Missioni Consolata - Maggio 1905

72 lli (20f1SO{ata GQ~----~•nee .. ;~;;~~~~~~--Km.-~~~~~ --~----~·~~~~~--;xmK.-~~----~0 fu il richiamare ai suoi principii la Compapagnia della Consolata. L'idea prima di· questo pio sodalizio era sorta in Torino dopo la peste ' del 1522, ed era stata idea inspirata dalla riconoscenza verso la Vergine Consolatrice e dal bisogrio di averne continuato l'aiuto nelle calamità, con cui Iddio in quel tempo visitava la nostra patria. Canonicamente eretti\ nel 1527 sotto l'archiepiscopato del cardinale Innocenzo Cibo, la Compagnia della Consolata non accolse dapprima che 72 confratelli ed altrettante. consorelle, numero rigorosamente fissato in memoria éd onore dei 72 primi discepoli di Gesù Cristo. Ciò accese naturalmente meglio una nobile -gara fra le dame ed i gentiluomini delle più co spicue famiglie torinesi per esservi ascritti, tanto più dopo che la Santa Sede ebbe accordato al sodalizio molti privilegi ed indulgenze. Le persone del volgo ne rimasero escluse per gli oneri pecuniari che incombe17ano agli aggregati, come per il tempo che dovevano consacrare all'adempimento dei loro obblighi. Essi erano tenuti a visitare quotidianamente il santuario, pregandovi per sè, per la pace della città, per i peccatori; dovevano assi· stere alle sacre funzioni, accostarsi con frequenza ai santi sacramenti e praticare opere diverse di mortificazione e·di carità: tra que- · ste principalissime l'elemosina ai poveri e le visite ai sofferenti. Nel primo decennio della sua fondazione la Compagnia operò un gran bene in Torino. Il buon esempio dato dalla parte più illustre e stim11-ta della cittadinanza doveva certamente avere una grande efficacia sul popolo; come doveva rendergli sensibile, anche materialmente, i vantaggi della pietà cattolica e del culto a Maria Consolatrice la più larga ed operosa carità che in loro nome veniva esercitata. Molte delle grandi opere che ancora al presente, fra le città di Europa, mettono Torino in prima linea per l'organiz~azione della pubblica assistenza, ebbero in quel tempo l'iniiio virtuale o un principio di attuazione a cui partecipò la compagnia, come quella che, sia per lo spirito, sia per la potenzialità economica degli aggregati, era zelante promotrice d'ogni opera benefica; sic9hè ben s~ può dire che anc~e per la gloria della beneficenza .Torino trasse inspirazione ed auspici ai piedi del benedetto altare della Consolata. Sfortunatamente in mezzo. alle peripezie dell'occupazione francese ed ai malanni che ne seguirono. la Compagnia, per la dispérsione di una parte dei suoi membri e per gli impedimenti che l'alt;-!1' par.te trovò a radunarsi regolarmente, incominciò poco , a poco a decadere; nè. più avendo trovato chi ne rialzasse le sorti, giaceva pressochè obliata e disciolta allorchè i figli di S. Bernardo vennero a stabilirsi a S. Andrea. Éssi fecero appello ai devoti di Maria Consolatrice, perchè se ne ricominciassero le inscriziòni, ed i fatti provarono che il sacro .fuoco dell'amore verso la loro benefattricee patrona era sempre viv-o nei torinesi, giacchè una scintilla di zelo bastò a riaccenderlo. Rinacque più estesa la gara per far parte del pio sodalizio, cosicchè nella nuova fon· dazione il numero dei confratelli. e delle consorelle da 72 dovette essere portato a 101, vietandosi per.ò dal regolamento che tale numero venisse ulteriormente aumentato, salvochè per ·ordinato generale, quando si fosse presentato per l'accettazione qualche personaggio di grande riguardo. Con suo breve, in data 5 maggio 1580, Gregorio XIII privilegiò la Co~pagnia d'in4ulgenzé. A meglio consolidarla e ad accrescere gli spirituali vantaggi dei soci,_essa nel 1594 fu aggregata alla confraternita di S. Bernardo, esistente in Roma fin dal 1368, e per benignità del sommo pontefice Clemente VIII, fatta partecipe di tutti i privilegi ed indulgenze che all'arciconfraternita romana erano stati in passato e sarebbero in avvenire concessi. Tra le disposizioni regolamentari della Compagnia erano queste: che il direttore spirituale ne fosse sempre w padre priore del monastero di S. Andrea; che si pagasse dai confratelli l'annualità di soldi 30 e di 20 dalle consorelle; che per ogni fratello defunto si fàcessero celebrare 250 messe e 200 per ogni defunta sorella; che non si potesse acl

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