J.2 8of}solata 59 QS~ori·a d~l san'uari·o dolla "oqsola~a f&:ne di irro~fede ed armarli:: li t1 li u ~ li ~ prova, a cui dovevano poi sottostare da parte 'IN TORINO degli eretici ugonotti. ------~~--==-- Segue il CAPO IX. SOMMARIO. - Grazie spirituali della Consolata · a Torino- Il miracolo del SS. SacramentoI francesi in Piemonte .nel 1536 - Occupa· zione di Torino e danni della medesima - Assalto di truppe imperiali respinto per grazia di Maria SS. - Gli ugonotti a Torino ed in Piemonte - La Consolata preservatrice della fede del popolo subalpino - La Compagnia di S. Paolo - Il sommo pontefice Martino V e S. Carlo Borromeo alla Consolata. Come .a preservare e risanare i torinesi dalla peste del.corpo, sempre vegliò la Vergine SS. a guarirli da quella dell'anima, cioè dalla rilassatazza nella pietà e dal malo costume, suscitando fra loro grandi suoi divoti i quali, colla santità dell'esempio e l'eloquenza della parola, li ritraessero dagli storti sentieri e introducessero man mano nella città pie e salutari pratiche. Nel1402 predicò in Torino con mirabilifrutti di conversione SanVincenzo Ferrari; ne} 1446 il celebre frate Giovanni Marchisio degli Eremitani di Sant'Agostino vi rinfocolava i sentimenti di compunzione e di devozione verso la Consolata; alcuni anni più tardi ciò faceva frate Giaéomo dello stesso ordine, a cui richiesta il comune di Torino emanò severe provvisioni contro l'immodesto vestire delle donne e contro i bestemmiatori del nome di Dio e della Madonna, che furono colpiti coll'ammenda di cinque fiorini d'oro quando si fossero resi colpevoli in pubblico di cosi grave fallo, e se insolvibili, stessero alla berlina un giorno intiero digiunando. a pane ed acqua. Molto bene operò pure l'in· fiammata eloquenza del Beato Angelo Cat'- letti, che predicò la quaresima del1459 dinnanzi alla corte. Intanto nel 1453 era avvenuto in Torino il miracolo del SS. Sacramento, il quale si deve riguardare coine uno dei più insignì favori Spirituali ottenuti dalla Consolata ai torinesi ed a tutti gli abitatori del Piemonte, Per dire di due altre grazie di Maria SS., ci tocca accennare fuggevolmente ad un breve periodo delle lunghe contese per cui Francia e Spagna, con le arti d'ella guerra e gli accorgimenti della politica, si disputarono la padronanza d'Italia e·specialmente il possesso del reame di Napoli e della Lombardia. Al tempo a cui siamo giunti col nostro racconto, rappresentavano le due potenze Francesco I re di Francia e Carlo V, erede dei troni d'Austria e di Spagna ed eletto imperatore di Germania. I principi italiani si alleavano or coll'uno ed or coll'altro, ed intanto, alleati o nemici, tedeschi, francesi e spagnuoli erano egualmente· infesti all'Italia e specialmente al Piemonte, fatto dalla sua posizione geografica il più naturale passaggio agli eserciti belligeranti che calavano dalle Alpi. Il duca di Savoia Carlo III, detto il Buono, principe di ottime qualità d'ingegno e di cuore, era per carattere timido, irresoluto ed alieno dalle contese. Essendo zio di Francesco I e cognato di Carlo V, egli cercò di restare neutrale fra i due, ma gli eventi lo spinsero, quasi a forza, ad allearsi coll'ultimo. Di ciò fortemente adirato, Francesco I ruppe i ri- .tegni, ed effettuando le rapaci mire che da lungo tempo la Francia, già padrona del Mon· ferrato, aveva sull'intero Piemonte, mandò un esercito ad occupare lo stato dello zio, non !asciandogli che Vercelli, dove Carlo III dovette ritirarsi. Ad evitare i danni gravissimi di un'inevitabile presa colle armi, Torino, protestando di voler salvi i diritti del duca e le proprie franchigie comunali, apri le porte ai francesi. Questi vi entrarono n-2 aprile 1536, e preso possesso della città a nome delJa corona di Francia, a fine di meglio fortificarvisi, ne distrussero i quattro grandi sobborghi che, insigni per chiese e monasteri, si stendevano fuori delle porte. Per le vicende della guerra,·l'anno seguente un esercito al soldo di Carlo V tentava di ritogliere Torino ai fr~ncesi ., Le soldatesche
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