144 1.!1 eo.,so{ata STATO DELLE MISSIONI DELLA CONSOLATA AL lo LUGLIO 1905 ====c==~===== Prima di partire per l'Italia, il teDI. Perlo compieva, come dicemmo, un ultimo giro per l tutte le stazioni di missione per constatarne di presenza i progressi fatti e lo stato at· tuale. La relazione che ce ne diede è ricca di speranze e consolante per il buon avviamento che le singole stazioni vanno prendendo. Noi riassumeremo brevemente ed a grandi tratti le principali linee che·segnano la via su cui attualmente va svolgendosi laggiu il lavoro d.'apostolato, quali risultati si sono già ottenuti e quali frutti si speri di poter pres_to raccogliere. Ci preme però far notare come sia quasi incalcolabile la somma enorme di lavoro che richiede la conversione d'ogni anima: quali e quante difficoltà si oppongano per riuscir a trasformare un'intera popolazione da selvaggia in civile, da pagana a cristiana. È abbastanza diffusa l'idea che basti che un missionario si presenti davanti ai selvaggi, perchè questi tosto gli si gettino fra le braccia, insistano " ad ogni costo per esser subito istruiti nella religioneedancor piu presli9 battezzati.Questa è un'idea comp!etamente falsa. Perchè mai il selvaggio accorrerebbe subito dal missionario se nessun principio di morale o di re· ligione gli fa prima conoscere che questi non è un bianco come gli altri, e che, avendo invece una missione sublime da compiere, non viene con intendimenti d'arricchirsi o procurarsi gloria, come tutti gli altri bianchi che conobbe per l'avanti? Ma se il selvaggio non si sogna nemmeno che oltre o sopra il materiale vi sia qùalcosa ; se non ha neppure il sospetto dell'esistenza d'un codice che regoli le sua azioni, fuorchè il timore che quelli piu forti di lui possono ispirargli, come potrebbe interessarsi a cose che ignora assolutamente, e che, anche sentendole dire, gli suonano così strane, così incredibili? Occorre non dimenticare che in popola- ' .zioni assolutamente vergini di contatto civile, , l manca tutto quel corredo di cognizioni mo· rali, di-leggi sociali e di credenze religiose che ·formano come l'ambiente, l'aria che si f respira nei paesi civili; ed in loro luogo . . sono radicata ridicole superstizioni, abitudini di violenza e soprusi; quanto insomma una depra~ata natura umana, senza la guida di alcun principio religioso, ha prodotto in secoli e secoli d'abbrutimento. Ebbene il missionario, arrivando fra tali popolazioni, deve trasformare quell'ambiente: ' distruggere e poi riedificare, e lo deve fare con circospezione e prudenza per non urtare le inevitabili suscettibilità. Alle antiche tra:. dizioni e ai falsi principii deve sostituirne dei retti e giusti: lavorare sull'individuo, sulla famiglia e sulla società con pazienl'la, senza scoraggirsi pei primi risultati negativi per le delusioni. Mons.,Allgeyer, il Vicario Apostolico dello ZanguebarJ nell'accomiatare i nostri missio· narii, tracciava loro il lavoro che dovevan compi~re nel nuovo campo: « Se fra due o l tre anni vi sarete fatti conoscere favorevolmente, pensate che avrete già fatto moltissimo e non presumete di poter fare di piu »· E citava ad esempio la sua missiòne di Bura nel Taveta, dove per i primi dieci anni, non solamente non si potè avere un solo cristiano, ma nessuno voleva . pur passare alla missione, ed i missionarii erano sfuggiti, osteggiati. Ebbene, un due o tre anni dopo questo. periodo, per cosi dire, d'incubazione, cominciò un vivo mòvimento di' conversioni, a. segno l che si poterono in breve numerare piu di 700 cristiani. Questa è la storia solita delle missioni ' d'Africa. Lo stesso S. Francesco Zaverio, nel suo viaggio alle Indie, passò per Mombasa, ove dovette fermarsi un B{li mesi. Ebbene, nonostante il suo z('llo apostolico e la sua ~ indefessa predicazione, non riuscì ad operare. ~ una sola conversione, e se 1).6 partì dopo avere
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