84 Q Echi del Centenario della Consolata In questo fausto anniversario ci pare doveroso uscire dalla riserva in cui ci siamo fia qui tenuti, pubblicando una delle grazie straordinarie da Maria SS. impetrate in occasione del passato .centenario e consistente in una guarigione istantanea, della quale un anno intero ha oramai provata la perfetta stabilità, dandoci la garanzia che sempre in tali casi richiediamo. Il fatto avvenne nella città di Carignano dove - come in moltissime località del Pie· monte- dopo aver preso viva parte alle feste di Torino, la popolazione volle purè in paese celebrare il centenario della Consolata. E la festa di Carignano, mèrcè lo zelo di quel rev. vicario, teol. Gambino, riuscì splendida e divotissima. I Nove Sabati, fatti con particolare impegno, ed un triduo di predica· zione vi avevano ben preparati i buoni carignanesi, come dimostrarono la Comunione veramente generale, che S. E. M.r Manacorda, vesco,vo di Fossano, distribuì per ben due ore di buon mattino, ed il concorso straordinario di devoti che gremirono l'artistica chiesa parrocchiale alle sacre funzioni della giornata. Ma il punto culminante, la parte più caratteristica. della festa della Consolata a. Carignano, fu la processione solennissima fattasi dopo la messa parrocchiale, ed in cui si portò in trionfo per le vie dell'antica e linda cittadina un nuovo artistico quadro, benedetto là vigilia da Mons. Manacorda, per le dimensioni e la somiglianza delle sacre figure copia fedele di quello taumaturgo del santuario di Torino. Fu appunto durante questa processione che avvenne il fatto straordinario, a cui abbiamo in principio acc~nnato. Eccolo nella sua eloquente semplicità. Una religiosa della Congregazione di S. Giuseppe di Torino, suor Cunegonda, era affetta · da un tumore viscerale. Riuscite inutili le più sollecite cure, si dovette venire alla conclusione che una sola via di scampo rima- . neva da tentare: l'operazione chirurgica. È facile immaginare quale ripugnanza provasse. per essa la paziente, che però, fattone generoso/sacrificio a Dio, decise di sottoporvisi,.. nella speranza di ricuperare per tal mttzz<P quella sanità con cui avrebbe potuto ancora rendersi utile alla sua diletta religiosa. fa-· miglia. · Il 26 maggio 1899 il ferro del chirurg<>- compi l'ufficio suo doloroso sulla povera ·suor· Cunegonda, la quale, se ebbe così salva la vita, dovette però da quel pulito trascorrer& i suoi giorni fra continue, gravissime sofferenze. Erasi esternamente saldata la ·ferita.. aperta per l'atto operativo, ma s'era formata.. un'ulcere interna, cosicchè la paziente, oltreall'essere tormentata da vivi ed incessanti dolori viscerali, da frequenti vomiti era impedita di nutrirsi. Passavano sovente otto & più giorni senza che il suo stomaco potesse ritenere alcun cibo, e durante i q]lali era co· stretta a stare continuamente a letto. Aveva però di quando in quando settimane intier& di qualche sollievo, in cui poteva digerir& alcun poco di cibo leggero, alzarsi anch& per parecchie ore della giornata, ma giammaipiù ebbe un sol giorno in cui fosse libera dai suoi dolori e non fosse presa da acce.ss~ di vomito, rigettando il più delle volte anchesangue. Essendole divenuto impossibile l'attenderea qualsiasi ufficio della comunità, e parend()o che l'aria più aperta ed ossigenata megliodovesse giovarle, i superiori trasferirono suor Cunegonda dal monastero di Torino a quelloo di Carignano, dove di mano in mano, -mal•· grado che si continuasse a prodigarle tutte-· le cure della carità e della scienza, parvefarsi più evidente che era ormai a dismet..t tere ogni pensiero della sua guarigione.. Difatti cin_que anni dolorosi, lentissimi~ passarono, senza che nelle condizioni <ti lei intervenisse altra mutazione, da q~ella al~ l'infuori di un naturale grande deperimento•. Ma quando parve dovesse - come le forze' fisiche -essere nel cuore della paziente fiaccata e spenta ogni speranza, qp.esta le· ri·· nacque ad un .-tratto, si fece vivissima·· e< potente all'avvicinarsi del. centenario della.
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