1.!1 eortsolata 121 giava per ricchezza di marmi e abbondanza di de?Orazioni l'altare della Consolata, situato pressapoco dov'è ora il passaggio tra la chiesa di S. Andrea e la nuova cappella di S. Valerico. A questi cinque altari corrispondevano nella navata di destra l'altare del Crocefisso e due porte, separate da un largo sfondo in cui erano due confessionali: una costruzione, come si vede, poco simmetrica e non certamente grandiosa. Per due scale laterali all'altar maggiore si scendeva nella cappella delle Grazie, che era pur sempre tenuta in venerazione, siccome sito della primitiva cappella di Arduino. Al tempo della visita apostolica, M.r Peruzzi trovò questa cappella sotterraneascura e poco decente, con due altari: quello della Beata Vergine e un altro consacrato a S. Valerico, del quale lì presso si conservava il corpo traslato poi all'altare della chiesa superiore. Nel 1608 la cappella delle Grazie era stata ridotta a miglior forma, ornata di colonne e di stucchi, concorrendo largamente nella spesa Donna Matilde di Savoia, moglie del marchese di Simiana , che vi pose sulla volta le sue armi e quelle del marito. (Continua). VITA DI MISSIONE Sotto questa rubrica nel passato giugno abbiamo fatto assistere i nostri buoni lettori al sorgere della prima casa in pietra nelle Missioni della Consolata, mostrando come il missionario càttolico, per.amore delle anime, non isdegni di sottoporsi anche ai pesanti lavori manuali, per lui inusati. Le scene che oggi esponiamo ci trasportano in altro campo, e facendoci seguire l'assidua vicenda della vita di missione, ci dicono che il missionario in mezzo all'inevitabile affaccendamento materiale non lascia un istante di occuparsi direttamente del porro unum che lo ha guidato fra gli infedeli, e ciò anche in una stazione come Limùru, la quale, e per la speciale sua destinazione e per ·trovarsi in luoghi non molto popolati, parrebbe la meno indicata per un proficuo apostolato. Invece, anche sui confini dell'arida Rifty Valley la grazia di Dio incoraggia l'assiduo lavoro degli operai evangelici, e le deserte campagne gia s'abballano di fiorellini. La Consolata ne affretti colla sua potente intercessione il pieno rigòglio e li muti in frutti di eterna vita! Missione di S. Giuseppe a Limùru (Dal diario del teol. Rodolfo Bertagnaj « Non mi sono mai sentito più missionario, scrive il teol. Bertagna nel diario del 1° trimestre 1905, come dacchè mi trovo a Limùru, dove l'affaccendarsi nelle più disparate occupazioni, ed il continuo via vai di persone e di cosemiricordanoche l'operaio evangelico deve essere buono a tutto, e che egli non ha di stabile se non lo scopo dell'opera sua. « Questa stazione-procura, sede dei nostri magazzini generali, è il nostro piccolo porto di mare, il punto di transito dove arriva dall'Europa e dalla costa africana, e d'onde parte per l'interno, tutto quanto serve ad approvvigionare le nostre missioni. Per conseguenza è qui cosa frequentissima la preparazione di carovane, ed anche oggi (20 gennaio 1905) fummo occupatissimi per avviarne una assai numerosa. Chi non ha pratica nel genere, s'immagina che il più sia fatto quando ogni cosa è stata divisa in cassette, balle e sacchi del giusto peso e confezionati in modo da conciliare, per quanto è possibile, la sicurezza degli oggetti col comodo del portatore. Invece, a questo punto incomincia il còmpito più difficile e noioso: quello di vincere l'innata indolenza e pigrizia del nero e di sventare i trovati dell'inesauribile sua astuzia. « Quanto volenterosi nell'offrirsi a noi in numero doppio o quadruplo del richiesto, i portatori sono restii a caricarsi alla prima del collo che loro tocca. Chi, malgrado la dimostrazione in contrario della bilancia, lo
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