Marzo 1905 A~~o VII~ N. 3 ··.:. feriodico 1\~li~ioso M~rtsile DIREZIONE ESCE PRESSO I.A SAGRESTIA AL PRINCIPIO DEL MESE SAN1'UAR!O DULA CONSOJ.A1'A
vendibili presso la Direzione di questo Periodico -------.···~···--------~ Md l• in alluminio: l 0 Tipo ordinario, rotonde, ovali o rinascimento· da e ag le 2 al soldo, da 5 e 10 centesimi caduna. - 2° Tipo artistico, rotonde, commemorative del centenario da L. 0,05 caduna e 0,50 la dozz.; 0,10 caduna e 0,90 la dozz. - so Tipo artistico più grandi da L. 0,15 caduna e 1,50 la dozzina. In argento: l 0 Argento lucido, rotonde, ovali, rinascimento, traforate, disegni fantasia (a seconda del prezzo) da L. 0,10-0,15-0,20- O,SO- 0,40- 0,60- 0,70 - 0,80 -1,00 -1,50 -1,75 -2,00 - ecc. caduna. - 2° Tipo argento ossidato più artistico, da L. 0,80-0,95-1,15-1,S5-2,00-2,75 -S,75 -4,25 caduna. ---,- so In smalto e contorno argento da L. 1,15 -1,25 caduna. In oro: 1° con smalto da L. 2,50-2,75-4,00-5,00 caduna. - 2° Incise da L. S,OO-4,40- 5,10- 6,50- 9,50- 10,15 -11,50-14,00 -16,50 -ecc. caduna. '- Il Il prezzo varia secondo la loro lunghezza e grossezza, ed 1iatene e argento anche secondo la fattura degli anellini che possono essere semplici, faccettati o mezzo-tondi, e sempre saldati fra loro, e si possono avere da L. 1,20- 1,SO- 1,50- 1,60- 1,75- 2,00- ecc. caduna. l b h Ricercate e preferite sempre tanto dalle signore quanto dalle buone e roe es popolane e giovani di campagna. Di esse si è aumentato il già svariato assortimento, curando sempre in particolar modo l'Effigie della Consolata, sicchè con 10 -15 - 20 - 25 - S5 - 40 - 45 - 70 - 75 centesimi, si hanno graziose broches con imagine in fotografia e contorno assortito in metallo. Ma il tipo artistico in metallo imitazione argento antico inalterabile, è quello del quale si possiede l'assortimento più svariato e completo, cosi da soddisfare qualsiasi richiesta. È impossibile riepilogarne qui le forme ed i disegni. Il prezzo varia da L. 0,80 -0,85 -0,90 -1,00 -1,15 - 1,25 -1,50 - 1,60 - 2,00 - ecc. La figura della Consolata, anch'essa in metallo ossidato, è artisticamente riprodotta. Spille di sicurezza. con l'effigie della Consolata, graziosissime, 0,15 caduna. P l Tutte coll'Effigie della Consolata in fotografia, e monenne e Sa Vapunte tatura in metallo nichellato. - Penne tascabili colla relativa matita 0,50 caduna. - Matita a chiusura con anello per appenderla 0,50. - Penna e matita unite O,SO. - Salvapunte, matita e gomma 0,20. - Salvapunte con matita 0,15 caduno, 1,50 la dozzina. S in metallo argentato, bianche od ossidate, da L. 0,40 -0,50 -0,60 - tatUeltO 0,90- 1,45 -1,60- S,50 caduna. Le stesse, montate su piedestallo, pure di metallo, in stile barocco o gotico da L. 1,00 -1,20 - 1,40 - 1,90 -2,20- 2,50S,OO -S,25 -S,50 caduna. Le stesse entro cappellette, stile barocco o gotico, da L. S,25- S,75- 4,80- 6,75- 10 caduna. Astucci tascabili a chiusura, colla relativa statuetta della Consolata da L. 0,10 -0,25 -O,S5 -0,45. A • • con su applicata la statuetta della Consolata, in metallo argenCQU8SaOl101 tato, bianco, ossidato o dorato, con vaschetta smaltata da L. 2,00 -2,50- S,25 -S,75 -5,00- 6,00- ecc.
Marzo 1905. PERIODICO RELIGIOSO MENSILE l~ ~nsoiata ~~ DIREZIONE ~r . SOl.\cl:l\di:ARIO PRESSO LA J · S. E. Hone. Giovanni Battista Bertagna - L' otiierno prospetto della cappella delle Grazie - La (Jonaolata ln •lina - Storia del santuario della Consolata in Torino - ~ Oronaoa mensile delsant•tilrio: Qelazioni compendiate ·SACRESTIA DELLA CONSOLATA di grazie recenti - L'abate Luigi Nicoli• di Robilant - Visite e ••ere funzioni in febbraio: La Duche11a ò' Aoeta TORINO alla Consolata - Oggetti offerti in febbraio - lndulgen•a J a ohi visita il santuario nel mese di mar11o- Orario delle Sacre Funzioni pel mese dì marzo - O/l'erte per l'a,.~ pliamento del sanluario e per le . Missioni della { Consolata in Aj'rica. o S. E. Monsignor GIOVANNI.BATTISTA BERTAGNA Il gidrno l l del testè finito febbraio nel seminario metropolitano spirava S. E. Mons. Giovanni Battista Bertagna, Arcivescovo titolare di Claudiopoli e Rettore dei seminari diocesani. La sua l elette sue doti di mente e di cuore, che formarono più tardi la sua gloria. Fu nel Convitto che il teol. Bertagna t fece le prime prove in quell'insegnamento de,lla Teologia Morale, in cui doveva riuscire uno dei· teologi- più illustri del nostro secolo. l Il vincolo che qui al santuario univa ~.r Bertagna ai suoi antichi discepoli reverenti ed affezionati, era rinforzato dalla tenera divozione di Lui verso la ~morte segnò un lutto gravissimo per l'illustre archidiocesi torinese, di cui il venerando prelato, malgrado la sua grandissima modestia, era universal~ mente stimato come una delle personaEtà più eminenti per dottrina e santità di vita. Particolarme~te colpiti da tanta per'! dita éi sentiamo noi della Consolata. Nel gna venne giovane sacerdote-a compiere ,i -suoi studi, facendovi rifu1gere, qu;:tsi . aurora· di giorno radioso e fecondo, le . . . · Consolata, della quale diede·ancora una solennissima prova in occasione delle . sue nozze d'oro sacerdotali. In quella circostanza, il dì 16 giugno 1901, M.r Bertagna volle . cel~brare la sua messa . cinquantenaria all'altare della taumaturga effigie. SI sperava che Maria SS. Consolatrice in quell' ora faustissima avrebbe· sorriso all'augurio che, stretti a Lui d'intorno, superiori, colleghi e discepoli unanimi facevano all'illustre Presule : Ad .multos annos l - Iddio, invece, negl' imperscrutabili suoi de- 'creti, volle altrimenti esaudire quelle
34 W eoflSOfata preghiere, dando poco dopo al fedele suo servo, anzichè una corona d'anni cadu:. chi, il possesso felice del secolo eterno, ove certo l'avrà introdotto la soavissima Madre d'ogni consolazione. Monsignor Bertagna era nato nell828 da distinta famiglia di Castelnuovo d'Asti. Portato allo stato ecclesiastico dalla na- - turale purezza e bontà dell'anima sua, da una·spiccata tendenza alla pietà, non tardò a dimostrare quanto egli' amasse le virtù S!J-Gerdotali e le sacre discipline. Fra queste predilesse lo studio della Teologia Morale che intraprese sotto la guid.a di quell'insuperabile .maestro che fu D . . Cafasso, co,adiuvandolo poi come ripetitore. Mot:to nel 1860 il Servo di Dio, gli succedette nel rettorato del Convitto Ecclesiastico il can. co Eugenio · Gaietti, eletto poi a Vescovo d'Alba; e .sotto di lui il teol. Bertagna .ebbe l'importantissimo ufficio di capo ·delle Conferenze Morali, in cui per circa 20 anni fu il maestro di tutti i sacerdoti della archidiocesi ed anche di molti delle diocesi vicine; giacchè lo studio indefesso e r acutezza della mente gli avevano data una così vasta c01;wscenza degli autori ed una così grande facilità nello' applicarne le sentenze, da farlo riguardare come un oracolo nel risolvere' i casi più iotricati. Nèl 1878, avendo ·M.r Gastaldi Arcivescovo di Torino trasferito nel seminario metropolitano l'insegnamento della Morale casuistica, il teol. Bertagna p~ssò in Asti, chiamatovi da quel Vescovo, M.r Savio, quale capo delle Conferènze di . Morale nel suo seminario, e poco di poi veniva nominato canonico della cattedrale e pro-vicario della diocesi;· morto poi M.r Savio, il successore di lui M.r Ronco·promuoveva il Bertagna a Vicario Generale.· Richiamato nell'archidiocesi da S. Eminenza il Card.Alimonda, venne preconizzato Vescovo titolare di Cafarnao nel solenne conclave del 24 marzo 1884 e ·destinato come Ausiliare dello stesso · · Card Alimonda. Da quel-tempo data anche la nomina di M.r Bertagna a Rettore · dei seminari dell'archidiocesi. Dal metropolitano, ove prese a risiedere, ripigliòl'insegnamento della Teologia Morale nel Convitto, e lo continuò fino all'ultima sua breve malattia che lo trasse alla tomba. Nel1901, in occasione delfesteggiatissimo suo giubileo sacerdotale, Leone XIII. quale prova di sovrana benevolenza per i servigi da lui resi alla Chiesa, nominòMr Bertagna Arcivescovo titolare di Claudiopoli. Ma nè la nuova dignità, nè l'età già grave e l'indebolita sua salute, non impedirono al venerando Presule di continuare le sue fatiche, sia come· titolare delle Conferenze Morali e Rettore dei seminari, sia eome Vicario Generale di S. E. il Card. Richelmy. Cosi la morte lo colse sul campo del suo lavoro apostolico, ed Egli si addormentò ~ placidamente nel' Signore avendo rierù· pita pienamente la sua. giornata. Come saggio della vastissima e profonda sua dottrina, S. E. M.r Bertagna lascia alcuni trattati apprezzatissimi; le sue dott.e lezioni, raccolte e litograf~te dagli allievi di lui, contengono insegnamenti e norme preziosissime per l'eser- - cizio del ministero delle .confessioni, ad uso del giovane clero ed anche dei sacerdoti provetti. A tutti poi M.r Bertagna lascia l'esempio eloquentissimo di una rara modestia, che· lo faceva. alieno degli onori e rla quanto si scostava da quella semplicità che gli fu così cara, e che, insieme çolla l
-J.ll 8o11solata 35 Q bontà caratteristica del suo tratto, farà sì che la memoria di Lui resti lungamente in b!')nedizione fra il popolo torinese. · In suffragio dell' anima. del compianto · Monsignore venne celebrato nel santu_ario un solenne funerale, il 20 febbraio, · c01i numeroso {ntervento di clero e di persone divote. L'ODIERNO PROSPETTO ·della cappella delle Grazie Tra le opere che nei restauri del santuario · maggiormente si imponevano, era quella di migliorare la cappella sotterranea detta d~lla Madonna delle Grazie, e di porla in più diretta Jomunicazione colle parti superiori del te!ll~ pio. Più volte già,_era stato dai torinesi. manifestato il desiderio che fosse resa più accessibile la cripta, dove aveva. avuto le prime origini la divozione a Maria SS. sotto il titolo della Consolazione, e che il cors9 di ~tto. secoli aveva, colle pie tradizioni e col!e memorie storiche, resa di. più in· più ve~eranda. Come i nostri lettori ricorderanno, ancorà nel 1899 la cappella delle Grazie rimaneva aa:,atto separata dalla chiesa di S. Andrea,_. per.il muro contro cui era addossato l'altare . dedicato. al grande apostolo: Dietro questo mur.o aravi una balconata o tribuna difficile ad esser tenuta colla necessaria pulizia, p~~chè_stretta, oscura e che per ci~ stesso por" g~va_ purtroppo il destro ai borsaiuoli di compier~ le loro subdole·imprese, nei momenti di maggior concorso. La cripta poi mancava assolutamente d'aria e di lucè, e rimaneva nascosta così che molti visitatori forestieri del santuario, se non erano precedentemente avvertiti, se ne partivano senza averne nep-. pure sospettata l'esistenza. A fine di riparare allo sconcio che restasse quasi. obliato e privo. di adeguato decoro un luogo storico, e per annuire alle reiteratt-, Q giustissime istanze dei devoti e dei cultori delle patrie gloriose memorie, già in occasione dei lavori compiutisi al santuario nel 1879 erasi allestito un progetto, che poi per varie circostanze, primissima qnella della forte spesa, non ebbe seguito. Gli studi al riguardo però furono alacremente ripresi nel periodo degli ultimi restauri, e ne risultò il disegno che, a giudizio dei competenti, risolse nel miglior modo che fosse possibile l'arduo e complesso problema. L'esecuzione delle opere neces.sarie ad attuare il piano progettato presentò gravissime difficoltà costruttiv~ ed artistiche. Murata la grande porta d'ingresso di ponente, si eresse da quel 1!1-to l'altare di S. Andrea; fu quindi abbattuto il vecchio muro che stava dietro l'altare stesso, il che richiese mille preyauzìoni, per evitare danni che minacciavanQ di prodursi alle volte ed ai muri latistanti. Con ciò .si era arrivati a gettare un torrente d'aria e di luce nel venerando ' ' ambiente sotterraneo, togliendogli quanto aveva di tetro e di mefitico. L'antica oscura piccola tribuna fu abbassata e resa ampià., elegante e sfogata, capace di accogliere un buon numero di divoti; anche dalla chiesa di S. Andrea si venne ad avere il pieno prospetto della cappella, la quale entrò così a far corpo cogli edifizi superiori del san· tuario,. intonandosi e fondendosi poi quasi perfettamente con esse per l'identità dei ricchi marmi e delle dorature. ·A} valente ingegnere Vandone aveva pre-. sent.ato una somma non indifferente di difficoltà tecniche ed artistiche la decorazione 'dal front.one, che doveva dar grazia all'ampia apertura rettilinea: risultante dall'abbattimento del muro e, ciò che era più necessario ancora, mascherare la sgradevolissima impressione che produceva il grande arco della volta della cripta aprentesi, con aspetto di bocca di forno, poco .sopra allivello del pa· vimentò deUa chiesa d.i S. Andrea. Le difficoltà furono superate, -se non con perfezione qui affatto impossibile, con una felicità generahii.'ei;lte riconosciuta ed · encomiata, mediante l'attuale tempietto a padi-
36 w eo.,solata Q··~~~ o glione. Esso è sostenuto da quattro colo: l il:Cui sfoga:6ilP::cuore davanti alla di preziosissima breccia d'onice africano, Madre di grazia e di consolazione, men7 sorgenti da'una balaustrata di·marmo giallo tre la seconda si presta opportunamente a di Sil:lna e frammezzate nella parte supe· ~ chiunque, entrando nel santuario o prim~ riore da grate di stile barocco. Queste, insieme ~ di lasciarlo, ami dare u·n reverente saluto colle divisioni segnate dalla disp?sizione delle colonne, raggiungon.J quasi completamente l'effetto di velare in gran parte l'antiestetico arco suaccennato, e concorrono in mirabile modo ad accrescere la ricchezza dell'insieme decorativo, essendo scolturate con · finissimo, artistico lavoro, armonizzante coi trafori che danno una vaga leggerezza alla balaustra (vedi incisione qui accanto). La trabeazione e gli ornati su- . periori sono anch'essi dei più Pt:egevoli marmi, e loro sovrasta un grandioso affresco del Morgari, rappresentante la visione del re Arduino, fondatore di questa cappella. Cosi nulla si è voluto trascurare,affinchè fosse provveduto alla conservazione del sotterraneo storico edificio, e ad una ornamentazione che, colla ricchezza della materia ed il pregio artis'tico della lavorazione, rendesse anche ai posteri testimonianza essere Tempietto in marmo davanti alla nuova apertura della cappella delle Grazie quello un luogo perpetuamente venerando. Quanto i buoni torinesi abbiano aggradite le innovazioni fatte intorno alla cappella delle'Grazie, lo prova il continuo concot:so di persone, tanto alla tribuna inferiore, quanto alla balaustra in S. Andrea. La prima offre alle anime ·pie un luogo soavemente raccolto; t all'antichissimo oratorio, già così caro a. S. Francesco di Sales e che ricorda il solenne ristabilimento .in Torino di quel culto a. Maria Consolatrice, d(cui il tempio superiore l riepiloga le glori.e otto volte secolari nei . , nuovi, monumentali ingrandimenti ?res~uri. ~=~ . ' .
Q LA CO~SDLATA IN CI~A Una lettera da Pekino, gentilmente comunicataci dal R.mo canonico Condio, ci reca la ~eguente interessantissima relazione di grazia straordinaria che, nell'anno del centenario, l11. Consolata.volle impetrare a favore di una piemontese stabilita in quelle lontane regioni. A rendere possil:!ile la scena di feroce malandrinaggio che stiamo per esporre, oltre . cause antiche ed. immanenti che qui non è il luogo .di studiare, concorse la disorga- ,nizzazione dei pubblici servizi che ancor perdura nella capitale dell'impero cinese e dintorni dopo la guerra .del 1902, in cui l'intervento armato delle potenze europee ridusse Pekino, città di un milione di abitanti, ad un deserto pieno di cadaveri e di ruine: fatto che non contribuì certo a scemare la proverbiale, secolare, profonda avversione dei cinesi per gli stranieri. Ma lasciamo, .senz'altro, la parola alla nostra connazionale, signora Giuseppina Bijno: « Io con mio marito, una nostra bimba di tre anni e mezzo ed un giovane commesso nostro compatriota, abitiamo a Su-theu-fu non molto lungi da Pekino. lvi mio marito·esercita .il suo ·commercio in vini, conserve, li- . quorJ, p•·ofumerie, armi e munizioni ed altri generi. Nel paese non vi sono mòlti europei; non chiese nè missioni cattoliche; vi sono però cinesi convertiti al cristianesimo. La maggior parte della clientela di mio marito si trova lungo la linea della strada ferrata, che è in via di costruzione e che giunge fino a W ei-Wei-fu presso il Fiume Giallo Mio marito che deve perciò quasi continuamente percorrere questa linea, un po' in treno e per la maggior parte su carrette cinesi, per darsi un tantino di riposo, pensò di impratichire il nostro giovane di magazzino in questi viaggi alquanto scabrosi .a causa della lealtà dei cinesi, i quali fanno pagare a caro prezzo la minima imprudenza e la confidenza europea. Il 15 gennaio 19.04, alle ore nove del mattino, tutti e due partironq col treno dell'avan- 'zamento, che li avrebbe lasciati alla prima tappa; il viaggio doveva durare. sei o sette giorni..Io, rimasta a ·casa colla mia bambina ed un servo cinese, passai quella giornata un po' triste; verso sera, sentendomi. piu oppressa dalla melanconia cercai sollievo nella . lettura di alcune lettere dì una mia cara e pia a,mica ·e nel mirare la fotografia delle mie due piccine, una delle quali è a Torino. Alle 81I2, dopo alcuni clienti, venne riel magazzino il capotreno col quale mio marito era partito al mattino: mi portava danaro da lui riscosso in viaggio. Quando egli mi lasciò augurandomi la buona notte, io mi assisi presso la stufa su d'una piccola sedia cinese, 37 o con accanto la mia Vina, ascoltandone le chiacchiere puerili. Poteva essere passato così un quarto d'ora, quando la porta del negozio di nuovo si aperse : entrò un cinese seguito da nove o dieci altri, ma tutti in fila, cosa affatto contraria all'uso dei cinesi che si mettono tutti sulla ·porta per entrare in J:ruppo. Io li guardavo meravigliata: il primo entrato, fermatosi a due passi di distanza da me, chiese sigarette. Chiamai Kuò, il nostro servo cinese, perchè venisse a servirlo, ma Kuò non comparve. Intanto lo strano cliente, avanzatosi ancora di un passo, aveva fatto un cenno d'intelligenza ad uno della comitiva, e questi, in minor tempo ch'io non impiego a dirlo, si gettò su di me buttandomi a terra colla sedia; appoggiò fortemente i suoi ginocchi sul mio petto e sul mio ventre (e notisi che io ero in condizioni delicatissime), mentre che colle mani mi serrava talmente il collo da farmi penetrare i suoi unghioni nella carne. Naturalmente al vedermi assalita avrò gridato: non lo ricordo, perchè tremo ancora nel rivedere colia mente tal quale quella scena. Mi sentii battere fortemente sulle gambe ; mi furono legate le m&ni e colui che mi stava addosso m'andava ripetendo : sapecco·you, sapecco-you. Accennavo a voler parlare e lui mi stringeva piu forte. Mi sentivo morire... mi vedevo perduta. Pregai allora fervorosa· mente col cuore la Madonna della Consolata che ispirasse a qualche europeo di entrare nel mio II.lagazzino... Ma nessuno veniva, e perdendo oramai ogni speranza, rivolsi il pen- ~iero all'ultimo mio momento che non doveva ·essere lontano, non potendo io quasi piu rantolare.. O Maria - dicevo fervorosamente coll'anima - O Maria, non permettete eh'io muoia così per mano dei cinesi; abbiate pietà dell'anima mia, del piccolo essere che non . ha ancor visto la luce, delle mie due bambine... O angelo custode, guardate, proteggete la innocente mia Vina: io non lo posso piu. .. ! (vedi incisione a pag. 39). Non ricordo piu nulla: svenni. Circa due ore dopo, essendo rinvenuta, credetti di essere nel mio letto, avendo affatto smarrita la memoria 'del recente spaventoso incidente, e .non sentendo alcun dolore. Appena un moto impercettibile feci colla testa per voltarmi. Certamente uno degli assassini vegliava a · guardia di me, perchè, in men che non si dice, si gèttò nuovamente coi ginocchi sul mio petto; mi strinse ancora il collo, mentre un altro di nuovo mi percosse le gambe, ma questa volta con grave dolore. Non resistetti a lungo: svenni una seconda volta. Quei manigoldi credendomi, se non morta, agonizzante, mi legarono al collo ben stretto un asciugamano, affinchè il soffocamento fosse completo. Il mio svenimento questa volta fu breve; e quando riacquistai conoscenza una idea, che certamente mi venne dall'alto, mi balenò alla mente: io dovevo continuare a far la morta.
38 Q •eeiG _ o Ma quali torture, o mio Dio, non subii durante un lungo quarto d'ora! Il mio pensiero era fisso alla mia povera Vina, della quale non sapevo che fosse avvenuto. Ah, Maria Santissima sola sa quanto il mio cuore di madre fu torturato mentre io do· vevo , a schivare peggiori. danni , rimanere immobile, quando. il mio cuore di madre mi spingeva a correre in ·cerca della mia creatura!- Intanto udivo i ma.landrini scassinare e rompere, e siccome io era éaduta attraverso una porta che dava ingresso ad una camera dove stavano tutte le nostre casse e bauli di biancheria ed effetti di vestiario , nonchè merci per la vendita, li sentivo passare· e ripassare sul mio corpo per entrare in quella stanza ed esportarne gli oggetti. Udii scas· sinare e rompere il tiretto ov'era la cassa del giorno; li sentii per ultimo avvicinarsi a me per giungere ad una rastrelliera portante una quindicina di fucili: li vidi attraverso le palpebre socchiuse prendere quelle armi e poi allontanarsi di li. Non vidi gli assassini uscire dal magazzino : indovinai ·però che essi se n' erano finalmente andati dal silenzio che prese a. regnare a me d'in- . torno. Con un balzo di gioia nel cuore sentii la voce della mia Vinetta che accanto a me cominciò a piangere, dicendomi: « Levati su, mamma, levati su, basta cosi! ». Come tremassi a quelle care parole non lo saprei esprimere; so soltanto che sottovoce - per timore di essere ancora sorvegliata dagli assassini -dissi .alla piccina : ·« Taci, taci, o Vina, e prega la Madonna: prega, per carità f». E siccome la bambina continuava a piangere, senza riflettere più oltre, cercai di sciogliermi le mani dalla funicella che ·me le teneva legate, a fine di poterle appuntare a terra e sollevarmi... Ma ecco che sento riaprire la porta del •magazzino. Ritornai subito inerte, e dagli occhi socclliusi vidi sporgersi nell'in· terno la testa di un cinese: certamente venuto ad accertarsi se io ero veramente morta... Vedendomi immobile al posto dov'ero stata lasciata, rinchiudendo di nuovo la porta se ne andò, stavolta definitivamente, speravo... Ma riflettendo a quello· che mi sarebbe accaduto poco prima, se fossi stata trovata in posizione da dimostrarmi viva, rimasi a terra ancora per qualche tempo, eppoi piano alla mia bambina, ridivenuta muta, dissi ~ « Va sulla porta e guarda se nel cortile ci sono ancora cinesi ; ma ·non aprire, sai : guarda dai vetri». La pov:era cara, con tatto .assài superiore all'età sua, guardò e frugò cogli occhi ogni angolo del cortile attraverso ai vetri ; poi tornata a me vicina, a voce 'bassa bassa mi disse: « Sono andati via tutti, mamma». Allòra, raccomandandomi alla Consolata, potei levare le mani dalla corda; eppoi arrabbattandomi con precauzione, a fine di non fare un male maggiore, riuscii con grave stento e dolore a porm:i seduta e slegarmi i piedi, quindi a sorgere in piedi. Quanto sof- ·frivo! Ma il pensiero che la Madonna mi aiutava, mi diede coraggio, e credo che fuMaria Santissima che in quei momenti non mi lasciò pensare più oltre alle conseguenze che avrebbe potuto avere il mio atto, se ·qualcuno fosse ancora stato in agguato a spiarmi... Presa per mano la mia Vina, attraversai il cortile della casa ed uscii fuori in istrada. Proprio accanto alla nostra porta e da essa separata.soltanto per un muro, c'è un piccolo negozio cinese che per solito alle nove, o al più tardi alle dieci, è sempre chiuso: mentre quella sera, alle dodici ben ·passate, era ancora aperto. Chiamai il padrone, il quale venne subito. Non mi sfuggi il suo pallore nè la sua agitazione, ma quello r on era il momento di considerazioni. Mi feci da lui dare il braccio, chè mi sentivo mancare dopo lo sforzo impulsivo fatto; da un piccolo monello, che a caso in quel momento passava, mi feci sorreggere dall' altro lato, e cosi mi feci condurre alla casa dove abitavano due europei, agenti della ferrovia, distante. 'un centinaio di passi dalla mia abitazione. For• tunatamente uno di essi, un piemontese, era in casa. Fattolo svegliare dal suo boy (domestico) gli raccontai il caso. Il bravo mio compatriota subito mi offerse ospitalità, ma io preferii ritornarmene a casa mia ; e siccome non mi potevo più reggere in piedi, mi coricai su di una sedia lunga e q!lattro cinesi mi trasportarano. La mia bambina mi seguiva dappresso. A stento potemmo attraversare il magazzino: una bottega da rigattiere J;J.On potrebbe dare che una pallida .idea del disordine che regnava in casa mia. Con:te si potè meglio si sbarazzò il mio letto dagli. oggetti che si stavano alla rinfusa, tra cui perfino i cassetti del cassettone; quindi mi vi lasciai scivolare adagino, adagino, perchè sentivo un gran male. Per mezzo dei boys furono avvertiti altri europei, tra i quali due che, essendo stati in passato infermieri, vennero portando bende per fasciature, disinfettanti e cordiali. Mi dovettero tagliare le calze per potermele levare senza troppo dolore, çhè sulle ·gambe mi si riscontrarono ferite inferte con arma da taglio: le calzE) ed i calzoni, anch'essi di lana ed assai spessi, avevano qua e là "tagli in forma di bottoniera. Oltre le ferite, la gamba destra era tutta contusa e livida: credo che la seconda volta in cui f)li battuta gli assassini adope· rassero un bastone, e ancor oggi porto una piaga viva nel punto ove la gamba fu maggiormente maltrattata. Fu vero miracolo che la mia Vina sia rimasta inèolume, frammezzo alle vicende della brutale aggressione da ine patita e dello svaligiamento · del negozio ; fu provvidenza che la. poverina, la quale al solo veder battere qualcuno per ischerzo piange e grida, non desse un grido, un gemito vedendo i chinesi gettar a terra sua madre,·batterla, lasciarla per morta..... Il pen-
J1l eof}solata 39 sa.re che la. povera. innocente, rimasta. senza ~ rimesso i11 equilibrio il suo debole organismo, .O.ifesa terrena, sarebbe certo stata. uccisa da. nè è di molto diminuita la. difficoltà che le ri- -quei barbari ove avesse col suo pianto distur- mase nel parlare: alcune volte tartaglia tanto bata la loro opera infame, mi fa trovare ancor ~ che non riesce proprio a. pronunziare la parola. piccolo il danno a. lei portato dallo spavento che la. paralizzò nell'ora. terribile. La. cara. mia. creatura, per molti giorni resa. quasi ebete dalla forte emozione, non seppe mai dire altro se non che i cinesi batterono mamma alla. te'St!t ed alle gambe: per quante domand'e le vengano fatte non risponde se non che non ricorda più..... Oggi ancora. (al 1° agosto) non è ben · Ma ho piena. fiducia. nella. Consola.ta., d o p o la grazia cosi grande ottenu t ami di uscir viva colla mia. piccina dalle mani dei chinasi aggressori: E tale grazia. fu tanto più grande e straordinaria, in quanto che io non la. meritavo affatto. Nella. lontananza di chiese e di sacerdoti, il mio sentimento religioso arasi molto rilassato e d,i cristiana - con rossore lo devo confessare e con grande dolore - di cristian~<~. non a.vevo quasi ·più ch'e il nome. Maggior gloria. ne sia. quindi a Maria SS., che non mi volle perduta, e salvo pure volle il piccolo essere venuto alla luce il 17 maggio, che formerebbe la. mia. gioia., se in conseguenza dei maltrattamenti da me subiti, non fosse nato storpio e con un'escrescenza. alla. testa grossa quanto la. testa stessa. Ma io spero da. Maria San ti ssima. Consolatrice la. completa guarigione dei miei due bambini: tante preghiere e tanti vdti furono già fatti a tale scopo! I;e buone suore che tanta. cura. ebbero di me in questo' ospe~ dale di S. Michele e mi mostrarono tanto disinteressato a.fietto, incessantemente da. sei mesi uniscono le loro alle mie suppliche: non vorrà la. cara. Madre celeste esaudire·e-premiare la. caritatevole ~ loro costanza? Vorrà Ella. negare alla. viva. mia. fede la grazia. corporale, dopo avermi concessa. quella. ben più grande spirituale?- Io conosco ora. che la. sciagura. a. me toccata fu permessa. da Dio, a.:ffinchè io potessi provare quanto si l può moralmente soffrire trovandosi sani e scientemente sul punto di m,orire, senza. avere la consolazione di chi ci aiuti a. dare.da. buoni
40 Jlt (Zof}SO{ata Q •scj; ~ o cristiani l'ultimo saluto al mondo: oh, è una tortura, quella, indescrivibile ! Pensando alla misericordia ricevuta sento in me rimescolarsi una moltitudine di affetti, ma non riesco ad esprimerli: non son degna di dare colle parole vita ai miei pensieri, di cantare le lodi, le misericordie di Maria SS. Consolatrice. Ma il mio cuore e l'anima mia SODO pieni di Lei; e se non mi è dato di porre il favore ricevuto in una cornice adatta alla sua grandezza., la semplice esposizione che ne ho fa.tta va.lga almeno a pubblicazione di grazia, a fa.r conoscere l'ardente mio desiderio che Maria SS. Consolatrice sia da tutti amata, ono· rata e con piena fiducia invocata nei più tristi frangenti della vita »; Pekino • Ospeaale di s. Michele, 2 Agosto 1904. GIUSEPPINA BIJNO. S'oria del san,uario della Ooqsolfi'a IN Tc;JRINO ---~Y--- CAPO IX. SOMMARIO. - Il culto della Consolata nei secoli XIV, XV e XVI - Atti con cui pub· blicamente lo praticarono i principi della casa di Savoia e la città di Torino - La Consolata nelle pubbliche distrette e nelle pestilenze - Primo progetto della Compagnia della Consolata. Man mano che attraverso i secoli ci andiamo inoltrando verso tempi da noi meno remoti, mentre al riguardo la tradizione orale si va facendo più rigogliosa e particolareggiata, i documenti scritti comprovanti la continuità del culto reso alla Consolata in Torino e delle grazie da Maria SS. largite si fanno più abbondanti. Di questi documenti sono un'abbastanza ricca miniera gli archivi di corte, quelli della città di Torino e del santuario. Dalle sbiadite e corrose pergamene, spesso scritte in quello stile ingenuo e bar· baro. che non è più latino e non è ancora italiano, noi apprendiamo con edificazione in quale conto la divozione verso la Consolata fosse tenuta nella casa sabauda, come dai moderatori del comune e da ogni ordine di .cittadini. Spigoliamo primamente fra le note dell'ar· chivio di corte. Noi troviamo che Amedeo V, fratello di Tommaso III, il quale per il suo valore fu chiamato· fulmine ài guerra, ab· bassando la sua spada dinnanzi all'altare di ·Maria Consolatrice, il 2 aprile 1315 le o:fferse un calice del peso di tre marchi d'argento. Filippo, figlio di Tommaso III, per ragioni ereditate dalla prima sua moglie principe di Acaja e fondatore delramo di tal nome, che quale feudo del ramo principale di casa Savoia resse poi il Piemonte fino al 1418, insieme con Caterina di Vienna seconda sua moglie, manteneva due lampade ardenti notte e giorno innanzi alla sacra imagine di Maria Consolatrice. Nel 1338 la medesima prir.cipessa e J àcopo suo figliuolo, ger grazia .ricevuta, mandarono alla Signora di Consola· zione un'imagine di cera del peso di venti libbre. Amedeo VI, detto il Conte Verde, principe e capitano dei più famosi e stimati al ·suo tempo in tu~tta Europa, specialmente·per .le vittorie da lui riportate contro i Turchi ,in Oriente, con suo testamento del 27 febbraio 1383 dato a S. Stefano di Puglia, dove morì, istituiva una messa quotidiana perpetua. all'altare della Consolata di Torino. Nel1389, addì 5 aprile, Amedeo principe di Acaia, figlio di Filippo, insieme col fratello Lodovico e la vedova loro madre Margherita di Beaujeu, da Pinerolo dove allora risiedevano, vennero a piedi a Torino, devotamente pellegrinando a chieder grazie a Colei che consola, secondo l'espressione commovente di un antico documento. Amedeo VIII, che primo ebbe il titolo di duca di Savoia e che, estinto il ramo di Acaja, aveva nuovamente riunito ai domini d'oltre Alpi quello del Piemonte, nel suo testamento dell'8 dicembre 1439 legò alla cappella di Nostra Signora di Consolazione di Torino 100 fiorini d'oro di picciol peso, con obbligo ai rettori di S. Andrea d'un perpetuo 'anni· versario, da celebrarsi il lunedì dopo la festa. della Natività di Maria SS., per l'anima di esso testatore e per quella di Maria di Borgogna sua moglie. Nel1468 Violante, moglie
·1.2 eo.,solata 41 di Amedeo IX (il Beato), donava per la cap· pella della Consolata di cui era specialmente divota, un paramentale di-damasco bianco e raso cremisino. Più volte il valorosissimo Emanuele Filiberto invocò la protezione di Maria Consolatrice, con ricchi donativi fatti per il decoro del di. Lei altare. Avremo più avanti occasio~e di citare moltissimi altri atti di affettuosa devozione com· .piuti dai principi sabaudi verso Maria Consolatrice, loro aiuto e conforto nelle cose del governo come nelle private tribolazioni, le quali talora a chi impugna lo scettro del co· mando sono più pesanti e spinose, che non a ohi suda e fatica sommesso nei campi e nelle officine. Togliamo ora alcuni accenni dagli archivi della città di Torino. Nel 1375, in seguito . alle devastazioni di guerre e ad inclemenza di·stagioni, una grande carestia desolò il Piemonte e mise in dure strettezze Torino: però ~aria Consolatrice,. divotamente invocata con pubbliche preghiere,ebbe pietà delsuo popolo: per provvidenziali circostanze cessò in breve la scarsezza dei viveri. Moltissime volte in consimili circostanze Torino fu soccorsa dalla liberalità della sua celeste protettrice, attenendone pioggia benefiche, oppure la cessazione di quelle inopportune otroppo insistenti; l'allontanamento di grandini devastatrici e d'altri flagelli dei campi. È particolarmente · ricordata una ostinatissima siccità che nel1448 desolò fieramente le campagne di gran parte del Piemonte. Asciugate le fonti ed i torrenti; ridotte a magre straordinarie i fiumi, inaridivano le messi, i pascoli, ogni frutto degli alberi e della terra; periva il bestiame per sete e per mancanza d'alimento, e grave oltremodo era il disagio ed il danno che anche alle persone veniva dalla secchezza dell'aria infuo cata. Ma mentre tale lagrimevole stato di cose si prolungò in certe provincie per ben sei mesi, Torino fu liberata da tanta oppressione appena, alle private ferventissime, si aggiunsero le pubbliche preghiere a Maria SS. Il vescovo, a richiesta del comune di Torino,. indisse un.a generale processione alla cappella della Consolata, e tosto dall'altare di Lei scese il sorriso di grazia che aprì le cateratte del cielo sulle arse zolle dell'agro torinese, ed il cuore del suo popolo a nuova gioia, a. nuova riconoscenza. Ora·un altro ordine di fatti dobbiamo citare, come.campo speciale nel quale si esercitò da una parte la devozione e la fiducia d~i torinesi verso Maria SS. Consolata, e dall'altra parte la di Lei misericordia. Il vivo commercio apertosi tra l'oriente e l'occidente in seguito alle emigrazioni di popoli orientali ed alle crociate, se ap·portò ·all'Europa indiscutibili grandi vantaggi, le arrecò pure incalcolabili danni, tra cui l'importazione del terribile male che dal suo paese d'origine fu detto morbo asiatico. Nel 1348 esso colpiva, fra altre regioni europee, anche l'alta Italia, ma pare che in Piemonte imperversasse meno che altrove e che Torino, se non .affatto immune, ne fosse assai leggermente infetta, giacchè non si trova registrato che l'autorità cittadina dovesse prendere alcun provvedimento a tutela della pubblica salute. Ma nel 1420 la pestilenza entrò in Torino e prese a farvi stragi. Cominciarono ad avvenire alcune morti improvvise, senza segni di peste, poi nei successivamente colpiti si manifestarono i bubboni. Il comune si affrettò a prendere i provvedimenti con cui allora si cercava di impedire il diffondersi del .male, e che consistevano nel porre guardie alle porte della città, a fine di non !asciarvi entrare nessuno che provenisse da luogo sospetto; nel rinchiudere gli .ammalati in capanne isolate nella campagna, le quali poi si ardevano con tutti gli effe.tti che v'erano dentro, come si ardevano le masserizie delle abitazioni in cui si fosse scoperto qualche appestato e qualche volta perfino tutta intiera la casa. Si profumavano le case e le vie; si obbligavano i religiosi ad uffiziare a porte chiuse per evitare l'agglomerazione di gente nelle chiese; si vietava ai medici di curare qualsiasi ammalato ed ai parroci di amministrargli gli estremi sacramenti, sénza darne avviso agli ufficiali deputati a vegliare sulla pubblicà sanità. Tutti i cadaveri si visitavano per riconoscere se portavano i segni del contagio.
42 1.!1 eortsolata A tutti questi provvedimenti poi, ben riconoscendone l'insufficienza, i reggitori della pubblica cosa cercav~no dare efficacia, coll'implorare la divina misericordia per l'intercessione di Maria Consolatrice. Ùn ordinato della .città, in data 18 agòsto 1420 porta:. che fili presentasse un ricorso al vescovo, affinchè prescrivesse una generale processione di pe-' .nitenza col SS. Sacramento e le reliquie dei santi protettori della città, e che fosse celebrata una messa solenn..e all'altare di ~anta Maria della Consolazione. A questo traevano pure in privato continuamente i cittadini. Il flagello non tardò a sedarsi, cosicchè nell'anno seguente, 1421, il comune assegnava un premio a fra Oddineto ed al medico Gaspare Barbero, benemeriti per i grandi servigi resi agli appestati. La peste, dopo alcune avvisaglie, tornò a.d infierire in Torino con maggior virulenza nel 1522, e, data breve tregua, ancora due anni dopo. . Tutta la qittà è in fuga . sta scritto in un m·dinato del tempo. Tuttavia la morte perst>guitava e colpiva i fuggiaschi .fra la luce, il verde ed i fiori della campagna, pressapoco come tra il chiuso e le tenebre. delle case cittadine. Nel 1522 si dava ese- <:uzione ad un progetto elaborato fin dal1509, ·<:ostruendo nel borgo Dora presso la cappella di S. Rocco ivi esistente, un ospedale per gli appestati. Fu pure in occasione di questa pestilenza che sorse l'idea di fondare la Compagnia della Consolata, di cui parle- .remo fra poco. In mezzo alla desolazione ed ai terrori di tante morti i torinesi, che si erano di nuovo rilassati nei costumi e nella pietà religiosa, rinsavivano e con rinnovato fervore tornavano a quel culto di Maria Con· solatrice, nel quale riconoscevano aver Torino .il segreto della salvezza. Cosi la divina provvidenza dal malE) sa trarre il bene, rispondendo vittoriosamente a quanti talora si scandalizzano, vedendo colpiti da gravi sventure anche coloro che sono.tenuti in ispeciale tutela della Vergine e dai Santi. Visibile poi apparve al suo popolo la difesa di Maria Consolatrice nel triste periodo che <:orse dal 1566 al1576. La pestilenza infestò in quella décade la Francia; flagellò le nostre contrade subalpine e successivamente quasi tutta l'Italia. Ma mentre erano infette molte località del Piemonte; Genova, Mantova e . Venezia erano fieramente colpite e Milano vide orrori rimasti lugubremente celebri nella stori~, Torino fu preservata immune dal morbo: cosa ritenuta dagli s.crittori meravi-- gliosa, tanto più per una città che usciva appena da una serie di avvenimenti per lei disastrosi, e più atti ad importarvi che ad allontanarne i germi del contagio. E se Torino ancora fu aspramente flagellata dal morbo intorno al 1600 e più nel 1630, i torinesi in ambe le luttuose occasioni tornarono a provare quanto fosse potente a placare l'ira di Dio Colei che era stata la Consolatrice dei loro padri e dei loro avi e che, anche in questo campo, riserbava ai loro discendenti nuove grazie meravigliose. Nella peste del1600 si distiusero per zelo e carità i Oisterciensi della Consolata, giunti fino a convertire i chiostri .del loro monastero in ricovero di appestati, a cui prodigavano con pari pietosa larghezza i spirituali ed i materiali soccorsi. (Continua). su~· Tii"i16 ALCUNE P..ERSON.E avendo portato alla nostra sacrestia qualche limosina per celebrazione d! messe, ritengono che il periodico sia loro spedito per questo · motivo, e non hanno finora mandato la tenué offerta annuale che si richiede per continuare il loro abbonamento. Ricordiamo · perciò che il periodico finora si spediva soltanto a chi aveva fatto offerte pei lavori .del santuario, come d'òr innanzi si spedit·à solamente a chi farà una tenue offerta a favore delle missioni della Consolata in Africa. Mentre siamo riconoscentissimi a quanti già si aff1·ettarono di rinnovare l'abbonamento, ci permettiamo di sollecitare l'invio di questa.tenue offerta, la quale è destinata intieramente per sostenere le spese gravissime che esigono le nostre missioni. Nell'inviare offerte si prega vivamente di indicare sempre se esse sono pei lavm·i del santuario, oppure pet· te missioni d'Africa ed abbonamento a.Z periodico. LA DIREZIONE,
W (~_Of1SO(ata 43 ce~ . . . ..-.,rn.=. •~--~~~~~=-~·a..-~~-~~~~--~~--~~~--~;-.-~~--~~.-.-.aooCRONACA MENSILE . DEL SANTUARIO ~elazioni compendia~e di grazie recen~i DELLE QUALI FU CHIESTA LA PU~BLICAZIONE Torino. - Il ragazzo CASIMIRO DI PoLONGHERA villeggiando a Campiglione <:olla famiglia, si tròvava un mattino a passeggio colla sua bonne. Passavano ~ml ponticello attraversante un torrente ·stretto, ma dalle sponde assai alte, quando il bambino si sporse da una breccia del parapetto in muratura per gettare nel- ·l'acqua un bastone che teneva in mano. Non si sa come, ma il fatto è che il povero Casimiro cadde anch'esso nell'açqua, profonda più d'un metro. La· disgraziata bonne sola in quel luogo, ·incapace a scendere tosto nel-torrente, perdette di vista il padroncino, trascinato sotto i fitti cespugli sporgenti dalle ·rive. Fu solo dopo sette o otto minuti ·che ne udì l'a vocina sotto l'ammasso di vegetazione, e quando egli già stava per annegare potè essere salvato, il che la famiglia, divotissima della Consolata, a Lei solo attribuisce. Offre il grazioso quadro votivo (vedi incisione a pag. 44) di cui diamo la riproduzione. Mondovi. - GIACCARDI ANTONIA da malattia nervosa, era stata ridotta in ista.to gravissimo e tale da essere dai dottori ritenuto dispe rato. Non avendo più speranza che negli aiuti del Cìelo, l'inferma e Ja famiglia fecero fare pubbliche preghiere eJ istantemente si rac- . comandarono al-SS. Cuore di Gesù·ed alla Consotata. Ed ecco che nella festa appunto del Cuor di Gesù, nel bel mes'e di Maria Consolatrice, la paziente ad un tratto si dichiara guarita e vuole le vesti per balzare dal letto, in cui da tempo era confinata. La mamma crede di sognare; esita, ma infine deve cedere alle istanze della figliuola: essa può veramente alzarsi e la grazia ~ fatta, con meraviglia dei dottori e di tutti i conoscenti. Riconoscenti desiderano farla pubbli<?a a gloria di Maria SS. Cambiano. - La bimba RoNco FRANCESCA, di 20 mesi, per rosolia complicatasi con polmonite e meningite, parevaprossima a rendere la sua anima a Dio. Era giudicata umanamente im- ·possibile la guarigione, ma la operò la Consolata, cedendo alle incessanti preghiere· dei parenti desolatissimi. La mamma, con profonda riconoscenza, offri alla Vergine taumaturga una sua spilla d'oro, secondo la fatta promessa Torino. - «Una lunga malattia già aveva esaurito ogni mia forza; la febbre che incessante ancora mi perseguitava, faceva vivere in continuo affanno la mia povera mamma cieca e mia sorella, ed in me metteva il dubbio dolorosissimo di averle ad abbandonare presto. Ricordo come se fosse ieri.... La vigilia della Pasqua 1901 mi fu portata l'imagine benedetta della Consolata. L'accolsi con uno sclancio di fede indicibile· e, stretta-la al mio cuore, confidai alla Vergine taumaturga tutte le mie pene; la supplicai e scongiurai a ridarmi la salute, a fine che io potessi vivere ancora a sollievo della mamma mia, cosi bisognosa di cure 'e di assistenza. Nel giorno medesimo, con meraviglia di quanti mi circondavano, cominciai a migliorare; il domani il medico dovette constatare che la febbre er.a completamente cessata. La grazia era evidente: Maria Consolatrice sola mi aveva guarita; e se per varie circostanze ora soltanto -le rendo pubbliche grazie, mai non è venuta meno la mia riconoscenza. RlNA MINA"». Susa. - VIRGINIA BIANCo ringrazia la·Madonna dellli!- Consolata per averle salvata la mamma dal pericolo di un'operazione, che per la grave età poteva esserle mortale; la ringrazia inoltre d'avere a lei stessa ridonata la salute. Villarbasse. - Il sedicenne FERRERO GIUSEPPE trovandosi in serio pericolo di vita per polmonite doppia, fu consigliato da persope che già avevano sperimentata la benigna potenza della Consolata ad impetrare da Lei la guarigione, promettendo di far celebrare una messa e di accostarsi ai SS. Sacramenti nel santuario. Da q11el punto la malattia del giovinetto volse a de!)orrenza favorevole ed egli, guarito perfettamente , potè compiere con grande riconoscenza. le fatte promesse. Torino. - I genitori del bimbo GAVAZZA SEBASTIANO offrono alla Consolata L. 5 per i restauri del·santuario, e fanno celebrare una messa in ringraziamento di aver avuto salvo il loro figliuoletto, posto in grave pericolo di vita da violento tifo. Venasca. - Il bimbq PIERINO DAMILAN01 di quattro anni, guari da pleurite e polmonite, la cui complicazione i medici avevano dichiarata mortale. La madre attribuisce la guarigione all'aver ella fatto voto alla Consolata di un'offerta per i restauri del santuario.
44 12 eo.,solata q Carignano.- BIGONE ANGELA, giovane ventenne, da parecchio tempo soffriva per adenite ascellare e traeva un'esistenza infelicissima, senza speranza di una-pur lontana guarigione: .Si raccomanda infine.alla Consolata, subisce, ponendosi sotto la di Lei protezione, un'operazione difficile e pericolosa, e ricupera la desideratissima salute. Pnvia. - «Una famiglia in ristrettissime condizioni finanziarie aveva da 10 mesi disoccupato il figliolo maggiore, unico suo sostegno. Si era con ricerche attive, ed insieme con prel l l ghiere, procurato di sollecitare quell'impiego f di cui si sentiva tanto la necessità, ma invano. Una sorella della madre del giovane, abitante in Torino, ebbe dal suo cuore il suggerimento di "ricorrere alla Consolata per ot- 1, tenere la sospirata grazia. Ed in brevissimo tempo, per un caso fortuito, si trovò per il ~ nipote un posto conveniente. Maria SS., Madre di consolazione, si era degnata di esaudire prontamente la preghiera a Lei rivolta con ~ tutta fiducia. A sì potente avvocata qui si scioglie l'inno del ringraziamento, offrendole l'obolo della riconoscenza»- «MARIA MANZINI ». 1 Torino. - «Rendo pubblici i miei ringrazia-~ menti alla SS. Vergine Consolatrice, a cui debbo una grazia grandissima, cioè la guarigione da gravissima nefrite nel giorno della sua festa, o 20 giugno 1903. Il mio caso era disperato dalle migliori celebrità mediche. O potente e cara. Vergine, fa che la' mia riconoscenza sia grande come l'ottenuto beneficio ! » « FAUDA ELVIRA»· Torino. - La fanciulletta BERRA ERMINIA, verso le cinque pomeridiane del sabato 9luglio 1904, giocando con altri bambini sul balcone del quinto piano, e sporgendosi troppo dalla ringhiera, cadde sul balcone sottostante, alquanto più largo del quarto piano. Battè del c~tpo fortemente sulla pietra, ed in sul subito si credette che la poverina fosse morta o~almeno gravemente danneggiata nel cervello. Invece non riportò dalla pericolosissima ca· duta che un male passeggero, svanito in due giorJli. La mamma.che sempre rsccomanda la figliuoletta alla Consolata, dalla potente inter. cessione di Lei riconosce la grazia che la piccina non sia px:ecipitata in cortile, sfracellandosi la testa o non abbia avute gravi lesioni interne, da renderla infelice per tutta la vita. Cuorgnè. - « Molte sono le grazie che·già ricevemmo da Maria SS. Consolatrice, ma quella che ci accordò ora sorpassa in preziosità tutte le altre. Il capo della·nostra famiglia era gravissimamente ammalato; malgrado le più intelligenti cure dell'arte medica, .ogni spnanza di guarigione era perduta ; all'infermo già eranO" stati amministrati tutti i con-
111 eo.,solata 45 forti religiosi. Noi tutti, non sapendo rasse- ,gnarci a tanta perdita, ci rivolgemmo all'in" tercessi.one della Consolata; col labbro e ool -cuore l'invocammo fra le lagrime per il di· letto nostro ammalato, promettendole che ci saremmo abbonati al Bollettino mensile. Maria .SS. ebbe pietà di noi e ·ci accordò ·la implorata guarigione, di cui vogliamo pubblicamente renderle le più vive grazie»· « Famiglia Busso ». . S. Salvatore di Savigliano. -TESTA TERESA, riconoscentissima alla Consolata per l'ottenuta guarigione di un suo nipote, che affetto da forte bronco-po.'monite era ridotto in istato disperato, . ~ffre L. 7, .per la celebrazione di una messa di ringraziamento ed il rimanente per i restauri del santuario. -Torino. - Il giovane CORNEGLIO GIOVANNI BATTISTA offre L. 20 alla Consolata, in riconoscenza di essere stato da Lei protetto in un ·terribile frangente e liberato poi dal perdere la vista. Trovandosi a lavorare al Sempione, fu colpito al.viso da una scarica di scheggia di pietra, lanciate da una mina nello scoppiare. J;.a torza e l'abbondanza delle scheggia fu tanta da potergli portar via la testa,nonchè soltanto acciecarlo. Eppure -non solo egli sfuggì .alla morte, ma in un mese guarì perfettamente dalle ferite pericolossime fattegli negli occhi da pie· coli, durissimi frammenti, per cui in sul subito era parso dovesse irremediabilmente perdere la vista. Ciò il graziato attribuisce specialmente. alle preghiere che la sua buona sorella, Corneglio .Maria, innalzò, come ella si esprime, alla Mamma Consolatrice degli orfani e degli afflitti. Torino. - « Grazie a te, Vergine benedetta, che·non neghi le tue consolazioni ad alcuno dei tuoi poveri figliuoli, e sia gloria a Gesù che ti fece così grande e potente. Ricorsi a Te con figliale confidenza, e Tu mi liberasti dal male ad un piede.che da tanto tempo mi faceva soffrire, e che mi fece provare la suprema angoscia, quando dal dottore udii che ero in grave pericolo di perdere il piede stesso, di eui pareva necessaria l'amputazione. Avendo letto le molte grazie da -Te concesse, cominciai una novena e promisi di far pubblica la mia guarigione, ove l'avessi ottenuta; di farcele· brare una messa al tuo santuario e di offrirti la gruccia, .che portavo da lungo tempo, insieme con un cuore d'argento. La grazia venne: fui esaudita. O Consolatrice Suprema, mi ot-· tenesti la guarigione; scomparve ogni ulteriore pericolo di dolorosissimi sacrifici.La·mia aniina & Te si leva in uno slancio di dolcissima rico· noscenza: Tu fa che questa sia sempre pari all'ottenuto favore :.. « MERLO MADDALENA ». L'abate Luigi Jioolis di ~obilaqt Giovedì 16 febbraio il nostro Istituto della · Consolata per le Missioni Estere (Corso Duca di Genova, 49) commemorava, nell'anniversario della di lui morte, un suo insigne benefattore: il teol. avv. Luigi Nicolis di Robilant, da lunghissime, inenarrabili sofferenze rapito sul fiore degli anni alla Chiesa, alla patria, all'intenso affetto della: nobile sua famiglia, di una turba di amici, di ammiratori, di beneficati. La bella chiesina dell'Istituto pareva più ancora dell'qsato raccolta e devota, così parata a lutto con motivi sobrii ed eleganti di ~ecorazione. L'imagine della Consolata di sotto un nero baldacchino, bellamente armonizzante colle bianc_!le nubi in plastica che la circondauo, pareva chinare lo sguardo soavissimo alle insegne sacerdotali poste sùll'argentea larga croce del piccolo catafalco, ricco nelle semplici sue linee tra·quattro magnifici ~andelabri sorreggenti fitti manipoli di grossi ceri. In banchi appositamente parati stavano i nobili parenti del Defunto; ogni altro posto era occupato da amici della famiglia Robilante da benefattori delle Missioni della Consolata, invitati alla mesta funzione. La solenne messa De Requiem, celebrata d_!!.l Can. Allamano Superiore dell'Istituto, fu eseguita in canto fermo dai sacerdoti "del Convitto Ecclesiastico della Consolata con tale delicatezza ed omogeneità di voci, da re~dere agli assistenti vivo e palpitante nell'aura del sacro recinto il sentimento ·cristiano della morte: terribile e soave nel tempo Stesso. Dopo la messa, e prima delle solenni esequie, disse dell'Abate di Robilant, con cuore d'a· mico e di sacerdote, il Prof. D. Ermanno Dervie~x, della'cui bella orazione funebre, non potendo pubblicarla per disteso, facciamo qui un breve riassunto,· che va.lga a darci .nei suoi ~ratti caratteristici la nobile figura del Commemorato.
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