~n serata periodico ESCE P RINCIPIO AL DEL MESE Mensile R_e li ~ i oso ., DIREZIONE SAGRESTIA PRffiSSO LA DSL CONSOJ,A'rA SAN'l'UARIO DET.LA. IN TOR!NO
Il Periodico si spedisce a chi farà l'offerta annua di almeno L. 1,50 per le Missioni della Consolata in Africa. Per l'estero l'offerta è di L. 2,50. ~-----------------------------------------------~ OFFERTE PER L'AMPLIAMENTO DEL SANTUARIO Chieri. D. F"lice Paracca, lO - Saroglia Giovanni, p. a...., 10 - Franchina Montefamerio, B - Bho can. Giovanni arcipr., 2 - Vllh stello11e. Fasano Michele, 8- Montanaro D. RomanoCeltstino, prev., B - Preecoraano, Ferraro Ida, 6 - Belneeco. Dagna Michele 0,60 Nole.Ce staVincenzo, 2 - V ù Benedetto Pietro, p. g. r., 5 - Alteaeeno. N. N., l- Cinzano. Ortale Adelaide, 1,60- Ohleeanova. R. C , impl. gr. e prot. , B· - Giaveno ~e· varino Antonia, 2- Gaealno. Mignola teol. Matteo, B - Torl"e Bairo Boletti D. Giuseppe, 2 - S Olol'- l'ie. Grazia Tomasini Laura, 2 - Clhlvs •so. Fiorio D. Dcmtnico, S - Dogliani 6iulia I'abbene 5 - Ooazze Tessa Tommaso, 2 - Cesella. ( erardi Albertina, inv. gr., 6- Castelnuovo. B. N., l - B.S. , p, g. ,.,, 2 - Gl'avere D. Natale Oliva, 2- Chlel'l. Anna 6alliati, 2 - Rivoli. Gherso, p. g. r., 6 - So· relle Bianco, 2 - Blanco Antonio, 2 - Feneetl'elle. Giugliano 6iuseppe, 2 - Rocceforto. Coreglia Margherita, 6- l!lval'a. N. N., p. g. r., Il - Saalhlà, Lemoris Leonardo, 6 - Riva. D. Tommaso Godina, parr., 2- Plvel'one. Pavignano D, Costantino, 5Volpleno. Landra D. manica , 2 - Ga~l. Durante Assunta, 2 - Rivoli.'Battaglia Felicita, 2- Cuorgnè A.irale Catterina, 2 - Sorelle Trione, 2 - Antlgnano 6. V., p. g. r., invoo. altre, 2 - Venerla, Colla Emilia Talentino, 2 - Marene. Racca Marianna, 2 - Cll'lè, Bottino Elisabetta, in suffragio del marito, B - Genola. Manna Margherita, 2 - Cavallermagl'lore. Sorelle Bacca, Il - Mcnoallerl. Remondino Chiara, 2 - Caeelborgone, Birolo Candid ' •1- Strambinello. D. 6iovanniAriano, 2 .- Azeglio. Maria Thos Riconda, B. Toi'IDe. Muratore Margherita (offerta mena.), 2 - Chionh• Fla via, 5 - Iatituto Operaie Barolo, BFrattini Pietro, 5 - Lamberti Maria. 2 - Cubit-Re Margherita, l- N. N., 10- N. N., 7 - B. V., 26ìuseppina Ferrando, lO - Locatelli Luigia, 2 - Danna Lina, 2 - Maria Boffa, 2 - Coniugi Biccardi (olf. mens.), l - Fornaro Teresa, l - C.ua Massa di S. Biagio, 5 - Luisa Reviglio, Il- Banda 13iovanna, una catena d'argento - Bruo Annunziata, 5- Fa migha Pittarelli, 2,60 - Famiglia 6all~, 2 - Stevano Camilla 5 - Cathrina Por<na, 2- Mola d!. Nomaglio contesEa Emilia, 5 - Conteosa Monta• gnini. p. g. r., 15-Contessa Cristina Montagnini, li! - S. 6alleani Ag\iano, B Luig'a Ubert, B- Theia Antonietta, Il - Theia Giuseppina, 2- Bfsso M., 2 - N. N., p. g. r.1 l - Marianna Matta, p. g. r., 5Al!aia Enrichetta, 5 - Moretta Ernesta, 2- Maria Mò. 2- N. N., 5 - Salerandi Maddalena (oft m). l - N. N., in suffragio, li - 6. B. 6., 10-Chi•pello Carlo, inv. protezione sulla figlia, 2- N. N., p. g. r, l - Laugieri Carlo, 6 - Un sacerdote devoto della Cocsolata, 6 - A. Enrico, p. g. r., 1- Celestina Frisetti, 2- N. N., 6,50- Coniugi Tacchinardi, ~.·OBe toano Maria, 2. Novi. Boaio Leonina, 5- Riva. C. M., l - S. Raffaele. Beltramo Giuoeppe, 2- Pcl~lno. Avotaneo fat(erina, S- Gruglteaco. Bechis Catterina, 2Altia N. N., 5 - Carignano. Ferruto Domenico, 2 - MontJrene. Teol. Turco Domenico, 2,60 - Lucento. Ronco Doineni:o, 2 - S Cer&<>. Yornero 6aapare, 2 - Andezeno, Tec l. Brizio Cemillo. pre vosto, 2 - Brlchel'aalo. Ceva di Nucetto Rumilda, 3 - Dogliani. N. N.. 5 - IWai'&De. Bossolasco Maraherita, 2 - Mo11t ~ fia. 6atti Ernestina, ~- &aluzz~. 6atti Maria, 2- Carmai'II-Oia, Soldano Vilcenza, 2 - Brino Maria, l - Oaatelnuc:.vo. Suor Metilde, l - lt u•laengo. Fava Teresa, B - Com. Luigina Resegotti nel suo l• anniversario manda un affettuoso saluto alla Consolata sua Protettri< e rac comandandole tutti i suGi cari, 5- Aatl. N. N., fiGenova. Bartolcmeo Bancalare, l- Vltntle Naoi Leonilda,l - Firer ze Bonobi Clara, !1,50- Napoli . Paolina Carelli, inv. prot., l- Vlgllafto. .Matilde Sardi, 2 - C .udero. Trocelli Aleuandrina, JO - Ll•o,.no, M.andosso Vincenzo, p. g. r. 10 - Cwescentlno. La Superiora dell'O•pedale. 2 - Rivoli. Rosa Clotilde, l! - Castella monte. N<N., per una P• rsona inferma, 5 - Clhlv&aao D. Pa•quale Bononno 2 - Ivrea. Bianco ing. AlusandJO, 2 - SavlglhDo, Enrichetta Marando, 2 - Mc D et l eri. Boletti T. Arturo, 5 - PIDarolc, Teol. 6iuseppe Casagrande, 5 - Oestlgllone. Luigia Jetta, p. g. r., l - Maaserano. Una pia ptrsona, p. g. r. , 2 - Ga· l'esalo. A.no:elina Carrara o - Barze. Antonietta Dulio, 10 - Pal&l'mo. fomm. Ernesto Armò, o - Colcmbal'o Bocca Ida, inv. gr., l!- Barga Picca Nicolina, p. a. r.. 4,90. Torino. Leboro Pietro, inv. compimento di gra· zie, 8.50 - M. 6 ., p g. r., l - Farrio 6iovannina, 2 - Ferraris 6iuseppe, S - Pautss•o .MJlrgherita, 2Flaminia Biccardi ved. Angleaio, 6 - M•tta Battista, l! - Claretti Irene, Il - Ronc•ti Te1esa, 2 R. M. , 5- Ricca Maria, in r'ngrsziamel to per scam pato pericolo, l- Navone M•ria, 2 - c~nti M•d· dalena, per ricuptrata salute, 2- N. N., 1- M. B, p. g. r., li - Torchio Domenica, Il- M. 6., p. o 1'., 7 - 6amba Lnigia, 5 - Maria N., 2 - Margherita l'egiovanni (o!f. meos.), l - Felicina Moglia, BN. N., p. g. r., fi - Vittrria Gamma, 6 - N. N., per voto fatto, Il- 6iaciLta Faaain, per promessa fatta,ll - Francesca Scaccabarczzi, lO- Bertino Cristina, l - 6. D., l - Pùgolotti Costantina, p. g. r., 10 - 6oftì Giuseppe, p.g. r., 10 - c ..ttorina Donna, 10- Maria earelli, 2 - Bocca 6iuseppe, 5 - Torchio Elvira, p. g. r., fi- Contessa M•ria P•nsa di Marargli•, SCapello Francesca, 2 - Paolo B., per ottenuto impiego, 1 Pignata Bernardo. B - Cantini Osvaldo, li - t lagnassi Giovanni, 2 - Sighieri Ermenegilda 2F. E., impl. gr.,6- 'l'on<gutti Teresa, 2-Mattioda .Maria, p. g.,.,, l - .Masera Giuseppina, fi - Hector D'&ntrèves, lO - Demarchi Petronìlla, Il- Famiglia Aschierl, 2 - Belmondo D. 6iuseppe, 2 · Turigelli Pietro, Il - Famiglia Monti, 2- S. M<ntgcmerie, Il - Boalino Maria, 2 - 6iaccsa Bodolfo, O,to - Lucia Cochis, 2- Ida Chiotti-Cerale, Il- Conteua .Maria
~~nsoiata PERIODICO RELIGIOSO MENSILE ' ~~~~~~~ « -\\,., SQ.l\o::[ M: A. EHO DIREZIONE ~J Il mese della Consolata - La Consolata nell'India -Storia del santuario della Consolata in Torino - Vita di Missione PREsso LA - Il Sodalizio di S. Pietro Claver per le Missioni dell'Africa ~ - Crotzaca '»lPilSilP- del sonftttlrio: Grazie recenti rifeSACRESTIA DELLA CONSOLATA rrte alla sacrestia - Relazioni compendiate di grazie recenti - Pellegrinag1;io Internaz. a Roma delle Figlie di Maria - TORINO Sacre Funziom in Aprile - Tesori di confidenza in Maria SS. J - O(l"getti offerti in aprile - Indulgenze a chi visita il santuarw nel mese di maggio - Orario delle Sacre Funzioni pel mese di maggio ' O/l'erte per l'ampliamento del san- ( trtario e per le missioni della Consolata in A/'rioa. IL ltlESE DELLA · GONSOL~ TA -~~-- - Il vero affetto è di sua natura progressivo e fecondo di sempre nuovi segni di manifestazione esterna. Come fiamma che tende irresistibilmente a dilatarsi e salire, convertendo in calore e luce quanto può fornirle esca, così l'amore d'ogni cosa conforme alla sua essenza si fa strumento per meglio affermarsi e grandeggiare. Qui sta la ragione prima del moltiplicarsi degli atti di culto verso Maria SS. Consolatrice; qui è da ricerèarsi la genesi d'uno fra essi che ora appena principia: vogliamo dire la pia pratica del Mese della Consolala. Le anime amanti incominciano a sentire il bisogno di intensificare verso il suo termine la preparazione, intrapresa coi Nove Sabati, alla festa del 20 giugno; di rendere quotidiano negli ultimi 3Q giorni l'omaggio settimanale alla Madre di consolazione e di grazie, ~eglio entrando con Lei in .... ! quella dolce consuetudine propria dei figli che vivono di continuo-nella casa materna. t E l'esempio santo già trova simpatia ed imitazione: mai come ai nostri tempi ebbe più rapida diffusione ogni pia pratica intesa a propiziarsi Colei, per le cui mani vuole il Signore che .agli uomini ~ giunga ogni bene. Nè avviene senza una ~ benigna disposizione della Prov,videnza questo risveglio di tenera pietà verso Maria SS.: esso è l'argine che i benpensanti afforzano contro le onde minacciose dell'empietà e del malcostume, stesse della famiglia e della società e, ' coi disordini. di cui sono infausta cagian~, provocano i castighi del Cielo. Anche sotto questo rapporto appare singolarmente giusto e naturale che abbia il suo mese la ConsQlata. Non è questo i torinesi invocano la Madre di Dio? Non è sotto questo ~itolo che i nostri remoti antenati La costituirono fra noi Custode
66 J1t 8ortsolata ~ o della fede cattolica e della morale, e perciò stesso della materiale prosperità dell'augusta Torino, giacchè se la giustizia esalta i popoli, li fa miseri il peccato? Un santo amore da una parte e l'utilità nostra·dall'altra ci invitano, dunque, soavemente a secondare il fervore delle anime elette che prime pensarono ad un mese della Consolata. Nè la pia pratica potrebbe in miglior tempo inaugurarsi che in questo 1905, rimiovando così e perpetuando, a ricordo di una data memoranda, quanto già si fece per eccellenza nel 1904, in cui nel mese precedente la grande festa secolare del 20 giugno gli sguardi ed i cuori, non solo dei torinesi, ma di tutto il divoto popolo subalpino erano rivolti al santuario ed all'imagine taumaturga di Maria SS. Consolatrice. Ma, dirà tal uno, come celebrare il mese della Consolata? In un modo semplicil';- simo, pratico, possibile anche alla persona più pressata dai negozi o dalle domestiche occupazioni: una visitagiornaliera, anche soltanto spirituale, al santuario; una breve meditazione ogni mattino sui pregi di Maria SS., sulla sua bontà, sulla sua potenza, sullé grazie ch'Ella accorda a chi di cuore la invoca, e, cosa principalissima, un santo impegno di mantenersi in grazia di Dio e di esercitarsi ogni giorno in qualche atto di virtù caro alla Madonna. E l'esperienza mostrerà alle singole anime, alle divote famiglie ed ai pii istituti il frutto celeste di questa santa pratica. Il mese del!~ Consolata è racchiuso fra due date augurali: « 20 maggio - 20 giugno •. La prima, col pieno fiorir delle rose, segna il colmo della primavera; la seconda apre l'estate feconda col solstizio splendido, .col biongeggiar delle spighe. Anche la primavera mistica trionfa in maggio nelle anime appiè del- · l'altare benedetto della V~rgine taumaturga, al cui sorriso sbocciano i puri desideri, le sante speranze. ALei si chiede di convertire nei cuori in stabili virtù le prove che si fanno coi fioretti del mese mariano; a Lei che benedica i prqmet~ tenti frutti della campagna; il lavoro fervente nei traffici; i progetti ventilati in famiglia; gli studi dei figliuoli, più assidui e crucciasi per l'imminenza degli esami. E quale miglior mezzo per vedere esaudite le ansiose suppliche, coronate le speranze veementi, che il continuar nel giugno la preghiera, il diuturno esercizio delle opere care a Maria ·Consola- . _ · trice, fino al giorno onomastico di Lei, segnante l'estate mistica, distinta da otto secoli per abbondante messe di grazie e di .benedizionì ? Ben venga, dunque, il Mese della Consolata a compiere il ciclo delle pie pratiche in onore di Lei, semp.r:e meglio disponendola ad essere la Patrona e Custode di Torino e di ogni singolo abitante dell'augusta città e del Piemonte, in questi tempi insidiosi alla ~orale, gravidi di burrasche sociali, ed in cui l'avvenire si presenta veramente pauroso a chi non vede in alto la Stella foriera di luce divina, l)ride nunzia di pace agli uomin'i di .buona volontà. Ai nostri buoni(lettori rz"cordiamo che per essere abbonat'r: a que· ' .sto per~·odz'co occorre fare un'offerta a favore dette missz'oni detta Consolata in Africa. Li preghiamoperc~·ò che, nel mandarci oblazioni,-voglù'l.no specificare ognt volta ·se esse sono per le missionz·, oppure pei lavori del Santuario.
-w e o ·f) s o l a t a 67 Qp~~==~'~'*H~==~~~~~~~~~~~--~~0 LA CO~SOLITA ~ELL'INDIA l Già altra volta abbiamo parlato su queste ~ colonne della scuola cattolica annessa alla ! Missione di Raichore nell'India inglese, ed affidata alle Suore di S. Anna della Provvi· denza, così benemerite in Torino dell' edudel gruppo protestante, si comprenderà facilm!'lnte quanto sia arduo il compito dei mis- ~ionari a Raichore. In su~ principio le Suore di S. Anna furono quasi sgomentate da tale somma di difficoltà, e si domandarono: Come riusciremo a fare un po' di bene in queste condizioni? Ma lo scoraggiamento è cosa affatto passeggiera nel cuore di chi ha per modello Colui, che fu fatto Missioni cattoliche nell'India inglese - Scuole tenute dalle Suore di S. Anna cazione femminilE' (V. n. di giugno 1901). ~ Raichore, cittadina_antichissima di 25 mila ~ abitanti,. trae la sua importanza dall'essere . una stazione di transito tra Bombay e Madras, celeberrime nel commercio mondiale. I suoi abitanti sono ancora in maggioranza nativi pagani; vi è .un discreto numero di musul-~ mani, un gruppo .di protestanti che co~ prende gli alti impiegati della stazione e gli ufficiali ' del governo, e poi un piccolo numero di cat- i tolici. Il diuturno contatto fra loro di persone professanti credenze così varie e disparate; .il transito. continuo di gente d'ogni fede e setta, ingenerano quasi fatalmente anche nei cattolici l'indifferenza in fatto di religione, l che ha pure un forte coefficiente nei matrimoni misti; e se a ciò si aggiunge la potenza segno ad ogni contraddizione nel redimere il mondo. Le ottime religiose, sotto la guida dello zelante Padre Pezzoni dell'Istituto di S. Ca,locero, si posero coraggiosamente all'opera ed aprirono la scuola della Missione nella Raichore moderna, ci0è nel grande sobborgo sorto presso la stazione ferroviaria, dove già esisteva la scuola impiantata dai protestanti. I cattolici, residenti o ferrovieri, che fioallora erano stati costretti a ~andare a questa i loro figliùoli, se non volevano crescerli assolutamente ignoranti, t~sto ne li tolsero ' per affidarli alle Suore; ben presto anche molti protestanti preferirono l'insegnamento da ,esse impartito a queUo dei' loro correligionari, ed i pagani stessi cominciarono a mandare i loro ragazzi e ragazze alla · scuol~.~o
68 J.l1 8of}solata cattolica, che prese un andamento insperato, quasi trionfale. Ciò seppe di forte agrume ai caporioni dei protestanti e specialmente a certi pezzi grossi della stazione, i quali usarono ed abusarono della loro autorità a fine d'indurre i loro dipen• denti a rimandare i ragazzi ai protestanti, e si adoperarono in ogni maniera ad osteggiare la scuola e la missione·cattolica. La prim~t parve un momento destinata a sparire, come un fragile edifizio scalzato dalla bufera. Ma la sosteneva la forza di Dio, ed i fondatori dopo avere lealmente lottato con tutti i mezzi umani, pensarono di eleggere ad avvocata della buona causa la Consolata, di cui - come in tutti gli istituti fondati dalla pia marchesa Barolo - fiorisce la divozione fra le Suore di S. Anna. Nel giardino della scuola il P. Pezzoni fece erigere un bel pilone dedicato alla Consolata, ed all'ombra di esso il piccolo mondo infantile della missione ritrovò la pace e la prosperità. Di questi felici risultati - già accennati nell'articolo sopracitato - parla una recente lettera di Suor M. Ester, direttric!l della Sezione Infantile della scuola di Raichore - l'università dei fringuelli - come la chiama l'ottima insegnante, nascondendo sotto i fiori dello scherzo grazioso le difficoltà grandi che presenta, appunto nei suoi primi prin· cipii, l'insegnamento a bambini che parlano lingue e dialetti disparati, tra cui sono particolarmente'drfficilì quelli dei nativi, dei quali moltissimi non conoscono per nulla la lingua ufficiale: l'inglese. È importante notare· che la scuola cattolica è periodicamente visitata da un ispettore governativo, il quale vi qa pure gli esami al termine dell'anno scolastico. Stabiliti così e ricordati gli antef<~.tti, diamo la parola all'ottima Suora di S. Anna della Provvidenza. «Fra noi qui nell'India:.._ scrive Suor Ester - cresce ogni giorno la divozione alla Consolata che ci ha accordata la materna sua protezione ed assistenza in tante difficili circostanze, onde è in noi una nobile gara nèl diffondere questa divozione tra i nostri bimbi, le nostre fanciulle ed anche fra i loro parenti, quando se ne presenta l'opportunità. Come ci infervora e ci diletta la lettura del caro periodico der Santl!ario! I miei piccoli allievi ed allieve gustarono proprio col cuore innocente il racconto del piccolo Paolq Garcin salvato dalle pecorelle, e profondamente si commossero al caso della Teresina Demarta. Oh, essi amano davvero come una buona mamma celeste la Consolata, e ne hanno in ricambio una visibile predilezione. Sì, è proprio tutta bontà e benedizione di Lei, se da tre anni, cioè dacchè l'obbedienza mi affidò la difficile cura dell'infanzia, gli esami in questa scuola, e specialmente nella la classe, ebbero il più consolante e felice risultato. In tre. anni, non uno di questa classe fu rimandato. Ciò è dovuto assai alla fiducia riposta nella medaglia di Maria SS. Consolatrice, che ogni anno i miei cari fringuelli mettono al collo con gioia, ed anche con gloria, nel giorno dell'esame. Rivedo ancora, come se mi fosse presente, la cara scena avvenuta alla fine dello scorso anno scolastico. I miei angioletti, fregiati già della loro medaglia per il grande cimento, correvano dall'una all'altra classe a farsi ammirare, provocando così una viva gara: anche molti protestanti ed alcuni pagani mi chiedevano, mi supplicavano di dare a loro pure la medaglia per l'esame. «Per buona·sorte l'ottima Madre Superiora me ne aveva speiito da Torino una scatola, altrimenti sarei stata ben addQlorata di non poter soddisfare quel pio desiderio, se posso così qualificarlo. «Siccome era stato cambiato l'Ispettore scolastico, da qualcuno che mastica amaro s'era sparsa la voce che il nuovo ispettore,M.rStirge, sarebbe stato molto rigoroso nell'esaminare le classi inferiori e specialmente la scuola infantile; s'andava dicendo che era finita per me la gran cuccagna di avere un ispettore indulgente. Ma io non mi lasciai sgomentare dalle chiacchere. Difatti ~ miei allievi lessero e risposero /alle domande loro rivolte dall'ispettore con tanta grazia e disinvoltura, da sembrare piccoli professori di lingua. Egli se ne mostrò soddisfattissimo, ed encomiò sopratutto la disciplina e la ginnastica. La medaglia ed il lume acceso all'imagine della Consolata, infondeva in quei cari pulcini tanto coraggio e franchezza! L'esaminatore li lasciò con un sorriso di compiacenza, in cui io vidi espressa ·]a benedizione della mia Madonna, ed essi passando in mezzo alle allieve delle classi su· periori per congedarsi dopo l'esame, mostravano a tutte la medaglia, baciandola con trasporto di gioia, e si avviavano meco in eappellè a ringra-ziare la cara loro protettrice. /
111 eo.,solata 69 Q «Una giovinetta pagana, stata nostra allieva e che studiò in seguito alla scuola normale per prendére la patente, il giorno in cui andava ·a presentarsi all'esame, passando davanti alla mia scuola ' Che è a pianterreno, mise il capo dentro per una delle finestre, mi chiamò e, quasi in segreto, mi chiese una medaglia come quella ch'io soglio mettere alle mie bambine per l'esame, i-accomandandomi il palo di mezzo. Ma egli non aveva finito di prendere posizione, che il palo cadde con grande fr.!lcasso, non producendo pe1ò altro danno che un generale spavento ed una piccola scalfittura al braccio del servo imprudente. Dei bimbi-ed è veramente meraviglioso - nessuno fu tocco: il palo si coricò per terra senza urtare alcun~;> degli innocenti. Un'altra volta ançhe la porticina che dà adito al reMissioni" cattoliclte nell'India inglese - Casa in costruzione per un missionario nello stesso tempo di pregare e far pregare per lei. L'accontentai -porgendole una medagHetta, ch'ella prese con grande rispetto, e la Ma1onna si degnò consolare anche questa povera pagana, la quale superò felicemente il suo esame, dando così sempre nuovo credito al nostro Istituto a gloria della religione cattolica ». Suor Ester passa poi ad un altro ordine di fatti. Il tetto di un ambiente annesso alla scuola minacciava di cadere e, per la povertà usuale delle missioni, era stato semplicemente puntellato con tre grossi pali. « Un giorno, narra Suor Ester, mentre i miei bambini prendevano allegramente il loro pranzo, uno dei servi, credendo di trovarvi un soli,do appoggio, si sedette proprio contro ~ fettorio di noi suore, cadde ad un pelo di l' i distanza dal punto ove un gruppo dei miei scolaretti si disputavano il campo nel giuoco ed alcuni altri mangiavano tranquillamente. Come non vedere e non dire che la Consolata di cui, oltrechè nel pilone, sta la· benedetta l imagine sull'altarino della scuola, protesse finora i miei bambini e la scuola tutta in 1 'modo manifesto? ». t Ma la scuola della Missione di Raichore non è sola a godere dei celesti favori della Vergine Consolatrice. Il pilone a Lei dedicato va diventando un focolare santo di divozione e di grazie. Già nell'articolo più sopra citato l noi ne registravamo alcune che avevano segnato .n suo sorgere; altre ne racco11ta orn. la buona Suora.
70 w e o., so la t_a « Un cattolico impiegato della stazione ferroviaria cadde gravemente infermo e presto non vi fu più per lui speranza di guarigione. Costui, che da gran tempo più non compiva i suoi doveri religiosi, aveva due figliunletti allievi alla nostra scuola. Appena io seppi da essi che il caso del povero loro papà era disperato, incaricai ·il più piccolino di portargli una medaglietta della Consolata e di mettergliela lui stesso al collo con una buona Ave Maria. E siccome il bimbo era il prediletto del babbo, riesci a compiere appuntino l'incarico; intanto noi si pregava. · Alcuni giorni dopo l'ammalato si riconciliò sinceramente con Dio, e dopo due altri abbandonava quaggiù orfani i figliuoletti che tanto amava, ma lasciando fondata speranza di essere andato ad attenderli in un mondo migliore per intercessione della Consolata. «Anche una pia signora francese di qui - continua Suor Ester - si vanta di essere scampata da una gravissima e pericolosa malattia per grazia della Cons~lata, della quale io le mandai un'imaginetta ch'ella tenne sempre seco con grande fede e divozione. Molte pie signore poi vengono a chiedermi .la medaglia della Consolata, quando banno qualche particolare bisogno di grazie e specie quando stanno per divenire madri». In due circostanze poi la stessa pia scrivente ebbe salva la vita per intercessione della Consolata. Riferiamo i fatti colla semplicità con cui ella li racconta.« Mentre stavo preparando l'altarino per la festa dell'Immacolata, caddi all'indietro dall'altezza di tre buoni metri, battendo fortemente del cranio sul pavimento. Rimasi fuor dei sensi per qualche minuto ed intontita per qualche giorno, e tutto finì lì, per bontà di Maria SS. C(nsolatrice, che mi assistette anche visibilmente in un altro caso. Mi si era formato un ascesso nella gola e non si riusciva a darmi il taglio, di cui cresceva di giorno in giorno la necessità, perchè mi si erano chiuse-le mascelle in modo ch'io non poteva aprire la bocca' tanto· da permettere al dottore di esaminare la parte malata Intanto il male mi cagionava spasimi indicibili e pareva mi dovesse ad ogni momento soffocare. Una notte mi sentivo proprio chiudere la gola e credevo di impazzire per il dolore; mi gettai con fiducia anche maggiore del solito ai piedi della Consolata, la cui imagine sta davanti al mio letto, e la supplicai a concedermi di poter aprire alquanto le mascelle o disporre che il chirurgo potesse in qualche modo operare. L'in~ domani, a mia istanza, si mandò per il valente dottore, il quale ' con tanta pazienza e destrezza' sforzò dentro la. mia bocca e la mia gola l'istrumento ch'io guidavo colla mia mano, e con tanta abilità seppe dare un taglio al punto giusto, che l'ascesso si svuotò con un piccolo zampillo, !asciandomi finalmente libera, ed aumentando la mia riconoscenza verso Maria SS. Consolatrice e S. Giuseppe, al quale-pure m'ero fervorosamente raccomandata». La gratitudine di Suor Ester è veramente · operosa, e-lo zelo suo e delle ottime di lei consorelle per propagare la divozione alla ConsOlata, fa sperar-frutti sempre più abbon- ' danti. Ai cattolici di Raichore, così bisognosi· di essere sostenuti nella fede; ai poveri pagani dell'India, come a quelli dell'Africa, sdrrida la Madre di Dio, che volle rivelarsi anche a loro sotto il più dolce e soccorevole dei titoli onde l'onora la cristianità civile. Storia del santuario della· Goqsola~a IN TORINO ---@"'\Y-~- CAPO X. SoMMARIO. - La chiesa di S. Andrea e la cappella della Consolata fino al secolo XVI - Relazione di M.•· Peruzzi, visitatore apostolico nel 1584 ·- Il commendatario cardinale Camillo Gaetani - I cisterciensi sostituiti ai benedettini nella rustodia del santuario - Fondazione della Primaria Compagnia della Conso7ata - Statuti e regolamenti della medesima; bene che operò in To'1ino. Fra/ le antiche memorie scritte a noi pervenute attraverso le disastrose vicende dei secoli medioevali, non ve n'ha alcuna che ci descriva lo stato materia-le della chiesa di S. Andrea e delle annesse cappelle di N ostra Signora della Consolazione e delle Grazie, e ci dica quali mutamenti vi venis· sero fatti dal tempo della loro riedifìcàzione fino al XV secolo. Di questo secolo poi, noi
J1l eoflsblata 71 sappiamo soltanto che la chiesa di S. Andrea fu ingrandita; del secolo seguente, invece, cominciamo ad avere un importante e preciso documento nella relazione di monsignor An· \, gelo Peruzzi, vescovo di Sarcina e delegato apostolico per la visita delle ohiese del Piemonte. Monsignor Peruzzi fu tra noi nel 1584; la parte 'della sua relazione riguardante la chiesa di S. Andrea dice che egli la tro'lò piuttosto capace, -ma oscura, umida .e poco pulita, con altari disadorni e rovinosi; nota però che in mezzo ·ano squallore del sacro edifizio 'si distingueva e bellamente spiccava, per nettezza e per copia di ornamenti, la cappella in cui conservasi l'imagine di Maria Verginè della Consolata, intorno alla quale molti·doni votivi d'argento e di cera stavano a segno della divozione del popolo, che soleva acrorrere numeroso a quell'altare, dove quo: tidianamente si celebrava. Lo zelante prelato fu dapertutto cosi giusto stigmatizzatore della trascuratezza, per non dir peggio, da lui riscontrata in molti templi, che la sua testimonianza riguardo al culto della Consolata ha per noi doppio valore. Principale causa del cattivo stato della -chiesa di S. Andrea era -lo scarso numero e la tarda età dei monaci che in quel tempo l'avevano in custodia, e che appartenevano , ancora all'ordine dei benedittini neri, venutivi dalla Novalesa seicento sessanta anni prima. Essi erano ridotti a sei, e tenevano come vicario un prete della diocesi di Nocera per il disbrigo delle cure parrocchiali, giacchè S. Andrea, eretto in parrocchia fin dal secolo XII, conservò tale qualità fino al 1596. J)d. gran tempo l'annesso monastero era, secondo l'uso, dato in commenda, cioè concesso come beneficio a qualche insigne ecclesiastico secolare; il commendatario aveva Palta direzione e la responsabilità del buon andamento delle cose nel monastero stesso .e nella chiesa che ne dipendeva. La relazione di monsignor Peruzzi nota ehe commendatario di S. Andrea era allora ~ il cardinale Camillo Gaetani, patriarca di Alessandria d'Egitto e residente in Roma nel monastero di S. Pudenziana, suo titolo cardinalizio. Appena informato delle gravi deficienze riscontrate dal visitatore apostolico, lo zelante prelato si affrettò a provvedere, surrogando ai benedittini i monaci cisterciensi, detti anche fugliensi. Da Roma mandò a Torino quale superiore claustrale un certo frate Filiberto, uomo di molta-pietà e dot· trina, insieme con alcuni zelanti compagni; Monsignor Giulio Ottinelli, nunzio pontificio presso il duello di Savoia, mise i cisterciensi in possesso del monastero di S. Andrea e loro affitlò la custodia della chiesa anneo>sa il 25 ottobre 1589. I figli di S. Bernardo, fervorosi ed osservanti della loro disciplina, si diedero tosto alacremente all'opera di duplice riparazione materiale e morale a cui erano stati chiamati, e, quali .eredi della divozione tenerissima che il loro fondatore aveva professato verso Maria SS., si resero molto benemeriti del di Lei culto coll'esempio, colla prédicazione e cogli scritti. Se, come abbiamo visto testè, l'imagine di Maria Consolatrice continuava ad essere tenuta in venerazione ed era ancora frequentata la cappella che la custodiva, la devozione verso la celeste benefattrice di Torino non era più cosi generalmente fervorosa e pratica, quale si conveniva al popolo che era stato oggetto di tante grazie e di cosi teneri segni di predilezione da parte di Lei. La cosa si può deplorare, ma si spiega ampiamente coi turbamenti prodotti nella vita pubblica della città e nella privata delle famiglie dai mutamenti politici, dai subdoli serpeggiamenti dell'eresia; dalle emigrazioni ed immigrazioni portate dalle pestilenze e da altri malanni, e finalmente si spiega colla mancanza di un clero adatto: cosa questa che aveva assai contribuito a disamorare i fedeli dal frequentar la chiesa di S. Andrea, che più non, offriva comodità e decoro di sacre funzioni e dove languiva la sacra fiamma dello zelo, anima della pietà e balsamo con· servatore della medesima. Uno 'dei mezzi che i cisterciensi giustamente stimarono fra i più atti a rinfocolare nel santuario la divozione verso Maria SS.,
72 lli (20f1SO{ata GQ~----~•nee .. ;~;;~~~~~~--Km.-~~~~~ --~----~·~~~~~--;xmK.-~~----~0 fu il richiamare ai suoi principii la Compapagnia della Consolata. L'idea prima di· questo pio sodalizio era sorta in Torino dopo la peste ' del 1522, ed era stata idea inspirata dalla riconoscenza verso la Vergine Consolatrice e dal bisogrio di averne continuato l'aiuto nelle calamità, con cui Iddio in quel tempo visitava la nostra patria. Canonicamente eretti\ nel 1527 sotto l'archiepiscopato del cardinale Innocenzo Cibo, la Compagnia della Consolata non accolse dapprima che 72 confratelli ed altrettante. consorelle, numero rigorosamente fissato in memoria éd onore dei 72 primi discepoli di Gesù Cristo. Ciò accese naturalmente meglio una nobile -gara fra le dame ed i gentiluomini delle più co spicue famiglie torinesi per esservi ascritti, tanto più dopo che la Santa Sede ebbe accordato al sodalizio molti privilegi ed indulgenze. Le persone del volgo ne rimasero escluse per gli oneri pecuniari che incombe17ano agli aggregati, come per il tempo che dovevano consacrare all'adempimento dei loro obblighi. Essi erano tenuti a visitare quotidianamente il santuario, pregandovi per sè, per la pace della città, per i peccatori; dovevano assi· stere alle sacre funzioni, accostarsi con frequenza ai santi sacramenti e praticare opere diverse di mortificazione e·di carità: tra que- · ste principalissime l'elemosina ai poveri e le visite ai sofferenti. Nel primo decennio della sua fondazione la Compagnia operò un gran bene in Torino. Il buon esempio dato dalla parte più illustre e stim11-ta della cittadinanza doveva certamente avere una grande efficacia sul popolo; come doveva rendergli sensibile, anche materialmente, i vantaggi della pietà cattolica e del culto a Maria Consolatrice la più larga ed operosa carità che in loro nome veniva esercitata. Molte delle grandi opere che ancora al presente, fra le città di Europa, mettono Torino in prima linea per l'organiz~azione della pubblica assistenza, ebbero in quel tempo l'iniiio virtuale o un principio di attuazione a cui partecipò la compagnia, come quella che, sia per lo spirito, sia per la potenzialità economica degli aggregati, era zelante promotrice d'ogni opera benefica; sic9hè ben s~ può dire che anc~e per la gloria della beneficenza .Torino trasse inspirazione ed auspici ai piedi del benedetto altare della Consolata. Sfortunatamente in mezzo. alle peripezie dell'occupazione francese ed ai malanni che ne seguirono. la Compagnia, per la dispérsione di una parte dei suoi membri e per gli impedimenti che l'alt;-!1' par.te trovò a radunarsi regolarmente, incominciò poco , a poco a decadere; nè. più avendo trovato chi ne rialzasse le sorti, giaceva pressochè obliata e disciolta allorchè i figli di S. Bernardo vennero a stabilirsi a S. Andrea. Éssi fecero appello ai devoti di Maria Consolatrice, perchè se ne ricominciassero le inscriziòni, ed i fatti provarono che il sacro .fuoco dell'amore verso la loro benefattricee patrona era sempre viv-o nei torinesi, giacchè una scintilla di zelo bastò a riaccenderlo. Rinacque più estesa la gara per far parte del pio sodalizio, cosicchè nella nuova fon· dazione il numero dei confratelli. e delle consorelle da 72 dovette essere portato a 101, vietandosi per.ò dal regolamento che tale numero venisse ulteriormente aumentato, salvochè per ·ordinato generale, quando si fosse presentato per l'accettazione qualche personaggio di grande riguardo. Con suo breve, in data 5 maggio 1580, Gregorio XIII privilegiò la Co~pagnia d'in4ulgenzé. A meglio consolidarla e ad accrescere gli spirituali vantaggi dei soci,_essa nel 1594 fu aggregata alla confraternita di S. Bernardo, esistente in Roma fin dal 1368, e per benignità del sommo pontefice Clemente VIII, fatta partecipe di tutti i privilegi ed indulgenze che all'arciconfraternita romana erano stati in passato e sarebbero in avvenire concessi. Tra le disposizioni regolamentari della Compagnia erano queste: che il direttore spirituale ne fosse sempre w padre priore del monastero di S. Andrea; che si pagasse dai confratelli l'annualità di soldi 30 e di 20 dalle consorelle; che per ogni fratello defunto si fàcessero celebrare 250 messe e 200 per ogni defunta sorella; che non si potesse acl
cettare alcuno che eccedesse gli anni 40 di età e non fosse persona in istatd di adempire gli obblighi della Compagnia; che il priore e la priora pagassero la tassa annuale per la festa del 20 giugno. Le pratiche spirituali e le opere di misericordia rimasero pressapoco quelle della prima fondazione. Essendosi introdotta la pia usanza di fare in ogni domenica, prima della messa grande, la processione nell'interno. del . santuario, gli ascritti· alla Compagnia dovevano farsi un impegno di assistervi, e maggiormente poi alla processione della solenne festa annuale del 20 giugno. Fin dalla rinnova·zione della Compagnia fra i primi a darvi il nome furono Carlo Emanuele I (figlio di Emanuele Filiberto), detto il Grande, e Caterina d'Austria di lui consorte, insieme con tutti i principi e le prin cipesse della real casa; il loro esempio fu imitato d.agli ambasciatori di Spagna e di Venezia presso la corte sabauda, e da quasi tutti i cavalieri e.dame più nobili della città. S'ascrissero pure molti fra i più illustri pre1lati del Piemonte, quali i vescovi di Saluzzo e di Fossano; magistrati, dignitari e grandi degli ordini civili e militari. Vittorio Amedeo principe di Piemonte, figlio di Vittorio Amedeo II, accettò il priorato della compagnia nel1704, allorchè si celebrava con gran pompa il sesto céntenario dell'invenzione della sacra imagine della Consolata; negli anni 1711-12, fu priore ·il principe di Carignano. E la no· bile e pia usanza di far parte della compagnia della Consolata si perpetuò nella casa di Savoia e dura ininterrotta ai nostri giorni, in cui vi è inscritto a capolista Vittorio Emanuele III. Così la Compagnia che durante i tre secoli scorsi dalla sua restaurazione registrò tra gli aggregati i nomi dei piemontesi più chiari nelle lettere, nelle scienze e per benemerenze pubbliche, ancora al presente molti ne conta che seguono le avite tradizioni di fede e di pietà. Recentemente, per aderire al desiderio di un numero grandissimo di divoti della Consolata, si fondò una nuova sezione dell'antica _Compagnia, come a suo luogo diremo. (Continua). VITA DI MISSIONE Una leonessa presso la stazione della Madonna dei fiori Più volte· già ci occorse di accennare che· il Kikùju, per la sua posizione geografica, è· tra le regioni africane una delle meno infestate dalle belve: nell'interno del paese - se· si Pccettua la iena, che vi ha iLcompito provvidenziale di becchino- non vivono di solito animali feroci. Però nelle foreste che circon-- dano il Kikùj u, specialmente ve_rso il nordovest, abbondano gli elefanti, ed il leone abita. le steppe poste a levante della regione. Difatti• sempre quando avvenne ai nostri di viaggiarein carovana daNaivasha a Tùsu, essi dovettero· nella foresta percorrere sentieri nei quali gli· avanzi cuprici, i bambù ed altri arboscelli sradicati e le fresche impronte delle enormi zampe· segnavano il recente passaggio di elefanti.. Così il teol. Filippo Perlo, nel giro di esplo· razione da lui intrapreso attorno al Kikùju,. nell'agosto 1902, attraversando la steppa immensa, dalla sua tenda dopo il tramonto udì i più volte non molto lontano il ruggito del leone, ed un giorno incontrò sul suo sentierogli avanzi recenti d'un povero indigeno che aveva servito di pasto al re del deserto. E come i campLdi meliga dalle pannocchie ancor tenere offrono agli elefanti seduzioni che li attirano talora a fare una punta verso i centri abitati, tanto che una notte devastarono perfino l'orto della missione della Con- i solata a Tùsu; cosi vi spinge talo; a il leone il bisogno di preda che nella steppa si fa scan a nella stagione asciutta quando il sollione ne inaridisce le erbe, e ne fa.emigrare la selvaggina verso le fresche valli verdeggianti fra le colline. Il missionario d'Africa, in qualunque parte· del continente nero si trovi, deve quindi con- ' tare tra i pericoli ed i doveri della sua vita di missione anche le possibilità di abbattersi in una fiera e di dover lottare contro di essa, per il bene degli indigeni che sta evangeliz· zando. Ed è precisamente questo il caso che nel giugno del 1904 accadde ai nostri missionari della stazione della Madonna dei fiori, conducendoli all'uccisione della magnifica leo·
w eo.,solata nessa di cui riproduciamo la fotografia, e che travasi ora imbalsamata n'el museo del nostro Istituto in Torino. Crediamo che sarà -interessante per i nostri buoni lettori la breve esposizione del fatto. Da qualche tempo in una larga zona-intorno .alla Madonna dei. fiori regnava lo spavento, per le gesta di un leone che s'era piu volte mostrato sulle colline di Lolie e Maingha ed aveva già fatto diverse vittime. Una notte, nello scorcio di maggio, il leone si era introdotto in una zeriba, dove alcuni guardiani custodivano b_estiame ovino e bovino. D'improvviso il terribile felino, attraversato con un salto poderoso lo steccato di rami fittamente intrecciati, piombò su un giovane pastore ventenne: in men che si dice gli dilaniò cogli artigli e coi denti la parte sinistra del petto. Le grida altissime degli altri guardiani, i muggiti spaventosi emessi dalle vacche, il tramestio indescrivibile suscitatosi nella zeriba, fugarono la belva e le impedirono di portar seco nella foresta la preda umana per divorarla a suo agio; il povero giovane però spirava l'indomani per le mortali lesioni riportate. / Il 6 giugno il leone - o meglio la leonessa come si accertò di poi - verso le tre pomeridiane, strisciando tra i campi di meliga e le bananiere, s'introdusse furtiva in un villaggio posto sulla collina di Maingha ed assalì alle spalle un uomo, piantandogli profondamente le unghie nelle coscia e stritolandogli coi denti le costole. Alle disperate urla del misero, agli alti strilli di alcuni fanciulli che esterrefatti presenziarono l'atroce scena, accorsero tosto sul luogo parecchi uomini armati di lancia, che anche qui fugarono il terribile animale senza recare alla vittima altro van· taggio, da quello all'infuori di non servir di pasto alla belva, ma di poter morire nella sua capanna. Gli Akikùju che pure affrontano coraggiosamente molti animali della foresta, ·temono oltre ogni dire il leone; tuttavia eccitati dal crudele scempio che avevano sott'occhio e che portava al parossismo l'ossessione in cui da tempo li teneva la presenza della fiera minacciante; animati dal tramestio e dalle vociferazioni di una folla di gente accorsa nel villas-gio, i più valenti cacciatori e guerrieri mossero in traccia della belva, decisi a volerla :finire. La scovarono infatti, riuscendo anche a ferirla nel fianco con · una lanciata; ma il cader della notte e l'essersi essa internata in un foltissimo boschetto di canne da zucchero, suggerì all'audace drappello di :t;itirarsi prudentemente per quella sera. L'indomani mattina, 7 giugno, verso le otto alcuni indigeni si presentarono affannati alla missione: « Patri - dissero al teol. Borda - se non vieni col tuo fucile il leone ci mangia tutti». Ed espostigli i fatti della sera precedente, soggiunsero: «Vedi, stamane stessa fu già ucciso un giovanetto quindicenne che, ignaro del pericolo, passò presso il boschetto ~ove ieri s'era nascosta la mala bestia; oramai le nostre donne ed i nostri ·figli non osano più recarsi a coltivare i campi od a condurre le capre al pascolo; noi tutti viviamo in continuo timore; tu solo, patri, puoi liberarci »- Come negare aiuto a quei tapini? D'altronde, se il leone già era ferito gravemen~e, secondo che assicuravanò, l'impresa non appariva più troppo temeraria. Il missionario riflettè un istante e poi rispose: « Va bene, verrò con voi». Preparp debitamente il suo fucile; prese seco l'occorrente per un'eventuale medicazione e segui gli indigeni. Nei pressi del bo· schetto stava un certo numero di neri, ed una vera folla di essi era sparsa sui pendii délle vicine colline: pressochè un migliaio di spet-· tatori .attendeva con ansia l'esito della caccia.. Chi diceva. che il leone dopo aver assalito il povero giovanetto era. rientrato nel folto delle canne; chi pretendeva, invece, che fosse fug- .gito lontano. Dava. qualche credito a. questa ultima asserzione il fatto che, malgrado una fitta gragnuola di sassi lanciati nel boschetto in tutte le direzioni;- la fiera non dava segno di presenza; mentre a rinfrancare la convinzione di chi la riteneva. tuttora apJ?iattata tra le canne di zucchero veniva di tanto in tanto il grido di qualche nero, che più .ardito si spingeva a far capolino un po' addentro tra i fitti ed alti steli, e poi indietreggiava terrorizzato esclamando d'aver visto luccicare nell'oscurità gli occhi leonini. ....:. C'è; non c'è..... Tra questi parlari e queste agitazioni, giun-· sero i missionari, la cui vista qestò un senso generale di sollievo: finalmente sarebbero liberati dall'incubo .che da tanto li opprimeva: il leone stava per essere ucciso! Il drappello l di valorosi armati, rialzato nel morale, era pronto. I capoccja dissero: « Quelli di noi che hanno l'iloschio (coltellaccio) aprano tra le
lll (2 o 11 s o l a fa 75 canne un piccolo sentier_o, che ci permetta di inoltrarci alquanto a vedere se veramente il leone si nasconde ancora in questo boschetto; quei delle !ance li proteggerannp, stando all'erta a colpire la fiera se si mostra; tu poi, o patri, la finirai col fucile... ». E così fu deciso. Ma i famosi cursori tagliavano alcune coi denti,fu per la belva cosa d'un solo istante... Il teol. Borda, cui essa volgeva il1ianco, con fortunata precisione le sparò due colpi quasi a bruciapelo, fratturandole 't'osso della spalla sinistra e trapassandole un polmone. Il fiero animale lasciò la sua preda, ruggì per il dolore, ma, sebben zoppicando e perdendo sangue, Leonessa ncclsa prèsso la missione della Madonna dei fiori (da fotografia) piante animosamente, e poi rinculavano in fretta gridando: « Eh, eh, il leone è proprio lì. .. ». Ricominciavano a gettar sassi; poi ve· dendo che nulla di nulla si muoyeva, incoraggiati, tornavano al lavoro protetti dalle lance. Tra queste alternative di audacie e di timori, s'udì un terribile ruggito .che gelò il sangue nelle vene alla folla d'Akikùj u rac· colta là intorno; i nostri ripeterono una fer· vida invocazione a.'lla Consolata. Segui un momento veramente terribile e drammatico. Scattare dal boschetto, avventarsi su un tarchiato indigeno, squarciargli il ventre cogli artigli formidabili ed attanagliargli il braccio destro ~ si rintanò di nuovo tra le canne. I neri, visto lo scempio del loro compagno, erano quasi tutti fuggiti come disperati, ponendosi in salvo sulle l due circostanti colline di Lolie e Maingha, d'onde stettero osservando i nostri, rimasti con pochi coraggiosi sul luogo della sangui- ~ l nosa scena. Curate alla meglio con ·una prima medicazione le orribili ferite del povero nero e fattolo trasportar via, il teol. Borda si pose in agguato con alcuni indigeni a poca distanza dal canneto, di rimpetto al sentiero per cui poteva ,uscire la belva... La grande vociferazione dei neri s'era spenta nel terrore; appena si osava
76 J1l eo,solata Q far sottovoce le più disparate ipotesi. Il leone sarà morto a quest'ora... no, non è ancora ferito mortalmente... ma sì, che gli fu trapassato il cuore... agonizzerà lungamente .. no, no, è fuggito ancora lontano ed assalirà altri di noi, se il patri non va a cercarlo subito..: Però la fiera, sebbene gravemente colpita, non si dava ancora per vinta: udendo tutto quieto intorno, eccola uscir di nuovo dal suo nascondiglio, barcollante, con passo incerto, forse per tornare alla preda lasciata a forza .... Ma il colpo di grazia, sparatole dal teoi. Borda con carie~ a palla esplosiva, le entrò neila testa e le spaccò la cassa cranica, facendola stramazzar fulminata al suolo. :E;,ra una ma· gnifica leonessa, un esemplare dei più grandi e! belli del genere africano (vedi incisione a p,ag. 75). Anche allora ci volle del bello e dèl buono per f~r discendere i neri aq ammirare il morto loro·nemico, nè lo fecero se non dopo che uno. dei valorosi rimasti col missionario, vibrato ancora UJt colpodilancia nel ventre della leonessa e persuasosi ch'essa era veramente morta, si diede a chiamare gli altri con alte grida di gioia, a cui ben presto fecero eco quelle d'un vero reggimento d'indigeni, circondanti il cadavere della belva. Sul luogo stesso le fu tolta la splen· dida pelle, che dopo essere 'stata convenientemente trattata. per difenderla dalla corruzione, fa spedita a Torino, e qui imbalsamata e deposta- come si disse- all'Istituto delle Missioni, dove, insieme con altri animali 'ed oggetti già inviati dall'Africa, forma il primo. - nucleo d'un piccolo museo che si a_ndrà poco a poco costituendo. IL SODALIZIO DI S. PIETRO CLAVER per le Missioni dell'Africa Tra le offerte per le Missioni della Consolata, nella lista di questo numero, i nostri lettori ne noteranno una cospicua del Sodalizio di S. Pietro Claver, e molti diranno: Che istituto è questo?-Noi crediamo ottimamente spese due parole per rispondere a tale domanda. Il sodalizio di S. Pietro Claver è una società ausiliare delle missioni africane; esso fu fondato in Roma nel1894 dalla pia quanto illustre o dama contessa Maria Teresa Led6chowska, coll'approvazione di Eminentissimi Cardinali, Arcivescovi e Vescovi. Lo scopo d~l sodalizio è esclusivamente la. salvezza delle anime dei negri e la liberazione degli schiavi africani. Per conseguire tale scopo i membri del sodalizio non pr(lndono direttamente parte alle missioni nell'Africa, ma tutte le aiutano di lontano, senza distinzione di congregazione e di nazionalità, ad esse procurando una ordinata e continua c~operazione col fare propaganda in loro favore per mezzo di periodici, opuscoli e conferenze; col promuovere preghiere ; col raccogliere in tutto il mondo offerte in danaro, arredi sacri, vestiti per i neri ed altri oggetti utili nelle missioni africane. Il nucleo dell'Opera è formato da un istituto religioso. femminile, le Soda/i di S. Pietro Claver, pie e colte signore, le quali ___: dovendo essere in continuo contatto col mondo- non vestono abito' marcatamente monacale e vivono sotto una regola mite, adatta al genere di vità a cui debbono consecr~rsi. Esse si occupano in lavori intellettuali, come la reda· zione di periodici ed opuscoli di propaganda, corrispondenze e traduzioni in varie lingue; curano la stampa, non solo di questi loro la~ vori, ma altresì dei libri compilati dai missionari nelle lingue indigene; attendonÒ alla. lavorazione di biancheria da chiesa, di sacr~ paramenta, di vestiti per i neri, ecc. La Provvidenza,. sempre mirabile nelle sue disposizioni, seJ;Ilbra aver voluto provvedere collè Sodali di S. Pietro Claver ad un bi!logno della. società moderna. offrendo alle ~olte e pie donzelle un genere di vita santamente geniale, in cui realizzare le 'loro elevate aspirazioni intellettuali ed esplicare la loro attività, attendendo alla cosa più divina fra le divine, qu~le è quella di cooperare alla salvezza delle anime. Noi saremmo ben lieti se anche la nostra Torino - dove hanno presa tutte le belle iniziative - fòsse presto rappresentata tra le sodali, di cui è a:r;tcora esiguo il numero di fronte al còmpito santo ed eminentemente civile che si va ogni -dì allargando in mod<> consolante. Il sodalizio conta poi molti membri esterni e zelatori d'ambo i sessi, i quali ne secondano le iniziative e ne sono come gli l avamposti nel mondo. Per dare un'idea dell'importanza del sodalizi<', diremo soltanto che esso - come risulta.
J1t <Zortsolata 77 1al suo rendiconto annuale - nello scorso aq.no ha distribuito alle missioni d'Africa l'egregia somma di L. 180.917,76. Nell'anno in corso anche le Missioni della Consolata hanno cominciato a partecipare ai sussidi del benemerito istituto: come già abbia;mo detto, esse hanno ricevuto una prima generosa elargizione di L. 500, rimessaci dalla contessa Ledochowska, alla quale porgiamo l'espressione della nostra profonda riconoscenza. Sede centrale dell'Istituto - Roma, via Giovanni Lanza, 129. del Sarttuario ~~~. Grazie recenti riferite alla·sacrestia del Santuario Torino. - Una giovane, di cui la cristiana . prudenza ci vieta di fare il nome, fino ai tredici anni frequentò la scuola delle Suore di Carità e crebbe a delizia dei genitori, gente onestissima, vep.uta da Carignano a stabilirsi :a Torino. Ma lasciata la direzione delle pie maestre e cambiata la scuola colla fabbrica, la giovinetta, come troppo sovente accade, nel bollore e nell'irriflessione dell'età, si lasciò pf!rvertire da compagne di lavoro più proclivi :alle vanità ed ai divertimenti che alla pietà; in pochi mesi ella fece tal cambiamento che i ·suoi genitori più non riconoscevano in lei -la loro. figliuola così modesta e rispettosa. Purtroppo nel male più che nel bene si -corre e si progredisce: la via del vizio si presenta da principio agli inesperti con tali parvenza ingannatrici di sicurezza e di gioia, -che gutti a quale di essi ne imbocca !~entrata! - Alla mente della sviata fanciulla ritornavano .ancora talvolta nel silenzio della notte certe terribili risposte, studiate nel catechismo ; certe discrete ammonizioni delle ·buone Suore le sr spiegavano ora nel vero e profondo loro significato; le toccavano talvolta fuggevolmente il cuore gli amorosi rimbrotti dei parenti, ma eranolampi... Losprezzo di tutti i pregiudizi, di tutti i rancidumi di stretta morale tornava a possederla appena ella si ritrovava nella mala compagnia abituale. Breve: la sciagurata, divenuta la disperazione dei parenti, dopo aver resistito a tutte le loro premure, agli estremi rimedi a cui ricorsero per suo bene, verso i sedici anni ebbe il cuore di fuggire dalla casa paterna. Ed il babbo? e la mamma sua? Ah, se quegli pativa, questa spasimava per il dolore, ed insieme con una zia di lei non faceva che piangere sulla pervicace figliuola. Sì, piangevano le due povere donne, ma le loro lagrime spargevano ai piedi della Consolatrice degli afflitti; deponevano le cocenti loro ambasce nel seno della Regina potente specialmente in pro dei poveri derelitti. Due anni e mezzo perseverarono nella preghiera, mai non perdendo fiducia che la Madonna le avrebbe infine ascoltate e avrebbe ricondotto fra le loro braccia la povera lontana,,doppiamente errante, loro rendendola pentita, desiderosa di riprendere la vita che le aveva fatto così bella e serena l'infanzia e la prima fanciullezza. E tanta era la persuasione che la con· fidenza in Maria"SS. ispirava alle due donne, sublimi nella loro semplice fede, che talora, dopo essersi infiammate nella preghiera di santa speranza, versavano lagrime di consolazione ad un presagio del cuore che loro mostrava sicuro e prossimo il felice avveni~ mento tanto sospirato. Una pia pratica, aggiunta alle altre, parve .sollecitarlo. La zia che meglio il poteva, intraprese una novena venendo mattino e sera, ogni giorno, al santuario; promise alla Consolata un'offerta e portò una supplica da deporsi ai piedi della taumaturga Effigie. Se l'era fatta scrivere dai padroni, non essendo ella capace di met- · ·ter.e in carta i suoi pensieri, le invocazioni alla Madonna che le venivano così vive sul labbro. Come mai la pietosissima Consolatrice non sarebbe stata tocca da tanto soave e forte fiducia in Lei? Era appena finita la novena quando' le povere affiitte ricevettero un mes-
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