cettare alcuno che eccedesse gli anni 40 di età e non fosse persona in istatd di adempire gli obblighi della Compagnia; che il priore e la priora pagassero la tassa annuale per la festa del 20 giugno. Le pratiche spirituali e le opere di misericordia rimasero pressapoco quelle della prima fondazione. Essendosi introdotta la pia usanza di fare in ogni domenica, prima della messa grande, la processione nell'interno. del . santuario, gli ascritti· alla Compagnia dovevano farsi un impegno di assistervi, e maggiormente poi alla processione della solenne festa annuale del 20 giugno. Fin dalla rinnova·zione della Compagnia fra i primi a darvi il nome furono Carlo Emanuele I (figlio di Emanuele Filiberto), detto il Grande, e Caterina d'Austria di lui consorte, insieme con tutti i principi e le prin cipesse della real casa; il loro esempio fu imitato d.agli ambasciatori di Spagna e di Venezia presso la corte sabauda, e da quasi tutti i cavalieri e.dame più nobili della città. S'ascrissero pure molti fra i più illustri pre1lati del Piemonte, quali i vescovi di Saluzzo e di Fossano; magistrati, dignitari e grandi degli ordini civili e militari. Vittorio Amedeo principe di Piemonte, figlio di Vittorio Amedeo II, accettò il priorato della compagnia nel1704, allorchè si celebrava con gran pompa il sesto céntenario dell'invenzione della sacra imagine della Consolata; negli anni 1711-12, fu priore ·il principe di Carignano. E la no· bile e pia usanza di far parte della compagnia della Consolata si perpetuò nella casa di Savoia e dura ininterrotta ai nostri giorni, in cui vi è inscritto a capolista Vittorio Emanuele III. Così la Compagnia che durante i tre secoli scorsi dalla sua restaurazione registrò tra gli aggregati i nomi dei piemontesi più chiari nelle lettere, nelle scienze e per benemerenze pubbliche, ancora al presente molti ne conta che seguono le avite tradizioni di fede e di pietà. Recentemente, per aderire al desiderio di un numero grandissimo di divoti della Consolata, si fondò una nuova sezione dell'antica _Compagnia, come a suo luogo diremo. (Continua). VITA DI MISSIONE Una leonessa presso la stazione della Madonna dei fiori Più volte· già ci occorse di accennare che· il Kikùju, per la sua posizione geografica, è· tra le regioni africane una delle meno infestate dalle belve: nell'interno del paese - se· si Pccettua la iena, che vi ha iLcompito provvidenziale di becchino- non vivono di solito animali feroci. Però nelle foreste che circon-- dano il Kikùj u, specialmente ve_rso il nordovest, abbondano gli elefanti, ed il leone abita. le steppe poste a levante della regione. Difatti• sempre quando avvenne ai nostri di viaggiarein carovana daNaivasha a Tùsu, essi dovettero· nella foresta percorrere sentieri nei quali gli· avanzi cuprici, i bambù ed altri arboscelli sradicati e le fresche impronte delle enormi zampe· segnavano il recente passaggio di elefanti.. Così il teol. Filippo Perlo, nel giro di esplo· razione da lui intrapreso attorno al Kikùju,. nell'agosto 1902, attraversando la steppa immensa, dalla sua tenda dopo il tramonto udì i più volte non molto lontano il ruggito del leone, ed un giorno incontrò sul suo sentierogli avanzi recenti d'un povero indigeno che aveva servito di pasto al re del deserto. E come i campLdi meliga dalle pannocchie ancor tenere offrono agli elefanti seduzioni che li attirano talora a fare una punta verso i centri abitati, tanto che una notte devastarono perfino l'orto della missione della Con- i solata a Tùsu; cosi vi spinge talo; a il leone il bisogno di preda che nella steppa si fa scan a nella stagione asciutta quando il sollione ne inaridisce le erbe, e ne fa.emigrare la selvaggina verso le fresche valli verdeggianti fra le colline. Il missionario d'Africa, in qualunque parte· del continente nero si trovi, deve quindi con- ' tare tra i pericoli ed i doveri della sua vita di missione anche le possibilità di abbattersi in una fiera e di dover lottare contro di essa, per il bene degli indigeni che sta evangeliz· zando. Ed è precisamente questo il caso che nel giugno del 1904 accadde ai nostri missionari della stazione della Madonna dei fiori, conducendoli all'uccisione della magnifica leo·
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