Missioni Consolata - Dicembre 1905

188 w eo.,solata traslata all'altra chiesa di S. Andrea, a set· tentrione di Torino (sul luogo dell'attuale santuario della Consolata) quando, verEl_o il 950, presso di questa si stabilirono definitivamente i benedettini venuti dalla N:ovalesa. Fin dal primo loro arrivo, essi ·presero •a diffondere la divozione, che avevano vivissima per il loro glorioso confratello, tra i torinesi, i quali avendone ottenute mirabili grazie, incominciarono presto a celebrare con speciale solennità la festa di S. Valerico, il cui culto si andò poi sempre più estendendo, rassodando e - per così dire - naturalizzando tra noi, di secolo in secolo, finchè nel 159!3 entrò in un nuovo splendido periodo per provvidenziali circostanze. La pestilenza che. da vari decenr1i faceva frequenti apparizioni in Piemonte disertando ie nostre llelle contrade, infieriva in quell'anno con una .virulenza non sorpassata po~ che dagli orrori del 1630. Non riuscendosi ad arrestare il contagio coi migliori e più vigorosi provvedimenti sanitari del tempo, per concorde volere della cittadinanza, a mezzo della rappresentanza municipale, si fece voto di eleggere S. Valerico a compatrono diTorinoed'innalzargli un altare votivo se la città veniva liberata dalla peste. Il sommo pontefice Clemente VII,. in allora regnante, con sua Bolla del12 dicembre 1598 autorizzò quest'elezione, nonché la pubblica esposizione delle reliquie· di S. Valerico, le quali s~ poterono così portare processionalmente con grande pompa attraverso le file di capanne e di attendamenti costrutti fuori di Torino, a guisa di lazzaretto per gli appestati. Una folla straordinaria di popolo intervenne alla pia funzione, seguen~o le croci inastate dal clero e gli stendardi delle confraternite, tra preghiere fervidissime e salmodie di penitenza. Da quel punto la pestilenza arrestò il suo co~so micidiale in un modo affatto prodigioso, mentre - umana· mente parlando- avrebbe dovuto prendere nuovo vigore alla strage, per l'agglomeramento .di persone e per il conseguente contatto dei sani cogli infetti. E nella gioia della ottenuta liberazione subito si pensò a compiere il fatto voto. Fino a quel tempo il corpo di S. Valerico era s·tato custodito nella nostra cappella sotterranea delle Grazie, in un loculo incavato nel muro accanto ad un meschinissimo altare in legno a lui dedicato. Il nuovo altare, invece, fu eretto nella chiesa superiore ed era situato dove al presente trovasi la grande apertura di passaggio tra la chiesa di S. .Andrea e la nuova cappella dedicata a S. Valerico. Il corpo del santo Abate, traalatovi con solenne funzione nel 1599, vi si conservava in un'urna abbastanza bella per i tempi nou floridi, a causa delle continue guerre e calamità. Col secolo XVI, come già abbiamo accennato, prese nuovo slancio il culto di S. Valerico, il quale, oltrechè in molte private necessità, continuò ad essere fervorosamente ·invocato nelle pestilenze che nei tempi successivi purtroppo desolarono .ancora la nostra regione ed in altre pubbliche calamità, sem· pre esperimenti1J}do l'efficacia del suo patro· cinio presso Dio e della sua mediazione ad avvalorare le preghiere innalzate a Maria SS. Consolatrice dal popolo torinese. Erano i tempi di fede in cui i pubblici poteri si univano di buon grado a rendere più significative e solenni le dimostrazioni di pietà religiosa volute da tutta la cittadinanza, come fece per il corso di parecchi secoli il municipio di Torino, riguardo alla divozione di S. Valerico. Ma se i nuovi tempi portarono la diserzione delle Autorità costituite dal tempio ove prega il popolo che esse rap-. presentano, Je antiche tradizioni non furono però allo stesso modo dimenticate dai buoni torinesi, e la forte tempra del carattere piemontese si affermò anche nella costante divozione verso l'eletto compatrono della loro città. Fra altre prove sta quella di essersi fino ai giorni nostri - senza alcuna interruzione - continuato a celebrare nel santuario della Consolata la festa di S. Valerioo. Questa già nel secolo XV era estesa a tutta la Diocesi torinese, come si rileva da un antichissimo calendario diocesano conservato

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