102 W (20f1SO{ata Q O Consolata mia, quanto siamo lontani.... Si, è vero, lo so; Tu ci segui sempre, Tu ci ricambi d'amore, eppure noi poveretti abbiamo bisogno di inginocchiarci davanti alla Tua immagine del Santuario di Torino, e se mai, così lontani, vediamo a caso una Tua medaglia, un Tuo simulacro, qual consolazione! ci si allarga il cuore, è Torino, è la Patria. Ricordo l'anno scorso, in un' escursione, si era parecchi torinesi. A un tratto, sopra una casa, ecco un bassorilievo. _:_ La Consolata. - Ho gridato: la Consolata! - Quale gioia per tutti! Era Torino, era la famiglia lontana. Oh, voi mi comprendete, voi, assai più lontani di me, generosi Missionari di Maria Consolatriee. Voi sapete che cosa sia la lontananza della casa paterna; voi conoscete lo struggimento della nostalgia. Il nostro lavoro è luce sfolgorante, è forza, è gioia della vita, le nostre fatiche assidue ci ricambiano del santo orgoglio di vederci adoperare dalla Provvidenza, ma la nostra misera natura umana non ha che forze effimere da prestarci, e noi abbiamo necessità di forze vitali, vere, durevoli. Affidandoci a noi, in quali tremendi scoraggiamenti si cadrebbe! E cosi, istintivamente coll'anima nell'ora del riposo, dopo fatti intorno allo stretto orizzonte che ci attornia alcuni giri di orientazione, come la colomba che si dirige alla terra natia, noi di volo ci troviamo là dove la nostra Consolata ci aspetta, dove forse nello stesso momento suonano i nostri nomi su le labbra dei nostri cari, raccolti in preghiera. Noi saremo là, noi tutti assenti, quando la Sua fronte coronata di stelle risplenderà d·amore e di pietà nel santo giorno della Sua festa, e la vedremo sorridere, al nostro arrivo, all'arrivo delle nostre anime che Ella sola scorgerà, che La staranno tutto il giorno a cirçondare, che La seguiranno benedicenti nella storica processione divota. Varallo: Dal sacro Monte. B. / -o La Duc4essa d'Aosta ela Goqsolata Dono votivo delle Loro Altezze il Duca e la Ducl•essa d'Aosta alla Co••solata - La prima grazia concessa dalla Consolata alla Ducl•essa El(!na - I suoi sai'Jati ar sa••tuario - La Duchessa al Cottole11go - Nelle soffitte - Alle carceri - Commiato dei Oitrlli dalla Consolata - L'addio dei tori11esi n~lla partenza dei Duclti d'Aosta. Il mattino del 17 giugno, nella consueta sua visita ·del sabato, la Duchessa d'Aosta, in unione all'augusto Consorte, offriva al santuario della Consolata. una grande, ricchissima lampada di argento finamente cesellato, portante incisa la seguente dedica: Elena ed. Emanuele Filibe1·to di Savoia, uniti nella ?'iconoscenza enella devozione alla Ve_rgine Consolata- Dicembre 1904 (v. incisione pag.103). Il solenne omaggio di gratitudine dei Principi veniva a precedere quello del popolo per la festa della Consolata, ed era un commiatoche dalla Madonna prendevano i pii donatori in prossima partenza per Napoli, dove il Duca, d'Aosta fu testè chiamato a risiedere da un nuovo alto grado nella milizia. Così Élena, di Savoia-Orleans chiu4eva qui dove l'aveva. iniz-iato, cioè ai-piedi della Consolata, il pe· riodo della sua vita scorso a Torino, e che non solo fu per lei fecondo di alte virtù e di .purissime gioie domestiche, ma nel quale ella, trovata la sua via, prese ad esercitare una missione sociale, di cui il gran pubblicoappena intravvide la bellezza quando la ma· lattia dell'augusta Donna e la sua miracolosa guarigione, sollevarono successivamente un coro universale di rimpianti e di preghiere, e poi di rallegramenti non ispirati certo da,· vana adulazione. Ora che la Duchessa d'Aosta ha lasciato- (ma speriamo per non lungo tempo) Torino, il nostro periodico sente il gr,adito dovere di raccogliere e fissare, con rispettoso riserbo, sulle sue colonne alcu~Hratti presentanti in pallido abbozzo l'esempio altissimo che la, principessa a.noilascia di vera divozione alla Consolata, ancora una volta mostrando come la pietà religiosa sia utile ad ogni cosa.
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