DI LONTANO Soventi ci accade, anima mia, non è vero? Soventi, nell'ora del tramonto, che è l'ora {].el riposo, noi ci volgiamo istintivamente verso l'imboccatura della valle, dove il piano s'allarga, dove il fiùme, non più costretto a lambire la montagna che s'inalza a picco, si svolge in larghi giri per la pianura verde. Lo s'guardo si avanza nell'ampio ·orizzonte lontano, e si ferma al lii;nite estremo; poi, più in là si avanza il pensiero. Si avanza, -e giunge - e tu, anima mia, hai uno struggimento di tenerezza che ti fa tremare, perchè là è Torino. Noi siamo a Torino, non è vero, anima mia? E ci seguono questi suoni sommessi dell'ora dolce, lo stormire dei castagni, i primi voli delle farfalle notturne, il discreto gorgogliare della fontana, il gemito delle tortore che si dispongono al riposo, e ci segue la fragranza del giardino, e il tepore che rimandano ancora queste bianche mura, e lo splendore delle prime stelle. Ma noi siamo a Torino; è compiuto il viaggio: è ben qui {].ove· si voleva giungere. Entriamo. È tardi, il Santuario odora d'incenso (si, e vero, è stata data la Benedizione); fra poco si.chiuderà; ..... oh, nessuno ti potrà scacciare, anima mia! Tu vai d'un volo a battere le tue ali contro il Santo Tabernacolo, contro il quadro della Consolata, e nel profondo silenzio dell'ora, nella fragranza dei fiori, nel fascino del mistero tu seJ,lti il refrigerio dell'oasi, il riposo che tanto tanto ti _ abbisogna; e che avevi messo fra le tue speranze nell'aZ di là. La Consolata: eccoci qui in ginocchio alla balaustra a rinnovare la nostra offerta con una preghiera senza parole, a rivivere la nostra vita con un pianto senza lacrime, eccoci a fissare lo sguardo nelle nostre speranze, collo struggimento dell'attesa. Oh, è vero, è vero! siamo così lontane! Si, lo credo: ' dovunque· tu mi guardi, dolce Madre Celeste, dovunque sei la Madonna; da tante immagini meravigliose e divote, Tu mi guardi in questa forte terra, su questo Monte a Te consacrato, ma io ho bisogno di raccogliermi fra le mura del Tuo Santuario a Torino.... Sia::no lontane..... Ecco: rientrano le donne colle gerle cariche di fieno: i cani abbaiano correndo ad avvertirmene. Oh, povera me! Si stava così bene alla Consolata! Dunque,. ritorniamo. Ecco la piazzetta. È sabato..... Quante carrozze ! Si entra a fatica, per noi è cosa da niente: nessuna donna di Porta Palazzo ci urta col canestro della spesa, nessuna venditrice di candele ci assedia. Siamo nella galleria dei quadri- che tanto hanno deliziato la nostra infanzia - con quelle situazioni terribili che ci facevano tremare di spavento. Ora uno sguardo alla sfuggita; andiamo, andiamo! 1 Suona una Messa! Oh, le Messe della Consolata! Qualche vol1ia mi pare di non doverne più sentire. Oh, come quelle mai più! Da quando si andava bambine con tanta gioia alla Consolata, non sai che sono passati tanti, tanti anni, ma si, tanti, tutti in una volta, come se il tempo li avesse gettati tutti ad un tratto su queste povere spalle insieme ~Ila croce cosi pesante per noi..... oh, così pesante, che noi la dicevamo impossibile;- ricordi, anima mia, non è vero? E fu possibile! Oh, come quelle Messe io non ne sentirò mai più! Sono venuta qui, Consolata mia, per una lunga serie di mattine, all'alba..... a invocarti, speranza ultima dei disperati. O Consolata mia, Ti hanno incoronata l'anno scorso i Tuoi Figli con tante gemme preziose, ma Tu in Cielo Te ne fai un'altra corona, e Tu hai voluto la mia gioia per la Tua corona del Cielo -non è vero? Ci sono state tante donne che hanno sacrificato per la Tua corona di quaggiù i loro monili..... Ma il mio sacrificio, Maria! Tu chini lo sguardo pietoso e mi dici: Te la serbo. E la mia anima in un impeto di desiderio, vorrebbe dare uno strappo a questi vincoli mortali e Ti grida: Oh, presto, presto! subito!.... Mi è caduta 'una foglia su la mano. Alzo il capo; chi sa, come fu! È ancora verde.... forse un insetto l'ha staccata. È quasi buio. Un usignuolo canta. .,
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=