~o vivamente pregati di indicarci ogni volta se queste sono pel Santuario (delle quali tralascieremo nel nuovo anno la pubblicazione) oppure per le Missioni della C~nsolata e per abbonamento al Pe~iodico. - Le offerte inviateci senza alcuna indicazione, s'intenderanno fatte a beneficio · delle Missioni.. -~-- DALLE JD.STRE ~ISSIDHI FIORI DI P ARADISO · l - - Le circostanze in cui 'avvengono molti battesimi nelle missioni della Consolata in Africa, specie di adulti, .sono in sommo grado drammatiche ed edificanti. Ve:r:o è che ai 'missionari è fo:r.za essere uomini d'azione più che uomini di lettere, ed · i nostri, pressati da un . lavoro apostolico a dismisura crescente, non sempre possono nelle loro rapide note giornaliere rendere al ver~ cert~ scene in tutta la loro freschezza,ed originalità. Tuttavia ci pare eh~ dai diari mandatici dall'Africa si possano stralciare pagine ,capaci di interessare e commuovere i nòstri buoni lettori. Spi-- goleremo pertanto fra esse alcuni trat:i riferentisi ai , battesimi, e stavolta CIÒ faremo in ·un taccuino testè speditoci dal padre Rodolfo Bertagna della. stazione-procura di S. Giuseppe a Limùru. E mentre ai beì:J,efattori delle nostre missioni riescira gradito l' apprendere come e quando essi abbiano acquistato in Africa un figlioccio ed ·un indefesso intercessore in Cielo, a tutti servirà di nobile sprone l'esempio di coloro che così bene sanno interpretare il consiglio evangelico : Colle vostre dovizie procuratevi amici nella casa del Padrone, per il gran gio~no del rendiconto finale. ' ~~~~=- . Dal Diario del padre ,Rodolfo Bertagna Sotto la data del 30 aprile 1905, il padre Bertagna serive: « Entrati oggi in un grosso villaggio, le suore dovettero tosto fermarsi in un gruppo di donne le quali, attorniate dai lç>ro figliuoÌetti, stavano sgranandq fagiuoli. Io invece, . l l

180 111 eo.,solata scambiati con esse j saluti d'uso, mi avanzai nell'interno del villaggiq-tra le capanne, sebbene le sapessi deserte, es~endone tutti gli abitanti fuori alla campagna per il lavoro ripreso con ardore dopo più d'una settimana di maltempo. Un impulso segreto, una specie di presentimento mi spingeva ad ._ aggirarmi tra le misere abitazioni, quasi · pasto~e in cerca di -qualche pecorella. « La trovai infatti, sotto forma di una d~nna gravissimamente ammalata, la quale in luogo appartato era stata lasciata sola .co.J suo bambino. Ella mi accols~ con viva espansione: -- Oh, patri ~ mi disse rianimandosi- sono tanto, tanto malata!' - Lo vedo, .poverina, e me ne duole assai. - Vedi: ho mal~ qui... e qui.... e• qui (e si toccava tutte le membra). Il capo poi, oh; il capo! Mi arde tutto, temo di morire... -. Fatti coraggio, chissà che io non riesca ,a guarirti. Ma perchè non farmi chiam..are prima? - Oh, quante volte ho pregato che andassero a chiamarti! Ma in questi giorni ha piovuto molto, e nessuno volle recarsi alla tua casa, dicendo che tanto e tanto non saresti venuto. ~. Come? Chi ha detto che non ·sarei venuto? Ma non sai che io vado a visitare i malati anche per pioggia, anche la notte? </ Poco tempd innanzi avevo curato e guarito un bambino per il quale ero stato chiamato nottetempo, cosa che (come già E)bbi a narrare) mi attirò grande fama, e fece parlare della mià sapienza e della" mia bontà •in un largo giro all'intorno. ;Ma la notizia del fatto non doveva essere arrivata fino a questo villaggio, assai lontano dallà misàione, perciò la donna, udendolo da me, se ne meravigliò altamente. -Oh, se avessi saputo, se avessi saputo! Tu si, mi avresti curata bene e mi avresti guarita; gli Akikùiu, invece, non sanno e, mi hanno curata male, poi mi hanno abbandoni'lota. - Ma ora io sono venuto, e sta-tranquilla che ti curerò , come ,se tu fossi mia figlia: ho la medicina \ del corpo e quella dell'anima... - Si, si, tu sei buono: dammele presto tutte e due. «Chiamai le suore. Somministrato alla poverina qualche calma,nte, esse l'aggiustarono il meglio possibile, ripulendole con ogni delicatezza la persona ed il misero. giaciglio. Poi io presi ,a spiegarle che la medicina dell'anima è il battesimo, il quale, facendoci figli di Dio, lo dispone meglio a farci guarire, se Egli lo crede bene, ed a prenderei sicuramente con Lui, quando veniamo a morire. Mi colpi la prontezza ' con cui la paziente mi comprese e disse, animandosi con grande sforzo: Hai con te l'acqua di Dio'J Dammela, dammela subito. - Si, te la darò volentieri, ma prima rispondimi: Quanti Dio ci sono? - Uno solo per tutti gli uomini bianchi e neri. - L'anima degli uomini muore? - N o, ma solo il corpo, che vien mangiato dalla iena. -· Bene, così è. « Ed in simil modo le richiesi del premio e del castigo al di là della tomba; dei misteri della SS. Trinità e dell' Incarnazione ecc., ecc. Constatato che l'istruzione era sufficiente, soggiunsi: Sei tu disposta a ere- ~ dere, ora e 11empre, tutto quanto erede il pat1·i, e, se guarisci, a fare quanto egli ·ti dirà, cioè quello che Iddio comanda di fare? '- Sì, sì: io credo quanto credi tu, quanto credono le muari (suore) e sempre farò quanto voi mi direte,_perchè lo vuole Jddio. Aliora, previa mia brev~ssima esortazione, battezzai la pove~a akikùiu, imponendole il nome di Erminia Imperatori (1). _« Sebbene avvezzo ormai a tali scene, la mano mi tremava nel èompiere il rito augusto, e gli occhi delle suòr,e s'inumidirono di lagrime al consolantissimo spettacolo. Come se un raggio di, sole fosse venuto ad accarezzarlo, il volto emaciato della misera nera erasi illuminato d'una espressione di gioia celeste, irradiante dall'anima per le pupille. La . nuova cristiana sorrideva dolcemente, quasi divenuta insensibile al male che l'uccideva, e, fattisi ripetuti segni di croce, ci salutò con indicibile riconoscenza, felice della nostra promessa di tornare da lei il domani, il qualeJu l'ultimo della sua vita terrena, quello in cui le si aprì il Cielo. (l) I n~mi imposti in questi aiversi b~ttesimi s~no di bene{attori inBÌ{Jni delle missioni. r

Q * * * 6 maggio 1905. « Quale i fioretti del notturno gelo « chinati e chiusi, poichè il sol gl'imbianca « si drizzan tutti aperti in loro stelo -cosi il mio cuore alla luce ed al tepore mistico del caro maggio, si è ritemprato a novelle speranze. E la nostra mamma, Maria 181 o «Nel villaggio, sebbene assai grande, non · trovai che mia donna con pochi raga~zi: - Donna, stai bene?-Si, sto bene-Dov'è il capo? voglio salutarlo: è mio atp.ico. - Il capo è andli.to via; sono andati via tutti, lon~ano.- Anche il malato?-Che malato? - Si, il malato grave che io sono vehuto a curare.- È inutile curarlo. - Perchè inutile? Le ragitzze akikùin prima di recarsi al lavoro nei campi, e la sera nel ritorno, passano invariabilmente a salutare le suore della ·missione (Da_ ist. del P. Pe~·lo). Consolatrice, mostra di volerlè realizzare. ~~ Stamane in un villaggio potei fare il catechiflmo ad un bel numero d'uomini: fu uno di quei catechismi che mi lasciano il cuore con- / tento, perchè appaiono subito f~uttuosi. Uno dei risultati immediati fu la confidenza fat-~ tami da alcuni miei uditori di cosa che in generale si tiene nascosta: mi dissero, cioè, -che in un villaggio poco discosto, s~lla stessa . collina, v'era un malato gravissimo, in pe· ~ ricolo di morte. Compresi subito la portata della notizia, perciò salutati in fretta i miei uomini, mi avviai al luogo indicato. Dopo quatche tergiversazione, messa risolutamente alle strette, la donna rispose:, - L'han già portato nel bosco, e, se non è morto, sta morendo, - Lo voglio vedere: accompagnami subito da lui. - È inutile, ti dico, non parla più..... - Non fa nul!a, ho qui una buona medicina..... spicciati, andiamo.·- Poichè sei tu, il patri, và pur~ ..... io.non ci vengo.- Bene, insegnami solo la via. 1- La donna mi additò un gruppo d'alberi.- Il sentiero?-Dietro quella capanna. « In un:a corsa, insieme col ragazzo che mi accompagnava, siamo giunti. Un giovane del- ·

182 1.2 e~.,solata Q= ••iri l'apparente età di venticinque anni stava disteso su poche foglie sotto ·una frascata costruita alla lesta, non bastante a riparare il sole nè la pioggia. Come seppi poi, era , stato po'rtato colà la sera innanzi con tutte le èose sue: alcune filze di coralline, due o tre bastoni, una scran~a ed una ]llezza zucca, uso bicchiere. Gli. ardeva vicino un piccolo ·fuoco clie andava spegnendosi come la di lui vit~; ~Il' entrata della èàpannuc~ia un altro fuoco più grosso e, sedutivi intorno, due uomini di guardia. · ' « GH Akikùiu hanno della morte tale invincibile orrore,.che per tutto l'oro del,inondo non toccherebbero un cadavere, e neanco un oggetto qualunque st~to proprietà personale di up. morto. Perciò quando una persona è in fin di "ita vien condotta fuori del villaggi~ con, tutte le cose su~; le si costruisce nel bosco una capannuccia di frasche, dove la si lascia in attesa della morte.· È co~ e se d~ noi si portasse un malato ad abital'e presso il camposanto!... La iena, a suo tempo, s'incaricheràdi divorare sul posto il cadavere; nulla di materiale rimarrà a richiamare la me- _moria del morto, tranne qualche oggetto più' resistente sparso per )a campagnà che nes~ suno raccoglierà. M'è accaduto di trovare collane o bei braccialetti e farli vedere ai neri, ma non·fu mai che qualcuno si risoJvesse a pur toccarli: Sono di un uomo che mori, e tanto basta. 1 ~ Soltanto i capi di famiglia · si lasciano · morire nella propria abitazione, ma questa poi viene distrutta daf fuoco, ed i membri superstiti si affrettano a far·S. Martjno, an· dandosi a costrurre altrove là loro dimora. « Quale strazio deve provare il povero malato quando sa che esce per l'ultima volta dal suo villaggio, ed è costretto ad andarsene sul giaciglio mortuario in mezzo al bosco, dove poi sarà pascolo delle iene ! Ed è ben difficile che nel giudicare ç.isperato lo stato d'un infermo gli Akikùiu sbaglino: eccetto il caso di accidenti improvvisi, è ben raro che qùalcuno abbia il tempo di morire in casa sua; più raro ancora che una volta an- .dato al bosco .abbia a tor.narne .indietro. o « ~ prima vista compresi che questa rara fortuna non sarebbe certo toccata al malato che ero venuto a cercare.' Salutati con brevi parole gli uomini · che erano a guardia di esso, li rimproverai in bella maniera: - Perchè non siete venuti a chiamare il patri per questo pover9giovane?- Mah! noi non sapevam...o... e poi ... e poi ... -Che poi e poi ci ha da essere ? - Vedi : costui quattro giorni or sono fu colpito dall'anima di un defunto cattivo, e ne fu cosi impossessato che da quel punto non potè più nè mangi~re, nè bere,. nè parlare. Neppure il nostro mundo-mogo ·(medico-stregone) non riuscì a nulla... - Ma n~m sapete che io ne ho guariti di quelli .che non aveva pot}lto guarire i il vostro mundo-mogo? · « Durante questo disco;so a,vevo esaminato il morente in cui con grande pena riconobbi un buon giovinotto, il quale soleya sempre sa~utarci con espansione allorchè l'incontravamo sul nostro passaggio a pascolare i montoni, ascoltava con piacere le nostre pa· role ed apprendeva facilmente-il catechismo. Che pietà! E.gli·giaceva immobile, coll'acqua caduta la notte precedente ancòr sotto il corpo, fe braccia e le gambe fredde, gelate, il respiro affa_nnato e rantoloso e sulla faccia livida·i segni d'una morte imminente... « Non v'era, iin istante da perdere. In buon punto mi risovvenni che il povero gio- • vane, dopo un catechismo che aveva ascoltato 'con molta attenzione, mi aveva chies~ insistentemente l'acqua d~ Dio. Giacchè è ben difficile che quando parliamo del battesimo (e già moltissime volte ne abbiam parlato in tutti i villaggi) tutti quanti non ci chiedono di ricevere quest'acqua mirabile, a fine di avere la benedizione di Dio ed andare poi con Lui dopo-la morte. Era quindi certo che l'infelice cui stavo dappresso, se avesse potuto vedermi e capirmi, avrebbe dimandato con ardore il battesimo. « Offersi adunque alla Consolata questa novella rosa di maggio e, sotto condizione, battezzai il morente, imponendogli il nome di Giu$eppe Colongo. Raccomandata quindi ancora quell'anima

1.!1 eo.,solata 183 alla Madonna, all'Angelo custode, dovetti allontanarmi, perchè l'ora facevasi tarda ed io dovevo recarmi da un malato, p~r il quale erano venuti a chiamarmi e che' abitava in un villaggio di là abbastanza distante. * * * 17 maggio. « Da alcuni giorni le suore erano in pensiero per una bimba che sapevano ammalata senza speranza di guarigione; e che tutta:via più non riuscivano a vedere, perchè la madre - chii;sà per quali superstizioni e paure - , la teneva nascosta. Anch'io m'arò già recato al villaggio dove abitava la donna, per tentare di scoprire la piccina e battezzarla, ma inutilmente. La Provvidenza si piace talora a farsi giuoco dell'umana sagacia, rendendo, all'ora segna-ta, facile e piano quanto non si era da noi potuto conseguire con mille sforzi. Così s'impara ~d esse~e umili! « Stamane, in compagnia d~un catechista, . \ m'avviai per recarmi da un malato; le suore andando alla solita visita dei villaggi ci accompagnarono 1pér buon tratto di strada. . Avvicinandoci al villaggio della malatina suaccennata, il discorso cadde di nuovo su di essa. Quand'ecco, 'ad uno svolto del sentiero, èi troviamo improvvisamente di fronte ad una donna con una bambina in braccio: - È dessa, è dessa! - mi sussurrano vivamente le suore - Deo gratias l - rispondo io. E come sé nulla_fosse, con fare indifferente, saluto la donna, che più non poteva scansarsi, come certo avrebbe voluto.-È tua questa bambina? - le domando, facendo una carezza alla piccina - Sì, è mia - Com'è graziosa!-A questa lode il viso della mamma cominda a rischiararsi alquanto: ella mi guarda di sottocchi discretamente benevola. Io continuo: - È graziosa davvero, però ha gli occhi poco puliti e ciò le fa danno: perchè non glieli lavi?-Li laverò quando vada al fiume - Oh, senti: io ho qui un po'. di bella acqua limpida, lavala subito e v_edrai che ciò fa bene alla tua piccola e la fa figurare cento volte più carina... - E fingendo di non o vedere' la piccola smorfia della donna, esitante tra l'amor proprio ed il superstizioso timore, tiro fuori il botticino dell'acqua santa e, ben inzuppatovi un bioccolo di bambagina, ne faccio c~tdere alcune goccia sugli occhi della malatina, Intanto che la mamma glie li pulisce, io ne mondo l'animuccia battezzandola in fronte ed imponendole il nome di Ernestina Bergia. « - Ecco un bel giglio per la Madonna .- esclamano tutte contente le suore ». Sì, un giglio selvaggio, sbocciato per le sole cure della ~rovvidenza, come quelli della convalle, di cui parla il Vangelo. Sia lodato il Signore che ci dette di coglierlo passando ! «Questa fu davvero una giornata albo signanda lapillo. Verso le 9 112 arrivo alla meta prefissami, cioè dal malato che mi aveva fatto chiamare. Come avevo previAto, trovai che il suo male n6n era nè troppo grave nè pericoloso, perciò, curatolo convenientemente, potei !asciarlo dopo mezz'ora.· E poichè me ne rimaneva il tempo, con una piccola diversione di strada, mi recai a visitare ancora un bambino, figlio d'un capo e malato da lungo tempo. In quel villaggio, noi siamo .ormai di casa : il piccino era già stato più volte portato alla missione, e tanto lui quanto i suoi genitori amano il patri. Qui non c'erano dunque difficoltà, nè accorrevano tante precauzioni. - Perchè non m'hai più portato alla missione il tuo figliuoletto malato? - chiesi al babbo, accorso subito a farmi i convenevoli. - Oh, il bambino mangia adesso..... è quasi guarito - Bene, bene, ne sono contento..... vediamolo. «Un r~pido esame alla creaturina mi dice invece che essa ne avrà per poco, e che a ragione le suore mi avevano detto:~ Lo battezzi presto, quel bimbo ci tradirà. - Sai, dico al padre, io stimo tiene dare ancora al tuo piccino una medicina; proprio la più in· . dicata per la sua malattia: sei contento? - Perchè no? Contentissimo.- Gli diedi qualcosetta da bere, qujndi col pretesto- sempre buono e di attualità nel Kikùiu - di lavare gli occhi al malatino, lo battez_zai; chiamandolo Francesco Oapra. Il padre l -

184 W eof}SO{ata Q è vero • mi avrebbe anche permesso di dargli apertamente l'acqua di Dio, ma ere· detti miglior consiglio farlo senza che s'ac· corgessero, per la precauzione da noi adottata, in via generale, di guardarci da quanto può ingenerare l'idea.che il battesimo faccia morire i bambini! , «•E me ne tornai alla missione, allegro come una pasqua a presentare alla Consolata i due gigli olezzanti, testè colti colla sua be- . nedizione. * * * 8 giugno. « Il mese della Consolata, vorrà certo anch'esso essere· fecondo di fiori di paradiso. Difatti oggi - imponendogli H nome di .Arturo Perucca della Rocchetta - ho battez· zato un giovane di 20 anni, buono ed intelli· gente, a cui però si dovette prima togliere dal capo il pregiudizio che il battesimo faccia morire. Prevedendone la fine, da circa un ·mese lo andavamo accuratamente istruendo. Con me si era sempre mostrato desideroso di divenire cristiano, non osando palesarmi i suoi timo;i. L'ultima volta però, essendo andate le suore da sole a visitarlo, aperse loro il cuore, dicendo che egli desiderava molto il battesimo \Per poter andare in Pa· radiso, ma temeva che lo facesse morire. « Poveretto! Dovemmo'affaticarci tutti a \ vincere il timore con cui il nemico di Dio cercava di ratten·ere quell'anima così degna di sfuggire alla sua potestà infernale. L'argomento nhe riportò la vittori~ fu che nel paese dei bianchi si battezzano tutti i bambini, pochi giorni dopo venuti al mondo, e che il pat1i e le suore avevano pure tutti ricevuto il battesimo nei primi loro giorni. « Che sospirone di sollievo diede il caro giovane, quando bastantamente rassicurato e previa la preparazione prossima, sentì · scorrere sulla fronte quell'acqua di Dio che tanto aveva bramata! Per riceverla erasi' trascinato con mille stenti fuori della bassa .capanna, nella festa del sole, immagine viva di quella luce a cui sarebbe stato presto in .eterno chiamato. Lo lasciammo pieno di gioia: ,non rifiniva più di stringerei la mano, di p augurarci buona passeggiata e pronto ritorno a visitarlo. Quanto godessimo nei nostri cuori io e le suore, lo sa il buon Gesù..... * * * 14 giugno. «Ho amministrato un nuovo battesimo nel bosco, ad una povera donna che·- per grazia di Dio- ho potuto rintracciare nella capannuccia dov'era stata condotta per morire. Non è a dire quale sollievo, in quell'estremo abbandono, le arrecasse la nostra visita. « - Vedi, poverina - le dissi - sono venuto a 'trovarti colle suore che ti vogliono tanto bene, e ti ho portata una medicina buona - Buona? Io non guarisco più... - Veramente tu sei molto ammalata... - Lo so: guarda - e ci fece vedere un gambone gonfio e livido dal piede alla coscia - Povera Wangai! (era il suo nome). Adesso noi ti medicheremo con questo rimedio; ma poi, se sei contenta, ti darò ancora un'altra me· dicina, che è la più grande di tutte e che do soltanto a coloro che credono agli insegnamenti del patri. Ed appena le dissi che questa ·me4icina era il battesimo e gliene spiegai gli effetti, ella, colla fede della samaritana, escl.amò: - Dam'mi, dammi subito l'acqua di Dio: è la sola medicina che fa per me! «Rispose assai bene a tutte le interrogazioni che le feci, aggiungendo spesso: Tutto ciò già me l'avevano insegnato le suore, venendo al mio villaggio. Recitò meco còn fervore H Pater ed il Credo, quindi fu battezzata col nome di .Adele Alfieri di Sostegno. P0tenza dei carismi d'una religione divina! Lasciammo la povera nera contenta come una regina; in quali condizioni di salute ed in qual luogo! Ma già ella presentiva che la funeraria capannuccia del bosco sarebbe per lei l'anticamera del Paradiso. 28 giugno. « Mi pare d'aver bene impiegata la mia giornata, .sono quindi soddisfatto, malgrado il lamento delle mie povere gambe. Di buon mattino, appena dopo messa, avevo dovuto

U. eof1SO{ata 185 ·recarmi abbastanza lontano ad un appunta- ~ mento con alcuni capi. Rincasato alle 9, subito ripartii per andare da una malata grave ()he da parecchiesettimane tenevamo d'occhio, sebbene abitante in un villaggio assai di· i s6osto dalla missione. Infatti non giunsi da lei che alle 11,30. «La trovai meno peggiorata di .quel che o sua generosità nel cooperare all'evangelizzazione di questi neri, si mostra nel miglior modo devota dei santi Apostoli. «Questo battesimo non aveva avuto nulla di straordinario, quanto a circostanze esterne, 1 ma come bello si mostrò il lavorio della grazia in quest'anima, cosi docile e pronta a cor· rispondervi! 'Me ne tornai veramente conUomini akikùiu occupati nel raccolto delle patate dolci (Da neg. del P. Perlo). temevo; ma sebbene ella no~ fosse in immi- (J nente pericolo credetti prudente il battez-' ~ ·zarla, tanto più che la trovai molto ben ~ disposta a ricevere si grande' benefizio. Le ~ buone nostre suore l'ayevanÒ già istruita fino ad un bel punto; io cercai di completare il necessario insegnamento. Avrei voluto chia· ~ ma~la Pierina ,o Paolina, in onore dei santi Apostoli di cui ricorreva la vigilia, ma non trovando tali nomi nella lista dei benefattori che mi manda mensilmente il nostro ~ amatissimo Rettore, la chiamai Rita Fogaz· zaro Valmarana, una pia signora che colla .. solato: la Madonna mi aveva voluto pagare, posticipata di due giorni, l'ottava della sua festa, da noi celebrata con tutta la possibile solennità, p1,1r nella nostra miseria apostolica ed africana. ~ * * * 30 giugno. «Ancora una 'bella grazia della Consolata! Oggi, con un catecùista, tornai da un ma· lato che andavamo da qualche tempo premurosamente istruendo, per il caso, assai probabile, di doverlo battezzare presto i!l articulo mortis. Lo trovai infatti cosi peg· l

186 Jll eof}SO{ata giorato da non poterglisi più oltre differire il sacramento. Rim~si abbastanza turbato da questa dolorosa constatazione. Negli scorsi giorni costui, pure ascoltanao attento le istru- ' zioni mie e delle suore, eravi sempre rimasto indifferente, nè mai aveva - 'come fanno quasi tutti - dimostrato il menomo desiderio di ricevere il battesimo. E se oraall'estremo - avesse continuato così? . « Invocato col cuore fervidamente l'àiuto di Maria SS., mi diedi a curarlo il più amorevolmente possibile. Il malato che m'aveva accolto cordialmente, si lagnava soltanto ch'io l'avessi lasciato un giorno senza visitarlo. - Se tu vieni tutti i giorni, andavami dioendo, ' io posso ancora guarire, ma se mi abbandoni agli Akikùiu che non sanno curarmi.... - Ma, · mio caro, tu sei troppo lontano perchè io possa venire tutti i giorni: ho altri malati, altre cose a cui devo· attendere.' Oggi pure venni·a te con grande sacrificio, perchè siamo molto amici. - Sì, lo so che mi vuoi bene: mi guarirai?..;.. - Mah! la tua malattia è seria, ed io ' non conosco più che una.gran medicina per te... - L'hai portata teco? dam·' ' mela presto: soffro tanto, sai!- La medicina sarebbe il battesimo, di cui ti ho tanto detto... « Il malato si raccolse un istante, come in prGfonda meditazione; poi si rivolse al catechista: - Tu che sei sempre col patri, ed hai già imparato tante cose, dimmi: il battesimo fa morire?- Oh, perchè mffai questa ·domanda? - Ma non dicono il patri e le muari che chi riceve il battesimo v.a con Dio? « Non potèi a meno di sorridere, sebbene il mio cuore fosse triste per doppia pietà. Non ·volli però interloquire pel momento. . Il oatechista, pronto all'ufficio suo, ri~;>pose con un argomento perentorio: - Il pat1·i, le suore, disse ridendo, hanno tutti rice-· vuto il battesimo da moltissimo tempo; sono forse morti? - Oh, no di certo. - Anzi, come ;vedi, il Signore li ha prosperati; li ha fatti ' ricc4i e sapienti, perchè a lui piacciono molto coloro che ricevono il battesimo; li tiene come suoi figli e li difende dal ngoma ~ (spirito del male), il quale ha grande paura del battesimo... Se tu ti fai battezzare ti- . ·~ o rera1 sopra di te la benedizione di Dio e l'ngoma fuggirà lontano da te... «- Oh, quand'è cosi - disse tutto con· tènto il paziente, volgendosi a me -quand'è così, dammi presto l'acqua di Dio. - Sì, caro, te' la darò; ma prima bisogna che tu 1 sappia e creda quanto il Signore .stesso ci ha insegnato.-Sai quanti Dio ci sono? - Non mi dicèsti tu, esservene uno solo? - Bene: e credi che in questo J?io ci sono tre persone? - Sì, lo credo perchè tu lo dici, e affermi che l'ha detto Iddio. - Sicuro che l'ha detto Iddio. - Ed alle altre mie domande rispondeva1:- Sì, sì me le avevate già dette queste cose, ora le ricordo, ma non le avevo più presenti, perchè soffro tanto, tanto... :- Si commosse vivamente al ricordargli la morte di Gesù in croce per s~lvare tutti gli uomini, bianchi e neri. Infine gli , chiesi: - _- Vuoi tu pregare il Signore con me? - Sì, lo prego volentieri il tuo Dio, perchè è buono... «Recitato insieme a voce lenta e distinta il Pater, il Credo e l'Atto di contrizione, battezzai l'inférmo imponendogli il ,nome d'un venerato nostro benefattore, il sacerdote Gio- . vanni Casale. Finita la breve, ·ma commovente ceri-- monia, il nuovo cristiano strinse la mano a me ed al catechista con tale espressione di riconoscenza che mi colpì profondamente. Fu questo uno dei battesimi che più mi ha rallegrato: ci vidi proprio la mano della cara nostra mamma la Consolata, la quale mi fece arrivare dal mio malato al punto giusto, e seppe renderlo così docile e pronto ad appro- ·fittaredel momento di grazia. Salve caro mese di giugno! ». P. RonoLFO BERTAGNA. I battesimi fin qui ·riferiti non sono che quelli dati in ·due mesi nella missione di Limùru, che è la meno popolata di tutte le nostre missioni. In queste i battesimi sono assai più numerosi, e sempre vi si impop.e il nome di qualche benefattore o di una persona cara, viva o. defunta, dal medesimo indicata.

l~ eo.,solata COSPICUA OffERTA ALLE NOSTRE MISSIONI N all'elenco delle offerte per le nostre Missioni unito al pre_sente numero, i nostri lettori rileveranno quella cospicua di L. 2000, fatta dalla benemérita Associazione Nazionale, che ha per iscopo di soccorrere i missionari cattolici italiani, quelli in ispecie stabiliti in Oriente ed in Africa. L'illustre professore cav. Schiaparelli nel trasmettérci qu(lst'offerta si compiaceva altresì di comunicarci che la Presidenza dell'Associazione, plaudendo ai mirabili progressi delle Mis- . sioni della Consolata, avrebbe desiderato di aiutarle con una somma maggiore, se la ri- 'partizione dei sussidi, già fatta per il corrente anno, avesse ancora lasciato maggiori mezzi a sua disposizione. Il modo viene quindi ad aggiungere valore al do~o, ed un nuovo motivo alla gratitudine, di cui sentiamo il dovere di dare qui pubblico attestato alla Associazione Nazionale, che tante benemerenze ha già acquistate nel campo della religione e della .civiltà, concorrendo potentemente a tener alto all'estero il nome dell'Italia ed a circondarlo di un' aureola di rispettosa simpatia. ed il nuovo suo altare NEL SANTUARIO DELLA CoNSOLATA Nei grandiosi lavori eseguiti nel santuario, pur tra i molti ardui e complessi problemi tecnici che si ebbero a risolvere, mai si perdette di vista quello clìe arasi posto quale uno dei caposaldi dei progetti di ampliamento e di ristauro, cioè: non solo il più scrupoloso risp~tto alle memorie storiche, ma altresì ogni possibile migliorìa ai monumenti destinati a tramandarli ai posteri. Tra questi monumenti avevano un'importanza capitale gli altari, le parti più nobili di un tempio, quelle anzi che del tempio sono l la ragione di essere. A suo tempo già abbiamo parlato dei due altari - i primi eseguitisi - delle nuove cappelle poste immediatamente a destra ed a sinistra del presbi~rio, i quali fissano entrambi memorie storiche importantissime. L'uno ricorda la tenera divozione che verso la Consolata professarono. il dolce S. Francesco di Sales e l'invitto S. Carlo Borromeo, ed i loro pellegrinaggi a Torino per visitare la taumaturga · effigie; l'altro sta a testimoniare come il. largo suffragio ai defunti sia uno dei pii uffici che, per mano della divina Consolatrice, da lunghi S!lcoli si compie nel san- , tuario, e che ebbe recentemente un forte impulso nella nuova Compagnia della Couf>olata, stabilita anche per suffragare i defunti. In questi giorni vennero portati a compimento gli altari delle cappelle, alle quali si accede direttamente dalla chiesa di S. An• drea: in quella di destr~ il ricco ed artistico. altare dedicato ai Ss. Bernardo ed Alfonso de' Ligu~ri, di cui diciamo in altra parte del periodico; in quella di sinistra un altro, sontuoso e magnifico, ad onore di S. Valerico abate benedittino. Soffermiamoci brevemente davanti a questo ultimo altare, di cui si farà fra pochi giorni la solenne consacrazione. * * * Niuno fra i buoni torinesi ignora che la . divozione a S. Valerico è una delle più antich'e praticate nel santuario della Cohsolata; tuttavia non crediamo inutile o tedioso per alcuno il ricordarne brevemente la storia. Il corpo di questo santo - come narra la Cronaca della Novalesa - era stato donato da Carlomagno all'abate Frodoino e, quale una parte preziosa del loro tesoro, fu trasportato a Torino dai religiosi di quella insigne abbadia, allorchè essi furono costretti à cercar~ nella nostra città un rifugio contro l'invasione e le sacrileghe devastazioni dei saraceni. Deposta dapprima e venerata nella chiesa dei Ss. Clemente ed Andrea annessa al piccolo convento situato presso il castello di Porta Segusina, la sacra spoglia fu p~i

188 w eo.,solata traslata all'altra chiesa di S. Andrea, a set· tentrione di Torino (sul luogo dell'attuale santuario della Consolata) quando, verEl_o il 950, presso di questa si stabilirono definitivamente i benedettini venuti dalla N:ovalesa. Fin dal primo loro arrivo, essi ·presero •a diffondere la divozione, che avevano vivissima per il loro glorioso confratello, tra i torinesi, i quali avendone ottenute mirabili grazie, incominciarono presto a celebrare con speciale solennità la festa di S. Valerico, il cui culto si andò poi sempre più estendendo, rassodando e - per così dire - naturalizzando tra noi, di secolo in secolo, finchè nel 159!3 entrò in un nuovo splendido periodo per provvidenziali circostanze. La pestilenza che. da vari decenr1i faceva frequenti apparizioni in Piemonte disertando ie nostre llelle contrade, infieriva in quell'anno con una .virulenza non sorpassata po~ che dagli orrori del 1630. Non riuscendosi ad arrestare il contagio coi migliori e più vigorosi provvedimenti sanitari del tempo, per concorde volere della cittadinanza, a mezzo della rappresentanza municipale, si fece voto di eleggere S. Valerico a compatrono diTorinoed'innalzargli un altare votivo se la città veniva liberata dalla peste. Il sommo pontefice Clemente VII,. in allora regnante, con sua Bolla del12 dicembre 1598 autorizzò quest'elezione, nonché la pubblica esposizione delle reliquie· di S. Valerico, le quali s~ poterono così portare processionalmente con grande pompa attraverso le file di capanne e di attendamenti costrutti fuori di Torino, a guisa di lazzaretto per gli appestati. Una folla straordinaria di popolo intervenne alla pia funzione, seguen~o le croci inastate dal clero e gli stendardi delle confraternite, tra preghiere fervidissime e salmodie di penitenza. Da quel punto la pestilenza arrestò il suo co~so micidiale in un modo affatto prodigioso, mentre - umana· mente parlando- avrebbe dovuto prendere nuovo vigore alla strage, per l'agglomeramento .di persone e per il conseguente contatto dei sani cogli infetti. E nella gioia della ottenuta liberazione subito si pensò a compiere il fatto voto. Fino a quel tempo il corpo di S. Valerico era s·tato custodito nella nostra cappella sotterranea delle Grazie, in un loculo incavato nel muro accanto ad un meschinissimo altare in legno a lui dedicato. Il nuovo altare, invece, fu eretto nella chiesa superiore ed era situato dove al presente trovasi la grande apertura di passaggio tra la chiesa di S. .Andrea e la nuova cappella dedicata a S. Valerico. Il corpo del santo Abate, traalatovi con solenne funzione nel 1599, vi si conservava in un'urna abbastanza bella per i tempi nou floridi, a causa delle continue guerre e calamità. Col secolo XVI, come già abbiamo accennato, prese nuovo slancio il culto di S. Valerico, il quale, oltrechè in molte private necessità, continuò ad essere fervorosamente ·invocato nelle pestilenze che nei tempi successivi purtroppo desolarono .ancora la nostra regione ed in altre pubbliche calamità, sem· pre esperimenti1J}do l'efficacia del suo patro· cinio presso Dio e della sua mediazione ad avvalorare le preghiere innalzate a Maria SS. Consolatrice dal popolo torinese. Erano i tempi di fede in cui i pubblici poteri si univano di buon grado a rendere più significative e solenni le dimostrazioni di pietà religiosa volute da tutta la cittadinanza, come fece per il corso di parecchi secoli il municipio di Torino, riguardo alla divozione di S. Valerico. Ma se i nuovi tempi portarono la diserzione delle Autorità costituite dal tempio ove prega il popolo che esse rap-. presentano, Je antiche tradizioni non furono però allo stesso modo dimenticate dai buoni torinesi, e la forte tempra del carattere piemontese si affermò anche nella costante divozione verso l'eletto compatrono della loro città. Fra altre prove sta quella di essersi fino ai giorni nostri - senza alcuna interruzione - continuato a celebrare nel santuario della Consolata la festa di S. Valerioo. Questa già nel secolo XV era estesa a tutta la Diocesi torinese, come si rileva da un antichissimo calendario diocesano conservato

)11 8of1solata 189 negli archivi capitolari della nostra Metro· politana, però coll'ufficio comune dei santi confessori. Fu soltanto nel 1866 che il Vicario Generale dell'archidiocesi, can.co Zap· pata, ottenne l'estensione a tutta la mede-· sima dell'ufficio con lezioni proprie,' quale già l'avevano i monaci benedettini. * * * Del pio e concorde sentimento del clero e della cittadinanza facendosi interprete la Direzione del santuario, nei grandi lavori testè eseguitisi volle dedicata a S. Valerico una delle nuove grandiose ed artistiche cappelle, curando così ad un tempo la gelosa conservazione d'una gloriosa pagina storica e dei vantaggi d'una secolare divozione. L'ihgegnere conte Vandone, dimostratosi cosi perito e geniale artista nel progettare e dirigere le opere di decorazione dei lavori d'ampliamento, specie quelle in marmo, pose un impegno tutto particolare nell'allestire i disegni degli altari delle _nuove cappelle, i quali dovevano essere come i gioielli di scrigni magnifici. Tutti e quattro gli altari, veramente monumentali e costrutti coi marmi più pregiati, presentano un'originalità che, mentre dà risalto elegantissimo alle linee architettoniche, riesce all'occhio sommamente gradevole. Ed è questa: che in ciascun al· tare predominano marmi intonati ad una· data tinta. Cosi nell'altare dei Ss. Carlo e Francesco predomina il Rosso di Francia; in quello dedicato alle Ss. Anime l'occhio riposa nell'effetto delicatissimo di un prezioso Serravezza latteo-nocciola finamente venato di azzurrognolo; l'altare dei Ss. Bérnardo eli Alfonso è a marmi armonizzanti col Giallo di Siena, mentre questo di S. Valerico è tutto intonato al Verde di Susa di cui sono formate.le colo-;me laterali e le altre parti principali. Nella nuova icona, opera pregiata del pittore Clara, ai buoni torinesi sarà sempre 1 caro mirare S. Valerico in atto di proteggere la nostra città, e sapere che qui la rap· presentazione pittorica non è - come spesso accade nei soggetti profani - una mera fan· tasia dell'artista o tutt'al più un simbolo, sibbene l'espressione d{ un fatto vero e reale, per quanto non percettibile materialmente coi nostri sensi. La festa annuale di S. Valerico verrà celebrata il12 diçemfJre. La solenne consacrazione del suo altare sarà fatta da S. E. il Cardi~ale Rièhélmy, il quale si compiace in modo speciale nell'onorare i santi patroni della sua città diletta, e nel rinfrescare le glorie dell'archidiocesi di S. Massimo e· del piissimo Mainardo. L'océasione per cui viene ora rinnovellata con ,magnificenza la cappella dell'antico pro· tettore di Torino non manchi, per colpa no· stra, di essere la felice causa'del riapparire visibile dell'efficace patrocinio di lui presso 'Dio e presso la dolcissima Vergine Consola· trice, all'ombra del.cui santu~rio sempre riposarono venerate le ossa gloriose e fiori con miràbile, provvidenziale costanza 'l culto del santo ab~te benedettino. '

.. r 190 llt eot'}SO{a ta MIGLIAIA DI ABBONATI ci ottenne nel 1900 la santa generositd di una pia persona, col darci modo di regalare una bella/otograjla detta Consolata a chiunque procurava un nuovo abbonato al nostro periodico. Ora tr;z stessa persona, che con tal mezzo aveva già beneftcato il santuario, vuote generosàmente ripetere la cosa a /avore dette nostre missioni, atte quali sz· z'nteressa vivamente. Pertanto, a partire da oggi, chiunque· ci procurerà un nuovo abbonato, riceverà /ranca di porto una mag.n.i.:fioa. :fot:ooro mia. (nuovo processo di /otograjla colorata) tratta dalla vera j'otografla della Consolata, della misura dz' 0,26 X 0,19, adatta cioè a /arne un grazioso quad-ro da camera. PEIREGALI DI NATALE e del capo d'anno raccomandiamo di leggere gli annunzi che si trovano t~n copertina. Grazie recenti riferite alla sacrestia del santnario Il mattino del 15 aprile del corrente 1905, il tramviere Leone Michele, in servizio sulla linea che mette alla villa della Regina, giunto dove finisce la corsa del tram sullo stradale di detta Villa, discese dal suo carrozzone per girare l'asta di trasmissione della forza elettrica, quando sopraggiunse con' fulminea ·rapidità un automobile. Al Leone, colto all'imprevvista, assorto .nella sua occupazione, mancò la prestezza necessaria a scànsarsi, nei pochi secondi scorsi tra l'apparizione del poderoso veicolo ed il suo giungere al punto ov'egli si trovava. Fu quindi rovesciato, gettato a terra all'indietro e l'automobile, trascorrendo colla velocità del lampo ed il frastuono d'un uragal!o, parve stritolare il povero tramviere che aveva travolto sotto le sue ruote...;. g Ma passato il turbine, esso invece fu visto giacere sulla via, tramortito per lo spavento, con gravi escoriazioni qua e là per le membra, mà. relativamente incolume, perchè salvo da quella morte che era parsa inevitabile. E sebbene per un mese il Leone dovesse poi sentire le cattive conseguenze dell'àccidente, egli, dal primo istante in cui tornò in sè fino ad oggi, non lasciò di reputare grazia grande della Consolata l'esserne uscito vivo e senza riportarne afmeno lesioni tali, da impedirgli la ripresa del servizio e ~a renderlo disgraziato per tutta la vita. Egli infatti, è divotissimo della Consolata ed è uno dei più z~lanti nel curare il decoro della funzione annuale, che i bravi tramvieri celebrano in ringraziamento alla Vergine SS. .per averli preservati ~alla gravissima inf fluenza del 1900. Nel corrente anno, trovandosi ammalato a,ppunto nel tempo in cui ·si celebrò la pia funzione, il Leone si dette premura di trasmettere ai collettori la sua quota, colla sp!iciale intenzione di ringraziare la. Consolata, oltre che del favore generale e passato, della protezione~ visibilissima avuta nel caso Ruo particolare e recente. Ed a guarigione ottenuta, portò altresì al santuario un bel quadro votivo, (vedi incis. a pag. 191) a perenne memoria del fatto è della conseguente sua gratitudine. ~alazioni compendiah di grazia recenti DELLE QUALI fU CHIESTA LA PUBBLICAZIONE Gozzano (Novara). «Compio una promessa ed un dovere. Una delle nostre orfane, MARIA DI VILLADOSSOLA, colpita da gravissima malattia per ben tre mesi lottò tra la vita e la morte. La votai alla Madonna della Consolata, e la cara fanciulla guarì pe'rfettamente. Mando una piccola offerta. « Suor Agostina Savio Superiora». Ocl-imiano Monferrato.-« Un mio nipotino e figlioccio, vispo angioletto di 2 anni, per alti.~sime febbri tifoidee e convulsioni versava in istato disperato: le.ultime notizie che io ne aveva ricevute dicevano che difficilmente avrebbe passata la notte. Desolata, io promisi a Maria Consolatrice che, sll salvava il caro bimbo lo avrei fatto vestire col votivo abito azzurro. La mia preghiera fu esaudita; ma

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