122 J1t eof}solata trova troppo pesante, chi troppo voluminoso o addirittura impo1·tabile per la forma; v'ha .chi dopo aver invidiato il fardello d'un compagno, litiga ora per disfare il cambio ottenuto a fatica; chi pretenderebbe sdoppiare un carico, sebbene composto di un sol pezzo; chi va a nascondere il carico già avuto, e poi si presenta· con faccia tosta per averne un altro, nella speranza che sia più leggero. E intanto ciascuno parla, grida, gesticola ; tenta mille imbrogli puerili..... (V. incis. a pag. 123 ). Quando alfine una carovana si mette in marcia in bell'ordine, un vivo Deo gratias l esce dal petto del missionario, che riuscito a ,liberarsi da una delle più gravi occupazioni materiali, può tornare in pace alle opere del sacro ministero, sorgente inesausta di pure consolazioni. « Molte qui me ne danno i piccoli Akikùyu, ricordandomi sovente la soave scena evangelica in cui il Divino Maestro li chiamò a sè, proponendoli a modello agli adulti. « Alcuni giorni or sono, andando a visitare i villaggi, capitammo in uno dove si faceva il mercato dei fagiuoli. Col fratello che m'accompagnava, mi cacciai 'tra i negoziatori e m'interessai degli affari, tanto per avvicinare ed essere avvicinato. Presto essendo conchiusi i contratti, partirono gli acquisitori, uomini spediti da negozianti indiani e coi quali, malgrado il buon volere, non mi era stato possibile dire una parola che non fosse di merce o denaro. Allora cominciai ad interrogare gli indigeni presenti sulle nozioni catechistiche altra volta già insegnate in quel villaggio. Alcuni zerbinotti Akikùyu - tutto il mondo è paese! - furono lesti e franchi a dirmi, quasi con vanto, che .essi non ne sapevano niente. Osservai loro che a giovanotti di spirito, come essi volevano essere, male si addiceva ignorare cose tanto importanti, e che se io era venuto ad inse· .gnarle loro, era appunto perché li amavo e desideravo che si facessero onore. La scena non tardò.a cambiare in mio favore. I zerbinotti, vergognosi mi si strinsero intorno, cosi gli uomini e le donne testè mercanteggianti ed incuriositi ora dal preambolo; intanto le suore mi conducevana graziosi gruppetti di bimbi e fanciulli, avvinghiatisi alle loro mani ed ai loro abiti. Tutti si posero a sedere a terra ; io mi accomodai allo stesso modo. Adocchiato un piccolino dall'occhio vivo ed intelligente, l'interrogai e n'ebbi cosi pronte e chiare risposte che tutti gli astanti restarono ammirati,: - Dio è uno, invisibile e non può morire..., L'anima degli uomini non muore; quella dei buoni va in paradiso, quella dei cattivi nell'inlerno, ecc. -Ribadii io stesso all'uditorio le verità contenute in quelle risposte di catechismo, poi (cosa per noi insolita, ma che stimai buona in quell'occasione) premiai il bimbo con una collanina, colmandolo di una gioia da non dirsi. - Vedete, soggiìinsi poi, questo fan· ciullo è buono e sapiente e Dio gli darà del bene. Imitatelo; tenete anche voi a mente le cose che vi ho dette ed avrete la stessa sorte. - Mi promisero di conserva1·e nel cuore le mie parole. Dio lo voglia! « E non sono rari i casi in cui i fanciulli, incoscientemente, compiono un vero apostolato. Or non è molto, Yennero a trovarmi due ragazzetti. Uno lo riconobbi subito: egli è da lun-'o tempo mio amico. Ed ecco come feci la sua conoscenza. Una sera le suore tornate dai villaggi ad ora assai tarda, mi dicono che Kamàn - cosi ha nome il ragazzo - è ammalato e versa in grave pericolo. Ceno in fretta, poi, accompagnato dal fratello Luigi e da un nero con una lanterna da campo, essendo notte fatta, parto alla volta del piccolo infermo, onde, se è il caso, battezzarlo. Lo trovai sufficientemente istruito: gli parlai del battesimo ed ei me lo richiese con insistenza ; anche tutti gli uomini che riempivano la capanna mi pregarono di darglielo. Ma non parendomi ancora disperata la guarLdone, dissi che sarei tornato il seguente mattino ed intanto avrei data al malato una medicina grandissima, molto costosa. Da quella sera il piccino migliorò mirabilmente ed in pochi giorni fu l sano. Subito si sparse largamente la voce della bontà del Padre, che va a curare i malati fin dur-ante la notte e li guarisce già
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