tàJ . ~LJ~~ Il ~~j o AUGUSTA:: TAURINORUM ~~ ~ . r . • CONSOLATROX ET PATRONA ~ v ~v~~ a -~r Novembre 1905 feriodico f\eli~ioso Mertsile DIREZIONE ESCE PRESSO LA SACREST!A AL PRINCIPIO DBL DEL MESE SANTUARIO DBLLA CONSOLATA
Il Periodico si spedisce a chi farà l'offerta annua di almeno L. 1,&0 per le Missioni della Consolata in A.frlca. - Per l'éstero l'offerta è di L. 2,50. ~-------------------------------~ OFFERTE PER L'AMPLIAMENTO DEL SANTUARIO" -----............ . Rolet.to. Santiano Natalioa, 2 - Rubiana. Luigia, anello d'oro- Paolina G., riconoscente, 5 Bosio Catterina, 2 - S. Maurizio. B. A., 2 - - Coniugi Avanzato, l - Francesca ved. Trilvrea. Panni Anna, IO - Vigone. Superiora vero, 0,50 - Pacchiardo Speranza, 1,50 - Ospedaletto, 3 - A. F., p. promessa, 3,50 - N. N., 5 - Adelina Gianoglio, nel giot·no della Villareggia. Capra Margherita, 2 - Giaveno. prima comunione, l - Chiriotti Luigia, 2 - B. Villa, 2 - Ruffinatti Felice, p. g. r., 5 - Lole Seigneux, l - Bonauio Carolina, 2 - N. N., 3 - Mondovì. Famiglia Nasi, 2. Benedetta Chiara, impl. prot., IO- Mat·tinengo Torino. Martinengo Annetta, 5-Margherita Annetta, inv. gr., 5 - M. Z., 5 - L. V., 6Lanfranco, p. g. r., 5 - R. T., IO-T. P., 5 Allione Lucia, 10 - Farò Stefano, 3 - Mila- - Riccbiardi Margherita, 5 - Contessa Adele nesio Lucia, 1,50- Bdocco Luigia, 2 - BurRiccardi Candiani, 5 - Birolo Camilla, l - zio Marco,.. 2 - A11salto Margherita, 2 - DuLorenw Ferraro, l - Angelica Quarelli, l - ghera Claudia, p. g. r., l- P. L, per promessa Seglie Matilde, due anelli d'oro con pietre - fatta, l - Avalle Vittoria, l - Ghirio.ghello Olimpia Scarlata, 6 - Malacarne Luigi (offerta Maria, 0,50 - B. G., p. g. r., 0,50 - N. N., 2. mens.), l - Chiaperotti Antonietti, l - Rossi Paesana. Depetris Catterina, 5 - Barolo. Maria, 2,50 - A. L., 1,25 - D. C. (offerta Borgogno Giuseppe, 5 - Sant'Ilario. Provetto mens.), l - Pavesio Amilcare, l - Teresa Mon- E1richetta, 2 - Alpignano. Garis Catterina, dino, IO - Emmanuel Camilla, p. g. r., l - p. g. r., 2 - Millefontl. Famiglia Saroglia, 2 Clotilde Manzetti, 2 - Dedonatis Domenica - Monteu Roero. Buratto Agnese, p. g. r., lO (off. m.), l - Micca Lucia, 2 - Bertolino - Ada Guglielmino, 2 - Piossasco. Tuninetti (off. mens.), 2 - Florio Angela, 2 - Gissolo Domenica, broche ed orecchini d'ora - GruDomenica, 2 - G. M. A. c Aspetto da voi, o gliasco. Giovannini Orsola, l - Borgodale. Vergine S., la grazia spirituale (off. m.), l - Gariglio Maria, p. g. r., 5 - Verolengo. AlFamiglia Bertino (otf. m.), l - Lanzone Maria, 3 bano Carlo, 8 - Buriasco. Allaj mo Catterina, - Picursi Petronilla, 2- P. F., impl. gr., l - p. g. r., 5- Favria. Chiaravaglio Catterina, 2 Ferro Maria, p. g. r., 0,50 - N. N., p. g. r., - Castelnuovo d'Asti. Paretto Vittorio, 2 - impl. perseveranza, 2 - Giuseppina Benso, 10 Rivara. M. G., 2 - Carmagnola. Albertino - Garberoglio Maddalena, l - Corino Amalia l Anna, p. g. r., lO - Busca. Ferraro Luigi, 2 (otf. mens.), 0,50- C. D., 5 -N. N.1 2,05 - -Cavallerleone. Balangero Pietro,4- Cuorgnè. Gribaudo Margherita, 2, orecchini oro con brii- Bertelli Rosalia, 2 - San Benigno Can. Mora! lanti - Biancotti Matilde, p. g. r., 0,20 - Adele, 5 - Gassino. M. A , broche d'oro eon Dell'orso Giuseppe Canzio, 5 - · Cristino Mar- 1 perle - Bissagno. Martin i Francesca, impl. gherita, ex voto, l J - C. A., l - Ermelinda guar., 4 - Montemagno. Brunetti Luigi, 2 - Ridolfi, l - Giuseppina, p. g. r., per salute, 5. San Maurizio. B. S., 5- Curiasco Quintilia, 2 Torino. Diomit·a Frateschi, l -C. Paolina,5- Luserna. Deeanale Luigia, 2 - Racconigi. A. B., 2 - Gilardone Gio. Batt., 2-Pezzenti Coniugi Vaschetti, lO- Buttigliera Alta. FaiMargherita (off. mens.), 1 - Carolina Natta, 2 conbello Francesca, 2 - Buttigliera d'Asti. - Bruno Maria, 2 - Alloatti Candida, 2 - Berto1a Margherita, 1,40 -· Modane. Sevra Cappello Francesca (otf. m.), 1 - Anna Ber- nob. Rosa, 2 anelli d'oro - Livorno V. Biannardelli Poli (off. m.), 1 - L. B., p. g. r., l - zeno Eufemia, l -Chiedo Anastasia, 6- Cune(}. Carolina e MariaChiora, 8- Aschieri Antonio, 5 Grignolio Domenica, lO- Poirino. C. B., p. g. r.,5 - Famiglia Morone (otf. m.), l - Pavia An- - Ciriè. Colombatti Giuseppe, 3- Sommariva gela, p. g. r., 5 - Giorgetti madre e figlia Bosco. Piumetto Bartolomeo, l - Mondovì (off. m.), l - P. N., 2 - Caretto Orsola, oro- Breo. Fasolis Paolo,5- Mede-Lomellina. Norgia logio d'arg~nto - Vero.etti Lorenzo, p. g. r., l Erminia, 2 - Acqui. Teress Trinchero, paio -Piatti Maria, l - Mercandimo Alfredo, impl. orecchini e catenella eon ciondolo - Murigr., l -Chiara Catterina, 2 - Maria Bruno, sengo. D. Piglia Luigi, 1,50-Rivoli. Ravotti impl. guarigione del tiglio, 5 - Ciocealato Giacinta, l - Narzole. Ciravegna Malestina,
';r l~~nSctata ' PERIODICO RELIGIOSO MENSILE l "~~~~ DIREZIONE ~J( , , S _OM:M:..!\RIO .' , PREsso LA - • L'erezione della provincia del ,Kénya. in Missione indipen- , ' dente affidata ai Missionari della Consolata - La. provincia SACRESTIA DELLA CONSOLATA · - Oronàca rmmsite del santuario: Grazie recenti rife- ~ del Kénya. - Storia del Santuario della. Consolata in Torino rite alla sacrestia-Relazioni compendiate di grazie rècenti - Oggetti offerti da agosto ad ottobre - Indulgenze a ohi J visita il santuario nel mese di novembre - Orario (l el!e S!!>cre Funzioni"pel mese di novembre. · · 0/i'er.te p'er l'ampliamento del 8ahtuario { e pér te miBBio,.; della Oon8.otata in A/'rioa. TORINO ·.-; •alCi L'E~EZIOHE dell,a pROVIHGIA del ~ÉNYA iq· 'MISSIOJE. IHDipEHDE~TE. l . aUida~a - ai N(issioq~ri d~lla aons~~atia ~====~===~~~==~=~~~~-· ., Mentre _dal nostro cuore s'innalza, spon- ~ finisce: dalla sua vita d'infanzia ~ascosta., taneo l'inno di ringraziamento alla Consolata esso passa alla vita di attività'aperta·e d'ope· per la nuova grazia che al ~ascente IStituto · , .rosit~ robùsta, cui l'approvazione e il :t:,iconodelle nostre missioni volle concedere, sen- i scimento ufficiale di·Roma gli danno diritto. tiarno il bisogno di parteciparla. subito ai Da oggi i m_ission~rii e le suore che ev~ngenostri fedeli lettori, sicuri che la buona no- lizzano là ai pledi del Kénya, lavorano in casa tizia che in questi giorni ha allietato noi, propria; da questo giorno gli innumerevoli giungerà·a loro tutti egualmente gradita. ,•1 "abitanti d\ quelle selvagge rqa pur così in· Il 14 settembre 1905 - festa dell'Esal·~ ·cantevoli regioni, sono divenuti: al pari dei tazione di S. Croce - . segna per le nostre forti Piemontesi, i iìgli pa;ticolari ~ella Conmissioni una data solenne: è in quel giorno solata. I legami che la religione e la civiltà che esse fecero come l'entrata ufficiale nella avevano creati fra noi e quei popoli si sono vita apost~lica; è in quella ,gloriosa, sim- raffermati, e il Kikùiu,dal momento che-quelle .', bolica ricorrenza che la provincia del Kénya a~ime furono a-ffidate a · missionarii. piemon· - il campo d'apostolato dei nQstri - 'veniva tesi, è diven_uto, per così. dire, nell'ordine dalla S. Congregazione de Propaganda Fide spirituale unar colonia del Piemonte. I nostri eretta in Mission~ indipendente ed affi~ata lettori -gradiranno '~enza' dubbio di avere ai missionarii della Consolata. Così il periodo q·ualche bre~e cenno sul modo, con cui si di preparazione e di prova dei nostro Istituto svolse l~ creàzione di quèsta Missione; di co- \ '
,, l 162 Q= \ noscere i fatti che la. precedettero e le con- ., ,seguenze fa_vorevoli che avrà -sull' avvenire delle nostre stazioni; Amiamo ripeterlo: i le~ tori 'del perioà.ico appartengono alla famiglia dei" missionarii,·legati con questi'dai vincoli soprannaturali della ftlde; e come con essi partecipàno ai me~i ti dell'apostolato e' alla gloria della civilizzazione, così -nei giorni di letizi'a - debbono 'godere delle gioie comuni. Fonda.:eione dell'Istituto .:... Scelta del campo ' aposto.lico - Tirocinio. ' " Da quanto narrammo nel 1900 e·1901 su - queste c<!lonne, i lettori già conoscono l'ori- ~ 'gine .dell'Istituto della Consolata per le mis· · sioni estere: sanno pome iÌ nostro amato·Rettore, can.cò Allamano, ne meditasse da'lunga data la fondazione, e .fin dà~ 1891 fosse ripetutamente sollecitato ad attuarla dall'Eminentissimo Cardinal Simeoni di v. m., al quale aveva •umiliato copia del regolamento della medesima; come infine, dopo ritardi dipendenti da cause estranee, venisse iniziata questa istituzion~ nel-1900, coll'incoraggiamento dell'intiero · Episco'pato subalpjno. - Per la preparazionè prossima dei primi soggetti entrati nell'Istituto, occorre;a naturalménte sapere di quale'·località avrebbero ' l intrapre~o l'evangelizzazione, a fine di studiarne la li~gua e procurarsi le cognizioni, come· le provvigioni, neQessarie per recarvisi. Le aspirazioni del nostro fondatore erano· allora~ come lo sono oggi;- per l'Africa: questa sfì:nge'misteriosa, più ·che apertasi, penetrata per forza e cosi rapidamente dagli esplot:a· ·tori ~oderni, e dimostratasi cosi' ricca di messe d'anime ' cui il raggio de1la fede mai· non aveva brillatò.•,Ma·per l'odierna pratica delia S. Congregazione di Propaganda, non può esser concessa ad alcun nuovo Istituto .una regione da evangelizzare, se pritnl). i suoi missionarii non abbiano fatto un sufficiente tirocinio in missione alla dipende~za di qualche Vicario Apostolico.' Questa disposizione è ragiçmevolissima, poichè dà modo di vedere se - il nuovo Istituto è veramente stabile, se ha sufficienti,mezzi (personale per poter sost~- , ' . " ' O _ nere da sè una missione, è permette, infine, ai nuovi missionarii d'abilitarsi e all.enarsi alla vita d'apostolato ,sotto l_a direzione e l'insegnamentò di più provetti.. La durata d!3l tirocinio varia naturalmente caso per caso; mà. di. regola è piuttosto lunga, poichè per aver una prova della stabilità e potenzialità di un nuovo.Istit•to, è necessario che per parècchi anni questo sostenga i missiona,rii già partiti, ne invii dei nuovi, e quelli da parte loro si dimost~ino capaci a « far da sè :». Anche il nòf;!tro Istituto dovette quindi assoggettarsi a questa regola generale. \ L~ ricerca della località per il tirocinio fu oggetto di lunghi studi e numerosi tentativi. ·E poichè il nostro Istituto mirava all'evangelizzazione degli infedeli primieramente. nell~fr:ica equatoriale, occorreva che 'i nostri missionarii facessero il loro tirocinio in paesi che, per popolazione, clima e genere, di vita, si avvicinassero il più possibile a quelli in cui avrebbel:._o dovuto, in seguito, rlefinitivamente insediarsi. Appunto in quei giOrni erano giunte in Europa notizie su un nuovo paese, la cui esistenza, per cause particolari, solo allora si veniva a conoscere: - il Kikùiu - e questo essendo incluso ·nel Vicariato Apostolico del ZaiJguebar settentrionale, si rivolse subito dimanda - a mezzo .dèl Console generale italiano a Zanzibar, cav. Pestalozza - al Vicario Monsignor Allgey~r; affinché volesse ammettervi i missionarii della Consolata per compiervi la necessaria prova richiesta dalla Sacra Propaganda. ' La nostra richiesta, per circostanze che già esponemmo nell'ultimo periodico, non poteva giungere in momento piìi opportuno. Ben presto si vide chiaramente come la Provvidenza avesse tutto disposto, affinchè quei magnifici paesi dovessero venire alla luce della fede e alla civiltà per mezzo dei missionarii della Consolata. Infatti la domanda fu accolta favo~evolissimameri.te, Eld il Vicari~ si chiamò ben fgrtunato di avere i nostri come coadiutori, in regioni dove l'opera del missio· nario cattolico si imponeva urgentemente, se si voleva prevenire l'invasione dei p~;otestà.nti:' ' ,
12 eoqsolata l 163 Q <>pera a cui Egli per mancanza di missionarii e di mezzi non avrebbe potuto provvedere. · Il resto della stgria delle nostre missioni è poto. Tutti ben ricordano le prime partenze dei missionarii; la trepidazione con cui seguimmo i loro primi passi; come ci interessarono le loro àvventure e le peripezie dei primi tempi; come nei due anni successivi andarono a éoadiuvarli nuovi missionarii e poi le suore- il cui lavoro fu dall'esnerienza dimostrato co9ì utile in missione - indi la gioia del.rapido sviluppo· delle missioni della Consolata., e l'orientamento della popo· lazione verso la nuova ,pa,rola che veniva annunciata. La prova si a!J!Jrevia - Approvazioni da 'Lot•· dra e da Parigi. Questi furono gli anni di tirocinio; anni troppo brevi ancora, se si considera il tempo che è necessariamep.te richiesto per queste prove e che la Sacra Congregazione regolarmente esige. Ma avvenimenti estrinseci -o meglio la benedi7ione della Consolata- . venivano ad abbreviare questo tempo. Già il governo inglese, a mezzo del G()verpatore della provincia - in un'intervista concessa in Londra ad un nostro infO!igne b~nefattore, il conte Arturo Perucca della Rocchetta - aveva dichiarato quanto bene facessero i nostri missionarii. « ..... Il Dottor Hinde, Alto Com- « missario governativo della Provincia del « Kénya, così scriveva il prelodato conte Pe- « rucca il 19 febbraio 1905, mi ha esplicita- « mente ammesso il fatto della superiorità « delle missioni della Consolata, e la m~ggiore « prospettiva di successo delle stesse di fronte « alle acattoliche, estendendosi sull'opera già l • « fruttuosamente spiegata dai nostri missio- « nar,ii, e sull'appoggio con cui egli li va « ognor premunendo, in vista di uno sviluppo « prossimo avvenire... Tenuta in debito conto « la diplomazia inevitabile nel contégno 'di « un funzion~;~orio dipendente dal governo cen- • « trale inglese, la intervista, che si prolungò « per ore, ha radicata in me la profonda im- « pressione che l'Alto Commissario ravvisa « nelle missioni della Consolata un elemento « sicuro per la buona riuscita del suo man- « dato, e che, all'occasione, egli non può a « meno che riferirne in questo sen~o al suo . « Governo ». Anche l'Autorità ecclesiastica, sotto .cui ,' i n~stri missionarii lavoravano e da cui in· teramente dipendevano per la giurisdizione ecclesiastica, si dimostrava contenta di essi e li dichiarava abilitati a rt-ggei'e di per sè quelle missioni che la Propaganda credesse conveniente affidare ai medesimi. Monsignor Le Roy, il Superiore generale della Congregazione dello Spirit? Santo, ai cui missionarii è commesso il Vicariato del Zan· guebar set~ntrionale, scriveva da Parigi il 4 settembre 1904 (lettera al Can. Allamano): « ..... Avec vous, j'ai grandément à rendre « graces à Dieu qui a véritablement béni les « premiers travaux des Pères de l'Institut de « la Consolata. J' t-stime que l'essai de vie « apostolique, que vous qésiriez faire' au « Kikùiu av~nt de les établir dans une Mis- ' . « sion dont ils seraient directement chargés « par la S. C. de la Propaganda, a suffisam- « ment montré l'excellence de leur vocation, «. et que le temps est venu de les établir « chez ettx (l) :.. ·L'ora della Provvidenza- 8 . .E. il Cardinale 1 .kiollelmy p~r i missionari della Consolata -Memoriale alla Sacra Propaganda, Ma come dicemmo, erano gli avvenimenti stessi che parevano forzar la mano a domandare che finisse pei nostri il tem'po di prova, e-che' essi potessero definitivamente, come in casa propria, tenere quei paesi che erano stati il primo campo del loro apostolato. È la provincia stessa- considerata veramepte come una delle più belle località .dell'Africa - che al soffio della civiltà accenna ad aprirsi rapidamente: i. protestanti, smesso (~} Oon voi, io ho g1•andemente a rendere grazie a Di~» che ha veramente benedetti i primi lavori dei Padri dell'Istituto della Consolata. Io stimo che il saggio di vita apo· stolica che voi desideravate fare al Kikùiu prima di sta· bilirli in una Missione di cui essi sarebbero di>·ettamente inéa1·icati dalla S. Oongregazio71e di Propaganda, ha most•·ata a sufficienza l'eccelknza della •loro vocazione, e che il tempo è venuto di stabilii-li in casa loro. '\
Ì64 ·( 1l1 e o t'} s o la t a l'antico timore degli indigeni che li teneva lontani; si apprestano ad invaderla fondan-. dovi parecchie missioni; il governo inglese, prevedendo che da un giorno all'altro l'emigrazione europea tenterà la via di quei paesi così ricchi di speranze-agricole, va stabilendo delle riserVe per gli indigeni, .fi'a mezzo le quali divenne necessario che i nostri missionarii acq11istassero i p.ecessari terreni per le presenti e f~ture loro missioni. Questi acquisti abbracciano un totale di venticinque stazioni, che secondo l'antico progetto dovrebbero formare come un reticolato che coprirà l'intera provincia, riserbando fra Ciascuna di esse la di· stanza di circa una giornata di marcia. Questi intermezzi poi verrebbero co-mpletati con numerosi posti catechistici, colleganti le varie ,stazioni, come da noi le cappelÌanie sparse per la campagna collegano le parrocchie 'troppo distanti. Dà.l complesso di questi fatti risultava chiaramente la necessità e }"urgenza di Jln nuovo e più vigoroso sviluppo di quelle missioni, e siccome questo non era possibile continuando a dipendere da altri, con regole e sistemi diversi dai nostri, con superiori francesi invece che piemontesi, si impose per il bene del paese da evangelizzare di domandare alla Congregazione di Propaganda che venisse regolarizzata la npstra situazione, senza tener conto della brevità ecceziopale del tempo di prova. Il nostro venerato Ca-rdinale Arcivescovo accompagnava il ricorso con una lettera incisiva, dettatagli dall'affetto grande che ha per il nostro Istituto e dallo zelo della salute delle anime « .. .'.. Poichè salus arìimarum « suprema lex, il sottoscritto con umile ri- « verenza e cçm calda istanza commenda e « vivamente raccomanda la presente supplica, «appunto. perchè nelle presenti circostanze « non abbia a patir detriJDento la causa delle « anime nella infelice Africa. E conoscendo « ancora il'sòttoscritto il buon spirito da cui « sono animati i missionarii della Consolata, « posta ogni fiducia 'nella protezione di cosl «'Augusta Patrona,-il medesimo osa sperare « frutti molti e preziosi per la maggior gloria « di Dio, e per conforto del nostro Santo « Padre e della Chiesa Cattolica..... ». Il m~moriale indirizzato alla S. Congre· gazione di Propaganda conteneva: un esatto rapporto sui principali avvenimenti che se· gnarono la fondazione dell'Istituto, sulle partenze dei missionarii e il loro operato in quei paesi; indicava lo sviluppo che ·iutendevasi dare a q;ueÙe missioni, e quali speranze o:ffris~ sero 'esse per l'avvenire, ed eziandio quanti} interessamento l'opera ·delle missioni avesse 1 suscitato fra le generose popolazioni del Piemonte. Si conchiudev~ col domandare che ai missionarii della Consolata fosse affidato quel paese, le cui popolazioni già. erano per opera. di essi .così ben avviate verso la religione e la civiltà. Il ricorso, portato a Roma nell'aprile del corrente anno dal .Direttore del periodico, fu accolto così benevolmente, da far nascere le più liete speranze che sarebh& presto esaudito. Com'è naturale, in un affare di tanta importanza le cose dovevano svolgersi ponderatamente, con quella prudenza con cui a Roma si suole procedere negli ;affari ecclesiastici. Il Vicario Apostolico di Zanzibar fu interpellato per concertare le modalità occorrenti, e la distanza dei luoghi non avendo permesso che la sua risposta giungesse a Roma prima del finire d'agosto, ·la seduta generale di Propaganda al riguardo fu stabilita per la prima metà di settembre·. Nei giorni che la precedettero lo stesso Mons. Le Roy, Superiore generale della Congregazione dello Spirito Santo, si portava da Parigi a Roma per trattare la questione nei punti che riguar- 'davano gl'interessi della sua Congregazione, · ed' H canonico Allamano .vi si recava pure col Padre Perlo venuto appositàmente dall'Africa. Fu assai .con~olante il vedere quanto l'opera nostra già fosse conosciuta .a Roma, anche nei minimi particolari; con quale interessamento ne fosse.stato seguito il successivo sviluppo, e come il periodico della Consolata, che tratta delle missioni, fosse letto e favorevol,mente commentato. Le accoglienze fatte al canonico Allamano ed. al P. Perlo dall'Em.mo Cardinale Gotti, Prefetto della
J.lt 8of1sq(ata Q ~ ~ ~-l:llll!l~;;;;;;o...,.==--Q S. Congregazione di Propaganda, furono così 'l indigena ·e sul nuovo paese da poco aperto cordiali e paterne, da f,àr comprende,re quanto an:evangelizzazione. I meto<F _che in questa g~ande sia il suo affetto per il nostro Istituto ~ i nostri .missionarii vanno seguendo furono ed il suo zelo per la propagazione del Vangelo. partic~larmente esposti a Sua Santità, che·si - · degnò d'approvar~i e bened'\r.li. f Un'udienza particolare accordata dal Santo Il 'Santo Padre intratten_eva i due visiPadre ai Superiori delle Missioni della -Consolata- .Il Decreto della Sacra Pro- ·t!l-tori con . tant;t famigliari~à e confidenza pagànda. · ~ . che essi, seduti accanto al suo tavolo di'laL' 11 settembre il canonico Allamano e voro, non provavano affatto l'impressione il P. Perlo erano ammessi dal Santo Padre di trovarsi davanti alla più alta dignità ad un'udienza particolare, che si protrasse ~ di ques~a terra; hl. sua dolce parola di,bedalle 1~,i5 alle 11,50. Sua'Santità, già ben nevo~enza si frammischiava a quella ro'\Justa al corrente della questione per cui essi erano dell'incoraggiamen,to, e l'udienza era infine ,andati a Roma, dopo averli assicurati che la corqnata dall'apostplica benedizione invocata: loro pratica avrebbe avuto esito favorevole, sui singoli membri dell'Istituto, sui ben!lvolle esser informato minutamente riguardo ~ fattori e sui cari A,kikùiu: benedizione ch!j ~ a tutti i missionari che stanno evangelizzando Sua Santità volle scrivere intieramenté di il Kikùiu, all,a loro salute, alle difficoltà che si propria mano in fondo ad una sua fotografia. presentano per i'introduzione della religione; ~ Riportiamo qui il fac simile del prezioso s'interessò alle varie notizie sulla popolazione ~ auto~rafo: · l ' v4;·0-,·tJN'_·fr-~~+;/6-i~~wt ~~·~ J •. ~(~~~~ · ~ Ù- kjd'o>-AA y:-~1 -~-Lv~ ~7.~-n r:~-1.~ ;:: -~· 1-<J-~'t!,'Q.. ~e_~~ ~~--~b/~ ,·r-~~·crr'r~·j~ ~~h~(~~~~ h 1 ~v"-' ( f ~h.U'u.-.. iJ~._,_.A>- ~~ ~ d'.//P/!17/- ~ . fly~~ Il discorso sulle missioni occupò, com'era_ ~ membri della Sacra Congregazione de Pronaturale, quasi tutto il tempo dell'udienza; paganda Fide, nella quale il nostro ricorso ina anche.del santuario della Consolata si ·ed i re_lativi_ dubb-t furono proposti. e risolti. parlò, èd 1l Santo Padre lo fece con tale un E la r1soluzwne, approvata e confermata lo sorriso di compiacenza da dimostrar!! quanto ~ stesso giorno da S. S. Pio X, ci fu, come ami la nostra Madonna. Ricordò la promessa dicemmo in principio, completp,mente favofatta, quando era ancor Patriarca di Venezia, ' revole. Il relativo Decretum, che per brevità di venire all'Incoronazione, e come la pro- non riportiamo per esteso, conchiude: « ... il messa l'avesse mantenuta, con suo rincresci-~ «quale a.ffare avendo gli Em.mi Padri di mento, soltanto a mezzo di un suo inviato. « questaSacraCongregazioned~ ('ropaganda Poi soggiunse: «già, per i torinesi dire Con- « Fide nella plenaria aduna:ò,za tenuta il 12 solata è detto t-qtto :.. E anche ai divoti della ~ «settembre, ponderatamente studiato, ed ogni Consolata volle particolarmente benedire. «altra cosa attentamente considerata, decreSotto sì buoni.auspici' si svolse il 12 set- « tarono doversi separare dal Vicariat(• Apotembre l' ad\lnanza degli Em.mi Cardinali _ « stolico del Zanguebar Settentrionale ed e~_i·
166 w eo.,solata « gere in indipendente la Missione sotto-il « nome di.Kénya, c~n i confini attuali della « stessa Provincia secondo l'amministrazione «civile, e con la stazionè di Limùru, che giace « fuori della Provincia, affi.nchè sia casa di «procura; ed inoltre che detta Missione sia «.commessa àll'Istituto Torinèse delJa Conso- « lata ..... ». Il decreto porta la data del 14 settembre, festa dell'Esaltazione di Santa Croce. · · Cosi da questo punto la Provincia del Kény;a,con tutti i suoi ~bitanti, è come ufficialmente posta nelle mani della Consolata e commessa alle cure dei missionarii che da Essa prendono il nome, e che di Essa si gloriano _come di loro Patrona. D'ora in avanti è possibile up.o sviluppp solido e duraturo dell'opera nostra. Là i missionarii - come in casa propria - vivran~o delle stesse ,Ì'egole e costituzioni con cui vivevano a Torino; le feste particolari dei nostri cari santi diocesani f. -saranno celebrate con la stessa solenmtà, e tuttO, laggiù, ricorderà ai missionarii la patria lontana, che nell'opera li accompagna con le sue preghiere, li assiste con le ablazioni. I nostri lettori vogliano oggi - coll'usata benevolenza - unirsi a noi nell'inno di ringraziamento a Dio ed a Maria SS. per la straordina~ia protezione celeste accordata all'Opera nostra, ed il ringraziamento sia; nello stesso tempo una supplicazione, perchè la ,Consolata spanda oon sempre -lllaggior larghezza le sue materne benedizioni ·sul cammino che ancor ci resta a fare, e che ora è un dover nostro il compiere fino alla completa $)onversione della provincia del Kénya. LA PROVINCIA DEL KÉNYA Pensiamo che alcuni rapidi cenni geografici - quasi sguardo a volo d'uccello - sulla provincia del Kénya non abbiano ad essere· superflui. I nostri lettori desiderano senza dubbio di conoscere un po' meglio di quanto lo abbiano potuto fare dalle frammentarie descrizioni fin qui pubblicate, il bel paese già destinato dalla Provvidenza, ed in questi giorni dalla Chiesa Cattolica affidato ai missiona~i della Consolata per l'evangelizzazione. Riserviamo ad altre qccasioni il trattare in modo particolareggiato delle curiosità geografiche ed etnografiche che possono, per lor(} natura, dilettare i lettori,_cooperando nel tempo stesso ad accrescere le loro cognizioni sull'Africa - una parte del mondo che assume sempre maggiore importanza nel movimento mondiale odierno - e ci limitiamo per ora ad un semplice .abbozzo delle linee principali di questo quadro complesso e grandioso. Posizione geografica del paese. Il prott>ttorato inglese dell'Africa Orientale - (separato ora da quello dell'Uganda) può grossolanamente comprendersi in quei territori giacenti fra l'Oceano Indiano ed i laghi Vittoria e Rodolfo, confinando a nord coi possedimenti italiani del Benadir, ed a sud coi tedeschi. Dieci anni t'a quasi tutto quest() paese era considerato come un selvaggio deserto. Ora, grazie alla ferrovia dell'Ugandat 1 gràn parte di esso è conosciuta, e su grandi estensioni di territorio, in luogo delle paludi e dei deserti preannunziati, si scopersero zone di paese fertile, ·salubre e popolato. Una di queste zone -- e senza paragonela migliore e la più popolata - costituisce la provincia del Kénya, eretta autonoma ci-- vilmente nel 1902, ed ecclesiasticamente col .decreto di cui abbiamo più sopra parlato. Essa è situata tra il 36o ed il 39° grado di longitudine est Gree-nwich, ed il l o nord ed il l o sud· di latitudine : è quindi tagliata nel mezZ() dall'equatore. Nei suoi confini racchiude i paesi del Kikùiu, d' Iriaini, di Mbe e di Méru. La grande montagna del Kénya, la cui altezza sul livello-del mare si avvicina ai 6000 metri e l,e cui vette sono ricopertedi nevi perpetue, occupa il centro della provincia, mentre là catena ~ell'Aberdare, col suoi monti varianti dai-3 ai 4 mila metri edominati dal Kinangòp alto quasi come il nostro Monte Bianco, ne forma il confineoccidentale, distante appena 200 km. dal
lago Vittoria (vedi carta geografica in co- ~ pdrtina). ~ La superficie approssimativa dell'intera provincia si calcola dai 25 ai 30 mila ·kilometri quadrati. Diciamo si calcola, perchè una buona metà'di es~a, cioè la ,parte che circonda più da vicino il Kénya, è pressochè sco- . nosciuta éd in molti punt~ affatto inesplorata; Càralttwf' topogroflcì e geologici. · Idfografla. o \Il carattere topografico dominante della' pro~incia è il montuoso; e nelle parti occ~ _pate dai contrafforti delle montagne si. in· tersecano all'infinito piccole e altè colline, l'a· . rame.nte' i n tramezza t e da altipiani poco estesi. Invece, attorno alla provincia, incomincia~do ' Una famigliuola kikùiu (da.fotografia del ;p, PerlÒ) • Padre - Ji'iglia - Madre "- 's'!ocera perciò è impossibile definirnè con precisione l i confini. Si sa soltanto dai commercianti So-/ mali, penetrativi in cerca d'avorio, che la ·re- ' gione più popolata a nord-est del Kénya è . quella di Méru e che il paese è fertilissimo ~ e salubre al pari, e forse più, deÌ Kikùiu. Fin~ra però, non essendovisi ancora affermatb il governo inglese, non è permesso ad alcun Europeo di stabilirvisi ~ Meglio conosciuta, invece, e quasi intierara,mente sottomessa al governo inglese, è la ' regione che giace a sud e sud-ovest del fiume Sagana e che &'estende sino al fiume Seca: in essa sono situate tutte lè nostre stazioni di missione (vedi carta in copertina). dàl punto ove le ultime colline vanno a mo· rire, si estendono a'ltipiani sconfinati, appena interrotti da poc_!li còrsi d'acqua e da alcuni rari picchi isolati. Quasi dapertutto il suolo è ricoperto.da uno strato assai profonda di ro,ssa marna vulcanica, soventi mescolata con un nero terriccio di straordinaria fertilità;' quindi la vegetazione vi è rigogliosissima, ' sel\za richièdere, per ora, alcuna concimazione. I graniti.ed i gneiss abbondano nelle parti più alte e nelle più basse. Finora non furono an~ra Tinvenuti depositi calcarei j ma nel suolo' abbonda un minerale· di ferro d'ottima qualità. I •corsi d'acqua p~renni e ovunque abbon- . l
Jlt <Zortsolata co~~~~~~~~~~P-~~~--~~~· · ~~~~~~~~~-P~-~~~~~~~~~~o danti, superano il centinaio, .e, qu9:si tutti convergono nella regione di" Moranga, che altimetricanientè costituisce il punto più basso 'della provincia, avvicinand~si ai 1000 metri sul mare. A causa della .solubilità del terreno, i Corsi d'acqua SOÌIO tutti profond~:· m~nte incassati, tanto d'a raggiungerè tal volta i 200 metri àalla cresta delle colline che ~e . formano le sponde. I due grandi impluvii principali sono costit.uiti d~gli affinanti çlel Seca e del Sagana con un grande collettore, · Il Tana, che ne por-ta tutte le acque' all'Oceano Indiano. I due impl'uvii secondari, dell',A.t4i-Sabaki e Gu'aso-Ngiro, sono alimentati dalle stesse montag:ge, ma per una strana conformazione del terreno. si scaricano in . direzioni quasi opposte:· il primo si dirige a sud per finjre nel mare; il seéondo s'j avvia verso nord.,· e risvoltando quin,di ad est va a perdersi nelle aride steppe del Somaliland, , in parte evapora'ndo e rimanendo in parte ass!Jrbito dall'assetato sabbioso terreno. . . Clima e stagioni. . l Il clima della•provincia del Kénya, quantunque l'intero paese si trovi sotto la linea dell'equatore, non è tropicale, èiòè èon -le due sole stagioni proprie delle terre situate in tale posizione geografica: una' calda~umida, l'altra fredda-asciutta. Gli ardori del sole tropicale vi sonò d'assai temperati .dall'ele·• vazione del pae.se sul. mare: quasi· tutte le nostre stazioni di missione sono situate a tali altezze, che' in Europa sarebbero o nel limite delle nevi perpetue, o fra quelle abitabili ai più per qualche giorno dell'anno nei· rifugi alpini. Vere stagioni non ~istono, avendosi una · media di temperatura quasi cost~nte in tutti i giprni dell'anno. ' :rerò si può dire che le stagioni si avvicendano nelle ventiquattro ore del giorno. Durante tutto l'anno il sole si leva verso le 6 del mattino, per tramon· tare verso le 6 della ~era, il che dà una durata. eguale ai giorni ed alle notti. :):..ungo ' h giorno i ràggi del sole cadono a perpendicolo, e la temperutura s'innalza ordinaria-· mente non oltre i 28°....centigradi all; ombra ' mitigata ancora dalla brezza che regolarmente si l~va sul mez,zogiorno. 'venuta la notte, invece, per l'estrema purezza dell'aria e l'accennata posizione altimetrica, la temperatura si fa subito fredda, tanto da discendere a 10o, 8_0 , ed-in alcune località fino a qualche grado sotto zero. Così, all' ès~te della giornata succede il relativo inverno della ·notte. In conseguenza nelle notti serene, in cui è più sensibile lo sbilancio della temperatura, un'abbondantissima·rugiada discende ad ix:rorare il terreno; se, all'incontro, l'atmosfera è carica di vapori, questi specialmente nella. notte si condensano, avendosi perciò il vantaggio che gran · parte della pioggia ,cade )lelle ore :Q.otturne, _ con minimo disturbo dei lavori. Laggiù i nostri missionari quasi non abbisognano di parapioggia. In due periodi dell'anno le'pioggie cadono più regolari ed abbondanti: l'uno decorrente da aprile a giugno, che ·costituirebbe la grande stagione delle pioggia; l'altro, della piccolà stagione, è in novembre-dicembre. In fine d'anno la media dell'acqua caduta dà ordinariamente 'm. 1,5,0, il doppio ciica che da noi. I temporali si scatenano sopratutto al principiare ed al finire delle stagioni delle piog~ie, a~zi ne sono 'come un indice; _ma raram~nte si ha la grandine· o, se cade, è talmente innocua e minuta che gli indigeni la chiamano miglio. Il fulmine, a quanto pare; non si scarica mai in quelle regioni; i neri non lo temonç>; nè ai nostri fu fin qui possibile riscontrarne traccia 'sui numerosi al.ti alberi isolati che coronano quasi tutte le vette. 'La regolarità dellé pioggia e l'ab· bondante rugiad~ rendono qp.asi inutile l'irrigazione artificiale dei campi, che nella parte già conosciuta della Provincia non è per nulla praticata, a differenza di alcuni paesi vicini,. dove gli indigeni l'usano regolarmente. . · Grazie alli!- sua conformazione ed all'alto s~o livello sul mare, il paese non ha acque stagnanti; e ·ciò poten~emente concorre ~ 1 rendere il clima così salubre che · anche• il -bianco prendendo le più _eiementari pre-
cauzioni suggerite daWigiene tropicale- lo trova a sè confacente, se_nza aver neppure · bisogno di acclimatazione. .Flora e j'auna. Un tempo il paese era interamente coperto · di foreste: gli abitanti,. avanzando poco a p{\co, le distrussero ormai nella quasi totalità, cercando sempre nuovo terr~no vergine alle loro coltivazioni, come richiedeva il graduale, forte aumento della popolazione. Nei luoghi già occupati dalle antiche fore~te si stendono ora campi lavorati e bananiere senza fine, intersecati però assai di soventi da trll'tti estesissimi completamente incolti e ricoperti da fitta ed impenetrabile brughiera. Quasi tutti gli alberi e non poca parte della restante flora della contrada appartengono a specie che non si trovano in Europa; · anzi moltissime di quelle piante rimasero fin qui sconosciute ai botanici. Eerò - ed è questa una caratteristica della provincia del Kénya- quantunque posta sotto l'equatore, a differenza dei paesi che la circondano, essa ha parecchie piante proprie delle regioni temp~rate dell'Italia, quali ·il trifoglio, le violette, i cardi, le felci, i rovi, ecc. Il miglio, ' l il mais; i fagiuoli, le patate dolci, i banani, sono largamente coltivati dagl'indigeni e ne costit_uiscono il principale alimento; essi coltivano pure la canna da zucchero, che serve alla composizione di una loro bevanda f~rmentata, ed il tabacco di .cui fanno molto uso, essendo il fiutarne abifudine generale nel paesé. Attu~lmente - 'già introdotti dai nostri missionari - vi crescono, oltre il caffè ed il cotone, molti vegetali d'Europa: ortaggi e legumi, patate y.ostrane, parecchie sorta di alberi da, frutta, gr!!-no ed, in via di esperimìmto, viti ed olivi. Per la fecondità eccezio-' nale del suolo e le favorevoli con.dizioni climatiche, i legumi e la v'erdura da orto si possono avere sempre freschi in tutto l'an.no; così i giardini danno continuamente le stesse qualità di fiori, sia che decorra ,il mese di maggio o quello di dicembre. Il raécolto delle patate nello stes~9 campo si può fare - avanzando ancora tempo_-.. .q.uattro. volte_in_un. anno. La fauna, per quanto riguarda gli animali domestici, è assai limitata: gli indigeni hanno il zebù (bue con gobba), lè capre e i montoni; la cpda di questi, formata di grasso, sorpassa i 5 chilogrammi di peso. Introdotti dai no~tri, vengono ora allevati i maiali, gli asini ed i polli. All'incontro abbondano nel paese gli .animali selvaggi, ed i dintorni della provincia costituiscono indubbiamente il luogo più ricco di caccia grossa in tutto il mondo. Elefanti, leoni, ippopotami, coccodrilli, rinoceronti, leopardi, gatti pardi sono ve.ramente a casa loro, é ad essi frammisti pascolano a centinaia, a migliaia bisonti, congoni, giraffe, antilopi, gazzelle, zebre, struzzi, mentre roteano per l'aria uccellacci d'ogni forma e grandezza- dai rapaci avoltoi agli innocui pescatori e trampolieri- e per i campi coltivati si addensano nubi di volatili piccolini, ma altrettanto voraci, i quali concorrono, con le numerose specie di scimmie,.ad,alleviare agli agricoltori la fatica del. raccolto. Oli abitanti. Orna,ne_nta·, veati, afJitazioni. Ad eccezione di pochi erranti Massai, de- .stinati a scomparire od a venire assimilati, tutta la popolazione d~lla provincia appartiene alla granfie famiglia delle tribù cosidette ·Bantu. È di razza negroide, di .color cioccolatte; gli individui sono ben formati, sh;mciati e robusti. Gli abitanti della periferia del paese, essendosi incrociati coi Massai, guerrieri per eccellenza, hanno acquistato un aspetto..più fiero ed una corporatura più sviluppata; qùelli del mezzo che conservarono pura la razza e forse attesero sempre paci· ficamente a lavorare la terra sono, in gent:· rale, meno sviluppati di statura, quantunque sembrino più atti alle fatiche corporali. Non essendovi monumenti o tradizioni a ricordare la st9ria di questo popolo, nè adoperando esso . alcuna specie di scrittura, è quasi impossibile poter conoscere qualche cosa sui secoli · trascorsi della sua vita cOllettiva: donde sia venuto e per quali avvenimenti politici e sociali sia passato. 1 Al presenta è un p~ polo_d'agricoltori :.tuttt .
'. ' 170 J1l eoflSO~ata l - Q ~ ~ p coltivano i loro campi con somma cura, quan- , ·tunque con sistemi affatto rudimentali, senza veri lavori di scasso ed affatto senza concimazione. Grazie alle pioggie periodiche,.che mai non mançano, ed alle regolari semina· gioni, la fame è sconosciuta .nella provincia del Kénya: essa è forse la sola località dell' Africa Orientale non soggetta alla car!'lstia portata dalla siccità. Nell'ultima avutasi dal 1900 al 1902, quando quasi pèr tre anni non cadde goccia d'acqua ed i morti·nell'Africa \ Orientale .si calcolarono a milioni, la provincia del Kénya non ~e ne risenti menomamente, e molte tribù delle località limitrofe devettero immigrarvi, se vollero aver salva la vita. Tutti indistintamente gli abitanti della provincia - ·nella misura che_la loro con~izione economica lo permette - vanno ornati di braccialetti, collane ed orecchini di forma speciale. Questi ultimi sono portati anche dai meno abbienti i quali, quando non possono averli ·di un metallo qualunque, se li fabbricano con un pezzo di legno. Gli uomini agli ornamenti aggiungono la lancia ed un cor tello più o meno lungo: con ciò tutta la loro divisa è ' descritta. Nessun vestito, per la semplice ragione Chl:j finora non sapevano come procurarselo. Le poche pelli delle capre e dei montoni, uccisi in occasione di ffste o di' malattie, vengono usate a ricoprire le donne, le qbali - per il paese - sono abbastanza vestite..... se uno straccio di pelle può chiamarsi vestito. Le abitazioni constano per tutti - ricchi e poveri - di un capannone circolare di paglia, basso, a tetto conico, senza finestre e con una sola portiqina, per cui bisogna passare carponi. L'interno contiene un bel nulla; nel centro del pavimento di terra bat. tuta arde quasi sempre il fuoco: torno, torno, sullo stesso terreno, dormono i proprietari. Il fumo che si produce tenta di uscire fra gli interstizi della paglia, e quello che' non ' può passare resta dentro. "' Vita pulllllica e domestica. Un reggimento pubblico propriamente detto non esisteva prima dell'arrivo dei bianchi nel paese: ogni tribù faceva da sèr regolandosi su antiche usanze tradizionalir applicate ài diversi casi da un consesso legislativo - per modo di dire - formato dagli anziani, al quale però non spettava. alcun potere esecutivo, essendo questo all'arbitrio dei più forti ed in balia dei più prepotenti. Attualmente nella parte del paes& che ha già accettato il protettorato inglese, vi sono nelle varie località capi indigeni con pochi doveri ed ancor meno diritti: quelli si compep.diano nell'esigere nel loro distretto le rupie della tassa e consegnarle agli ufficiali, del governo; questi nel portare il nome altisonante di ·Capo. L'istituto della famiglia è abbastanza ben · conservato, ed è un sentimento molto sviluppato il rispetto ai ·genitori ed agli anziani. Esiste la poligamia ed il numéro delle mogli è indice della ricchezza del marito, giacchè ogni moglie costa tre buoi, oppure una trentina di montoni. Ma ogni moglie diviene, a. sua volta, fonte di ricchezza, essendo la. donna che, di regola, provvede ' al vitto ·del 'marito il quale, se ha da far~ bella figura nel paese, deve avere i &u,oi magazzini sempr& pieni, cosa che n~turalmente richiede il lavoro di parecchie donne. Stat,o p,.imitivo della p,.ovincia ,.,·spetto ai po,.tati della civiltà, Nella provincia del Kénya - come in quasi tutta l'Africa - le città non sono finora di moda. Siccome ciascuno è re a casa sua, le capanne indigene sono tutte scaglionate per, le colline a gruppi di 3, 5, 10, 30, raramente raggiungendo il centinaio. Mancano però assolutamente i grandi accentramenti di popolazione, quantunque certe zone del paese siano molto dl)nsamente popolate, ed altre si possano chial!lare appena abitate. Dai calcoli fatti, ora che le quotidiane g~erre intestine vanno per forza delle cose cessando ed alcune elementari regole d'igiene cominciano ad introdursi, la popolazione in una diecina ·d'ann1 sarà raddoppiata. Come l'impianto ed il- raggruppamento delle abitazioni, ànche la ·viabilità è allo -.,
W (~on-solata 171 Q stato primitivo. Stretti sentieri serpeggianti fra i campi o per la steppà e colleganti,.fra · infinite giravolte, i villaggi, rappresentano tutta la rete stradale, dalle vie vicinali alle nazionali. Attualmente però alcune strade sono in costruzione fra una regione e l'altra; ma.... il 50 % di pendenza è ancora regolamentare e la _larghezza di mezzo metro non si riscontra infrequente. Industrie, manifatture, commerci, negozi, poste, telegrafi, carri e carrozze, ecc., ecc., sono tutte parole esotiche per·quei paesi. Laggiù . la vita attuale può paragonarsi a quella vissuta dagli uomini nei primi tempi del ~ mondo, ·alla così detta età della pietra o, se -si vuole, tutt'al più a quella del ferro. La religione cattolica è sempre stata maestra somma di civiltà, ed i popoli parbari convertendosi al cristia_nesimo acquistarono, per il fatto stesso, abitudini civili. È quindi da sperare che la provincia·del Kénya, rimasta immobile per tanti secoli nel cammino del, mondo, ricevendo la grazia di essere chiamata alla vera fede a mezzo dei missionari della Consolata, si metterà anch'essa presto sullavia ,del progresso e del benesseri? che già godono le popo~azioni civili. ~~se·-~~ MIGLIAIA DI ABBONATI ci ottenne nel .1900 la santa ·generosità di una pia personrz, col darci modo di regalqre" una bella fotogra-fia della Consolata a chiunque procurava un nuovo abbonato al nostrò periodz'co. Ora la stessapersona, che con tal 'mezzo aveva già beneficato il santuario, vuole generosamente ripetere la cosa a favore delle nostre mz'ssioni, alle qua# si interessa vivamente. Pertanto, a par#re da oggi, chiunque ci procurerà un nuovo abbonato, riceverà franca di porto una :1:r.ust.g:r1i::fioa ::fotooromia (nuovo processo di fotografia colorata) tratta dalla vera fotografia della Consolata, della misura di 0,26 X 0,19, adatta cioè a farne un · grazioso quadro da camera. l , D S'oria del santuario della aoqsolda IN TORINO --~--~~)------ Segue il CAPO XI. Ricostruzione deU'antica chiesa di S. Andrea e trasformazione della cappella della Madonna in santuario nel 1679 - Ricerche sull'architettò dei due sacri edifizii - Fortunata, recentissima scoperta in proposito - Il Pad1·e Guarini ed il Juvara- Il nuovo presbiterio di Vittorio Amedeo II - La cupola del san-· tuario - Brevi cenni descrittivi delle decorazioni interne. Nel 1675 mancò· ai vivi in ancor giovane età Carlo Emanuele II, perciò la vedova di lui, Maria Giovanna Battista, dovette assumere il potere per il figlio Vittorio Amedeo II, ancor fanciullo. Questa nuova reggenza, che ,durò nove anni, fu assai più fortunata di quella di Maria Cristina di Francia. Nessun contrasto di famiglia, nessuna guerra esterna ne interruppe la calma: la Reggente potè governarsi in modo da osservare una stretta neutralità tra Francia e Spagna, in ciò mirabilmente secondata dal suo ambasciatore a Parigi, conte Ferraro della Marmora. Così furon~ ritardati al Piemoate nuovi guai. Anche la duchessa Maria Giovanna Battista, singolarmente divota della Consolata, nel tempo del suo goverrlo cOntinuamente visitava la sacra effigie, implorando dall'intercessione di Maria SS.lumi ed aiuti, che non le vennero negati, come appare dalle utiii istituzioni e dalle buone leggi che si fecero durante la sua reggen~a. Fu in questo tempo che si maturò il progetto di riedificare dalle fondaménta la chiesa di S. Andrea, e di convertire in vero santùario la già ampia e sontuosa cappella della Madonna il cui complesso, malgrado i parziali abbellimenti, lasciava assai a desiderare. La ricostruzione del duplice sacro edificio cominciata nel 1679, causa la difficoltà dei tempi sopravvenuti, si protrasse fino al 1705. Nel 1714 poi, in riconoscenza alla Madre di Consolazione per la gloriosa liberazione di Torino dall'assedio dei '
l \ 172 W 80f1SO{ata Q=e ~ 'e;K sa;R ~ o franco-ispani nel 1706, di cui fra poco diremo, ~ Guarini, sia i rettangoli daÌle teste a semi· Vittor~o Amedeo II aggiunse alla fabbrica circolo, sia i poligoni a contorni diversi incail presbitero attuale, col grandioso altare che _ strati gli uni agli altri, come pure cer~e parserve di degno trono all'Imagine taumaturga. ticolarità di decorazioni analoghe a quelle di La chiesa di cui vi ha traccia S. Andrea , che si presenta in forma ovale aperta torno torno in otto archi, è un rettangolo a teste semicircolari: ad uno dei lati di esso si attacca il santuario di forma esagona, ed a questo il presbitero a forma di elisse. Tutte e tre queste parti, costituenti nel loro insieme un .solo edificio, sono in istile barocco. NOTE ESPLICATIVE SCRITTE SUL DISEGNO ORIGINALE specialmente in S. Andrea. Ma, d'al: tra parte, I>areva troppo discordant~ dalle costruzioni di quell'artista abilis- ~imo e pieno di fantasia la soverchia durezza e povertà di certe patti dei detti edifi~ii, e spe- _cialmente degli e; normi pilastroni che formano l'ossatura di S. Andrea. Un grave argomen-· to a favore di questa seco~da opinione si deduceva dal ·fattq del :p.on essersi ancora trovatà. traccia di lavori per la Consolata nella raccolta incisà dei di'egni del Padre G_uarini, che è nel dominio del pubblico, e neppure neg1i archivi. ' ) A- Coro. B - Altare maggiore. C · Presbiterio. · D - Ballaustri. E· Porte per le Cappelle. F ,· Scate per il sottocoro. G · Cappelle già fatte. H · Cappelle _noue. I - Confessionm·ii. L · Porta ptcciola. O - Porta grande. P · Facciata. Q · Misura di Trab. 6. N · Scala per l'Organo. T • Pa1·te già fatta. Erasi finora posto in dubbio fra i dotti in architettu· ra se veramente il eelebre ~adre Guarino Guàrini, monaco teatino, foss~ l'autore d~l disegno della chiesa di S. Andrea e del santuario, come affermano la più par-' te degli storici, tra cui il Cibrario, il quale compilò quasi tutta la sua Storia Pianta della chiesa di S. Andrea e del santuario, ' ·disegnata dal padre Gua~Ìni (Zincogr. dall'originale). Una scoperta recente, cioè del1901, è venuta a portare una bella luce sulla di Torino su documenti. Da/una parte, come Il {)Sserva l'illustre ingegnere ,G. B. Ferrante l · in una sua dottissima memoria (1), avvalorava questa opinione il fatto del . trovarsi ·Hpesso nelle piante di edifici disegnate dal f (l) LA CINTA ROMANA, IL C.A.MPANILE E LE CHIESE DELLA CoNSOLATA. Memoria dell'ingegnere Giovanni Battista Ferrante. Estratto degli Atti della Società degli inge- .gneri e degli industriali di Torino. Tipografia Sale- ~ .siana, l886. ~ questione. Lo studioso conte Paolo De Rege Donato di San Raffi.ele trovò negli Archivi di Stato della nostra città, in una cartella di memorie diverse, i disegni dell,_'intera pi~nta di S. Andrea e del santuario, colla· firma del Guarini: precisamente quei disegni di cui si contestava l'esistenza. In essa è pure indicata non solo la pianta, ma in gran parte anche l'elevazione, sia di S. Andre~ che del Santuario, con .c.enni delle. relative decorazioni
J11 eoqsolata 173 QQ~----~=~--~~~~~~--~----~~~~~~.---~~~~--•s~~--~~~.--.00 ~ di qualche oscuro architetto, o forse coi lumi di un semplice capomastro, 4'onde gli erroi:i_, che ora furono però in gran parte attenuati colla nuova decorazione a marmi è stuc·chi. So~ravvenuto poi provvidenzialmente il Juvara a dirigere il-finimento della fabbrica, fu ancora in tempo a correggere varie p~rticolarità della parte superiore della· chiesa. di S. Andrea, t~asformando poi completaElevazione della chiesa di S• .Andrea e del santuario della·Consolata (sezione disegno del 'padre Guarini (Zincogr.' dall'm·iginale). longitndinale): . l I _disegni scoperti fanno' altresì giustizia del ~ mente l'èlevazione del santuario, mas>ime la grave addebito da noi più sopra accennato. ·.costruzione della gran cupola, la quale, a Le quattro enormi e pesanti paraste cen- ·giudizio degli intelligenti, ha motivi architrali del S. Andrea sono sui piàni contras- ~ tettonici felicissimi e rari, specialmente nella segnate colla designaz~one di parte g~à fatta congiunzione del tamburo alla calotta,~ forma della chiesa, il che dice chiaro che esse si un insieme dove si rivela l'originalità, la. conservarono per economia; imponentesi nei· plasticità ed il garbo singolare a cui può as· tempi poco floridi della ricostruzione. Se la surgere nelle sue creazioni l'architettura morte non avesse tolto il Guarini dal diri-~ barocca. gere in persona la fabbrica fino al suo com- Come si rileva dalle illustrazioni che prepìmento, egli avrebbe certamente con acconci· sentiamo, nel primiti;vo concetto il santuario spedienti corretto e masch~rato l'effetto poco i era, più che-altro, destinato ad uso di pregrazioso,di tali paraste, e tolti altri difetti. sbitero, di cui i monaci abbisognavano per Ma, lui morto, la fabbrica dovette procedere attendere col necessario racéoglimento alper un certo numero d'anni ~otto la guida l'uffiziatura ed alle altre pie pratiche loro \,
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