Missioni Consolata - Agosto 1905

1ll eo~solata QQ~--~aK--~~~·a~~R~~a.~~~a&--~·~,~--~~--~o Qalifornia, ma parlano e scrivono tuttora della Consolata come quando dimoravano nei paes.elltdel Piemonte. Oh, non saranno certo questi italiani, legati alla patria col filo d'oro della divozione a Maria Consolatrice, che disonoreranno l'Italia all'estero! Si dice, ed a ragione, che a mantenere vivo l'amor patrio è mezzo potente la lingua nazionale: d'onde la cura dei varii governi d'impiantare, anche con grandi sacrifizi, scuole all'estero nelle proprie colonie o nei centri principali d'emigrazione. Ma la lingua in tanto serve al nobile seopo, in quanto ridesta la memoria del paese natio e ne richiama efficacemente gli usi e le idealità. Orbene, la divozione alla Consolata è la lingua delle anime, il sacro vincolo di solidarietà che le unisce; la preghiera a Mari~ SS. è la parola che non solo suona nel dolce noto linguaggio, ma crea, rievocando la fede degli avi, le benemerenze dei principi, il valore dei concittadini, le grandezze della patria. È perciò cosa che oltremodo edifica, commove e dà fondate civili e religiose speranze, il vedere come i nostri buoni americani si tengono al corrente di quanto avviene nel santuario, come anche di lontano ne vivano la vita. Il periodico, qual messaggero della patria, è aspettato con vivo desiderio, salutato con gioia, accolto a festa, letto con avidità. È indicibile lo slancio con cui gli emigrati si sono ascritti e si vanno ascrivendo all~t nuova Compagnia della Consolata. Come sorride loro questo sacro arruolamento in patria, al santuario, che vi riporta il loro nome, qualche cosa della loro personalità! Son levate Ìn massa di famiglie ridiventate patriarcali nell l'isolamento nostalgico delle fazende e delle estancie, perdute per le immense f campagne, fra pampas e foreste. Alcuni casati mandano liste di venticinque, trenta e più nomi, dove si va dal bisavo e dalla bisnonna ai pronipoti, e si vede l . l'albero genealogico allargarsi copiosamente in branchi laterali. Nè sono dimenticati i poveri morti. Che dire poi dell'entusiasmo destatosi per il Centenario? Si inaugurarono .qua e là per le colonie cappellette e piloni; si collocarono nuovi quadri nelle case; si volle con generose offerte concorrere allo splendore delle feste di Torino, come si era concorso all'ampliamento ed ai restauri del . santuario, coll'interessamento che si adoprerebbe per le migliorìe ad una proprietà lontana, la quale si spera di rivedere e ritrovare quandochessia più bella e fruttifera. E le motivazioni delle offerte, nella loro forma spesso disadorna, sono .talora veri capi f ' d'opera di fiducia e di tenerezza verso la Madonna. Non fa quindi meraviglia se la Consolata risponde coll'abbondanza delle l grazie alla divozione semplice e profonda dei nostri cari emigrati; divozione che in sul suolo straniero pare svilupparsi con più larga e più dolce spontaneità, qual fiore esotico a cui il clima inusato accresce, anzichè togliere, splendore e fragranza. Oh sì, la Consolata benedica difenda dalle terribili malattie endemiche; impetri fecondità ai loro campi e fortuna ai loro traffici, e sopratutto conservi loro il tesoro della cattolica fede e della pietà religiosa, per cui essi sono sempre parti vive della 'grande unità della patria.

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