Missioni Consolata - Giugno 1905

86 111 eo.,solata çç>-~----~~~--~~~·•e~~--~~-~~--~~,gm~~~~Gm~~~~--~•"'"' Suor Cunegonda, altro non consentendole la sua povertà religiosa, aveva promesso alla Consolata che, se otteneva la grazia della implorata guarigione, avrebbe per un intiero mese recitato il rosario di quindici poste per la conversione dei peccatori. E la Madonna che sopra tutte le offerte ama quella del cuore; la MadÒn~a che, ad imitazione del Divino suo Figliuolu,. ama i piccoli e li consola, si mostrò straordinariamente benigna alle umili suppliche della sua serva, la quale, solo per obbedienza ai suoi superiori ed a gloria della Vergine taumaturga, si arrese a che· fosse pubblicata là relazione suesposta, quale eco di giorni gloriosi in cui si .compirono tanti misteri di soavissima misericordia. Dalle Missioqi della Goqsolata iq A frina Abbiam più volte accennato(eultimamente nel n° di dicembre 1904) che allorquando il rapido sviluppo preso dalle nostre Missioni d'Africa reclamò in esse la presenza' di suore coadiutrici dei missionari, il governatore inglese della provincia del Kenia non accordò ·n permesso d'introdurle nel paese, se non alla condizione che le suore venissero alloggiate in una casa di pietra posta nella zona di protezione di Fort-Hall, non potendo egli altrimenti rispondere della loro personale sicurezza. Non era facile impresa il costruire case in pietra nel Kikùyu, cioè in un paese dove per la mancanza assoluta di calce, di terra da mattoni, e di operai che avessero anche una lontana idea di tali lavori, non esisteva .allora neppure una fabbrica in muratura. Lo stesso Fort Hall, maJgrado il suo 'nome l pretenzioso, non consisteva in quel tempo 'che in alcuni capannoni fatti con legname e terra, all'uso indigeno (vfdi incisione a. pag. 87), i quali servivano di caserme, circondati da un grande fosso e relativo argine interno, sostenuto da muri a secco assai grossolanamente costrutti. Tuttavia i nostri, in vista del grande aiutoche, specialmente nei lavoridi missione, avrebbero avuto dalle suore, si accinsero energicamente all'impresa. Le pagine qui sotte>- riportate parlano appunto della costruzione della prima casa in pietra presso Fort Hall. Esse furono estratte da un diario del teologo Filippo Perlo, il quale col suo solitobrio espone come fossero man mano vinte lenon lievi difficoltà fra cui - dalle fondamenta al tetto - sorse la nuova fabbrica. I fiori esotici, i graziosi aneddoti indigeni che s'intrecciano al racconto, speriamoabbiano a renderne interessante la lettura, la quale nel medesimo tempo tornerà certoprofittevole, giaéchè i nostri lettori, col loro- , fine e pio intuito, "ben scopriranno sotto la. semplice frase e la serena arguzia del missionario la somma di operosità generosà, di abnegazione assoluta che spiegano gli operai evangelici, le quali a noi tutti debbono servire_ di fiprone a secondarne come megli() possiamo lo zelo, partecipando così ai lor() meriti. --w~- La prima casa in pietra costruita nelle nostre Missionr (Dal Diario del teol. Filippo Perlo) I. In cerca di pietra da costruzione- Come s'improvvisa una casa - Operai enciclopedici - Sflda di razza - La scelta degli operai - Molta musica e poco lavoro- Mol#plicazione di tessere - Ogni bel gioco dura poco. Lo stesso giorno in cui il Dottor Hinde ci diede il desiderato permesso di chiamare le suore nella Missione di FortHall,io presi mec() un gruppo di nostri amici indigeni armati di gravine,e piccozze, e calatici fra i dirupi risul- · tanti dalle secolari erosioni del fiume Massioiar ci demmo a sop.dare la roccia e spaccar sassi - colla frenesia di un cercatore d'oro fra i rand . dell'Alaska. A notte tornammo alla missione

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