60 -~ <2o11solata Q di cui era composto erano i sinistramente famosi lanzi.chenecchi che già avevano straziato il Milanese; le stesse orde d_i fanatici luterani tedeschi che, unite alla feccia dei soldati · di ventura di Spagna e d'Italia, nel 1527 avevano dato il sacco a Roma ed emulate le gesta dei .'più feroci barbari depredando, uccidendo, violando perfino le tombe e sfogando il loro satanico maltalento contro le cose e gli edifici sacri. Si comprenderà di leggieri lo sgomento provato dai torinesi la notte sul 26 luglio 1537, ad un assalto improvviso dato a Torino da simili truppe, sebbene esse fossero al soldo di un alleato del duca di Savoia. Le guidava il capitano imperiale Cesare di Napoli, il quale con alcuni dei più ardimentosi soldati tentò di entrare nella città sorprendendola nel sonno. Gli invasori saliti sul bastione detto allora di S. Giorgio e più tardi della Consolata, già ·erano giunti alla porta dei Comizi e stavano aprendola. Ma imbarazzatisi in questa operazione, diedero il tempo a chi vi vegliava di dare l'allarme. Con prontezza meravigliosa, soldati e cittadini sorsero dal riposo: l'assalto fu valorosamente respinto, ed i torinesi ritennero come grazia specialissima della Consolata, da loro invocata nell'ora" del pericolo, se la loro città non dovette sottostare al saccheggio, · agli incendi ed alle uccisioni, che avrebbero senza dubbioseguital'entratadegli imperiali. Intanto, quasi non bastassero a Torino i malanni materiali dell'occupazione francese, si tentò di torle il suo bene più prezioso: la cattolica fede. I protestanti calvinisti, che sotto il nome di ugonotti erano divenuti in Francia anche un forte partito politico, col favore dei vicerè e dei generali francesi, tentarono d'introdurre anche in Piemonte la loro eresia, disseminando fra il popolo perniciose dottrine con scritti e concioni; nelle città, nei ·villaggi e persino nei casolari delle campagne. Torino specialmente fu presa di mira, e benchè qui come fra la grandissima maggioranza dei piemontesi, venissero sdegnosamente respinti gli insegnamenti degli eretici, nondimeno questi, spalleggiati ~ai malviventi e dalla D forza armata, non desistevano dai loro audaci. disegni, e già macchinavano di agevolarsi,_ con apposite leggi, lo scopo infe~nale di rapire alla nostra regione quella fede cattolica. che ne era la fortezza e la gloria. Nel 1550, ad istigazione dei fàutori dell'eresia, le autorità francesi avevano proibitO> in Torino, con altri pubblici atti di culto, l'esercizio delle divote loro pratiche alle due. confraternite di Santa Croce e del Nome SS. di Gesù. Ma alle vive, reiterate rimostranza dei cittadini, l'ordine iniquo fu tolto nel1552• . In seguito, a frustrare pienamente la risorta baldanza degli eretici valse lo zelo de~ vescovo di Torino e la prudenza dei suoi cattolici magistrati. Nel1561 dopo avere, com~ narrano antichi storici del santuario, con digiuni e pubbliche preci raccomandata la lor() causa alla Beatissima Vergine della Consolata, si mandarono deputati al re di Francia, che ei-a allora Carlo IX, a:ffinchè vietasse ai protestanti di predicare in Torino e di disseminare più oltre i loro errori, giacchè il Piemonte, e Torino a capo di esso, sempre avevano tenuta fede a Dio e non intendevano mutar sistema. La nobile ambasciata ottenne felicissimo successo ed il maresciallo ·di Bordiglione vicerè francese, benchè ugonotto, dovette fare eseguire il decreto reale con cui gli si imponeva di cacciare dal Piemonte i faziosi predicatori e fautori dell'eresia. Per_ armare i torinesi contro le perniciose novità in materia di fede, fin dal 1542 la. città di Torino aveva provveduto perchè dal pulpito di S. Domenico in ogni domenica si leggesse e si spiegasse al popolo qualche tratto delle lettere dell'apostolo S. Paolo, del cui testo, svisato e corrotto, si ser.vivano gli eretici come di autorevole conferma alle loro empie dottrine. Da quest'uso ebbe le origini la Odmpagnia di S. Paolo, detta allora della Fede, formatàsi per iniziativa ·privata presso-la chiesa di S. Domenico, alla quale, insieme col comune di Torino e coi padri della Compagnia di Gesùvenuti fra noi nel 1566, spetta il merito e la gloria di avere alla nostra città ed al Piemonte conservata la purità della fede cattolica, sotto l'egida di Mar!a Consolatrice,
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