Missioni Consolata - Dicembre 1905

180 111 eo.,solata scambiati con esse j saluti d'uso, mi avanzai nell'interno del villaggiq-tra le capanne, sebbene le sapessi deserte, es~endone tutti gli abitanti fuori alla campagna per il lavoro ripreso con ardore dopo più d'una settimana di maltempo. Un impulso segreto, una specie di presentimento mi spingeva ad ._ aggirarmi tra le misere abitazioni, quasi · pasto~e in cerca di -qualche pecorella. « La trovai infatti, sotto forma di una d~nna gravissimamente ammalata, la quale in luogo appartato era stata lasciata sola .co.J suo bambino. Ella mi accols~ con viva espansione: -- Oh, patri ~ mi disse rianimandosi- sono tanto, tanto malata!' - Lo vedo, .poverina, e me ne duole assai. - Vedi: ho mal~ qui... e qui.... e• qui (e si toccava tutte le membra). Il capo poi, oh; il capo! Mi arde tutto, temo di morire... -. Fatti coraggio, chissà che io non riesca ,a guarirti. Ma perchè non farmi chiam..are prima? - Oh, quante volte ho pregato che andassero a chiamarti! Ma in questi giorni ha piovuto molto, e nessuno volle recarsi alla tua casa, dicendo che tanto e tanto non saresti venuto. ~. Come? Chi ha detto che non ·sarei venuto? Ma non sai che io vado a visitare i malati anche per pioggia, anche la notte? </ Poco tempd innanzi avevo curato e guarito un bambino per il quale ero stato chiamato nottetempo, cosa che (come già E)bbi a narrare) mi attirò grande fama, e fece parlare della mià sapienza e della" mia bontà •in un largo giro all'intorno. ;Ma la notizia del fatto non doveva essere arrivata fino a questo villaggio, assai lontano dallà misàione, perciò la donna, udendolo da me, se ne meravigliò altamente. -Oh, se avessi saputo, se avessi saputo! Tu si, mi avresti curata bene e mi avresti guarita; gli Akikùiu, invece, non sanno e, mi hanno curata male, poi mi hanno abbandoni'lota. - Ma ora io sono venuto, e sta-tranquilla che ti curerò , come ,se tu fossi mia figlia: ho la medicina \ del corpo e quella dell'anima... - Si, si, tu sei buono: dammele presto tutte e due. «Chiamai le suore. Somministrato alla poverina qualche calma,nte, esse l'aggiustarono il meglio possibile, ripulendole con ogni delicatezza la persona ed il misero. giaciglio. Poi io presi ,a spiegarle che la medicina dell'anima è il battesimo, il quale, facendoci figli di Dio, lo dispone meglio a farci guarire, se Egli lo crede bene, ed a prenderei sicuramente con Lui, quando veniamo a morire. Mi colpi la prontezza ' con cui la paziente mi comprese e disse, animandosi con grande sforzo: Hai con te l'acqua di Dio'J Dammela, dammela subito. - Si, te la darò volentieri, ma prima rispondimi: Quanti Dio ci sono? - Uno solo per tutti gli uomini bianchi e neri. - L'anima degli uomini muore? - N o, ma solo il corpo, che vien mangiato dalla iena. -· Bene, così è. « Ed in simil modo le richiesi del premio e del castigo al di là della tomba; dei misteri della SS. Trinità e dell' Incarnazione ecc., ecc. Constatato che l'istruzione era sufficiente, soggiunsi: Sei tu disposta a ere- ~ dere, ora e 11empre, tutto quanto erede il pat1·i, e, se guarisci, a fare quanto egli ·ti dirà, cioè quello che Iddio comanda di fare? '- Sì, sì: io credo quanto credi tu, quanto credono le muari (suore) e sempre farò quanto voi mi direte,_perchè lo vuole Jddio. Aliora, previa mia brev~ssima esortazione, battezzai la pove~a akikùiu, imponendole il nome di Erminia Imperatori (1). _« Sebbene avvezzo ormai a tali scene, la mano mi tremava nel èompiere il rito augusto, e gli occhi delle suòr,e s'inumidirono di lagrime al consolantissimo spettacolo. Come se un raggio di, sole fosse venuto ad accarezzarlo, il volto emaciato della misera nera erasi illuminato d'una espressione di gioia celeste, irradiante dall'anima per le pupille. La . nuova cristiana sorrideva dolcemente, quasi divenuta insensibile al male che l'uccideva, e, fattisi ripetuti segni di croce, ci salutò con indicibile riconoscenza, felice della nostra promessa di tornare da lei il domani, il qualeJu l'ultimo della sua vita terrena, quello in cui le si aprì il Cielo. (l) I n~mi imposti in questi aiversi b~ttesimi s~no di bene{attori inBÌ{Jni delle missioni. r

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