104 w eo.,solata sotterranea, dove si trattenne alquanto in raccolta preghiera; depose quindi reverentemente sull'altare due cuori d'argento di squisita fattura, con incis.a la data 21 ottobre 1898. Nell'uscire allo s,tesso sacerdote che già l'aveva accompagnata nella prima visita disse: La Madonna me l'ha fatta la grazia che ero venuto ad implorare: oggi sono venuta a ringraziarla. Da quel .tempo la principessa - sempre quando era a Torino e non assolutamente impedita - non mancò di venire puntualmente al santuario ogni sabato. D'ordinario vi arJ:"ivava verso le otto e mezzo ; udiva la messa celebrata a sua intenzione nella cripta, facendovi la S. Comunione, talora insieme col Duca d'Aosta. Cosi Elena d'Orleans andava man mano facendo più intimamente sua la divozione caratteristica di Tòrino e della Càsa, di Savoia. E come l'ape fa dei fiori, ella s.eppe cogliere la vera essenza del pio culto alla Consolata, e mentre ne trasse per sè calore e forza meravigliosa di bene, ne ebbe impulso potente a riversare sugli affiitti d'ogni specie quella consolazione che ella veniva a domandare ed a ricevere da Maria SS. * * * Parallele alle periodiche visite della principessa al santuario cominciarono quelle agli istituti di beneficenza. Moltissimi vecchi torinesi si troverebbero certo impacciati a comporre ·l'elenco delle innumerevoli istituzioni benefiche che sono la gloria di Torino; ma la Duchessa d'Aosta, venuta fra noi giovane d'anni, poco esperta della città, pur seppe in breve conoscere e penetrare in ogni pio luogo dove la miseria sotto tutte le sue forme è raccolta e sollevata, cominciando da quel Ricover? dei poveri vecchi da lei prediletto, fino ai più umili ed ignorati Asili d'infanzia e pei lattanti. Per sapere di che genere fossero le visite della Duchessa, seguiamola in quell'emporio d'ogni umana miseria che è l'ospedale del Gottolengo. D'ordinario, in questi ultimi anni, l'augusta ·Donna vi si recava ogni sabato, uscendo dalla Consolata. Deposti mantello e cappello, cingevasi un largo grembiale bianco, coprivasi il capo con una certa sua cuffietta, e cosi preparata entrava in funzione di vera . suora infermiera. .Per tutti i malati .aveva una dolce parola, un sorriso confortatore; a ciascuno cercava di prestare qualche servizio; ma i suoi preferiti erano i tribolati da più gravi malanni, i più accasciati dallo stato miserando a cui si trovavano ridotti. Le buone suore dell'ospedale temendo, ed a ragione, che ella misurasse la carità al suo desiderio. più che alle sue forze; cercavano talora di non !asciarla avvicinare a certi letti, di risparmiarle certi spettacoli, ma la Duchessa, tosto accorgendosi che le si voleva nascondere qualche cosa, sapeva con insuperabile sagacia scoprire ed avvicinarsi anche ai colpiti dalle più schifose infe~mità, agli affiitti dalle più orribili piaghe, e con maggior zelo si poneva a curarli. Naturalmente era in ciò alquanto inesperta da principio, ma postavisi coll'impegno che altri apporterebbe nell'apprendimento dell'arte più lucrosa, seppe ben presto fare a perfezione lavature, medicazioni e bendaggi. Citiamo un caso tipico: Tra i ricoverati stava una povera vecchia, il cui corpo, per gravissime scottature, arasi fatto una piaga sola: risparmiamo i dettagli ai nostri lettori. Scopertala, come soltanto in tali casi usava con disinvolta semplicità,,la Duchessa aveva fatto atto imperativo e voluta per sè quel mattino la miserella, accingendosi a farle la medicazione prescritta .dai dottori. Ma cominciato appena a togliere le bende, la materia putrida flui con tale abl:JOndanza e pestifero fetore, che la nobile quanto coraggiosa infermiera svenne. Le suore, spaventate, le si fecero attorno colla più affettuosa premura, ma ella, riavutasi tosto all'aria pura dal miasmatico effetto, le rassicurò levandosi forte di volontà: Non è nulla, non è nulladisse -e volle assolutamente tornare sola presso la vecchia disgraziata, sbendarla interamente, farle le lavature colla soluzione disinfettante, rimetterle la garza fenicata e le bende sulle piaghe.
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