Luglio 1905 A.n.n.o VII : N. '7 =~~UA~ ~rr~8 . o ~=~o~~~~..J) ~~ (~ CONSOLATRIX ET PATRONA ~ v~~F><,V,. F><,~ r• r> ( .. ~, a , ~ periodico ~eli~ioso Mef1sile DIREZIONE ESCE PRESSO LA SACRESTIA AL PRINCIPIO DBL DEL MESE SANTUARIO DBLLA CONSOLATA
D Periodico si spedisce a ehi farà l'offerta annua di almeno L. 1,50 per le Missioni della Consolata in Africa. Per l'estero l'offerta è di L. 2,50. ~-------------------------------~ OFFERTE PER L'AMPLIAMENTO DEL SANTUARIO ...... ---. O 1qllaaoo Uaa figlia di Maria, p. g, r., 8 - 8. ••urlzlo, V. V., un paio crecchini - Cumlane. Hattalia Paolino, 1 - Borgone. Comoglio Teresa, 6 - Balhino Clementina, Il - Trana. Motta can. Gh· como, 2 - Brloheraalo. D. F., 6 - F. T., 11,50 - Feletto. Guglielmetti Giuteppe, p. g. r., Il - Casablanca. Llna Casa~e, Il - Argentare. B. G., Il - Caramagna. Gbiherti Giacomo, 6 - Giaveno. Tesa& Maria, Il - Oaatelnuovo. Marohisio Giovanni, 5 - Venaria, Giuseppina Gamba, Il - Olevano Sonetto Olimpia, p. g. r, Il - 01mblano. Torta Giovanni, B -Corio. Enrico Francesca, 2- Buttlgllere. A schieri Giu~eppe, 1- Cevou,. Martin! Giuseppe, 2- Sort lle Genovese, 2 - Vlllafl'enoe. Lingiardo Sim(ne, 6 - Sorelle Chiappero, 1,~0 - N. N., Il - Cellegno. Gorgerino Giuseppa, l - VIgone. Teodoro Lera, inv. prot., 6 - N. N., inv. prot., Il - Poirino. Angela Collino, p . g, r., 5 - Luisa Camt rana, p. g. r., 5 - &•Ili. L. R., 10 - Ancona. Innocenza Brunetti, 6 - Tenerla. Brusoni Fortina, Il - •oretta. G. B., iav. gr., una catenella d'oro - M. L., inv. gr., un anello d'oro. Torino. Bona Berla D'Argentina, p, g. r. 1 5 - M. P., 0,50 - N. N., p. g. r., 1 - Scavino Lucia, p. g. r., 6 - N. N., p. g. r., 1 - Fossati ViviDa, IlLabJratorio S. Massimo, 6 - Guerdno Paolina, lPozzetti Margherita (otf. mena.), l - Vione Cesarina, iav. gr., O 5)- N. N., Il - V. D. B., nel primo anniversuio della sua Mariuccia, lO - levra Tere· aina, inv. gr., 5 - C. F., inv. gr., l - Tca Madda· lena (otf. meni.),l- Ida A., riconosc3nte, 1- N. N., 6 -Famiglia $iastaudo, p. g. r.,5 -M. F., 1-N. N.,2 - Girardi Clara, Il - N. N., p. g. r., Il - Brinatti Clara, 0,60 - N. N., p. l• r., 5- Michele Leverone, Il - Fortina Giuseppina, Il - Famiglia Puglia!, H - B. L., p. g. r., l - Coniugi Maritano, 6 - Rainaud Maddalena, per l'ottenuta guarigione del figlio, 10 · - Carpegna Anna, 5 - Grsglia Funce1ca, 2,50- . Giulia Cappa, inv. prot., Il- Costa Rita, l - Arrigo Felice, li - Santina Carolina, l- Qu:sta Luigia111 - Sorelle Tosi, Il - Breno Giuseppe, p. g. r., l .,... Promis Teresa, 5 - G. L., O [0 - Ferrua Luigia, Il -B. I. G., 5 - Enrici Maria, Il - N. N. in suffragio, 6 - Bertello Vittcria, 4 - Maria Garelli, p. g. r., un braccialetto - Giargia Ernuto,· 2 - Schenone Umbellina, inv. compimento di grazia, 12 - Adele Cappi, p. g. r., un paio orecchini - Muzlo Carolina, Il - Debernardi Enrichetta, 10 - Bianca Debernardi, l - Rossetti Maddalena, Il - Sibaldi Enrichetta, 10 - Pezzi cav. Luigi, 2- Vannara Cat· terill&, 2 - Tricerri Catterina, 2 - Degioannl .Mar· gllerita, p. g. r., l - Barale Pietro, p. g. r., 6. Cuorgni. Vedova Pdrardi, l - Chiusa. Ambraaio Maria, 4 - •one. Gruaro Agnese, Il - Cardi. Bollati Giacinta, p. g. r., 6 - Cevour. Tolin Anna, l - Manoaatlno. Soffiantino Clorhlda, 6- Pinerolo, A. R. L., 2- Oavour. Tommasina Reynaud, p. g. r.,li - VIgone. Contessa Buoncompegni, l - Milone Maria, O,fO - Torl'epellloe. Staubli Argelina, 6 - 8. Maurizio. Assalto Teresa, Il - Vercelli. Bellia Je1n1:e, BO - Clrli. F. A., l - Oaaalne. G. A. L., p. g. r., 6 - Oaramagna. Gallo Gerolamo, 2 - Ca· rignano. Gattino Antonietta, li- B.sco Catterina,ll - Scmmarlve. Callllis Gio. Battista, 1nv. gr., 6 - Vl.eveno Moglia Albina, p. g. r., 6 -Modena. Conte Luigi Gandini, 6 - S. Giovanni. MinLtti Paoh, p. g. r., 5 - Oevour. Vittone Margherita, p. g. r., 4 - Ozegna. N. N., 5 - Fobello. Chiesa Irma, 6 - Crppomerelll. I h~mbini Erm'lnno e Anna Tabacchi perchè b CoilBolata li protegga sempre, 114-S. l'ler d'Arene. Emilio Minianrgo, 6 - Palmi. Nioola RJssi, l - Arborio, Picco Celestina, Il - Flnelb :»rgo ~bria Sangui netti, Il - T avegnaaoo. Caretti D. Stefano, p. g. r., 2 - T. B., p. g. r., l - Monoellerl. FrauceJca 'Belley (off. mena.), l - Pleoenza. Palliani Carolina, 11,60-Trisobbio. Zanobb:o avvocato Giovanni, p. g. r.1 Il - Caealne. Dora Peverati, p. g, r., 6- A'plgnano. N. N., 10 - Norza B.ita, 2 -Cuneo. Suor Damiana AufosJi, 6 - Conaonni T. Carlo, 6 - Foglizzo. SJhina Pietro, 6 - Foa· a<o. Panaro Catterina, Il - Livorno. Edoardo SilvEBtre, li - Montaldeo. Denegri Lu'gi, 4 - Coassolo. Vietti Garrone Giuseppe, 10 -Valdengo. Rina Lonetto, 2- Oeramegna. Nasi Annetta, p, ·•· r., fi. Torlne. Q 1aranta .Maria, 10 - Andreozzi professore D. Luigi (off. mllls.), l - Emilia Girard, 5 - Lanz~ F•lice (otf. mena.), l - Can. prof. Vincenzo Papa, 11,60 - B. N., 8 - N. N., 5 - A. B., implorando salute per una cara amica e protezione sulla f~miglia, 5 - Iag. Guidi, 5 - Manzetti Clotilde, Il - L. V. (otf.mena.), 0,50 - Vigliani Camilla, per la guarigione del ftatello, Il - Bertolino Meti'de (otf. mena.), l - Benedetto Eleonora, 2 - EDrichetta Maina, in adempimento di voto, 6 - Tinna Bar,icce, p. g. r., 8 -Caprile Domenica, Il - Amalia Costa, li - Dondaua Giovanni (otf. mena ), l - Bononi Luigi, p. g. r., 1.6~ ed una catena d'oro - Giorgetti Catte· rina (,tf. mena.), l - N. N., Il - Costa Lorenzina, p. g. r., 10 - Pich Clara·, li - N. N., Il- Albertina Peretti, 0,60- A. S., 10 - Morano-Alasi& Clura, 6 - N. N., 6 - G. A., sperando completa guarigione, t ' - Berra Pier Lu'gl ed Emma, l- Salero Carolina, 6 - A. V., l - Emilia Panonti, l - L. G., 2fi- - Bo nino Catterina, 6 - E. D. I , p. g. r., Il - Giacinta 'l'essi, p.g. r., 5 - llazzanti Mauro lotf. mena.), l - Cibrario Catterina, 6 - N. N., p. g. r., 6 - Michele Agnone,'impl. gr., un anello d'oro - Plinius, 0,20B gliazzini Anna, 5 - Tereaa e Adolfino Alherti (otf. mena.), Il -D. Giuseppe, p. g. r., l - N. N., 10 - Ivaldi Teresa, p, g. r., un anello d'oro- Novarue Teresa, 2 - Varino O:impia, impl. gr., 10 - N. N., in adempimento di promessa f .• tta, 16 fO - Conte Prat, 6 - Avenati Teresa, l - B;asao Spirita, me dagli& e catena d'oro - Borio Berafina Allagno, p. g. r., l - Gaidano Luigia, 2 -Conti Maddalena, p. g. r., 2 -Flavia Demonte, li-Emilia Bcs.h:Iia,2
~~nsoiata PERIODICO RELIGIOSO MENSILE DIREZIONE SOl\o::ll\<I:ARIO PRESSO LA SACRESTIA DELLA CONSOLATA TORINO La festa della Consolata il 20 giugno 1905 - Il Cardinale Vannutelli alla Consolata - Lapide commemorativa delle passate feste centenarie- Di Lontano- La Duchessa d'Aosta e la Consolata - Storia del santuario della Consolata in Torino- Relazioni compendiate di grazie ricevute- O~getti offerti in giu~no - Indulgenze a chi visita il santuar1o nel mese di lugho - Orario delle Sacre Funzioni pel mese di luglio - O/l'erte per l' nmpliame11to del sa11tuario e per le missio11i della Co11Bolata ;,. Africa. b LA FESTA DELLA CONSOLAT A i.1 20 Gi.ugn.o 1906 Ancora una volta tornò ed è passato sulle 'anime con effi~vi di paradiso il giorno benedetto. La cara, la grande solennità dei Torinesi è tornata col suo carattere antico ed _essenziale di tenera divozione e di consapevole speranza, ma altresì con quella certa novità d'aspetto, propria delle cose vive, le quali continuamente mutano nelle forme accessorie, secondo il diverso atteggiarsi degli spiriti portato dal naturale variare delle circostanze. (l) tive pompe esteriori, ma piuttosto di spontanei atti individuali di culto a Maria SS. Consolatrice, riuniti e fusi in mirabile concerto di cuori e di volontà; con dimostrazioni tanto ipiù e~oquenti quanto meno ufficialmente promosse e regolamentate. Il carattere e, per cosi dire, la peculiare fisionomia della festa della Consolata di quest'anno fu di rispecchiare ancora e riprodurre, nella sua parte più intima e bella, qualche cosa del magnifico m~vimento d~l ~ Centenario. E ciò, non col ripetersi di collet- ~ Tra queste dimostrazioni vanno in prima linea segnati il concorso di visitatori al santuario nella novena e nella festa, e l'illumi· nazione della vigilia. Certo che nello storico tempio non si affittirono più le folle strabocchevoli, chiamatevi nel 1904 dai grandi pellegrinaggi e dalle attrattive delle funzioni eccezionalissime. Ma, fatta astrazione dal passato anno menìorando, ancora mai non si era raggiunto nel giorno 20 giugno il numero delle S. Comunioni toccato nel 1905. L'af-
98 1.2 eo.,so1ata Q ~ ~ ·~c:~~~~~~==-==--"' fiuenza di persone d'ogni ceto a venerare la ~ nitevi, sia per la nota commoventissima taumaturga imagine fu affatto straordinaria ~ degli angioletti. Il nostro popolo, inviando e, favorita dai miglioramenti grandi portati ~ ad onorare la Consolata i suoi bimbi, va:Ie alla circolazione dagli eseguiti lavori, si svolse a dire quanto ha di più caro e prezioso, per tre giorni incessante, in quel modo or· _ svela intero il suo intimo sentimento, in cui dinato e tranquillo che tanto s'addice al luogo un santo orgoglio si fonde bellamente colla di grazie e che, permettendo un bastante rac-1 pietà; ed anche' nelle manifestazioni che coglimento interiore di ciascuno, dà alla pri- - a prima vista possono parere puerili, ha vata preghiera lo slancio coll'esempio generale qualche cosa del sublime pro aris et focis, e tutti fa partire soddisfatti dai piedi di ~ e par dire: Chi tocca la nostra Madonna, Maria Santissima. tocca il sangue nostro! La testata del sacro Se nell'occasione del Centenario si ebbero corteo già era ritornata sul piazzale del parziali, artistici trionfi di lumi grazie alla santuario, quando ne usciva il clero. S. E. il santa gara sorta tra i divoti della Consolata, l Cardinale Arcivescovo, che ·precedeva la l'illuminazio11e di Torino non aveva tuttavia statua della Consolata, commosso a quella allora raggiunto quel carattere di vera ,ge- vista·, benedisse all'avanguardia sacra la neralità, che buoni osservatori vi notarono ~ quale veniva così a congiungersi collo stato spiccatissimo in quest'anno. Non un isolato maggiore, facendo della processione come affatto buio; raro il trovare un palazzo, una un cerchio aureo di figli amorosi stretti alla casa in cui non fosse almeno qualche alloggio loro Madre celeste, Maria Santis:3ima Conilluminato, qualche finestra splendente, un l solatrice. abbaino occhieggiante verso il cielo, quasi L 'annuale ritorno delle sacre festività=è sentinella avanzata della Madonna. E dal- da un moderno scrittore paragonato, negli l'ampiezza ognor crescente della città, che effetti benefici sulle anime, all'avvicendarsi porta i segni della ·benedizione della Con-~ delle stagioni che, colle opportune variazioni solata, i lumi si diffondevano a segnare il · atmosferiche, portano la fecondità ai campi circuito dei sorgenti grandiosi sobborghi e la salute alle città popolose. La similitulontani, la gloria delle ville e delle torri . 1 dine, tra noi, conviene più sp~cialmente alla che corona le nostre belle colline. Veramente festa della Consolata, all'annuale rinnovarsi splendida fu poi l'illuminazione nelle adia- di questo miracolo con cui la Madonna non cenze del santuario, compresa la via Gari- solo rinnova il fervore dei suoi divoti, ma :::::=~::~~:.:r:;::~f!: ~ :~:~rl:::::mps:~;:::~::!t:~ minato apparve il palazzo della Cisterna, fJ la verità e la bellezza della religione catdimora dei duchi di Aosta l tolica, e loro parlando coll'esempio delle Anche la processione pr~se la caratteri- moltitudini credenti, col linguaggio dei fatti stica· della giornata, risvegliando le remi- ~ innegabili, dolcemente li invita a parteciniscenze del Centenario, sia per l'imponente pare alle grazie che della sua festa sono numero di pii Ritiri e di Compagnie conve- sempre i celesti ricordi. ~
J11 eof1SO{ata 99 Q ·ìiiJ~ D lL CARDINALE VANNUTELLI ALLA CONSOLATA N el fausto anniversario della nuova incoronazione della Consolata, al ·Rettore del santuario parve doveroso rinnovare l'espressione della riconoscenza sua e dei buoni torinesi a S. E. il Cardinale Vincenzo Vannutelli, che alle solennità centenarie portò tanto lustro colla sua presenza e coll'adempimento del mandato ricevuto da S. S. Pio X, inviandogli nel tempo stesso una nuova, grande fotografia dell'effigie taumaturga colle nuove corone. L'esimio Porporato si degnò d'accettare cordialmente l'omaggio, e colla squisita bontà che lo distingue volle tosto rispondervi con lettera tutta di sua.mano, in cui ancora una volta manifesta la sua divozione alla Consolata, ed insieme il vivo, graditissimo ricordo che E.~li serba delle nostre feste e dell'entusiastica accoglienza fattagli dalla cittadinanza di Torino. Pubblicando il prezioso autografo noi crediamo di interpretare il desiderio dei nostri lettori e di procurare loro una dolce soddisfazione. o Roma, 20 Giugno 1905. REv.Mo Sm. CANONICO, Oggi p1·ecisamente, come per 1·innovare nel mio cuore le gioie provate l'anno scorso in . Torino, mi è giunto il bel quadro, 1·appresentante la cam Imagine della Consolata. Con animo commosso 1·endo a Lei gmzie, · Reverendissimo sig. Canonico, pel gradito dono e più ancom pel delicato pensiero. • Mi sarà di conforto rivolgere i miei sguardi e le mie suppliche alla nostra Celeste Madre, ricm·dando in pari tempo la pietà de' To1·inesi e l'ammirabile zelo dei sacerdoti assistenti del Santuario. Ella ed i suoi con(1·atelli si rico1·dino di me a piè del Venemto Altm·e, e siena certi ch'io non dimentiche1·ò giammai i bei giorni ch'ebbi la ventum di passm·e in Torino per l'ottavo Centenario della Consolata l Accolga, Rev.mo sig. Canonico, co' miei ringraziamenti, i sensi della mia affettuosa stima e mi creda semp1·e Al Rev.mo sig. Canonico GIUSEPPE ALLAMANO RETTORE SAN'l'UARIO CONSOLA'.rA- T ORINO Suo dev.mo t VINCENZO Card. VANNUTELLI i t ~!~~======~== !J ~~~=~====~~==:~~~ LAPIDE COMMEMORATIVA DELLE PASSATE FESTE CENTENARIE L'11 p. p. giugno, primo giorno della Novena in preparazione alla Festa di quest'anno, ricorreva il primo anniversario della consecrazione del Santuario fatta dall' Em.mo Cardinale Richelmy, nostro Arcivescovo. L'occasione parve opportuna per inaugurare una grande lapide commemorativa della celebrazione dell' VIIt centenario. L'iscrizione, qui a tergo ripor· tata e tradotta, fu composta dal Rev.ruo Can. Prof. Vincenzo Papa, chiarissimo cultore delle discipline storiche, e del quale è pure assai apprezzato fra i dotti in materia il valore nella scienza epigrafica. La magnifica lastra marmorea, su cui fu incisa a lettere d'oro l'iscri· zione, venne collocata nell'edicola dove trovasi il monumento delle Regine, accanto all'altar maggiore ·in cornu evangelii. Alle nuove, lontane generazioni di torinesi, essa dirà che anche al principio del XX secolo era viva fra noi la fede degli antenati, concorde nel popolo subalpino e nei suoi Principi la tradizionale devozione alla Consolata, e loro proverà ancora e sempre che al culto verace di Maria SS. ed allo splendore dei santuario, la Provvidenza volle legata la prosperità di Torino.
100 J1t eof}SO(ata caas~~~~~~~~·-~~ie~~~----~~~~~~~·~,a.~-.~~--~•OO TEMPLU?.f IN HONOREM BEATAE MARIA~ VIRGINIS A CONSOLATIONE STIPE UNDIQUE COLLATA NUPER INSTAURATUM ET QUATTUOR CELLARUM ACCESSIONE AURO MARMORIBUS ·PICTURIS TECTORIO OPERE EXORNATUM AUGUSTINUS RICHELMY CARDINALIS ARCHIEPISCOPUS TAURINENSIUM RITE CONSECRAVIT ' III IDUS IUNIAS AN. MCMIV IMAGINEM BEATAE MARIAE VIRGINIS VATICANO DIADEMATE IAM REDIMITA.M VINCENTIUS VANNUTELLI CARDINALIS PII X PONTIFICIS MAXIMI VICE FUNGENS A QUINQUE CARDINALIBUS 1\fAGNOQUE [ARCHIEPISCOPORUM ET EPISCOPORUM NUMERO CIRCUMDATUS PII X PONTIFICIS MAXIMI REGINAE MARGARITAE MULIERUM PRINCIPUM DOMUS SABAUDAE ALIORUMQUE COMPLURIUM OFFERENTIUM MUNERIBUS ADAMANTINA CORONA DECORAVIT XIV CAL. JULIAS AN. MCMIV CURANTIBUS CANONICO JOSEPHO ALLAMANO RECTORE SODALIBUSQUE SACERDOTIBUS JT. Papa. --------- - - ( Traduzione )----------- IL CARDINALE AGOSTINO RICHELMY ARCIVESCOVO DI TORINO QUESTO TEMPIO A ONORE DELLA BEATA VERGINE MARIA « LA CONSOLATA » INSTAURATO DI FRESCO CON DENARO RACCOLTO D'OGNI PARTE E RABBELLITO DI QUATTRO NUOVE CAPPELLE, D'ORO, DI MARMI, DI PITTURE, DI STUCCHI CONSECRÒ SECONDO IL RITO ALLI UNDICI GIUGNO DEL 1904 IL CARDINALE VINCENZO VANNUTELLI LEGATO DEL SOMMO PONTEFICE PIO X E INTORNIATO DA CINQUE C~RDINALI CON NUMERO GRANDE DI ARCIVESCOVI E DI VESCOVI L'IMAGINE DELLA BEATA VERGINE MARIA GIÀ ADORNA DELLA CORONA VATICANA FREGIÒ DI ADAMANTINA GHIRLANDA PEI DONI DI PIO X PONTEFICE SOMMO DELLA REGINA MARGHERITA DELLE PRINCIPESSE SABAUDE E D'ALTRI MOLTI OFFERENTI A' DICIOTTO GIUGNO DEL 1904 A CURA DEL CANONICO GIUSEPPE ALLAMANO RETTORE E DE' SUOI CONFRATELLI SACERDOTI l JT. Papa.
DI LONTANO Soventi ci accade, anima mia, non è vero? Soventi, nell'ora del tramonto, che è l'ora {].el riposo, noi ci volgiamo istintivamente verso l'imboccatura della valle, dove il piano s'allarga, dove il fiùme, non più costretto a lambire la montagna che s'inalza a picco, si svolge in larghi giri per la pianura verde. Lo s'guardo si avanza nell'ampio ·orizzonte lontano, e si ferma al lii;nite estremo; poi, più in là si avanza il pensiero. Si avanza, -e giunge - e tu, anima mia, hai uno struggimento di tenerezza che ti fa tremare, perchè là è Torino. Noi siamo a Torino, non è vero, anima mia? E ci seguono questi suoni sommessi dell'ora dolce, lo stormire dei castagni, i primi voli delle farfalle notturne, il discreto gorgogliare della fontana, il gemito delle tortore che si dispongono al riposo, e ci segue la fragranza del giardino, e il tepore che rimandano ancora queste bianche mura, e lo splendore delle prime stelle. Ma noi siamo a Torino; è compiuto il viaggio: è ben qui {].ove· si voleva giungere. Entriamo. È tardi, il Santuario odora d'incenso (si, e vero, è stata data la Benedizione); fra poco si.chiuderà; ..... oh, nessuno ti potrà scacciare, anima mia! Tu vai d'un volo a battere le tue ali contro il Santo Tabernacolo, contro il quadro della Consolata, e nel profondo silenzio dell'ora, nella fragranza dei fiori, nel fascino del mistero tu seJ,lti il refrigerio dell'oasi, il riposo che tanto tanto ti _ abbisogna; e che avevi messo fra le tue speranze nell'aZ di là. La Consolata: eccoci qui in ginocchio alla balaustra a rinnovare la nostra offerta con una preghiera senza parole, a rivivere la nostra vita con un pianto senza lacrime, eccoci a fissare lo sguardo nelle nostre speranze, collo struggimento dell'attesa. Oh, è vero, è vero! siamo così lontane! Si, lo credo: ' dovunque· tu mi guardi, dolce Madre Celeste, dovunque sei la Madonna; da tante immagini meravigliose e divote, Tu mi guardi in questa forte terra, su questo Monte a Te consacrato, ma io ho bisogno di raccogliermi fra le mura del Tuo Santuario a Torino.... Sia::no lontane..... Ecco: rientrano le donne colle gerle cariche di fieno: i cani abbaiano correndo ad avvertirmene. Oh, povera me! Si stava così bene alla Consolata! Dunque,. ritorniamo. Ecco la piazzetta. È sabato..... Quante carrozze ! Si entra a fatica, per noi è cosa da niente: nessuna donna di Porta Palazzo ci urta col canestro della spesa, nessuna venditrice di candele ci assedia. Siamo nella galleria dei quadri- che tanto hanno deliziato la nostra infanzia - con quelle situazioni terribili che ci facevano tremare di spavento. Ora uno sguardo alla sfuggita; andiamo, andiamo! 1 Suona una Messa! Oh, le Messe della Consolata! Qualche vol1ia mi pare di non doverne più sentire. Oh, come quelle mai più! Da quando si andava bambine con tanta gioia alla Consolata, non sai che sono passati tanti, tanti anni, ma si, tanti, tutti in una volta, come se il tempo li avesse gettati tutti ad un tratto su queste povere spalle insieme ~Ila croce cosi pesante per noi..... oh, così pesante, che noi la dicevamo impossibile;- ricordi, anima mia, non è vero? E fu possibile! Oh, come quelle Messe io non ne sentirò mai più! Sono venuta qui, Consolata mia, per una lunga serie di mattine, all'alba..... a invocarti, speranza ultima dei disperati. O Consolata mia, Ti hanno incoronata l'anno scorso i Tuoi Figli con tante gemme preziose, ma Tu in Cielo Te ne fai un'altra corona, e Tu hai voluto la mia gioia per la Tua corona del Cielo -non è vero? Ci sono state tante donne che hanno sacrificato per la Tua corona di quaggiù i loro monili..... Ma il mio sacrificio, Maria! Tu chini lo sguardo pietoso e mi dici: Te la serbo. E la mia anima in un impeto di desiderio, vorrebbe dare uno strappo a questi vincoli mortali e Ti grida: Oh, presto, presto! subito!.... Mi è caduta 'una foglia su la mano. Alzo il capo; chi sa, come fu! È ancora verde.... forse un insetto l'ha staccata. È quasi buio. Un usignuolo canta. .,
102 W (20f1SO{ata Q O Consolata mia, quanto siamo lontani.... Si, è vero, lo so; Tu ci segui sempre, Tu ci ricambi d'amore, eppure noi poveretti abbiamo bisogno di inginocchiarci davanti alla Tua immagine del Santuario di Torino, e se mai, così lontani, vediamo a caso una Tua medaglia, un Tuo simulacro, qual consolazione! ci si allarga il cuore, è Torino, è la Patria. Ricordo l'anno scorso, in un' escursione, si era parecchi torinesi. A un tratto, sopra una casa, ecco un bassorilievo. _:_ La Consolata. - Ho gridato: la Consolata! - Quale gioia per tutti! Era Torino, era la famiglia lontana. Oh, voi mi comprendete, voi, assai più lontani di me, generosi Missionari di Maria Consolatriee. Voi sapete che cosa sia la lontananza della casa paterna; voi conoscete lo struggimento della nostalgia. Il nostro lavoro è luce sfolgorante, è forza, è gioia della vita, le nostre fatiche assidue ci ricambiano del santo orgoglio di vederci adoperare dalla Provvidenza, ma la nostra misera natura umana non ha che forze effimere da prestarci, e noi abbiamo necessità di forze vitali, vere, durevoli. Affidandoci a noi, in quali tremendi scoraggiamenti si cadrebbe! E cosi, istintivamente coll'anima nell'ora del riposo, dopo fatti intorno allo stretto orizzonte che ci attornia alcuni giri di orientazione, come la colomba che si dirige alla terra natia, noi di volo ci troviamo là dove la nostra Consolata ci aspetta, dove forse nello stesso momento suonano i nostri nomi su le labbra dei nostri cari, raccolti in preghiera. Noi saremo là, noi tutti assenti, quando la Sua fronte coronata di stelle risplenderà d·amore e di pietà nel santo giorno della Sua festa, e la vedremo sorridere, al nostro arrivo, all'arrivo delle nostre anime che Ella sola scorgerà, che La staranno tutto il giorno a cirçondare, che La seguiranno benedicenti nella storica processione divota. Varallo: Dal sacro Monte. B. / -o La Duc4essa d'Aosta ela Goqsolata Dono votivo delle Loro Altezze il Duca e la Ducl•essa d'Aosta alla Co••solata - La prima grazia concessa dalla Consolata alla Ducl•essa El(!na - I suoi sai'Jati ar sa••tuario - La Duchessa al Cottole11go - Nelle soffitte - Alle carceri - Commiato dei Oitrlli dalla Consolata - L'addio dei tori11esi n~lla partenza dei Duclti d'Aosta. Il mattino del 17 giugno, nella consueta sua visita ·del sabato, la Duchessa d'Aosta, in unione all'augusto Consorte, offriva al santuario della Consolata. una grande, ricchissima lampada di argento finamente cesellato, portante incisa la seguente dedica: Elena ed. Emanuele Filibe1·to di Savoia, uniti nella ?'iconoscenza enella devozione alla Ve_rgine Consolata- Dicembre 1904 (v. incisione pag.103). Il solenne omaggio di gratitudine dei Principi veniva a precedere quello del popolo per la festa della Consolata, ed era un commiatoche dalla Madonna prendevano i pii donatori in prossima partenza per Napoli, dove il Duca, d'Aosta fu testè chiamato a risiedere da un nuovo alto grado nella milizia. Così Élena, di Savoia-Orleans chiu4eva qui dove l'aveva. iniz-iato, cioè ai-piedi della Consolata, il pe· riodo della sua vita scorso a Torino, e che non solo fu per lei fecondo di alte virtù e di .purissime gioie domestiche, ma nel quale ella, trovata la sua via, prese ad esercitare una missione sociale, di cui il gran pubblicoappena intravvide la bellezza quando la ma· lattia dell'augusta Donna e la sua miracolosa guarigione, sollevarono successivamente un coro universale di rimpianti e di preghiere, e poi di rallegramenti non ispirati certo da,· vana adulazione. Ora che la Duchessa d'Aosta ha lasciato- (ma speriamo per non lungo tempo) Torino, il nostro periodico sente il gr,adito dovere di raccogliere e fissare, con rispettoso riserbo, sulle sue colonne alcu~Hratti presentanti in pallido abbozzo l'esempio altissimo che la, principessa a.noilascia di vera divozione alla Consolata, ancora una volta mostrando come la pietà religiosa sia utile ad ogni cosa.
Ut 8of1solata 103 * * * Un giorno verso il finire del dicembre 1897, una dama dall'aspetto oltremodo distinto, sulla soglia della sacrestia del santuario, cortesemente chiedeva ad un sacrestano che volesse aprirle il cancello della cappella sotterranea delle Grazie. Il buon uomo, da poco assunto in servizio, in modo rispettoso ma reciso le rispose: Non posso, signora; il pubblico non è oggi ammesso nella cappella. - Egli è - soggiunse la dama, mostrandogli due ceri che teneva in mano - che io vorrei accenderli laggiù..... - Oh, per questo li dia a me - replicò il sacrestano -e vado ad accenderli subito dov'ella desidera, ma io non posso aprire la cappella a chicchessia: ho ordini precisi. - La dama che si esprimeva con un· po' di difficoltà in italiano, e che evidente· mente poco conosceva il dialetto piemontese, accennò co) capo che si sottometteva all'ordine addotto a ragione del rifiuto, e con quella certa esitazione di chi pensa al da farsi nella circostanza, s'avviava per tornare nel tempio, quando sopravenné un sacerdote. Egli ravvisò subito nella richiedente la Duchessa d'Aosta, che più volte già s'era fatta notare al santuario nei sabati, appunto per la cura sua di confondersi col popolo a pregare ed a ricevere la S. Comunione all'altare della taumaturga effigie. Presentate le debiti! scuse, si affrettò ad accompagnarla nella cripta. Giunti alla balaustra dell'altare delle Grazie, il sacerdote fe' atto di• ricevere le candele per accenderle. - No; no - disse con squisito garbo la Duchessa- debbo acCEmderle io stessa: ho bisogno d'una grazia molto, ma molto importante. Intanto che ella, eseguendo il suo proposito, fissava i ceri nell'apposito candelabro fra gli" altri che già vi ardevano, il sacerdote le allestiva in fretta, alla meglio, un inginocchiatoio, ponendovi un cuscino. Ma la principessa lo ricusò, e pro· stratasi sul nudo pavimento, volle rimanere cosi in lunga, solitaria preghiera. Quale era la grazia che con tanta umiltà e tanto fervore era venuta a chiedere alla Consolata la Duchessa d'Aosta? Passati nove mesi e mezzo precisi da quel giorno, S. A. diede felicemente alla luce un principino, allietando la casa ducale di una gioia da parecchi anni invano sospirata, e che si riteneva dovesse esserle per sempre negata. Finita la convalescenza, la Duchessa ri tornò al santuario, ridiscese nella cappella.
104 w eo.,solata sotterranea, dove si trattenne alquanto in raccolta preghiera; depose quindi reverentemente sull'altare due cuori d'argento di squisita fattura, con incis.a la data 21 ottobre 1898. Nell'uscire allo s,tesso sacerdote che già l'aveva accompagnata nella prima visita disse: La Madonna me l'ha fatta la grazia che ero venuto ad implorare: oggi sono venuta a ringraziarla. Da quel .tempo la principessa - sempre quando era a Torino e non assolutamente impedita - non mancò di venire puntualmente al santuario ogni sabato. D'ordinario vi arJ:"ivava verso le otto e mezzo ; udiva la messa celebrata a sua intenzione nella cripta, facendovi la S. Comunione, talora insieme col Duca d'Aosta. Cosi Elena d'Orleans andava man mano facendo più intimamente sua la divozione caratteristica di Tòrino e della Càsa, di Savoia. E come l'ape fa dei fiori, ella s.eppe cogliere la vera essenza del pio culto alla Consolata, e mentre ne trasse per sè calore e forza meravigliosa di bene, ne ebbe impulso potente a riversare sugli affiitti d'ogni specie quella consolazione che ella veniva a domandare ed a ricevere da Maria SS. * * * Parallele alle periodiche visite della principessa al santuario cominciarono quelle agli istituti di beneficenza. Moltissimi vecchi torinesi si troverebbero certo impacciati a comporre ·l'elenco delle innumerevoli istituzioni benefiche che sono la gloria di Torino; ma la Duchessa d'Aosta, venuta fra noi giovane d'anni, poco esperta della città, pur seppe in breve conoscere e penetrare in ogni pio luogo dove la miseria sotto tutte le sue forme è raccolta e sollevata, cominciando da quel Ricover? dei poveri vecchi da lei prediletto, fino ai più umili ed ignorati Asili d'infanzia e pei lattanti. Per sapere di che genere fossero le visite della Duchessa, seguiamola in quell'emporio d'ogni umana miseria che è l'ospedale del Gottolengo. D'ordinario, in questi ultimi anni, l'augusta ·Donna vi si recava ogni sabato, uscendo dalla Consolata. Deposti mantello e cappello, cingevasi un largo grembiale bianco, coprivasi il capo con una certa sua cuffietta, e cosi preparata entrava in funzione di vera . suora infermiera. .Per tutti i malati .aveva una dolce parola, un sorriso confortatore; a ciascuno cercava di prestare qualche servizio; ma i suoi preferiti erano i tribolati da più gravi malanni, i più accasciati dallo stato miserando a cui si trovavano ridotti. Le buone suore dell'ospedale temendo, ed a ragione, che ella misurasse la carità al suo desiderio. più che alle sue forze; cercavano talora di non !asciarla avvicinare a certi letti, di risparmiarle certi spettacoli, ma la Duchessa, tosto accorgendosi che le si voleva nascondere qualche cosa, sapeva con insuperabile sagacia scoprire ed avvicinarsi anche ai colpiti dalle più schifose infe~mità, agli affiitti dalle più orribili piaghe, e con maggior zelo si poneva a curarli. Naturalmente era in ciò alquanto inesperta da principio, ma postavisi coll'impegno che altri apporterebbe nell'apprendimento dell'arte più lucrosa, seppe ben presto fare a perfezione lavature, medicazioni e bendaggi. Citiamo un caso tipico: Tra i ricoverati stava una povera vecchia, il cui corpo, per gravissime scottature, arasi fatto una piaga sola: risparmiamo i dettagli ai nostri lettori. Scopertala, come soltanto in tali casi usava con disinvolta semplicità,,la Duchessa aveva fatto atto imperativo e voluta per sè quel mattino la miserella, accingendosi a farle la medicazione prescritta .dai dottori. Ma cominciato appena a togliere le bende, la materia putrida flui con tale abl:JOndanza e pestifero fetore, che la nobile quanto coraggiosa infermiera svenne. Le suore, spaventate, le si fecero attorno colla più affettuosa premura, ma ella, riavutasi tosto all'aria pura dal miasmatico effetto, le rassicurò levandosi forte di volontà: Non è nulla, non è nulladisse -e volle assolutamente tornare sola presso la vecchia disgraziata, sbendarla interamente, farle le lavature colla soluzione disinfettante, rimetterle la garza fenicata e le bende sulle piaghe.
Jll czo.,solata 105 * * * M. Crawford, una moderna scrittrice in· glese, autorevolissima nel campo dell'azione della donna cristiana, scrive in un recente volume che non è buona opera sociale quella ehe non comincia coll'occuparsi del buon assetto delle famiglie povere, e che non è atta ad esercitarla la donna se non ha prima dato di sè saggio esemplare ·nella propria casa. A questo concetto giustissimo informò preeisamente l'opera sua pubblica Elena d'Aosta, ed appunto divenne regina dei cuori tra i poverelli, perchè prima tale erasi fatta nella sua famiglia. Le case dei grandi sono di vetro, come si dice, e niuno è più severamente invigilato e sindacato di chi pare al disopra d'ogni controllo. È quindi noto quale perfetta armonia regni tra gli augusti coniugi Duchi di Aosta; e per sapere come Emanuele Filiberto di Savoia ami ed apprezzi la sua sposa, basta ricordare il suo contegno negli angosciosi momenti in cui temette di perderla. Tutt1 poi sanno in Torino come i principini Umberto ed Aimone siano sempre con la loro mamma, di cui sono i più preziosi gioielli. Non tutti forse sanno però che ella, non credendosi menomamente dispensata pel suo g~ado dai doveri di ottima madre, invigilò fino dai primi loro giorni sull'allevamento dei suoi figliuoli, prodigando loro personalmente, ed ogni giorno, quelle cure minuziose che tanto pesano alle madri frivole e vane, non -t~mendo di essere disturbata anche la notte dai loro pianti. Naturalmente poi, a più forte ragione, i principini ebbero ed hanno in lei la prima solerte educatrice e maestra, specie per la parte che riguarda la formazione morale e religiosa dell'animo e del ca:rattere; eome per l'insegnamento del catechismo e della storia sacra, materie che ella vuole a sè esclusivamente riservate. Dall'intimità di tale casa, il cui morale decoro d'assai sorpassa il materiale splendore, specialmente a cominciare dalla nascita del suo primogenito, usciva ben sovente Elena d'Aosta per portare il conforto, la pace e l'ordine nelle case dei derelitti dal mondo, dei poveri di beni e di virtù. E niuno era più degno di questa missione. Due volte la settimana almeno, di buon mattino, la Duchessa in abito succinto; con fitto velo sul volto, dal suo Palazzo si recava alla prossima chiesa di S. Filippo, dove l'attendeva una suora della Carità. Con questa - una delle sue guide ed interpreti - la principessa percorreva a piedi, anche nel cuore dell'inverno, le più strette ed appartate vie di Torino; attraversava anditi oscuri, meandri di cortili puzzolenti, e saliva a quelle soffitte che sono· la vergogna di tutte le grandi città. Nel· l'affaticarsi per le strette, mal tenute, interminabili scale, la Duchessa con vivo spi· rito di fede spesso diceva alla sua compagna: Ricordiamoci che nella persona dei poveri, noi andiamo a servire Gesù Cristo. Il gene· roso soccorso materiale che eJla sempre por· tava ai miseri era un nulla; appetto a(lesori del cuore che la Donna regale veniva a prodigar loro, insieme colla stessa sua persona. Spesso la visita era ad una povera madre di 'famiglia ammalata. La Duchessa aiutata dalla suora le rifaceva il letto, la cambiava, puliva i recipienti in uso nelle ~alattie; voleva ella stessa spazzar~ e rassettare la misera stanza nel miglior modo possibile. Intanto accarezzava i bimbi, sebbene coperti di vestine bisun~e, coi visini sporchi e le masse di riccioli biondi o bruni, non solo arruffati e polverosi, ma sovente ancora nidi di schifosi insetti. Anzi le sue mani delicate molte volte liberarono da quel flagello le povere testine, come pulirono biancherie e coltri da ospiti alquanto diversi, ma non meno incomodi. E tutto ciò vincendo terribili ripugnanza, com'è facile immaginare. Anzi il pettinare malate o bimbi, in sul principio della sua carriera di carità, richie· deva' all'augusta Signora un tale penoso sforzo che, sebbene ella tacesse, la suora se ne avvide e la pregò di lasciare a lei quel' compito: - Che, che, rispose pronta la Duchessa, bisogn~t bene avvezzarsi a tutto! - E seguitò a compiere anche quest'opera di misericordia.
106 J1l eo f1 s o 1 a t a Però mentre ella non sdegnava di scac· ciare colle stesse sue nobili mani la soz· zura dalla casa e. dalla persona del povero, molto si adoperava poi per avvezzare il povero stesso a quella pulizia che è il primo coefficiente di salute, e continuamente inse· gnava ed inculcava le elementari norme d'igiene, così utili a schivare cento malanni. Nè all'igiene del corpo si .arrestava l'insegnamento di Elena d'Aosta. Tra i poveri, rinnovando gli esempi della marchesa di Barolo, ella cercava di avvicinare anche i meno buoni, anzi preferiva quelli che sapeva più bisognosi di spirituale soccorso. E beneficandoli con maggior larghezza ed affetto, dava loro opportuni morali consigli; cercava di togliere dalle loro menti i pregiudizi religiosi e sociali, figli dell'ignoranza; di spingerli a frequentare la chiesa, ad avvicinarsi ai loro curati. I fatti ed i detti della singolare, in· cognita signora si corrispondevano così bene; e se quelli erano per se stessi persuasivi in sommo grado, questi avevano un'impronta così graziosa, di affettuosa e calma dignità che colpivano gli animi più rozzi e mèno docili financo col fascino della pronuncia esotica, giacchè la Duchessa faceva il suo tirocinio, non solo nell'italiano; ma anche nel dialetto piemontese. Ed ogni progresso nella lingua dei poveri arale un sussidio per giungere a ciò che doveva corçmare il soccorso materiale, e che ella considerava come la parte più nobile della sua missione di carità. Quante volte l'arrivo dell'augusta visitatrice troncò una scena della discordia, éhe la miseria così spesso fomenta; quante volte arrestò qualche disgraziata sulla china del vizio, o cambiò l'odio contro i signori- in ri· spettosae dolce riconoscenza! Quante e quante famiglie furono tratte dalla più triste abbiezione, regolarizzate colla benedizione nuziale, che solo può dare loro stabile base, farne la pietra angolare della società! La cappella delle Dames du Pu1·gatoire, dove il più sovente si compivano questi matrimoni, vide commuoversi e piangere di religiosa commo· zione e di gioia uomini e donne che si sarebberò irremissibilniente abbrutiti nel vizio e· nell'indifferenza morale, se .una carità menogrande ed industriosa di quella d'Elena· d'Aosta li avesse abbandonati alloro destino! * * * Ma d'onde trasse ella tanta forza da vincere la delicatezza della sua salute, le ripu· gnanze terribili della natura squisita; d'onde trasse ella l'ispirazione per la parola che toccava le anime e muoveva i cuori? Già si èdetto: specialmente dalla divozione alla Con· . solata, la quale accesa dapprima in lei dalla. riconoscenza, era poi andata crescendo a misura. clie aveva provato quanto fosse dolce cosa. e degna veramente di una principessa cristiana, l'imitare la Regina del Cielo nella. più dolce delle sue attribuzioni: quella di consolare gli:- afRitti. Le stazioni divote, le comunioni al santuario erano divenute una delle più care delizie della Duchessa d'Aosta. Appena il nostroperiodico parlò della pratica dei Nove Sabatit ella si fece un santo impegno di seguirla con fervore ogni anno. Con commovente ed esemplarissima pietà, volle nel 1900 èonsecrare alla Consolata i principini suoi figliuoli, allora in tenerissima età. Condottili secor senza alcun apparato'ed in ora in cuiil santuario è meno frequentato, davanti all'altare delle Grazie, fece loro ripetere parola perparola divotamente l'atto di consacrazione con tale spirito di pietà e di viva fede che avrebbe fatto piangere un incredulo. E nel risalire con essi la scaletta della cripta, in un trasporto di santa gioia materna, se li abbracciò strettamente esclamando: Ora siete proprio tutti della Consolata!- Ella poi pro· mosse la consacrazione dei fanciulli delle famiglie nobili, i quali furono dai pii parenti presentati in sì gran numero da richiedere per essi speciali funzioni. Anche fra i suoi poveri la Duchessa propagava la divozione alla· Consolata, dispensando largamente imagini e medaglie colla benedetta éffigie, tutti animando ad amore e confidenza verso Maria SS. Questa pure era una caratteristica della dama visitatrice che rapiva i cuori, che anche ad occhi ine-
Jll 8ortsolata 107 :erti aveva nel suo ~=·nc:~111eij. l; ;;s;;u..,oiili "'~-o;;d;r;ii!l~'!~<di;;o;;noono:oe•,-~;;·n;;t..,r=at=::a=-so;;;o;;la~aiiS>!Os;;o;;la=c 011o111111~0e, qualc1.e cosa di straordinario. detenute nelle celle, con tale affabilità e dol· Ma chi era essa? Quanti lo domandavano cezza che le infelici ne rimanevano incantate· ed avrebbero voluto saperlo! Eppure la Du· e mosse .a portare con spirito di espiazione· chessa con una volontà assoluta, con una la loro pena - come ella andava loro con. severa consegna, potè per 'parecchi anni con· ogni delicatezza insinuando -; a mostrarsi· servare ii più stretto incognito. Le suore, docili alle suore ed alle inservienti. Le carche le furono compagne indivisibili e fedeli, cerate inferme avevano le sollecitudini più non dovevar..o darle mai altro titolo che quello tenere dell'augusta Donna, che visitavale concomunissimo di madama, e così soltanto ella maggior frequenza e provvedeva loro vitto· godeva di essere chiamata dai suoi poveri. . speciale a sue spese. 1 A questo proposito esistono diversi graziosi Al giungere dell'inverno si informava da aneddoti. La Duchessa aveva lungamente ciascuna di quantC' le abbisognava per ripacurato colla solita fiorita carità una povera rarsi dal freddo, facendo generosa distribudonna. Questa, oramai convalescente, nella zione di vesti, sottane, giubetti e calze. · sua fervida, ingenua gratitudine, le chiese Pensava poi sempre ella· stessa al corredino uri giorno: Ma ella, madama, è una baro- dei bimbi disgraziati, venuti alla luce nel nes.sa od una marchesa ? - Nè l'una cosa nè l'altra, cara - Una contessa, allora? - No, non sono contessa- Peccato- esclamò con profonda · convinzione la poveretta - peccato che una signora cosi buona e distinta come ·lei, non sia almeno, almeno contesa a! E dire che meriterebbe di essere principessa! - E la principessa rideva in cuor suo, felice di sapersi cosi bene nascondere. Un'altra volta ella si trovò colla suora a visitare una povera donna, proprio nel momento in cui questa fu presa improvvisamente dai dolori del parto. Mentre la suora, per ordine di lei, correva a chiamare le persone dell'arte, la principessa rimasta presso la partoriente l'andava assistendo come meglio sapeva. Sopraggiunse il dottore, forse precedentemente già fatto avvertire, e si corrucciò vivamente contro quella signora che, senza la dovuta pratica, voleva immischiarsi a prestar soccorsi in un caso in cui ogni cura inopportuna può far danno alla malata, anzichè giovare. La Duchessa si sorbì in pace, umilmente, la sfuriata del dottore, e chiedendo scusa se ne andò, contenta di lasciare la paziente in buone mani. * * * Luogo prediletto della carità della prin· cipessa furono pure le carcerL. Quasi settimanalmente usava recarsi al reparto delle carcere. E q ~esto e ben altro che i limiti di quest'articolo vietano di pur accennare, riceveva un valore inestimabile di quei tratti che della Duchessa d'Aosta facevano di ciascuna infelice l'amica particolare, guardata con reverenza, ma pur con tanto confidente affetto. A Lei, rispondendo grate alle sue domande, tutte parlavano volentieri della propria famiglia ; le madri in ispecie si commovevano salutarmente nel ricordo dei figli lontani... Non molto prima che la Duchessa lasciasse Torino, una _donna carcerata da ben nove anni, riceveva notizia della morte del figlio soldato. Ne ebbe dolore profondo: quel giovane era l'unico sostegno della famigliuola, quello su cui si fondavano le speranze per tirar su i fratelli minori. La Duchessa, impietosita, ottenne alla madre disgraziata il condono della restante P.ena (19 mesi), affinchè ella potesse consolare la sua fam!glia in tanta sventura. Ed altre volte pure s'adoperò ad ottenere alle detenute, in speciali casi, la grazia sovrana ; di tutte poi, delle . minorenni i~ special modo, s'occupava alla loro uscita dal carcere, perchè tro·f'assero lavoro e fossero tolte al pericolo di recidive, e tutte muniva di un primo soccorso variante dalle 10 alle 50 e più lire. A quest'ultimo scopo, procurava nel tempo di loro permanenza nel triste luogo d'incul·
care il gran preservati v o che è la religiosità ben intesa. A sue spese faceva adornare la chiesetta del carcere, affinchè le detenute vi pregassero volentieri. E le precedeva coll'esempio: quest'anno la Duchessa volle prendere parte alla Pasqua delle carcerate, facendo anch'essa con loro la S. Comunione, e regalandole poi copiosamente - come da più anni faceva anche per N atale - di una buona colazione e confetti. I fatti qui ed in altro campo si potrebbero assai moltiplicare, ma al poco che abbiamo accennato il molto si può aggiungere che - malgrado le precauzioni dell'augusta Signora - oramai è caduto nel dominio del pubblico. ·Nessuna n1eraviglia, quindi, se il commiato dei torinesi dai Duchi di A.osta fu un plebiscito d'amore, che fece degno riscontro al miracolo gentile (come venne dalla stampa cittadina chiamato) per cui nel dicembre 1904 s.i vide tutta una cittadinanza unita .apregare per ottenere un miracolo grande dalla Consolata: la guarigione della Duchessa Elena, della quale la scienza disperava. «Il passaggio dei principi per le vie della città - scrisse uno dei primi giornali nostri - è stato uno spettacolo indescrivibile, entusiastico. V'era gente persino sui tetti: erano gremiti i balconi e le fìnestre, d'onde una vera pioggia di eletti fiori cadeva sulla carrozza ducale. Non era soltanto presente la Torino aulica ed ufficiale, l'aristocrazia del sangue, della toga e della spada; ma migliaia e migliaia di persope della borghesia e del popolo si accalcavano nelle vie radiose del bel sole di giugno ; migliaia e migliaia di cuo~i gridavano ai Principi il saluto augurale •. Commoventissima fu la scena nell'interno della stazione di Porta Nuova, dove si pigiava una folla imponente, desiderosa di esprimere un'altra volta agli augusti partenti il rimpianto di perderli, il voto e la ~ speranza di un loro non lontano ritorno fra noi. Quando i Duchi, ricevuti gli ultimi l commiati dalle Autorità e dai Principi loro parenti, uscirono dalla sala reale/ della stazione avviandosi al treno, sotto la grande tettoia scoppiò un applauso alto ed unanime: migliaia di cappelli e di fazzoletti si agitarono in segno di caldo, reverente saluto: tutti gli occhi si fecero lucenti per sincere lagrime. La Duchessa, salita nel carrozzone, si affacciò tosto allo sportello e col suo sorriso, pieno sempre di bontà ed ora di mestizia, rispondeva all'ovazione solennè, asciugandosi gli occhi col fazzoletto che stringeva con stretta angosciosa nella destra. Il Duca, in grande uniforme di generale, ritto sulla piattaforma, salutava militarmente; anch'egli appariva profondamente commosso e cogli occhi gonfi di lagrime mal rattenute. Con gentile pensiero le signore torinesi avevano convertito in ambulante giardino di rose il carrozzone che doveva portar lontano Elena d'Aosta, come un augurio fervido e vivo che l'accompagnasse nel viàggio e nella residenza l<mtana. La principessa avrà certo assai gradito ed apprezzato il simbolico pronostico, ma un più saldo presidio di difesa, un pegno più sicuro di bene portava seco da Torino : l'immagine della Consolata che, presentatale pochi giorni prima dal nostro Rettore, Sua Altezza aveva accettata con vero trasporto, assicurando che n'on poteasi farle più gradito regalo e che avrebbe portato seco a Napoli quel quadro. Il mattino solenne del 20 giugno, fllla aveva fatto al santuario l'ultima visita. Udita la messa, in cui arasi divotamente comunicata insieme col Duca, pareva non sapersi staccare dal luogo benedetto, dal carq altare .per lei doppiamente sacro. Nell'uscire poi dal tempio, volse ancora uno sguardo eloquentissimo all'imagine taumatarga, avvolta dai riflettori elettrici in un nimbo di bianca luce; un profondo sospiro le salì dal petto, e le si velarono le pupille... * * * Ora Elena d'Aosta per qualche tempo non tornerà al santuario che collo spirito, ma
]l' 8of1solata 109 QQ~~~~~~~~~~~~~~~aM~~~~~~~~r-~Gm~~~·~~~~~~~~g qui rimangono, parte viva dell'anima sua, i cuori votivi che ella appese all'altare della Madre di grazia e di consolazione, la fiammella simbolica dell'argentea lampada, ultimo, · solenne suo omaggio di memore riconoscenza a Maria SS. Qui la preghiera alla Vergine continuerà a levarsi costante per l'augusta - Donna dalle tante bocche dolorose d'infelici da lei converse al sorriso; da tanti petti che ella sollevò dall'ambascia; da tante anime a cui ella insegnò-coll'esempio prima che ~ colla parola - a credere e ad amare. Pre· gheranno le COJ!e e pregheranno le persone; pregheranno i beneficati dalla regina della carità, e pregheranno tante anime gentili che la compresero, l'ammirarono; l'amano e cercano ora di camminare sulle sue orme. Tutti i torinesi pregneranno, augurando che la gioia e la vita che Elena d'Aosta qui donò ai poverelli, sia a Lei centuplicata nei dolci figliuoli che sono la pupilla dei suoi occhi, l'unico suo santo orgoglio ; nello Sposo augusto, secondatore dell'opera sua subliÙìemente umanitaria. Tutti pregheranno, affinchè ella sia presto ridonata al suo regno d'amore in questa città nostra, la quale nell'anima credente , forte e buona della Duchessa d'Aosta vide riflesso il suo intimo spirito, e nell'opera sua tradotte le più nobili e care sue idealità. t l S~oria del santuario della Goqsolata ~ IN TORINO ======~~ c Segue CAPO X. SOMMARIO. - Importanti migliorie alla chiesa ed al convento di S. Andrea - Munifica divozione del duca Carlo Emanuele I e della di lui consorte verso la Consolata - S. Francesco di Sales ai piedi dell'effigie taumaturga. Parallela alla restaurazione del culto, i monaci cisterciensi effettuarono pure quella del tempio loro affidato. Nel 1594 la chiesa di S. Andreà. si andava trasformando e mi- ' ' l i l gliorando in un coll'annesso convento. La già nominata Caterina d'Austria duchessa di Savoia, ad alleviare 'ai monaci le spese dei lavori intrapresi, li sovvenne colla elar.gizione di 400 scudi d'oro. Essendo poi in quel tempo passati per Torino il cardinale Camillo Gaetani ed un fratello di lui, che si portavano in qualità di legati pontifici presso il re di Francia, provvidero a che la cap· pella della Consolata fosse notevolmente am· pliata ed adornata di fini marmi e belle pitture. Ma rrincipale promotore dei ristauri e del decoro della chiesa di S. Andrea e della cappella della SS. Vergine, era lo stesso duca Carlo Emanuele I. La nascita di questo sospirato erede di casa Savoia, avven.uta quando l'età avanzata della madre sua non lasciava più speranza di prole, fu da tutti riconosciuta come un favore specialissimo della protezione di Maria Consolatrice che aveva benignamente accolte le preghiere del suo popolo,
. * 110 }11 eof'}SO{ata .e lo stesso sommo pontefice Pio IV ebbe in tale circostanza ad uscire in queste parole: Elisabeth peperit, et filius orationis est iste puer. Il grande Emanuele Filiberto, vista ·così prodigiosamente assicurata la sua discendenza, consacrò la sua gratitudine verso la Consolata in una medaglia d'oro, coniata col motto: Vota popolm·um nostrorum da una parte, dall'altra coll'effigie del ricevuto fi · gliuolo, e con.pompa solenne la offrì all'altare dell'imagine taumaturga, appiè del quale il popolo aveva tanto pregato sollecitando il lieto evento. Carlo Emanuele I rinnovò per tutta la sua vita questo tributo di riconoscenza, aumentando in ogni anno il numero delle monete secondo quello degli anni suoi. Un esemplare spettacolo si offriva ogni volta ai cittadini, al vedere nel giorno suo natalizio il duca di Savoia dal coraggio indomìto, dall'ingegno perspicace, dalla mente vasta,..e singolarissima, prostrato nella cappella della Consolata in atto umile e pio, confuso tra il suo popolo .che lo amava e lo venerava, accostarsi ai ,santissimi sacramenti; _poscia rinnovare moltiplicato il paterno tributo alla Vergine Madre di Consolazione, offrendo le solite monete d'oro colla divisa non mai variata: Vota po· polorum nostrorum e colla sua,effigie, fattasi .sempre più imponente e c;:~.ratteristica a misura che meglio vi segnavano la loro impronta il valore e la sagace risoluzione, per.'cui .egli veniva proclamato universalmente prin- .cipale difensore dell'indipendenza d'Italia. Nel 1603, rifacendosi l'altare maggiore di S. Andrea, il duca vi concorse colla co- .spicua somma di 100 ducatoni; e ben 400 .ne largì nel 1611, quando la cappella della Madonna della Consolata fu di nuovo ingrandita, ornata con quattro colonne di marmo .nero, con pitture e bellissimi stucchi, rap·, presentantanti tutte le festività della Beata Vergine: il nuovo altare di questa cappella fu consacrato il 12 settembre 1620 da monsignor Vicia, già arcivescovo di Vercelli. A questo nuovo altare celebrò più volte .S. Francesco di Sales, durante l'ultima sua p permanenza a Torino nel 1622. Il vescovo di' Ginevra, la cui diocesi in massima parte trovavasi nei possedimenti che la Casa di Savoia ancora conservava al di là delle Alpi, già diverse altre volte era stato a Torino o soffermandovisi ·ne' suoi viaggi a Roma, oppure venendovi appositamente per conferire con Carlo Emanuele i:, il quale era ben compreso dell'importanza che la religione ha per il buon goverp.'o degli stati. Ogni volta che si trovava nella nostra città, il Santo aveva sempre voluto offrire i~ divin sacrificio allo altare di N ostra Signora delle Consolazioni, traendone grande conforto e nuove fiamme di zelo apostolico nelle difficili missioni tra i calvinisti del Chiablese~ de' quali operava a migliaia le conversioni. N el 1622 egli dovette soggiornare a Torino parecchi mesi. Gli era stato preparato uno splendido appartamento nella reggia, sia nella sua qualità di elemosiniere della principessa di Piemonte Maria Cristina, consorte del principe ereditario·; sia perchè tutta la famiglia sabauda desiderav;:~. assai di godere della conversazione del santo prelato, e di dargli un segno speciale del reverente affetto che gli portava e dell'altissima stima in cui lo teneva. Ma Francesco di Sales, colla caratteristica sua amabilità, ricusò di abitare nella reggia e parimenti si schermi dalle insistenza delle più illustri famiglie patrizia, che a gara ponevano a sua dispo· sizione i loro palazzi, per chiedere alloggio ai cisterciensi della Consolata, nel cui convento egli volle occupare un'angusta e disagiata cella. Le sue giornate erano faticosis· sime: tutte le spendeva nella trattazione di importanti affari e nelle opere del sacerdotale ministero, che esercitava a pro dei più umili cittadini come a quello degli illustri. Poi, sebbene già preso dall'infermità ch'egli ben sapeva doverlo fra breve condurre alla tomba, S. Francesco passava molte ore della notte in preghiere e meditazioni davanti la taumaturga effigie o nella cappella delle Grazie, ~ dove alla Madre di Consolazione egF andava raccomandan~o ed affidando la sua diocesi, Je sue missioni, l'istituto della Visitazione e
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