138 J.li (Zofl~O{at9 QQ~----~~--~-~~~~--~~~~~- ~~~~--~~am~--~~--~•00 ogni parola dei missionarii; ed indubbiamente tutte le impressioni ricevute rimangono fortemente impresse in 1quei cuori, che sentono inconsciamente il bisogno di elevarsi. L'impiego simultaneo di questi tre mezzi diede assai presto buoni risultati. La popolazionè si avvicinò: alla prima diffidenza ed al naturale timore successe una famigliarità ed una confidenza di cui nei paesi civili, ove' le convenienze sociali regolanoanche l' espressione degli affetti del cuore, non si ha tampoco l'idea. Le visite alla missione si fecero vieppiù numerose e regolari. Karòli inviò i suoi figli e poi venne egli stesso alla scuola che si era aperta a Tùsu; il nome del Patri e la sua fama di bontà ~ndarono rapidamente diffondendosi. Così il periodo di prepa· razione finiva per aprire la porta al vero / periodo d'apostolato in cui, vinta la naturale diffidenza degli indigeni, si poteva incominciare a parlare ad essi dell' unum necessarium. Un po' di burra_sca Le prime nubi - La Consolata non vuol star. sola - La stazione del S. Ouore di Gesù - Di n"ovo il sereno. Questo periodo di transizione non passò per altro senza bufera. Mentre ancora duravano i lavori iniziali, già le prime nubi si anda· vano addensando sulla nascente missione. Gli Akikùiu, da secoli indipendenti di nome e di fatto, non volevano s-ottoporsi al giogo inglese, e quantunque gli ufficiali del governo non avessero - per cosi dire - messo piede f~ri di Fort-Hall, parecchie tribù si erano dichiarate in aperta guerra; altre rifiutavano di pagare la modica tassa loro imposta, ed anche le tribù in apparenza tran· quille andavano in segreto covando il desi· derio d'una ·riscossa. La sola tribù, fra cui si trovavano i nòstri missionarii, grazie alla qenefica influenza che essi esercitavano ed alla buona intelligenza del suo capo Karòli col governo inglese, si manteneva perfettamente ~ottomessa . Ma i protestanti anglicani, indispettiti per non aver potuto, come abbiam detto, impiantarsi a Tùsu, tanto sobillarono il governo che tutta la provip.cia del Kénya fu dichiarata interdetta agli Europei; e, dopo solo due mesi di soggiorno, veniva intimato ai nostri missio- . narii di allontanarsi dal paese per il motivo che il governo non poteva più rispondere della loro sicurezza personale. Però siccome per la fondazione di Tùsu si erano avanzate molte spese, i nostri richiesero indennizzi e_gara~zie tali che in discussioni e trattative passarono due mesi (settembre e ottobre 1902). Infine si addivenne a questa transazione: i missionarii della Consolata invece di abbandonare assolutamente la provincia, si sar~bbero trasportati nella zona di protezione di Fort-Hall, riservandosi il diritto di essere i primi a ritornare a Tùs.u il giorno in cui il paese fosse ridiventato sicuro. Il governo offerse una guardia.d'askari per la custodia della casa di Tùsu, ma essa venne rifiutata sia a fine di evitare che i soldati portassero es!lmpi di malcostume nel paese, sia percha i nostri avevano ormai, tra gli indigeni, uomini di fiducia cui commette~e l'ufficio di custodi. Perciò, ' secondo le intelligenze prese ,col governo, il1? novembre 1902, un sacerdote ed un confratello si portarono nei pressi di FortHall ad intraprendervi tosto la costruzione di una casetta provvisoria, nella quale, ap· pena finita, si dovevano ricongiungere ad essi gli altri due missionarii. Sènonchè i nostri, nel timore che i protestanti riuscissero a cogliere il frutto del loro tiro, insediandosi di straforo a Tùsu, il giorno in cui essi l'a~ vessero abbandonato, decisero di fare il possibile per non allontanarsene definitivamente ; e difatti, anche finita la casa di Fort-Hall, continuarono a vivere divisi ed ·occupare le due stazioni, proc~astinando di giorno in giorno la partenza da Tùsu, nella speranzà che le pratiche intraprese dal cav. Pe;ta-_ lozza, console generale italiano a Zanzibar, presso il governatore inglese, riuscissero a far revocare il decreto d'interdetto, almeno a riguardo dei 'missionarii della Consolata. E difatti, meno d'un mese dopo, il governatore generale dell' East Africa Protectorate permetteva ad ·essi, in via eccezionalissima, di restarvi, motivando la licenza colla considerazione delle ottime disposizioni che gli
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