Missioni Consolata - Aprile 1905

12 eortsolata Oh, come apparve presto evidente ai nostri missionari la verità delle parole del cardinale Lavigerie ! Come toccarono con mano che, se è difficile avvicinare le tribù selvagge ed indurle ad accettare i benefizi materiali della civiltà, è incommensurabilmente più arduo l'indurle ad ascoltare la parola di Dio, ad accettare il più grànde dei benefizi spirituali: la fede di Gesù Cristo! Ben s'accorsero essi che per il nuovo, sublime scopo era da rifare tutta la scala del secondo stadio di lavoro apostolico; che conveniva bere ancora all'amaro calice dell'indifferenza, delle fughe e dei rifiuti, per salire man mano, con più intensa ed accorata fatica, i gradini, divenuti più erti e difficili, del progressivo lento successo. Ma delle fatiche ed imprese; delle disillusioni e dei piccoli successi di cui s'intreccia nel terzo stadio di lavoro apostolico la vita dei missionari della Consolata, meglio è che s'intendano ancora parlare i medesimi in brani di lettere e diari che verremmo riportando. II. Generose impateienze /'renate - - l711 granelli11o di lJt~on seme alla mercè della Provvidenza -Il sapere dove va l'anima dopo morte dà forse cibo o montoni 1 - Povere do••ne 1- l7n dialogo origa'n·ale. « Talora - dice il diario della stazione del S. Cuore - talora vedendo in certi villaggi la gente così ben disposta verso di noi, ci prende una viva impazienza di parlar di Dio. Ma purtroppo sentiamo che ci manca ancora il franco possesso della loro lingua, per poter all'uopo rispondere a domande o ad obbiezioni imprevedute; questi cari neri hanno così scarse idee sul soprannaturale, che il nostro vocabolario al riguardo nonostante i continui studi sul vivo - è ancora ben incompleto. E poi questi poveretti, pur col loro fondo di grande bontà naturale, sono così tenacemente _:__ si direbbe fatalmente- attaccati ai loro costumi, a certe loro superstizioni, che il prenderli di fronte sarebbe come un voler fltr fissare il pieno sole meridiano a chi fin allora è stato chiuso in un buio sotterraneo. Ci conviene dunque camminare con piede di piombo; con· tinuare ad avvicinarli colle opere di carità, ed intanto lanciare le prime idee religiose insensibilmente ». Diario missione della Madonna della Provvi· denza. « Oggi ci siamo spinti in villaggi dove non avevamo ancora potuto arrivare. Sono tanti e così sparsi! Molta gente, vistici arrivare di lontano, fuggiva, ma ritornava ~osto_ udendo gridare : - E' il patri, sono le muan (suore) che vengono!- Questi richiami partivano da neri che già ci avevano visti altrove·, oppure erano venuti a farsi curare od a vendere qualche cosa alla missione. Così avemmo agio di dire alle nuove conoscenze che noi veniamo soltanto per far del bene agli Akikùju, perchè siamo mandati da Dio, il quale è buono ed ama tutti gli uomini, bianchi e neri, tutti creati da Lui,,gettando così una prima parola di vita eterna, come il granellino di semè che si abbandona al vento nell'ampiezza della campagna e che la Provvidenza farà germogliare chi sa dove ». Diario della mis:,ione di S. Giuseppe. - « Partendo da un villaggio ci facciamo accompagnare da alcuni uomini in un altro, del quale non sappiamo la strada. Siamo accolti benissimo: anziani, guerrieri, donne e ragazzi ci circondano; si portano dei sedili per noi. Mà dopo le solite domande di cortesia: D'onde venite?-dove andate? - essi non hanno altri complimenti da farci; malati da curare n'on ve ne sono. Che cosa dire? parlare subito di Dio? Sarà prudenza? - Esitiamo ed intanto regna il silenzio. Quand'ecco il Signore ci ispira a trar di tasca una medaglia grande -colla-effigie della Consolata. Tutti vogliono vedere quell'oggetto che rassomiglia ad una . rupìa, ed alcuni esclamano: Mariamo, Ma· riamo ! (E' Maria, è Maria !). Deo gratias! l'esordio è fatto. Noi diciamo che Maria è la madre di Dio e chiediamo ai presenti se lo conoscono. Molti dicono di no; una ragazza - che poi sappiamo essere venuta a farsi curare alla missione - domanda : E' il pat1i Mario Iddio? (l) - Ci fa compassione, ma dobbiamo proprio ridere.·- No, no, il patri Mario è soltanto un uomo di Dio, venuto, come noi, a farlo conoscere dagli Akikùju. E cerchiamo di spiegare chi è Dio; ·diciamo che egli vede tutte le opere degli uomini, e premia i buoni e castiga i cattivi dopo morte. Le nostre ·parole destano grande meraviglia: il Signore si degl).i fecondarle colla sua gra- . ' Zia. ». Diario del teol. Arese. - « In un discorso · cogli operai che assisto al lavoro, mi si presenta l'occasione di chiedere loro: Dove va l'anima vostra dopo morte ?- Gli interrogati alzano le spalle: Che importa ciò? noi non sappiamo; d'altronde il conoscere queste cose non fa punto crescere il numero dei montoni, nè i fagiuoli ed il miglio nel campo ». « In un villaggio, dice il diario della missione dei Ss. Angeli Custodi, trovammo soltanto donne, affacendate a pulire la meliga, di cui si sta facendo il raccolto. Le donne - fa pena l a dirlo ma è la verità - sono qui, come del (l) Allude al missionario, teol. Mario Arese, stato· qualche tempo prima alla missione-di S. Giuseppe.

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