ris W eof'}SO{ata Diario della missione della Provvidenza. - 4: Cercando di far un po' di catechismo intanto che nell'ambulatorio si medicavano i malati, ci fu chiesto se Dio eravamo'noi. In un villaggio un uomo ci chiese se il sole era Dio o soltanto fratello di J;>io i altre volte ci fu domandato se di Dio non ve ne erano tanti o per lo meno due : uno bianco per gli europei ed uno nero per gli Akikùju, v:olendo inoltre sapere se il primo era vestito come noi, ed il secondo senza vesti come i neri». «Se Dio vede tutto, quanti occhi ha? - ci chiese un indigeno. - Se mi vede quando sono nella capanna, quando esco, quando vado nel campo i se vede i miei montoni al pascolo, le patate entro la terra, tutto insomma, deve avere molti occhi.... occhi nella faccia, nella nuca, nelle spalle. Poveri infelici! Però ma· nifestando la loro ignoranza, ci danno agio a far meglio quanto vogliamo noi e quanto già cominciano a chiederci : insegnare ! ». Diario della missione di 8. Giuseppe. - « Stamane nel muovere ai villaggi c'imbatt-emmo in un gruppo d'uomini seduti a riposo. Salutatili e discorso un po' con loro, facemmo alcune domande di catechismo Uno di essi,. alzatosi fiero ed impettito, volle per sè il privilegio di rispondere, e lo fece cosi bene da maritarsi i nostri complimenti. - Dove hai imparato tutto questo? - Da voi, rispose sorridendo di compiacenza, quando veniste al mio villaggio. - E lo.nominò ». Dimio della missione della Provvidenza. :._ « Oggi trovammo un uomo, il quale ci segui in tutti i villaggi che visitammo i interrogato perchè ciò facesse, rispose che egli godeva nel sentir parlare di questo Dio sconosciuto agli Akikùju ». E parecchi diari hanno simili note. Queste anime a cui il Signore pare rivelarsi più specialmente, sono forse destinate a divenire apostoli tra la loro gente. Fra di esse nelle varie stazioni già si son potuti scegliere giovani che mostrano ottime disposizioni per formarne buoni catechisti;· un_a cinquantina di questi stanno attualmente compiendo la loro educazione nel collegio per loro fondato presso la stazione agricela di Niere ·(vedi periodico dicembre 1904, pag. 199). Un altro indice· consolante del progredire lento ma continuo del lavoro evangelico è il crescente numero dei battesimi, che si vanno conferendo a bimbi o fanciulletti morenti. Se fino ·a pochi mesi fa i bambini in pericolo di morte o non si potevano assolutamente battezzare, o conveniva, per farlo, ricorrere a cento sante astuzie, ora i battesimi si possono spesso conferire più liberamente, ed un buon numero di angioletti già prega per la conversione dei loro genitori e fratelli. _ Anche parecchi adulti già poterono esser battezzati in punto di morte, e di tali battesimi speriamo fare oggetto di consolanti articoli.. , Cosi il Signore e Maria SS Conso'latrice, ora coi parziali successi nei catechismi, ora col concedere loro di salvare.un'anima, spargono di quaJche fiore il cammino dei nostri missionari, affinchè non perdano lena nell'ardua impresa cui si sono votati, nè si lascino atterrire dalle difficoltà, le quali si presentano loro più formidabili in proporzione che -collo avanzar dell'opera - vengono con-esse a più diretto e cosciente contatto. Cosi il viaggiatore che giunge ai piedi del monte, trova che ne son più dirupati i fianchi e più alta la cima, di quanto gli fosse parso dal lontano pendio, d'onde l'aveva prima coll'occhio misurato. Il teol. Filippo Perlo in una recente lettera scrive : « Questi poveri neri trovano tanto strane le c~se che noi andiamo loro dicendo, tanto differenti dalle loro idee e tradizioni, ohe debbono fare un grande sforzo per crederle, prima di fare lo sforzo per praticarle. Intanto però ci persuadiamo ogni di più che -il sistema di evangelizzazione adottato - sebbene ancora con molte deficienze che la pratica correggerà - quello, cioè, di operare sulla massa della popolazione, sia il migliore per gli Akikùju. Hoterminato testè un giro,intrapreso allo scopo di studiare nelle varie località del paese e di cogliere sull'atto le principali ere· denze e superstizioni religiose di questo popolo, a fine di poterle poi opportunamente confutare nelle lezioni catechistiche. Ebbene: ho trovato che i nostri insegnamenti sono già assai diffusi e - per cosi dire - inconscia· mente assorbiti; tanto che molti anziani, ed anche qualche stregone, m'enunciarono qual· cuna delle cose da noi insegnate l'iguardo a Dio, ai suoi-attributi, all'anima umana ed alla sua destinazione oltre tomba, miste e ·confuse colle tradizionali loro credenze ». E più oltre: · «Io vedo giornalmente che non v'è parola de' nostri missionari che vada perduta; ma vedo pure che se nei paesi civili si richiede tanta fatica per conservare cristiane le popo· lazioni, qui ce ne vorrà molto di più per farle tali. Però, se non speriamo che arrivi domani il tempo in cui potremo contare a migliaia i battesimi di adulti, sentiamo qui più che mai come Iddio sia potente ad operare di nascosto nel cuore degli uomini, e che noi nel lavoro indefesso e nella preghiera dobbiamo attendere con fiducia l'ora di Diò - vicina o lon· tana - secondo il suo beneplacito». Ed alle preghiere dei missionari, all'opera loro per affrettare l'ora di Dio, siamo certi vorranno continuare ad aver parte i bene· meriti amici delle missioni della Consolata. Su di esse aleggia in questi giorni la parola di vita, ed al suo tocco, come per la campagna all'alito dello zefiro primaverile, spuntano dapertutto gemme e fiori i verdeggiano nei campi i primi germogli del buon grano evangelico. Ma anche noi, simili al trepido agricoltore, non sappiamo fino a qual punto il lontano autunno realizzerà le speranze della mistica primavera..... Tutto è nelle mani di Dio, e ben spera chi le sue speranze affida a Maria Consolatrice. . · -w~ '
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