Missioni Consolata - Giugno 1905

W ~OflSO{ata 91 rac·capezzano più, e non è raro il vedere qualcuno tentar d'uscire per una finestra, avendo perduta di vista la porta. Generalmente per gli uomini il modo d'esprimere l'ammirazione è molto meno rumoroso che non per l'indigeno sesso debole; essi si limitano a tirar su senza interruzione enormi fiutate di tabacco; però talvolta, non bastando piu queste ad 'fsprimere la piena veemenza dèl sentimento, vanno esclamando: Ne negega; musungu ne moghi, ne lioa! (E bello; il bianco sa il suo affare, è come il sole!). E ritornano ai loro villaggi discorrendo a lungo di quanto hanno visto, e tanto piu an_imatamente, se un benvenuto invito di qualche capo ad una bevuta collettiva di tembo (bevanda inebriante) scioglie loro meglio lo scilinguagriolo. d'una famiglia in duolo che, fra le generali manifestazioni giulive, si apparta e si chiudenel suo dolore. Pochi giorni dopo Parequa principiò bruscamente la grande &tagione delle pioggie, che temevamo dovesse disturbarci nei lavori di, costruzione e ritardarli. Ma a Fort Hall difficilmente piove durante il giorno, ed il sole continuò a splendere piu bello e p.iu caldo chemai in un cielo normalmente limpido. Soloverso sera grossi nuvoloni si levavano tutt'intorno all'orizzonte: il tramonto si effettuava. fra squarci di nembi, cirri e cumuli frammisti, o sovrapposti d'infinite forme, dalle vaporose velette arricchite d'orientali ricami ai profil' fantastici d'orribili draghi cinesi, il tutto soffuso di splendori e giuochi di luce incompara-· bili. Un a vera tavolozza di colori e di. sfumature· artificialmente irreproducibili, da parere che tuttoil firmamen- 'to si fosse convertito in un immenso- ·arcobaleno. Casa in pietra per le suore della ·Missione del S. Cuore a Fort Hall Dopo poche· ore la pioggia si rovesciava.. a catinelle, III. La Settimana Sa11ta e la Pasqua - La gratule stagi01ae delle pioggie. È giunta la Settimana Santa. La celebriamo il meglio che ci è possibile in paesi che ci ricordano, per l'umanità, uno stato di cose di molti secoli anteriore al compimento degli altissimi misteri commemorati in questi giorni. Questa nostra stazione è dedicata al Sacro Cuore di Gesù, ed è nel giorno di Pasqua che gliene facciamola solenne consacrazione. Siamo ·soli nella poveracappelleita: poco piudi quanti non fossero nel prj)sepio nel momento della nascita di nostro Signore. E, come allora, di fuori sono le tenebre; gli Akikùj u se ne sono andati tutti. Iersera avevamo loro detto; domani è gran festa per tutto il mondo; ma essi risposero che per essi domani non era festa. Perciò nessuna delle loro voci si unisce alla nostra; nessuno qui, all'infuori di noi, sa Chi oggi sia risorto! Povera gente! Oh, lo sappiamo bene; l'alleluia non ha ancora risuonato per voi; voi ancora non conoscete la gioia santa della Pasqua, che pur dovrebbe essere anche vostro giorno di festa! Senza dubbio fu l'effetto di un'impressione soggettiva, ma mi parve che quell'espressione: domani non è festa per noi, avesse risuonato con accento triste,come quello <t continuando per tutta la notte, fino a segnare al pluviometro della Missione - come parecchie volte suce.esse - una caduta d'acqua.. superiore ai 45 mm. nella sola notte. Al mattino verso le sei, ora in cui il sole per tutto l'anno fa q Li i la sua apparizione sull'orizzonte,. i nuvoloni si diradano, si elevano, riducendosia pecorelle vaganti per l'azzurro, che poco a poco svaniscono anch'esse, lasciando per l.'atmosfera una purezza cristallina e tale che l'intero Kikuyu, stendentesi a mo' d'anfiteatro a. l nord-ovest del nostro orizzonte, pareva giacere· ai nostri piedi e le due grandi montagne, Ki-- nangòp eKenia, sembravano essersi nella notte· tanto avvicinate a noi da poterle ora toccare con la mano: così chiaramente ,se ne distin- i guevano i minimi particolari di struttura. L'acqua che tutte le notti veniva giu qui aMoranga in forma di pioggia, cadeva in neve sulle alte vette del Kenia, di cui ogni mattino vedevamo sceso piu giu il bianco cappuccio, comesuccede per le nostre Alpi guardate dalla pianura dopo le prime nevi di ottobre o novembre. Ma qui, a differenza di quanto avviene sui nostri monti, basta una mezza giornata perchéi raggi di questo sole equatoriale abbiano lacerato il candido velo; nelle prime ore pomeridiane la neve della notte pare essersi raccolta. tutta fra le inacessibili guglie del gigante africano, che n è il piede dell'uomo doma, n è i raggi del sole riescono mai a privare del bianco am-

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