Missioni Consolata - Settembre/Ottobre 1905

134 llt, e o t'} s o l a t a. il missionario cattolico non avrebbe indietreggiato, trovao.do.:che, appunto perchè feroci, quelle popolazioni dimostravano d'aver maggiormente ·bisogno de!Fopera sua. Invece la selvatichezza degh ·Akikùiu.fu , per qualche tenipÒ un. ostacolo ,non indifferente al lavoro dei mission~~orii. AppeJ:!a essi uscivano dal distretto di Tùsu, nei' campi, fra i villaggi, sui sentieri, al primo l6ro apparire era una fuga generale, sovente accompagnata da alte grida di spavento. L'idaa del bianco era giunta agli Akikùiu indisso · lubilmente congiunta con quella del suo fucile, a quel modo stesso che agli antichi ' Messicani i primi cavalieri spagnuoli erano apparsi una bestia sola con il loro cavallo. Le notizie poi che accompagnavano questa idea s'erano ingrossate, e s'aggiravano uni· camente sulle prodezze operate da certi viaggiatori per ·nulla scrupolosi, i quali trovavano che il mezzo più economico per imp!l-dronirsi di bestiame ·o d'avorio, consisteva nello sbarazzarsi dei relativi proprietari. Erano perciò ben scusabili gli indigeni se,.per l'innato istinto della conservazione dellar vita, al primo apparire di qualch.!l bianco avevano l'abitudine di appigliarsi' al solo mezzo di salvezza che loro restasse, dandosi alla fuga. Per i ·nostri però .il ripete.rsi ad ogni momento di queste scene non era per nulla confortante; nè vi trovavano altro rimedio pratico che pazientare. Cominciarono col salutare tutti coloro che incontrava~o ·e, una volta fatta la conoscenza,,recarsi tosto a visitarlineilorovillaggi~ Ma non si doveva lesinare nè sul tempo nè sulla ·pazienza. Anche dopo molti mesi·gli effetti ottenuti non erano che parziali , e scenette, come la seguente, continuavano ad essere giornaliere. Mentre iìnissionarii passano da un villaggio all'altro, s'imbattono in un gruppo di pecore gua'rdate da un fanciulletto, il quale - 'ben s'intende- appena li scorge se la dà. a gambe ;' precipitosamente e, non sicuro ancora in un folto cespuglio dove s'era rifugiato, · seguitava-a -gridare e piangere. Lo-raggiungono, tentano di qalmarlo, ma inutilmente. Infine riesce a parlare e fra le lacrime ed i sin· gulti dice loro: prendete pure le mie pecore, ma non mangiate me! Ecco la gran questione: gli Akikùiu temevano che i missionari si fossero recati nel loro paese per poi mangiarli! E la credenza,' era talmènte diffusa che anche giovani tanto alti, dei veri guerrieri - ora che sono amici lo confidano - girava~o, in quei tempi, ben largo attorno alla missione per non incappare nei nostri e finire nelle loro marmitte! Il linguaggio poi era urt affar serio ed avrebbe dato del filo a torcere a una società d' enigmofili. Altro .éhe rebus ed anagrammi! Imissionariinaturalmente non ne capivano un'acca; nè era il caso di parlare di gram· matiche o dizionarii, chè neppur l'idea di scrittura esisteva presso quelle popolazioni. Fu forza cominciare come debbono 'aver finito i costruttori della torre di Babele, dopo successa la confusione delle lingue: parlare coi segni. Ma, sfortunatamente, anche il significato dei segni non era sempre iden-. tico per le due parti; tanto che, per esempio, l'accennare no dei bianchi col capo era talvolta dagli indigeni interpretato per un sì chiaro e tondo. Tuttav~a, mettendo da parte la fretta, si ' riuscì infine a capirsi per le cose materiali e tangibili. Indicando con la mano, o per maggior .sicurezza impugnando addirittura · ogni singofo oggetto, si 'riuscì ad averne il nome·in kikùiu: nome çhe i nostri scrivevano immediatamente, venendo così, poco a poco, l - alla formazione di un piccolo vocabolario contenente i nomi delle cose più comuni della vita. Fin qui nulla d'impossibile. Ma quando si trattò di cavare di bocca agli -indigeni parole astratte, i v~rbi, gli avverbi e certei,ndispensabili regole grammaticali, la cosa si fece più ardua e la mimica non approdava più a nulla. Occorre inoltre notare che quella lingua non ha con 161 nostre .europee quelle affinità o somiglianze che hanno le latine o le teutoniche tra loro, ~ che' oltre al dare una, chiave per tutte, ne facilitano lo stu$lio. Là,' non solo non si trova neppure una radice (

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