Giugno 1905 ~ A:n.:n.o VII e N. 6 ~=- ~cr~LJ<f"'t~ ~c.L~~J =:<~i};; ~ , l) AUGUSTJE TAURINORUM _ . . CONSOL.ATRIX ET PATRONA periodico ~eli~ios o Mef1sile ESCE l( Jc '\,. SANTUARIO DRT.LA CONf!OJ,A'l'A t !N TORTNO ~,rr l~r TIPOGRAFIA~ l PIETRO CELANZA & C.~)) r~:ORINO · J[ 'l DIREZWNE PRF.SSO !,A SACRF.STIA AL PRINCIPIO >BL DBJL, MES,E
.. ., n Oh l •• uauu•= .. ... -.. .. -... Il Periodico si spedisce a chi farà l'offerta annua di almeno L. 1,50 J»er le .Mi-ssioni della Consolata in Africa. - Per l'estero 'offerta è di L. 2,50. ~----------------------------------------------~ OFFERTE PER L'AMPLIAMENTO DEL SANTUARIO ----~ ..... --...... Tol'lno. Alfonso Della China, la - lL ?",, l - Fissore Ippollta,l - Panunti Vincenzo,ll.50- Fossati Giuliana, 2 - Ilaria Nicolay, li - Paolina Lingo, 5 - Eufrosina Negri, 2 Routin Teresa, 2-Peyron avv. D. Zaverio, 2- Damilano Catterina, p. l· r., 5Viarengo Angiolina, p. g, r., 0,~0 - Famiglia Staccione, 5 - Emilia Curlo, 2- N. N., 1-Ballari Clara, 2 - Biamonti Maria, 2 - Giuditt" Gran-Didier, l - N. N., l - Serafina Baaia, 5 - Preobitero Ilaria, 2 - C. R., 5 - Conte Cesare Alessi di Canoeio, Il - Favalley, inv. prot., 5 - Oarosso Lorenzo, IlN. N., p. g. r., 10 - Peyroleri Chiarina, li - Vedova Bianchi, 2 - Boria Francesoo, 5 - Tallione Giacinta, 2 - Valle Domenica, O,ftO- Ga1pardone Tcmmaso, per due grazie rioevute, 15. Cuol'gnè. Teol. Giuseppe Castelli, can. prev., 6 - Buttl~rllel'e. Adele Pangella ved. Toretta 10- Polrlao N. N., impl. prot. sul figlio e famiglia, 5 - Tol'nqulat Carlos Cassinotti, 10 - Col Zenon Pe· l'all'e. Supp> Pietro, 4 - Ciriè Perona Catterina, 8 - Avl~:llane. Oddenino Maria, l - Mondovì Maddalena Bongiovanni-Dalporzo, 2,W- Ivrea. Gabriel Giuseppe, 8 - Bol'gOfta• .llaternini LuiJi, 2- Albe, Berutti .Ilaria, un paio orecchini, una apilla ed un anello - Gl'ul'lleaoo. Negro Vittoria, 10-S. M eu· rlzlo. Elisabetta Arnione, implorando la guarigione della sua Luigina, 6 - Candiolo. Coniugi G. .Il., p. l· r., ed una ardentemente desiderata, 2 - Cumiana. Fratelli .llattalia, l- Semmel'lve. Gonella Lucia, p. g. "·• 2 - Oel'magnole. Alberto llatteo, 6 - Sevigllaao. Pilone D. Giuseppe, 2- Panaro Giovanna, 2 - Bul'leeoo. Brigncne D. Domenico, prevosto, 2 - Oaaaco, Bertene Isidora, 2 - Plnel'olo. Oh. Gaudenzio Lcaana, 2- Racconigi. Clotilde Duff,.nt, lnv. prot., 5- Berdaaaano, D. Bonaventura Antonielli, prev., ll,fO - Franchino Ilaria Maddalena, 2,60 - VIgone. Cloti!de Bfacciano, 2 - Catterina Acastello, p. g, r., 2 - Barone Teresa, 2 - CaaalbOI'Irone. S.G.,inv. gr., 0,75 - Pozzo Strade. Cafasse Giuseppe, per ottenere gruie, 5 - Cl,.lè. Trivero Luigia, 6 - Recoonlgl. C. M.., 10 - Llngetto. Famiglia Saroglia (off. mens.), Il - Bielle. Cappa Catterina, per scampato pericolo, l - Strambino. A. G., impl. gr., l- Gl'ugllaaoo, Serratrice Quinta, p. g. r., un paio orecchini d'oro- Alba. Viberti Giu - seppe, l - AleaaendPia. G• rone Rrsalia, l. Tol'lne. Conteaaa Maria di Castelvecchio, 10 - Sehellino Pasqualina, Il - I. 11., 5 - Corteee Rosa, l - Rovelli Luigi, 6 - Oliv"tti Secondina, 2 - ·Quaranta D. Ernesto. 6 - Virginia .llarchetti, 2- Luisa La Salle, 6 - Derosai colonn. Gaspare, p. g. "·• 6 - Viglieno Giovanni, 2 - Bersanino C~ootterina, l! - Bersanino Luigia, Il - Rossi Adele, 7- Chiappe Terea&, Il - Mariano Frane•sco, p. g. r., 8- Rassa Gio· vannina, p. g. r., l!- Famiglia Losana, 6- N. N., 6 - Vaudagnotti Ilaria, un paio crecchiui- IldaGiupponi, 8 - TPIÌ& Lucia, Il- P~of, Gerini, 8- N. N., 8 - M. E., 2 - Lucia Drnetti Be~ra, Il - B. R., impl. prot. sulla famiglia e impiego al figlio, lO - .llondino Teresa, inv. gr., 5 - Eugenia L&nza, 5 - Malcotti cav. Filippo, l! - G. L., 6-Giuseppina Sala, Il - llanzetti Clotilde, 2 - Manzetti lladdolena, l - Molinaro Agestino, invocando salute, 5- Zucca Giovanna, p, IJ• ,.,, 1-Famiglia Robotti, l!-Adele Bor· lasca, p. l · r 6 - Quusolo Giovanna, p. g. "·• Il - Ceratto Bartolomeo, p. g. r., 6 - Rosso Luigia, 2 - B. V., 8- Mondino Giuseppina, 0,10- N. N., inv. prot. sulla famiglia, 10- Emma Rosazza, 2- G. .Il., p. g. r., 8 - C. M., lO - Clerico .Ilaria. 2- .llacario Annetta, impl. Jr., 8 - R. B., li - Famiglia Fer· raria, p. g. r., 6 - Roberti Elisabetta, 2. Bal'nate. .Ilaria Robaglia Trivulzio, 6 · B•vaolo, Caglieri Domenica, p. a. r., 6 - Ziano. Delfina Pa· gani, 0,90 - Cevou,., Barra Giacinta, 1 - Monca· llel'l. N. N., l -Oulx, Domeny Adele, 8 - Cel'rù. Fermento Dondina, 2- Vlllarfocchlardo. P. B. A., 10 - Rlvel'olo. Beltramo Lodovica, 2 - Tavigliano. D. Neggia AlfJnso, B - Saluzzo. D. Giordanino Domenico, 6 Vinovo. Giott~ Catterina, 2 - Marene. Bonardi Ilaria, 2 - Savlallaao. Famiglia Donadio, 2 - Cavour. Jolanda F., p. a. ,.,, 2 - Bibiana. Teresa Bertotto raccomanda alla Consolata la sua ni· pote, 18 - Condove. Col Clementina, B - Blvara. liianotti Cristina, 2 - Pl'adlev••· Durando Lucia, 2 - Chel'eaco. Beccarla Maria, 8 - Alteaaano. Falchero Felicita, l- Drueat. T. T., p. g, r., 2- Revigliasco. C. C.. 2 - Agliè. Romano Angela, 2 - Rivoli. Gauna Teresa, l!-Seathlà. Contesu Tereaa Sapellani, 5 - S. Maurizio. Cubitto Luigia, 2 - Colle~rno. Toselli Carina, 5- Chivasso. F. M., p. g. r., 6 - F . .Il., p. g. r., 2 - Moncalieri. Mascherpa Rosa (off. mena.), 0,75- C•etellamonte. Faccenda Anna, 2 -Collegno. Cravero Antonio, 1- Savio Teresa, p. g. r., 6 - Gl'usllaaoo. Guarini .llarianna .- Piobesi Aliberti Elisabetta, l - Montà. Valzania Domenico, 2 - Pel'ma. Menoni Corinna, 2 - Azesllo. Clementina Coda, 2 - Plobael. N. N., impl. gr. e protezione a aè e famiglia, 6 - Armena. Beltrami Carolina, 5- Pianezze, Frio Catterina, 2- Ivrea. D< nna Scolutlca, 8 - Polrlne. O. M., p. g. r., 6 - Oampartogno. .Ilaria Certano, S. Torino. Contets~ .Ilaria Balbo, ricono1cente alla Vergine, perohè infierendo l'afta epizortica'd avendo fdtto esp~rre in rgni cascina un quadro della Cons >lata, non si ebba piìt mortalità. nel bestiame, lOPagliero Carolina, l - N. N., impl. prot., 2 - Dellavalle Giuaeppina, 2 - Fabri Ferdinando, 6 - Gnzera Giuseppe, per voto fatto, 6 - Maria Ferrari, 6 - N. N., 2 - Caviglione ~ereaa, 2- Giustetto Catterina, Il - .Ilaria t'atrito, p. g. "·• 6- Quaretta Stefcmo, 2 - Una figlia di Maria, 6 - Baima Re sa, 2Mina Bernardina, 2- Cugerone Alberto, 8- V. E., l! - Tagliavini Giuseppe, impl. gr., 5 - N. N., li - Teresa Gervetti, 8 - Pilone Giuaeppina, 10 - Petronilla Bruneri, Il - N. N., 5 - Pagliotti Clementina, il - I:emuta Angiolina, 2 - V. A., l - Donadio Etiaabetta, 2 - Boaohero Anna, 5 - Ccata Rita, 1 - N. N., in ringru., 6 - G. .M. A. (offerta
~~nsoJata PERIODICO RELIGIOSO MENSILE La festa della Consolata: Ricordi e speranze- Novena e festa della Consolata: Orario delle S. Funzioni - Le dediche di nuove opere in marmo nel santuario - Echi del Centenario della Consolata - Dalle Missioni della Consol~tta in Africa: La prima casa in pietra costrutta nelle nostre Missioni - Ancora la nuova indulgenza plenaria in articulo mortis - Oggetti offerti in maggio-Indulgenze a chi visita il santuario nel mese di giugno-Orario delle Sacre Funzioni pel _mese di giugno O/l'erte p er t' nmp liametolo d elsant..ario e p er le mission i d ella Co,.sotata ;,. Africa. L~ FESTA DELL~ OON.SOLAT~ 20 Giugno 1905 ===~~=== ;z~J; o È passato un anno! e il serto adamantino di stelle fulgenti, in cui ogni gemma è frutto di riconoscenza e di amore, cingeva la fronte della soavissima Madre di consoÈ passato un anno ! e la nostra Torino, in sè 'raccogliendo il religioso entusiasmo del popolo ;ubalpino, riverberava il fuoco e la luce del suo mistico fervore fuori dei confini della patria, nelle anime divote di Maria, dalla Consolata lontane attraverso lo spazio che divide, ma a Lei pur cosi vicine nel memore pensiero che congiunge. È passato un anno! e la città nostra, bella e·ridente nella verde ombra de' suoi viali, nei fiori profumati de' suoi giardini, nella cospicua magnificenza dei suoi monumenti, ospitava, con numerosa schiera di Presuli illustri onore e vanto dell'italiano episcopato, l'eminentissimo Cardinale Vannutélli, inviato dal Vicario di. Gesù Cristo quale suo rappresentante nella nuova.. Jncoronazione .di quella taumaturga Effigie, cui s'inchinavano supplici i Principi augusti e le piissime Principesse della ·Casa Sabauda. i }azione e del Divin suo Figlio, mentre nel santuario, ampliato, abbellito con ogni splendore, con-ogni vaghezza di arte, come un'epica sinfonia di apoteosi, risuonavano i canti e le l preci delle turba acclamanti. È passato un anno! ma la rimembranza del faustissimo centenario non è passata: essa rimane, e rimarrà, quale avito retaggio, fedelmente custodita nel cuore del popolo di Maria Consolatrice; rimarrà nella più spiccata im· pronta d'universalità.che ha preso il culto della dolcissima Patrona e Regina di Torino. Il Cinquantenario dell'Immacolata, che nel santuario fu ricordato con speciali funzioni, i Nove Sabati ed il Mese della Consolata, formarono quasi un'ininterrotta catena aurea, le cui anella ora stan per congiungersi nell'imminente festa del 20 giugno, la quale, celebrata con tutta quella solennità l che si addice al primo anniversario della Centenaria Incoronazione, ridesterà nei cuori le purissime gioie di profonde, dolcissime, incancellabili emozioni.
82 w eo.,solata Q 'teK ~ E&e~ o L'anno trascorso non ha fatto che cemen- ~ speranza in questo anniversario della Sua tare con vincoli nuovi di grazie e di rico- ~ regale incoronazione, certi che anch'Ella noscenza, di prodigi e di gratitudine, la cor-~ vorrà segnare il giorno faustissimo col celeste rispondenza qi affetti che uniscono Torino, suo suggello, .compiendo .su di :coi le miserialla sua Consolatrice, ed il popolo subalpino cordie iniziate in questo vero anno mariano, _ che nel 1904 diede spettacolo singolarissimo trascorso tra due giugni fulgenti e fecond..i. di religiosa fede e di somma educazione Si riaccenda nelle anime nostre la sacra ' civile, riaffermerà ancora nel 1905 la sua l fiamma di quelli che furono giorni di papietà e la sua fama. radiso; nuovamente si estollano nel santuario La novena, la luminaria della vigilia, la e per le vie della città nostra le preci, le processione del giorno auspicato! Triplice f lodi, le fiamme simboliche inneggianti alla campo offerto ai divoti per esternare i sensi Regina e Patrona invitta di Torino, ritemdell'anima ossequente ed amante; par affar- prandoci nell'efficace desiderio di pnticare mare nuovamente che non muta per mutar le cristiane virtù a Maria SS. più care. di tempo il loro affetto e la loro fiducia nella L'anno scorso Torino ha rinnova,to colla Vergine di consolazione. E di tale fiducia Consolata, sua secolare Patrona, un patto abbiamo tanto bisogno tra il crescere del solenne di eterna alleanza. male, tra l'imperversare dell'iniquità, fra Sta a noi, cattolici torinesi, il ratificarlo' l'imbaldanzire dei tristi, sotto il giusto ti- quest'anno con un grande, novello plebiscito more dei divini castighi! d'amore! A Lei dunque ricorriamo con ravvivata , Quod est in votis. NOVENA E FESTA DELLA CONSOLATA ORARIO DELLE SACRE FUNZIONI NOV~NA Domenica, 11 Giugno - Primo giorno della Novena. - Ogni sera alle 19,45 S. Rosario; Discorso del M. Rev. P. PAOLO BoNAVEN· TURA CEIRANO, curato di S. Carlo; Benedizione del SS. con intervento del clero. Venerdì, 16- ore 14-Esposizione della Statua · deUa Consolata nella chiesa di S. Andrea. Sabato, 17 - ore 10 - Funzione annuale della Pia Associazione per la manutenzione del giardino attorno al santuario. 18, 19, 20 - Corte di Maria per onorare la SS. Vergine come Patrona di Torino. l Lunedì, 19 - Vigilia della Festa. - Alla sera : Benedizione Pontifìcale · Illuminazione generale - Concerto di musica istrumentale sulla piazza; di fronte al santuario. F~STA ~l . 1\Iartedl, 20 Giugno alle ore 2 si apre il santuario e comincia la celebrazione delle Messe e la distribuzione della SS. Comunionè, per facilitare la quale verrà collocata una balaustra provvisoria, in modo che tutti po· l tranno accostarvisi comodamente. Ore 6,30 - Messa letta di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo. Ore 10,30 - Messa con accompagnamento d'organo. Ore 11 - Discorso e Benedizione solenne del SS. Sacramento. Ore 17,30 - Vaspri solenni - Processione con intervento di Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo e di Ecc.ml Vescovi, seguita - dalla Benedizione del SS. Sacramento. Indulge1;1za plenaria a chi confessato e comunicato visita il santuario. SI accettano con riconoscenza fiori, per essere sparsi lungo il percorso della Processione.
Ut eo.,solata 83 ILLUMINAZIONE GENERALE nella vigilia della Consolata Sappiamo che il benemerito. Comitato permanente, che negli anni scorsi promosse con tanto zelo e con felicissimo 1'isultato l'illuminazione generale nella vigilia della Consolatà,. si dispone a ripetere quest'omaggio alla Celeste Patrona di Torino. -Gon affissi, che verranno collocati alle porte delle chiese, s'indicheranno i principali recapiti ove si possono acquistare oggetti per illuminazione ai pr~zi minimi, concordati dai venditori c_ol predetto Comitato. Per informazioni rivolgersi al M. R. Don !Luigi Barlassina, _Rettore di S. Pelagia, il quale, come fu p1·imo ideatore, cosi continua ad essere zelantissimo promotore di questa bella dimostrazione d'affetto alla Consolata. le dediche di nuove opere in marmo NEL SANTUARIO -=====~~~------ Com'è nostra abitudine, abbiamo voluto aspettare il giugno benedetto per fregiare il periodico delle dediche apposte alle opere in marmo collocate ultimamente nel santuario. I singoli omaggi dei pii, munifici sottoscrittori di dette opere, noi amiamo presentare così riuniti alla Consolata nella sua festa, quale splendido mazzo di fiori spirituali ben degni del benigno sguard_o di Lei, del materno suo gradimento. Sono rose aulenti di dolcissimo figliale affetto; sono gigli <~andidi di fede profonda, di soave abbandono in Maria SS. ; sono passifl.ore meste di dolore cristiano, che sulle esili spire dei rami flessuosi sollevano le corolle simboliche, emblemi del sacrifizio, verso la Madre della santa speranza. Tali atti di virtù ricev~mo .poi speciale valore dall'essere compiuti dagli <Jbla.tori a pubblica. edificazione e senza <1mbra. di umano rispetto, coll'apporre il loro nome sui sacri marmi del tempio; coll'imo primere su di essi indelebilmente il loro ringraziamento, la. loro preghiera. L'uno e l'altra. si perpetueranno qui nella. Casa di grazie, nel luogo eletto, ove da otto secoli sgorga la fonte delle preconizzate benedizioni, e quanti hanno fin qui zelato il rinn'Ovamento del santuario e quanti li imiteranno coll'assumerne le poche opere ancora. da compiersi, proveranno che la. vena celeste ha ancora, e sempre, riserve da effondere sulle presenti e sulle future generazioni dei veri divoti di Maria Consolatrice. ISCRIZIONI IM MEMORIA DEL TEOLOGO Avv. SACERDOTE LUIGI NICoLrs DI RoBILANT RICONOSCENZA CONTE E CONTESSA LOVER.A. DI CARAZ CHIARINA 8ICCARDI p ANSA PER INTERCESSIONE DI GRAZIA CHIARINA SICCARDI p ANSA PER L'OTTENUTA GUARIGIONE DEL DILETTO CONSORTE O SS. VERGINE DELLA. CoNSOLATA VI DEBBO TANTO! A. M. R. F ANNY BoNA AMBROSETTI PER GRAZIA RICEVUTA ED IMPLORANDO PROTEZIONESULLA FAMIGLIA A. M. G. INVOCA LA CONSOLATA PER SE E SUOI CARI FHILIPPE ABRE RECONNAISSANT IN MEMORIA DI GABRIELLA LAUGERI GIUSEPPE E LuiGIA Rossr P. G. R. 11 - 6 • 1902 E 8 · 5 1903 1 INVOCANDO PROTEZIONE SULLA FAMIGLIA E SUFFRAGIO ' r ALLO ZIO GIUSEPPE CANDELLERO
84 Q Echi del Centenario della Consolata In questo fausto anniversario ci pare doveroso uscire dalla riserva in cui ci siamo fia qui tenuti, pubblicando una delle grazie straordinarie da Maria SS. impetrate in occasione del passato .centenario e consistente in una guarigione istantanea, della quale un anno intero ha oramai provata la perfetta stabilità, dandoci la garanzia che sempre in tali casi richiediamo. Il fatto avvenne nella città di Carignano dove - come in moltissime località del Pie· monte- dopo aver preso viva parte alle feste di Torino, la popolazione volle purè in paese celebrare il centenario della Consolata. E la festa di Carignano, mèrcè lo zelo di quel rev. vicario, teol. Gambino, riuscì splendida e divotissima. I Nove Sabati, fatti con particolare impegno, ed un triduo di predica· zione vi avevano ben preparati i buoni carignanesi, come dimostrarono la Comunione veramente generale, che S. E. M.r Manacorda, vesco,vo di Fossano, distribuì per ben due ore di buon mattino, ed il concorso straordinario di devoti che gremirono l'artistica chiesa parrocchiale alle sacre funzioni della giornata. Ma il punto culminante, la parte più caratteristica. della festa della Consolata a. Carignano, fu la processione solennissima fattasi dopo la messa parrocchiale, ed in cui si portò in trionfo per le vie dell'antica e linda cittadina un nuovo artistico quadro, benedetto là vigilia da Mons. Manacorda, per le dimensioni e la somiglianza delle sacre figure copia fedele di quello taumaturgo del santuario di Torino. Fu appunto durante questa processione che avvenne il fatto straordinario, a cui abbiamo in principio acc~nnato. Eccolo nella sua eloquente semplicità. Una religiosa della Congregazione di S. Giuseppe di Torino, suor Cunegonda, era affetta · da un tumore viscerale. Riuscite inutili le più sollecite cure, si dovette venire alla conclusione che una sola via di scampo rima- . neva da tentare: l'operazione chirurgica. È facile immaginare quale ripugnanza provasse. per essa la paziente, che però, fattone generoso/sacrificio a Dio, decise di sottoporvisi,.. nella speranza di ricuperare per tal mttzz<P quella sanità con cui avrebbe potuto ancora rendersi utile alla sua diletta religiosa. fa-· miglia. · Il 26 maggio 1899 il ferro del chirurg<>- compi l'ufficio suo doloroso sulla povera ·suor· Cunegonda, la quale, se ebbe così salva la vita, dovette però da quel pulito trascorrer& i suoi giorni fra continue, gravissime sofferenze. Erasi esternamente saldata la ·ferita.. aperta per l'atto operativo, ma s'era formata.. un'ulcere interna, cosicchè la paziente, oltreall'essere tormentata da vivi ed incessanti dolori viscerali, da frequenti vomiti era impedita di nutrirsi. Passavano sovente otto & più giorni senza che il suo stomaco potesse ritenere alcun cibo, e durante i q]lali era co· stretta a stare continuamente a letto. Aveva però di quando in quando settimane intier& di qualche sollievo, in cui poteva digerir& alcun poco di cibo leggero, alzarsi anch& per parecchie ore della giornata, ma giammaipiù ebbe un sol giorno in cui fosse libera dai suoi dolori e non fosse presa da acce.ss~ di vomito, rigettando il più delle volte anchesangue. Essendole divenuto impossibile l'attenderea qualsiasi ufficio della comunità, e parend()o che l'aria più aperta ed ossigenata megliodovesse giovarle, i superiori trasferirono suor Cunegonda dal monastero di Torino a quelloo di Carignano, dove di mano in mano, -mal•· grado che si continuasse a prodigarle tutte-· le cure della carità e della scienza, parvefarsi più evidente che era ormai a dismet..t tere ogni pensiero della sua guarigione.. Difatti cin_que anni dolorosi, lentissimi~ passarono, senza che nelle condizioni <ti lei intervenisse altra mutazione, da q~ella al~ l'infuori di un naturale grande deperimento•. Ma quando parve dovesse - come le forze' fisiche -essere nel cuore della paziente fiaccata e spenta ogni speranza, qp.esta le· ri·· nacque ad un .-tratto, si fece vivissima·· e< potente all'avvicinarsi del. centenario della.
()onsolata. Una singolare fiducia in Maria SS.; ,Ja ferma fede che nella sua nu0va incorona- :zione la misericordiosissima Regina di Torino avrebbe a larga mano sparse.g.razie straordinarie, animò la povera suora a chiederle .con un ardore intemm, colla 'certezza di es- -sere esaudita, quella sanità che l'arte umana ·dichiaravasi impotente a ridonarle. A ciò ·l'incoraggiava anchè il teol. Gambino, suo -confessore, il qua1e le promise che avrebbe disposto affinchè la processione a cui abbiamo .qui sopra accennato, cambiando il solito itinerario delle altre, passasse nella via ac- -canto al monastero, soggiungendo che forse appunto al suo passaggio Ii Consolata l'avrebbe guarita. Suor Cunegonda fece con tutto il possibile fervore, contemporaneamente ai buoni .èarignanesi, la novena in preparazione alla festa aspettata con santo desiderio. La sera della vigilia, dopoaverpregatocon veemente slancio, ~i addormentò nell'intima persuasione che \l'indomani sarebbe stata da Maria SS. risanata. Nell!t notte ebbe' un sogno, che se si può' l benissimo spiegare come originato dai pensieri e dalle forti impressioni di quei giorni, non lasciò di confermarla nella fiduciosa sua aspettazione. Vide ella l'effigie benedetta del'a Consolata sopra l'altare della parrocchia, al luogo in ·cui doveva essere collocato il nuÒvo quadro. Poi, ecco l'imagine poco per volta ·staccarsi dalla t ela su cui era dipinta, prendere aspetto e s_tatura di persona viva raggiante di chiara luce, tenendo fra mano un'ampolla misteriosa. «Mi s'accostò -così narra a questo punto la pia paziente- mi unse tutta la persona con il contenuto dell'ampolla, quindi mi disse: È giunto il giorno delia grazia, ·coraggio! ~. .Il seguente mattino, al suo risvegliarsi, suor Cunegonda si sentì alquanto migliorata;. potè alzarsi e fare la S. Comuni<:me, ma le t;na!rcavano ancora le forze, anzi quella mattina stessa ebbe un nuovo accesso dei suoi dolori accompagnati dai soliti vomiti. S'avvicinavano intan~o le "undici, ora in (lUi doveva sfilare la processio~e. Suor Cune- . gonda si recò ad una finestra per assistere al suo passaggio e si pose in preghiera, mettendovi tutta l'anima. S'avanzò il sacro cor• teo, transitò in lunghe file d'imponente de· coro; apparve infine, tra il maestoso accompagnamento del clero e del Vescovo benedicer~te, la sacra imagine.· L'ammal~~:.ta, al colmo delle pia commozione, ad essa rivolta disse: - Ecco, cara Consolata, è giunto il momento in cui mi dovete fare la grazia; me lo avete promesso e sono certa che non -mancherete alla vostra parola. - Quale misteriosa ope· razione celeste si compisse in quel momento, potrebbero dirlo soltanto gli angeli da Dio destinati a ministri della Madre sua SS. Appena passata la processione suor Cuneganda si sentì completamente guarita. Così dice la relazione a noi trasmessa e ratificata dei fatti; nessuna frase enfatica potrebbe, meglio di queste concise e sicure parole, mostrare la divina bellezza del fatto. La graziata, sebbene disposta al prodigio, non sapeva credere a se stessa: scomparsi i dolori, svanito ogni interno distùrbo, si senti come per incanto ritornate. le f9rze e -cosa affatto insolita-gli stimoli dell'al>:' patito. Quel giorno stesso volle mettersi in tutto e per tutto nelle regole della comunità, dopo più di cinque anni dacchè più non aveva potuto o'sservarle un solo giorno. L'indomani la campanella della sveglia la fece balzare dal letto, e da quel giorno fino al presente potè continuare la regolare osservanza, impiegandosi negli uffici della Casa al pari deile sue consorelle, e non serbando dei suoi passati, gravissimi malanni che il ricordo, fonte perenne di gratitudine a Maria Vergine. Rimasta ancora alquanto a Carignano, venne di nuovo per qualche tempo ali!!- Casa Madre di. Torino; fu pure per un mese ·all'educandato della villa Prever, attendendo sempre ai servizi più faticosi della cucina. Ora è tornata" a Carignano a compiervi le mansioni d'infermiera, senza avere, in tutto questo tempo e nelle permanenza nei diversi luoghi dove la chiamò l'ubbidienza, mai più sentito il più piccolo malessere.
86 111 eo.,solata çç>-~----~~~--~~~·•e~~--~~-~~--~~,gm~~~~Gm~~~~--~•"'"' Suor Cunegonda, altro non consentendole la sua povertà religiosa, aveva promesso alla Consolata che, se otteneva la grazia della implorata guarigione, avrebbe per un intiero mese recitato il rosario di quindici poste per la conversione dei peccatori. E la Madonna che sopra tutte le offerte ama quella del cuore; la MadÒn~a che, ad imitazione del Divino suo Figliuolu,. ama i piccoli e li consola, si mostrò straordinariamente benigna alle umili suppliche della sua serva, la quale, solo per obbedienza ai suoi superiori ed a gloria della Vergine taumaturga, si arrese a che· fosse pubblicata là relazione suesposta, quale eco di giorni gloriosi in cui si .compirono tanti misteri di soavissima misericordia. Dalle Missioqi della Goqsolata iq A frina Abbiam più volte accennato(eultimamente nel n° di dicembre 1904) che allorquando il rapido sviluppo preso dalle nostre Missioni d'Africa reclamò in esse la presenza' di suore coadiutrici dei missionari, il governatore inglese della provincia del Kenia non accordò ·n permesso d'introdurle nel paese, se non alla condizione che le suore venissero alloggiate in una casa di pietra posta nella zona di protezione di Fort-Hall, non potendo egli altrimenti rispondere della loro personale sicurezza. Non era facile impresa il costruire case in pietra nel Kikùyu, cioè in un paese dove per la mancanza assoluta di calce, di terra da mattoni, e di operai che avessero anche una lontana idea di tali lavori, non esisteva .allora neppure una fabbrica in muratura. Lo stesso Fort Hall, maJgrado il suo 'nome l pretenzioso, non consisteva in quel tempo 'che in alcuni capannoni fatti con legname e terra, all'uso indigeno (vfdi incisione a. pag. 87), i quali servivano di caserme, circondati da un grande fosso e relativo argine interno, sostenuto da muri a secco assai grossolanamente costrutti. Tuttavia i nostri, in vista del grande aiutoche, specialmente nei lavoridi missione, avrebbero avuto dalle suore, si accinsero energicamente all'impresa. Le pagine qui sotte>- riportate parlano appunto della costruzione della prima casa in pietra presso Fort Hall. Esse furono estratte da un diario del teologo Filippo Perlo, il quale col suo solitobrio espone come fossero man mano vinte lenon lievi difficoltà fra cui - dalle fondamenta al tetto - sorse la nuova fabbrica. I fiori esotici, i graziosi aneddoti indigeni che s'intrecciano al racconto, speriamoabbiano a renderne interessante la lettura, la quale nel medesimo tempo tornerà certoprofittevole, giaéchè i nostri lettori, col loro- , fine e pio intuito, "ben scopriranno sotto la. semplice frase e la serena arguzia del missionario la somma di operosità generosà, di abnegazione assoluta che spiegano gli operai evangelici, le quali a noi tutti debbono servire_ di fiprone a secondarne come megli() possiamo lo zelo, partecipando così ai lor() meriti. --w~- La prima casa in pietra costruita nelle nostre Missionr (Dal Diario del teol. Filippo Perlo) I. In cerca di pietra da costruzione- Come s'improvvisa una casa - Operai enciclopedici - Sflda di razza - La scelta degli operai - Molta musica e poco lavoro- Mol#plicazione di tessere - Ogni bel gioco dura poco. Lo stesso giorno in cui il Dottor Hinde ci diede il desiderato permesso di chiamare le suore nella Missione di FortHall,io presi mec() un gruppo di nostri amici indigeni armati di gravine,e piccozze, e calatici fra i dirupi risul- · tanti dalle secolari erosioni del fiume Massioiar ci demmo a sop.dare la roccia e spaccar sassi - colla frenesia di un cercatore d'oro fra i rand . dell'Alaska. A notte tornammo alla missione
l1t eo.,solatà H7 :on un discreto ca=:edacena,~~ zione e che si=avano buoni a tutto,::. tondi deÌla giardiniera alla piemontese ed i pezzi cialisti poi nei lavori in pietra. Messi allaprova, -di montone arrostito al naturale, si ammucchia- la vantata loro abilità si ridusse al saper emetvano sulla tavola frantumi di pietre che noi tere grida da ossessi, quando la mazza bran· ci andavamo servendo l'un l'altro, con gr11nde dita dai nostri robusti Akikùju cadeva a spacallargar d'occhi d·ei boys (ragazzi di servizio) e care i grandi massi, il che era davvero un degli assidui curiosi, i q];lali generalmente cir- po' poco per far avanzare i lavori colla rapidità condano la nostra mensa in attesa di un osso da noi desiderata. Li rinviammo dunque, tanto da rosicchiare, od anche di qualche granello di più che i nostri bravi Akikùju appresero cepepe-o goccia d'aceto da far bene all'anima, se- lermente a compiere questo lavoro, sebbene -condo la loro espressione. Essi forse pensavano affatto nuovo per essi, e vi si impegnarono - con orrore che noi volessimo introdurre nel cl.opo il confronto coi lavoratori Swaili- quasi nostro menu vespertino anche quei minerali: come in una sfida di razza. oramai questi bianchi han già fatto loro vedere Non sarebbe certo facile cosa trovare il ban· di si strane cose!- Siccome eravamo un poco dolo del filo, per cui- gira e rigira -venne novizi nell'arte... lapidaria, si fecero più parole fit subito a cognizione degli Akikùju che i lavori Interno del forte Hall - Capannoni ad uso di caserme per gli askarl. di quanto ne meritassero quelle pietre; però si ~ .:venne infine ad una conclusione, cosa non tanto facile quando si discute su materie che poco o nulla si conoscono. Il campione di pietra da noi prescelto, se non era il puro travertino che i nostri antichi padri Quiriti estrassero dalle catacombe per la co-~ struzione della città eterna, era però soddisfacente sotto ogni riguardo, sopratutto considerando che ci trovavamo in Africa e che l'edilizia del paese - per fortuna degli improvvisati ingegneri - 'non ha soverchie esigenze. ~ Il seguente mattino una squadra di circa cento operai era radunata nel cortile della missione, e dopo lunghe trattative riguardo alla mercede giornaliera, veniva messa a ruolo e .poi distribuita fra i diversi lavori. Alcuni l furono incaricati di disboscare e pulire il ter-- reno su cui doveva tracciarsi il nuovo fabbricato; altri principiarono ad aprire una strada scendente alla cava delle pietre, mentre questa, sotto l'assiduo battere dei picconi maneggiati ~ dai restanti lavoratori, diveniva presto degna di tal nome. Il Dr Hinde ci,aveva anche mandato una mezza dozzina di Swaili, giunti in quei giorni a Fort Hall in cerca d'occupa- , da noi intrapresi erano a scopo di costrurre una casa per suore: s'intende che gli indigeni non le appellavano ancora con questo sostantivo qualificativo. Fatto sta che quella novella si diffuse rapidamente; i nostri operai ne divennero fieri tanto da accampar pretese per un aumento di paga, gli anziani poi venivano a gruppi ad interrogarci se era proprio vera la cosa: non che ne dubitassero, ma per cavarci di bocca qualche particolare più esplicito. Tutti volevano sapere quante fossero le aspettate, come vestivano, se parlavano anche il kikùju e curavano gli ammalati, come facciam noi. Qualcheduno per convincersi che le suore erano bianche volle aspettare a vederle coi propri occhi, nop. parendogli vero che una donna potesse avere un tal privilegio! Quasi a dare soddisfazione alle impazienze, i lavori venivano spinti coll'intensità usata da un impresario che si trovi allo scadere del termine fissatogli, o come in un-arsenale militare in tempo di guerra. Noi, da b~oni capitani, stavamo in testa, cioè al prinCipiare d'ogni giorno era riservata a noi la fatica maggiore. Ogni mattino, finite le pratiche di _pietà e di· vo:r;ata la colazione che ill)oy di cucina, ne-
88 fll eof}SO{ata mico dei mezzi ter~ini, imperturbabilmente ci trasmette abbrucciacchiata o cruda, si faceva l'accettazione degli operai. Questi oramai convergevano alla missione da tutti i punti dell'orizzonte in numero sterminato, e perciò - l'offerta superando di gran lunga la domanda·- ci occorreva scegliere fra centinaia che si avanzavano: operazione non troppo facile e richiedente un mare di parole inutili,· poichè i rifiutati sono i più insistenti ad offrirsi di nuovo, nella speranza che si finisca per cedere, come talora è succeduto, tanto per levarseli d'attorno. In quei momenti occorre mettere da parte ogni preoccupazione per conservare al proprio vestito il naturale colore: una tinta rosso-sporca va invece rapidamente diffondendosi sulla stoffa, come un'evoluzione colo:rata sulla pelle d'un camaleonte: chi vi preme IJ. destra ; chi vi si addossa a sinistra ed i più, desiderando richiamare la vostra particolare attenzione su di loro, vi avvertono della·loro presenza prendendovi confidenzialmente per il braccio e stampandovi sulla manica il palmo della mano unta d'ocra rossa, così da farvi sembrare tocchi dalla mano insanguinata di un macellaio. Generalmente la scelta principia fra gli ope,rai che conoscemmo nei giorni antecedenti·come buoni lavoratori; poi ci lasciamo guidare dalle apparenze, colla persuasione che prima di sera già. avremo provato quanto esse siano fallaci. · Gli Akikùj~ di queste parti avendo acquitata la certezza che venendo a lavorare da noi, a differenza di quanto' loro succede nei lavori forzati governativi, si è pagati a pezze in con- .tanti- vere pezze, e non colpi di lcibogo (nervo di bue) come è costume di molti pionieri africani - accorrono alla missione in massa, pensando alla mercede che riceveranno, senza menomamente-preoccuparsi di quello che debbono fare per guadagnarla. Una buon·a metà almeno di questi uomini,'che fin qui avevano -condep.sata la loro attività nell'andare a zonzo -e vivere a spalle altrui, venuti ora a cercare pezze (moneta) per acquistare poi un lembo di bianca tela da mettersi a tracolla, trovano che il lavoro è una cosa tanto diversa dalle loro abitudini e dalle loro idee, che si meravigliano oaltamente quando noi insistiamo affinchè fac- -ciap.o qualcosa oltre il chiaccherare. E questo uno dei principali motivi per cui ·io preferisco arruolare ogni giorno operai avventizi, fra i quali poi è meno difficile scegliere i migliori per fissarli a mesi, f.>rm,andosi così poco a poco una buona squadra. E da notare però, che sovente la loro infingardaggine va in massima parte attribuita all'assoluta novità del lavoro ed alla perftJtta ignoranza circa il modo di compierlo; tantochè in pochi giorni moltissimi appaiono poi come trasformati, e si rendono abili all'opera in tempo ben più breve di quanto si potesse, a prima vista, sup1porre (vedi incisione a pag. 89). I lavori alla cava delle pietre ed alla costru- ~ione sono interamente affidati agli uomini; i trasporti, invece, sono opera esclusiva delle donne, alle quali spetta il portare sul dorso i macigni estratti alla cava, e certe zu ·che ripiene d'acquaattinta al più vicino ruscello. Esse camminano in lunga fila serrata, di pittoresco effetto, e, sottò la direzione alterna d'una di loro, cantano quasi ininterrottamente l'intera giornata, senza che le loro corde vocali diven· tino .r.oche. Però le brave Akikùju sono nel canto famose per una specialità tutta propria. Nelle interminabili loro canzoni, quantunque non espresso a battute, il tempo musicale esiste e regola, non solo la voce, ma anche l'azione di perfette attrici. N all'andante tutta l~ colonna, _carica di pietre, va marciando .al passo ordinario; -col moderato rallenta, il grave poi la ferma addirittura. E siccome in questo genere di musica così espressivo il grave si ripete troppo spesso e l'accelerato manca assolutamente, noi siamo talora costretti a proibire alle operaie di cantare, se vogliamo avere la soddisfazione di veder arrivare ai costrut,-· tori pietre ed acqua. La,d!stribuzione del lavoro alle donne è una faccenda ancor più seria, che non lo sia per. gli uomini. Esse - tutto il mondo è paese - quello che vogliono lo vogliono davvero, e quando,sceltoneun numero occorrenteper quel giorno,·diciamo loro: bas-ta, esse mostrano di capire: ancora; sicchè anche limitando noi la richiesta a dieci operaie, queste si portano sul lavoro in trenta. A prevenire le sorprese, avevamo trovato di fornire ciascuna delle elette di un pezzo di giornale a mo' di tessera, pensando che siccome fortunatamente qui non si stampano ancora giornali; non sarebbe-facile alle interessate averne altri brani. Ma questa nostra precauzione produsse per ben poco tempo i suoi effetti, provandoci che anche in Africa è vero che fatta la legge, trovato l'inganno. Unbel mattino noiinscrivemmo trenta donne per la carovana delle pietre; ciascuna portatrice fu regolarmente munita del suo straccio di stampato, il quale, al solito, sparì subito . nel lobo dell'orecchio o fra gli o-rnamenti del collo e delle braccia della relativa proprietaria, poichè in fatto di saccoccie qui si potrebbe ancora ottenere il brevetto d'invenzione. Dopo di che la colonna si avviò al solito lavoro. Lungo il giorno, ogni ·volta che giungevano pietre -alla casa in costruziçme, notammo che la fila delle portatrici p;treva allungarsi, allungarsi..... e ne ·avvertimmo la sorvegliante, ricordandole che quante si fossero aggiunte dopo la distribuzione del maltoa (la carta stampata); a.lla sera non sarebbero state riconosciute per il pagamento; che era, insomma, affar loro: woro ne nao. Al finire della giornata, quando ci accingemmo a far la paga, eravamo fermamente decisi di appigliarci a questa misura, forse un po' draconiana, ma necessaria per prevenire il ripetersi di simili fatti, poichè se le portatrici venivano in numero superiore ai carichi
J1l 8of1so1ata 89 ~Q~.---~CRB.B~ ~gm.---~~Gm.-~~·~~am.-~~~--~•o~ <che la cava poteva normalmente provvedere, -esse finivano col far poco tutte; cosa che le ·do !l ne capivano troppo bene per non desiderarla, ma il_desiderio era troppo unilaterale per e·ssere accontentato in un contratto stretto .·fra due parti. Le operaie, secondo l'usato, si ..allinearono nel cortile ed il nostro assistente indigeno - con una posa proporzionata all'alto ufficio -incominciò a ritirare gli squarci di giornale, consegnando a ciascuna esibitrice .la sua paga giornaliera di quattro pe~ze. Nel ritirare il contrassegno egli procedeva senza •esitanza, come uomo completamente sicuro l fìttizi'e. Quindi, non essendo noi fautori del · pereat mundus, sedjustitia fiat, per quella sera ci ridemmo sopra. Secondo la parabola del i' Vangelo, anche gli ultimi venuti avevano ricevuta la paga dei primi, però piu per astuzia loro che per bontà nostra. Ma l'indomani un pezzo di carta bianca, segnato con un numero progressivo, fu sostituito al giornale. Le dònne akikuyu che non fanno ancora. troppo sottili ~ distinzioni tra stampato e manoscritto, non ne fecero caso, e incoraggiate dal buon esito. del giorno prima, ripeterono la farsa, che però () non eboe piu il bel finale della sera precedente. . Spianamento del terreno per fabbrìcare la casa delle suore a Fort Hall -del fatto suo; non così nel consegnare le quattro () pezze, che ordinariamente contava e ricontava, ~ facendosi.anche aiutare da q!Jalcbè vicino. forse nel timore di diventare un cassiere infedele. Noi stavamo osservando. Passarono cosi una trentina di donne, .tutte consegnando il loro pezzo di carta stampata, cambiabile a vista - come i biglietti di banca - in valuta metallica. Ma, contro la nostra aspettazione, oltre alle trenta assunte in servizio, altre e poi altre portatrici continuarono a sfilare presentando imperterrite al controllo lo straccio di giornale, fìnche si arrivò alla cifra di 72, tutte in posizione legale! Le presenti si erano fraternamente diviso i ()Ontrassegni da !lOi distribuiti al mattino, e ~ siccome i pezzi di giornali si erano consegnati, un po' a casaccio, di varie grandezze, non era facile ora rintracciare le operaie vere dalle IL Edilizia africana ed ediliziaeuropeti- Oooupazio.nì enoiolopediolu~. - Afftuen;za straordi- ..aria di visitatori - La sa lunga il I'Jianool Man mano le' pietre andavano ammucchiandosi nel cortile stato aperto fra l'alta er• baccia, tantochè dopo pochi giorni già ' ve n'era una grande montagna, come dicevano gli indigeni; nelle linee tracciate s'era fatto lo scavo e le fondamenta l'avevano presto riempito. Sul finire della terza settimana la casetta, che noi trovavamo piu bella di quanto realmente fosse, si sopraelevava già discretamente dat terreno circostante· e, per fortuna, senza patire restrizioni di re~olamenti edilizi. Però se nelle città d'Europa è cosa un poco lunga e laboriosa l'esaurire le pratiche neces-· sarie per iniziare la costruzione d'una casa.
90 J1l eortsolata ed ottenere i relativi permessi, il fabbriçarla diventa poi un ·affare assai semplice. Si con· certa con un capo·mastro, che invia sul luogo una dozzina di muratori con una proporzionata provvista di mattoni, sabbia, calce; quando poi la costruzione muraria è finita arrivano il falegname, il decoratore, ecc., ecc., e poco tempo appresso il proprietario riceve le chiavi· del suo fabbricato, colla sola preoccupazione d'aver danaro sufficiente pel saldo del suo de- · qito. Tutte cose, come si vede, assai spiccie. E il denaro che fa le case, come fa la guerra.• Ma qui in Africa, dove per lo più manca anche il denaro, le cose procedono ben divMsamente, e siccome non vi sono nè capimastri nè muratori, e neanco calce nè mattoni, tutto il lavoro è riservato a noi. Dicendo tutto non intendo far iperboli o usare una figura grammaticale di qualsiasi specie. Qui nel centro dell'Africa equatoriale, quanto ad arti, mestieri e relativi strumenti e materie preparate, siamo ancora alla cosidetta età della pietra, o forse più indietro ancora, al teinpo dei trogloditi, alle cui caverne - piuttosto che ·a case - rassomigliano le capanne indigene. E noi, provvisti appena deglf strumenti indispensabili che possiamo avere d'Italia- dopo mesi di viaggio e spese di porto ·che ne triplicano il costo originale- dobbiamo ricorrere a cento spedienti, per improvvisare nuovi attrezzi di lavoro e trarre dalla natura la materia per il medesimo, la quale ci perviene cosi veramente di prima mano. Il verbo dialettale arrangim·si, che tutti i capitani piemontesi che si rislJettano usano largamente nei rapporti colle loro compagnie di soldati, .iri Africa, non solo è all'ordine del giorno, ma entra addirittura nella categoria delle azioni indispensabili. E noi ci arrangiamo per provvedere nel miglior modo possibile all'incredibile somma di cosette che occorrono per costruire una casa, sia pure di modestissime proporzioni e senza pretese. Lavoriamo da fornaciai per avere i mattoni di malta seccati al sole, con cui costrurre gli archi alle porte e finestre; da carpentieri per la travatura del tetto; ora muratori, ora scalpellini, ora falegnami o fabbri, passiamo di volta in volta alle occupazioni più disparate e strane per chi non vi è iniziato. Come intermezzo poi, si curano malati, si ricevono capi indigeni che vengono a tròvarci, casomai potessero arraffare quiilche regaluccio; si compera e si fa ammazzare un montone pel vitto; si siede a giudici per qualche improvvisa questione insorta ed a noi deferita; si distribuisce il riso e si dosa il sale per la minestra. E intanto la casetta va elevandosi e prendendo forma coi suoi scompartimenti. Continuano a giungere le zucche piene d'acqua per far 'la malta, con cui economicamente sostituiamo la calèe che non c'è; essa viene J:Ortata ai muratori a mezzo di foglie di banani, le quali servono benissimo da vassoi e da secchie, La cava fornisce ininterrottamente buona pietra che, un frammento dopo l'altro, passa a formare bei muri raggiungenti di già una discreta altezza: un ventesimo forse di certi palazzi> americani, ma per i nostri indigeni già cos't alti che essi li guardano con un certo timore. e passandovi dappresso vi appoggiano la mano. quasi a sosten!!rli ed impEdirli di cadere loro addosso improvvisamente, tanto par loro strano che possano star su da sè. Ed i visitatori vanno facendosi più numercsi di giorno in giorno. Le donne ed i fanciulli, in gruppi compatti e tenendosi a rispettosa d'istanza, osservano. si comunicano, tutti ad un tempo, le proprie impressioni e scoppiano in sonore e lunghe risa, caratterizzate da una specie di trillo perfettamente all'unisEOno, svolgentesi come un neuma liturgico, che è un loro modo di esprimere la meraviglia e di dire che li dentro non ci capiscono nulla. Gli uomini, invece, col sans gene degli Akikùju i quali dapertutto si trovano come a casa propria- giacché qui tutti son padroni di casa sebbene non vestiti, come da noi tutti godono dei diritti dell'uomo anche ·se cascan di fame- gli uomini, dico, fanno il giro completo della costruzione, discorrendone dottamente, a quanto sembra dalla serietà con cui parlano. Poi vi si cacciano dentro, inchinandosi profondamente quando varcano la soglia delle porte, quantunque queste siano alte tre volte almeno quelle delle loro capanne e, più che su tutto il resto, discutono con calore sulla. destinazione di quelle aperture che noi chiamiamo finestre, Ja cui ragione vera di esserenon azzeccano di certo. Questo accorrere di censori ricorda al vivo l'antico popolo fiorentino, il quale si recava a sentenziare sulle operede' suoi artisti. Dove i discorsi raggiungonoil più alto grado d'animazic ne e di generaleinteressamento, si è quando, nel giro d'espio· razicne, i visitatori giungono nella grande camera destinata a dormitorio delle suore.. Tutti sono subito d'accordo nel giudicarla. fatta appositamente per mettervi i buoi; gli agnelli invece- essi soggiungono-staranno bene nella seconda stanza, più piccola, ed in questa ed in quell'altra, calcolando perfino quanti ovini ciascun ambiente potrebbe contenere. Essi, abituati a convivere colle loro capre e montoni e in una stessa capanna, non sanno. p~rsuadersi che una caEa cosi bella si faccia soltanto per alloggiarvi J:ersone, e trovano ben più naturale che si costruisca specialmente per il_bestiame, il cui possesso è qui l'indice dell'opulenza e della dignità. Cosi un cortile ki• kùju non cosparso di sterco bovino ed ovinot è indice sicuro che il proprietario appartiene alla classe dei più spiantati fra gli uomini. Tanto è vero che in questo mondo tutto è relativo, sopratutto le idee di grandezza e di ricchezza! La successione delle varie camere fa loro· un po' l'effetto del labirinto di Dedalo: non si
W ~OflSO{ata 91 rac·capezzano più, e non è raro il vedere qualcuno tentar d'uscire per una finestra, avendo perduta di vista la porta. Generalmente per gli uomini il modo d'esprimere l'ammirazione è molto meno rumoroso che non per l'indigeno sesso debole; essi si limitano a tirar su senza interruzione enormi fiutate di tabacco; però talvolta, non bastando piu queste ad 'fsprimere la piena veemenza dèl sentimento, vanno esclamando: Ne negega; musungu ne moghi, ne lioa! (E bello; il bianco sa il suo affare, è come il sole!). E ritornano ai loro villaggi discorrendo a lungo di quanto hanno visto, e tanto piu an_imatamente, se un benvenuto invito di qualche capo ad una bevuta collettiva di tembo (bevanda inebriante) scioglie loro meglio lo scilinguagriolo. d'una famiglia in duolo che, fra le generali manifestazioni giulive, si apparta e si chiudenel suo dolore. Pochi giorni dopo Parequa principiò bruscamente la grande &tagione delle pioggie, che temevamo dovesse disturbarci nei lavori di, costruzione e ritardarli. Ma a Fort Hall difficilmente piove durante il giorno, ed il sole continuò a splendere piu bello e p.iu caldo chemai in un cielo normalmente limpido. Soloverso sera grossi nuvoloni si levavano tutt'intorno all'orizzonte: il tramonto si effettuava. fra squarci di nembi, cirri e cumuli frammisti, o sovrapposti d'infinite forme, dalle vaporose velette arricchite d'orientali ricami ai profil' fantastici d'orribili draghi cinesi, il tutto soffuso di splendori e giuochi di luce incompara-· bili. Un a vera tavolozza di colori e di. sfumature· artificialmente irreproducibili, da parere che tuttoil firmamen- 'to si fosse convertito in un immenso- ·arcobaleno. Casa in pietra per le suore della ·Missione del S. Cuore a Fort Hall Dopo poche· ore la pioggia si rovesciava.. a catinelle, III. La Settimana Sa11ta e la Pasqua - La gratule stagi01ae delle pioggie. È giunta la Settimana Santa. La celebriamo il meglio che ci è possibile in paesi che ci ricordano, per l'umanità, uno stato di cose di molti secoli anteriore al compimento degli altissimi misteri commemorati in questi giorni. Questa nostra stazione è dedicata al Sacro Cuore di Gesù, ed è nel giorno di Pasqua che gliene facciamola solenne consacrazione. Siamo ·soli nella poveracappelleita: poco piudi quanti non fossero nel prj)sepio nel momento della nascita di nostro Signore. E, come allora, di fuori sono le tenebre; gli Akikùj u se ne sono andati tutti. Iersera avevamo loro detto; domani è gran festa per tutto il mondo; ma essi risposero che per essi domani non era festa. Perciò nessuna delle loro voci si unisce alla nostra; nessuno qui, all'infuori di noi, sa Chi oggi sia risorto! Povera gente! Oh, lo sappiamo bene; l'alleluia non ha ancora risuonato per voi; voi ancora non conoscete la gioia santa della Pasqua, che pur dovrebbe essere anche vostro giorno di festa! Senza dubbio fu l'effetto di un'impressione soggettiva, ma mi parve che quell'espressione: domani non è festa per noi, avesse risuonato con accento triste,come quello <t continuando per tutta la notte, fino a segnare al pluviometro della Missione - come parecchie volte suce.esse - una caduta d'acqua.. superiore ai 45 mm. nella sola notte. Al mattino verso le sei, ora in cui il sole per tutto l'anno fa q Li i la sua apparizione sull'orizzonte,. i nuvoloni si diradano, si elevano, riducendosia pecorelle vaganti per l'azzurro, che poco a poco svaniscono anch'esse, lasciando per l.'atmosfera una purezza cristallina e tale che l'intero Kikuyu, stendentesi a mo' d'anfiteatro a. l nord-ovest del nostro orizzonte, pareva giacere· ai nostri piedi e le due grandi montagne, Ki-- nangòp eKenia, sembravano essersi nella notte· tanto avvicinate a noi da poterle ora toccare con la mano: così chiaramente ,se ne distin- i guevano i minimi particolari di struttura. L'acqua che tutte le notti veniva giu qui aMoranga in forma di pioggia, cadeva in neve sulle alte vette del Kenia, di cui ogni mattino vedevamo sceso piu giu il bianco cappuccio, comesuccede per le nostre Alpi guardate dalla pianura dopo le prime nevi di ottobre o novembre. Ma qui, a differenza di quanto avviene sui nostri monti, basta una mezza giornata perchéi raggi di questo sole equatoriale abbiano lacerato il candido velo; nelle prime ore pomeridiane la neve della notte pare essersi raccolta. tutta fra le inacessibili guglie del gigante africano, che n è il piede dell'uomo doma, n è i raggi del sole riescono mai a privare del bianco am-
l manto. L3 falde nevose paiono veramente Ti tirarsi, sotto' il caldo fQlgore del sole, in · .quella guisa che la chiocciola rientra nella sua casetta alla vista di un nemico. In tutto il tempo dei lavori due o tre volte appena fummo disturbati da acquazzoni du· ran te il giorno; ma anche in questi casi era possibile prevedere alcune ore prima il loro arrivo, come si preannunziano dagli osservatori meteorologici i cicloni del Tex:as o di Borneo. Incomincia ad apparire sul .pianoro d'Ukamba, a circa una cinquantina di chilometri da noi, una nuvoletta. Come quella del profeta Elia, lentamente essa· si avanza, qua.si poggiando sulla terra a mezzo di'quelle righe verticali, che indicano come la nuvoletta non istia sull'orizzonte solo per far fi. gura. Impiega qualche ora a tragittare la distanza che la separa da noi, ma anche quando ci è vicina non siamo ancora certi che scelga il nostro indirizzo, finchè, giunta ai piedi"delle colline del Kikùj u, non abbia infilato l'uno o l'altro dei numerosi valloni che rappresentano quasi le a,rterie di questo paese. Se imbocca quello che è dominato dai fabbricati della Missione, passati pochi minuti, il forte sc'roscio portat.o dal vento ci avverte che è tempo di metterei al riparo. Difatti la pioggia sopraggiungeva subito e per qualche ·minuto cadeva quasi versata a secchiè, come in un nubifra~io, :(Ila tutto finiva lì. Per noi almeno, perchè la nuvoletta, per quanto P,iccola, pareva inesauribile nella sua ri~erva d'acqua, e seguitava il cammino verso l'alto Kikùju fino al Kinangòp, che da secoli e secolì tien testa a tutte le nuvole che i monsoni si ostinano a lanciargli contro. Là succede alla nuvoletta quanto, in altro campo, va da secoli avverandosi con quanti vogliono dar di cozzo contro la Chiesa cat~olica:· si infrange e si risolve completamente per ingrossare il Massioia, la cui piena improvvisa passerà domani presso Fort Hall, e fra qualche settimana eoncorrerà a far straripare il Tana: il N ilo in miniatura, come viene chiamato. IV. Il WaokUtùju distruttore di foreste - Impo- ••eflti prelimi10ari per la ve10dita di fJuoi - SqttilifJrio tra doma10da ed o/7'erta di m eroeNuove costruzio11i i11 puro stile of'rioatto - M o bi li o apostoliòo - Da mlhl anlmas, oa'etera tolle l Il ìVakikùyu, per un istinto di razza comune a tutta la fo~.miglia 'Bantu, è un te,rribile nemico delle foreste che, col ferro e col fuoco, inesorabilmente abbatte ovunque per dissodarsi campi, e perciò anche nei paraggi di Moranga ha. - da secoli forse - distrutto quanto d'alberi e cespugli poteva ivi trovars·. Della imprevidente distruzione si subiscono ora le conseguenze nella scarsità di legna da ardere, e nella. diminuzione di pioggia prodotta da un si sregolato disboscamento; come i nostri contadini sudano ora su di un terreno che secoli e secoli di poqo adatta concimazione hanno completamente depauperato. Anche noi, per provvedere alla travatura del tetto della nuova casa, fummo costretti a cercare gli alberi necessari ..assai lontano. L'incarico di trovarli si affidò al fratello Celeste, il quale dovette a tal fine portarsi fin sulle rive del Sagana, fiume che scorrendo attraverso la pianura scorazzata dai guerrieri Massai, ha. potuto finora conservare incolumi dal coltello kikùyu i boschi che lo costeggiano, e che paiono essersi colà radunati in cerca di uno scampo supremo. Seguendo i sentieri tracciati dagl'ippopotami,.che avevano scelti quei recassi per le loro romantiche passeggiate e che ora, disturbati, dovevano riparàrsi nell'acqua profonda e tranquilla, fu fatta nei folti~ l boschi la sceltà degli alberi al nostro scopo. Ognuno di questi fu quindi contrassegnato in modo che· dai lavoratori indigeni, inviati poi per abbatterli e trasportarli alla missione, non venissero scambiati, per isbaglio, con altri meno pesanti. Però la località distava dalla missione in modo che i lavoratori, quantunque partissero di buon mattino, facevano appena in tempo a ritornare per il tramonto. La nostra·prima idea era stata di trasportare gli alberi a mezzo di buoi, ma le trattative per acquistarne dagli indigeni - peggio di quelle che precedettero la guerra russo-nipponica '-- minacciavano di andare tanto per le lunghe che dovemmo, sfiduciati, smetterne il pensiero. Alla prima proposta fatta. al capo d'un villaggio a noi vicino, egli trovò necessario radunare il consiglio di famiglia, che cònchiuse per un invito agli anziani di tutta la collina ad una sborni~ di tembo. Quand~ tutti avevano già passato, lo stato d'effetto esilarante e, come in un comizio moderno, tutti potevano parlare senza l'obbligo morale di dir cose a prop~sito, essi riuscirono a comunicarsi vJcendevolmeri.te la proposta. di ritrovarsi la sera seguente alla Missione per una gran cira (adunanza)', in cui si sarebbe trattato, se non dei destini del Kikùyu, almeno di quello di due o tre de' suoi buoi. Qui - in forza dell'etichetta locale - sarebbe stato nostro dovere d'ammazzare un caprone, prçprio di quelli dalla lunga barba, per rifòcillare gli adunati e da:r loro forza per i grandi fiumi di parole che dovevano -scorrere: Ma noi facemmo loro osservare ch'e presso i bianchi non si usa ammazzar caproni nelle adunanze d'affari. La ragione, rafforzata dal fatto che il caprone non c'era, fu trovata buona, e gli interminabili discorsi - forsé ancora perl'effetto del tembo bevuto il giorno precedente 1 - ebbero luogo ugualmente. Il risultato di tutte quelle parole, per lo più ,gridate come da tribuni popolari, fu di a~sodare che un bue è una bestia molto grossa, ad esempio
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