Missioni Consolata - Dicembre 1905

1.!1 eo.,solata 183 alla Madonna, all'Angelo custode, dovetti allontanarmi, perchè l'ora facevasi tarda ed io dovevo recarmi da un malato, p~r il quale erano venuti a chiamarmi e che' abitava in un villaggio di là abbastanza distante. * * * 17 maggio. « Da alcuni giorni le suore erano in pensiero per una bimba che sapevano ammalata senza speranza di guarigione; e che tutta:via più non riuscivano a vedere, perchè la madre - chii;sà per quali superstizioni e paure - , la teneva nascosta. Anch'io m'arò già recato al villaggio dove abitava la donna, per tentare di scoprire la piccina e battezzarla, ma inutilmente. La Provvidenza si piace talora a farsi giuoco dell'umana sagacia, rendendo, all'ora segna-ta, facile e piano quanto non si era da noi potuto conseguire con mille sforzi. Così s'impara ~d esse~e umili! « Stamane, in compagnia d~un catechista, . \ m'avviai per recarmi da un malato; le suore andando alla solita visita dei villaggi ci accompagnarono 1pér buon tratto di strada. . Avvicinandoci al villaggio della malatina suaccennata, il discorso cadde di nuovo su di essa. Quand'ecco, 'ad uno svolto del sentiero, èi troviamo improvvisamente di fronte ad una donna con una bambina in braccio: - È dessa, è dessa! - mi sussurrano vivamente le suore - Deo gratias l - rispondo io. E come sé nulla_fosse, con fare indifferente, saluto la donna, che più non poteva scansarsi, come certo avrebbe voluto.-È tua questa bambina? - le domando, facendo una carezza alla piccina - Sì, è mia - Com'è graziosa!-A questa lode il viso della mamma cominda a rischiararsi alquanto: ella mi guarda di sottocchi discretamente benevola. Io continuo: - È graziosa davvero, però ha gli occhi poco puliti e ciò le fa danno: perchè non glieli lavi?-Li laverò quando vada al fiume - Oh, senti: io ho qui un po'. di bella acqua limpida, lavala subito e v_edrai che ciò fa bene alla tua piccola e la fa figurare cento volte più carina... - E fingendo di non o vedere' la piccola smorfia della donna, esitante tra l'amor proprio ed il superstizioso timore, tiro fuori il botticino dell'acqua santa e, ben inzuppatovi un bioccolo di bambagina, ne faccio c~tdere alcune goccia sugli occhi della malatina, Intanto che la mamma glie li pulisce, io ne mondo l'animuccia battezzandola in fronte ed imponendole il nome di Ernestina Bergia. « - Ecco un bel giglio per la Madonna .- esclamano tutte contente le suore ». Sì, un giglio selvaggio, sbocciato per le sole cure della ~rovvidenza, come quelli della convalle, di cui parla il Vangelo. Sia lodato il Signore che ci dette di coglierlo passando ! «Questa fu davvero una giornata albo signanda lapillo. Verso le 9 112 arrivo alla meta prefissami, cioè dal malato che mi aveva fatto chiamare. Come avevo previAto, trovai che il suo male n6n era nè troppo grave nè pericoloso, perciò, curatolo convenientemente, potei !asciarlo dopo mezz'ora.· E poichè me ne rimaneva il tempo, con una piccola diversione di strada, mi recai a visitare ancora un bambino, figlio d'un capo e malato da lungo tempo. In quel villaggio, noi siamo .ormai di casa : il piccino era già stato più volte portato alla missione, e tanto lui quanto i suoi genitori amano il patri. Qui non c'erano dunque difficoltà, nè accorrevano tante precauzioni. - Perchè non m'hai più portato alla missione il tuo figliuoletto malato? - chiesi al babbo, accorso subito a farmi i convenevoli. - Oh, il bambino mangia adesso..... è quasi guarito - Bene, bene, ne sono contento..... vediamolo. «Un r~pido esame alla creaturina mi dice invece che essa ne avrà per poco, e che a ragione le suore mi avevano detto:~ Lo battezzi presto, quel bimbo ci tradirà. - Sai, dico al padre, io stimo tiene dare ancora al tuo piccino una medicina; proprio la più in· . dicata per la sua malattia: sei contento? - Perchè no? Contentissimo.- Gli diedi qualcosetta da bere, qujndi col pretesto- sempre buono e di attualità nel Kikùiu - di lavare gli occhi al malatino, lo battez_zai; chiamandolo Francesco Oapra. Il padre l -

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