Missioni Consolata - Maggio 1905

J1l eoflsblata 71 sappiamo soltanto che la chiesa di S. Andrea fu ingrandita; del secolo seguente, invece, cominciamo ad avere un importante e preciso documento nella relazione di monsignor An· \, gelo Peruzzi, vescovo di Sarcina e delegato apostolico per la visita delle ohiese del Piemonte. Monsignor Peruzzi fu tra noi nel 1584; la parte 'della sua relazione riguardante la chiesa di S. Andrea dice che egli la tro'lò piuttosto capace, -ma oscura, umida .e poco pulita, con altari disadorni e rovinosi; nota però che in mezzo ·ano squallore del sacro edifizio 'si distingueva e bellamente spiccava, per nettezza e per copia di ornamenti, la cappella in cui conservasi l'imagine di Maria Verginè della Consolata, intorno alla quale molti·doni votivi d'argento e di cera stavano a segno della divozione del popolo, che soleva acrorrere numeroso a quell'altare, dove quo: tidianamente si celebrava. Lo zelante prelato fu dapertutto cosi giusto stigmatizzatore della trascuratezza, per non dir peggio, da lui riscontrata in molti templi, che la sua testimonianza riguardo al culto della Consolata ha per noi doppio valore. Principale causa del cattivo stato della -chiesa di S. Andrea era -lo scarso numero e la tarda età dei monaci che in quel tempo l'avevano in custodia, e che appartenevano , ancora all'ordine dei benedittini neri, venutivi dalla Novalesa seicento sessanta anni prima. Essi erano ridotti a sei, e tenevano come vicario un prete della diocesi di Nocera per il disbrigo delle cure parrocchiali, giacchè S. Andrea, eretto in parrocchia fin dal secolo XII, conservò tale qualità fino al 1596. J)d. gran tempo l'annesso monastero era, secondo l'uso, dato in commenda, cioè concesso come beneficio a qualche insigne ecclesiastico secolare; il commendatario aveva Palta direzione e la responsabilità del buon andamento delle cose nel monastero stesso .e nella chiesa che ne dipendeva. La relazione di monsignor Peruzzi nota ehe commendatario di S. Andrea era allora ~ il cardinale Camillo Gaetani, patriarca di Alessandria d'Egitto e residente in Roma nel monastero di S. Pudenziana, suo titolo cardinalizio. Appena informato delle gravi deficienze riscontrate dal visitatore apostolico, lo zelante prelato si affrettò a provvedere, surrogando ai benedittini i monaci cisterciensi, detti anche fugliensi. Da Roma mandò a Torino quale superiore claustrale un certo frate Filiberto, uomo di molta-pietà e dot· trina, insieme con alcuni zelanti compagni; Monsignor Giulio Ottinelli, nunzio pontificio presso il duello di Savoia, mise i cisterciensi in possesso del monastero di S. Andrea e loro affitlò la custodia della chiesa anneo>sa il 25 ottobre 1589. I figli di S. Bernardo, fervorosi ed osservanti della loro disciplina, si diedero tosto alacremente all'opera di duplice riparazione materiale e morale a cui erano stati chiamati, e, quali .eredi della divozione tenerissima che il loro fondatore aveva professato verso Maria SS., si resero molto benemeriti del di Lei culto coll'esempio, colla prédicazione e cogli scritti. Se, come abbiamo visto testè, l'imagine di Maria Consolatrice continuava ad essere tenuta in venerazione ed era ancora frequentata la cappella che la custodiva, la devozione verso la celeste benefattrice di Torino non era più cosi generalmente fervorosa e pratica, quale si conveniva al popolo che era stato oggetto di tante grazie e di cosi teneri segni di predilezione da parte di Lei. La cosa si può deplorare, ma si spiega ampiamente coi turbamenti prodotti nella vita pubblica della città e nella privata delle famiglie dai mutamenti politici, dai subdoli serpeggiamenti dell'eresia; dalle emigrazioni ed immigrazioni portate dalle pestilenze e da altri malanni, e finalmente si spiega colla mancanza di un clero adatto: cosa questa che aveva assai contribuito a disamorare i fedeli dal frequentar la chiesa di S. Andrea, che più non, offriva comodità e decoro di sacre funzioni e dove languiva la sacra fiamma dello zelo, anima della pietà e balsamo con· servatore della medesima. Uno 'dei mezzi che i cisterciensi giustamente stimarono fra i più atti a rinfocolare nel santuario la divozione verso Maria SS.,

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