Jl1 eoflSO{ata 119 Storia del santuario della Goqsolata IN TORINO ====~~~=-==~ CAPO XI. SOilfliiARIO. ....:.... Reggenza di Cristina di Francia - Discordie e guerre che la turba1'0no - Cw·ioso assedio di Torino nel 1640 - Risveglio di divozione verso la Consolata - - Benefici frutti di esso - Carlo Emanuele II - Elezione solenne da lui fatta di Maria Consolatrice a Patrona della Real Casa di Savoia - Ripresa dei lavori di ristanro ed abbellimento alla cappella della Consolata - Attestazioni intorno alla forma e qualità dell'antica chiesa di S. Andrea. Dopo il 1620, fin oltre alla metà del secolo la storia del santuario non registra più notevoli miglioramenti alla cappella della Consolata, nè alla chiesa di S. Andrea. Ciò non fa meraviglia, se si considerano i disastrosi avvenimenti di quegli anni,, cioè: le guerre in cui fu impegnato Carlo Emanuele I nell'U:ltimo periodo ' della sua vita; la peste del 1630, rimasta in terribile . memoria, e ' finalmente i gravi mali e sconvolgimenti prodotti dalla guerra civile e dall'intervento franc"ese e spagnuolo nelle cose del Piemonte, allorchè, morti Carlo Emanuele nel 1630 ed il figlio e successore di lui Vittorio Amedeo I nel 1637, la reggenza dello stato fu assunta dalla vedova di quest'ultimo, Madama Reale Maria Cristina. ~enchè la duchessa di Savoia, sorella di Luigi XIII re di Francia, per le elette sue qualità di mente .e di carattere ed anche per imponenza di pregi esteriori, fosse donna atta al comando, ella si trovò a governare in mezzo a tante dif· ficoltà, che quella da lei cinta provvisoria· mente, più che corona d'oro, ben si potè chiamare corona di spine. Alla Francia, sempre in vedetta per assorbire il Piemonte, parve ottima occasione il vederlo nelle mani di una donna francese, rappresentante di due eredi in tenera età: i principini Francesco Giacinto e Carlo Ema· nuele. I primi atti a cui fu costretta dal Richelieu, l'onnipotente ministro di Luigi XIII, posero la reggente in sospetto presso una parte del popolo e fecero più risoluto nei due cognati di lei, Tommaso e Maurizio di Savoia, il desiderio di assumere essi medesimi il governo dello Stato, o almeno di parteciparvi. I contrasti fra loro e Maria Cristina si andarono accentuando alla morte del primogenito di lei Francesco Giacinto, e divennero presto aperta rottura. Sotto pretesto di proteggere la reggente, i francesi, che già avevano fin allora più o meno velatamente tiranneggiato in Piemonte, ne occuparono diverse città e fortezze; lo stesso fecero gli spagnuoli, venuti di Lombardia a prestare un interessato appoggio ai principi cognati. Si andavano così aggravando per i poveri piemontesi i mali già causati dalla peste, dalla carestia e dai primi furori della guerra civile tra i partigiani della reggente ed i cosidetti principiati. In fine, nel1640, spet· tacolo storico più unico che raro, 'l'orino si trovò cinta quasi di triplice assedio: il principe Tommaso cogli spagnuoli bloccava i francesi che tenevano la cittadella; il gene· rale francese d'Harcourt assediava la città, mentre il Leganez, governatore spagnuolo di Milano, bloccava il d'Harcourt, assediante, nelle sue linee. Questo stato di cose durò dal maggio al settembre, finchè il valorosissimo pri~cipe Tommaso, vedendosi crudelmente ingannato dagli spagnuoli ed impossibilitato a por fine con una decisiva battaglia alle gravi angustie della città, preferì trattare della resa ed uscirne cogli onori di guerra. Torino rimase in balia dei francesi: su tutte le fortezze piemontesi ornai sventolava la loro bandiera o quella spagnuola; i torbidi e la confusione andavano dapertutto dilagando. Specialmente-dal tempo dell'assedio si era risvegliata più che mai la divozione dei torinesi verso Maria Consolatrice: continuo era l'accorrere al di Lei altare ad implorare celesti aiuti. Quelle dei cittadini erano precedute dalle incessanti preghiere della Reggente, la quale ebbe poi a dichiarare che nei più duri frangenti, nelle sventure da cui fu oppressa nel tempo del suo governo, non
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