llt <20f1SO{ata 47 malattia che fece di lui un martire ed infine lo rapi alla terra. · Come disse egregiamente l'oratore, quando in un'esposizione biografica si arr,iva all'ultima malattia del soggetto, il lavoro è finito; per il Robilant, invece, l'ultima malattia fu il periodo più caratteristico ed importante della vita : quello che svelò intiera la profonda ar-· monica bellezza dell'anima sua, l'adamantina tempra della sua virtù. Ed invero quale cosa si potrebbe immaginare più bella, più forte, più eroicamente cristiana di questa: un gio· vane sacerdote di 25 anni, chiamato per posizione, per ingegno, per ardore d'animo al p~ù alto e fecondo apostolato delle opere; degli scritti e della parola, che si vede confinato per la ·vita in un letto od in una car'rozzella comE) .un vecchio decrepito; che per otto lunghì anni, salvo brevi intervalli, è torturato dai più at;roci dolori, tormentato da ogni specie di operazioni chirurgiche, avvilito (parlando secondo la carne) per piaghe ed incomodi fastidiosissimi, e che ciò nulladimeno conserva piena ed inal~ terata la serenità. dell'anima, la lucidezza della mente, continuamente occupato a fare la volontà. di Dio? Che delle torture, delle noie profonde, infinite di giorni e di notti, succedentisi con quella dolorosa monotonia che è la sorda lima delle volontà. più robuste, conserva un cosi perfetto .dominio su di sè, 'da intraprendere e condurre a termine opere ponderose, richiedenti tutta la fredda calma dello storico, del compulsatore paziente di documenti? Vèri monumenti al filosofo cristiano - che il Nostro fu in tutto il significatç> bello del termine -rimangono di lui due opere. La prima è la stupenda biografia del Can. Stanislao Gazzelli dei conti di Rossana e di S. Sebastiano, zio della contessa Lidia di .Robilant, la quale al figliuolo fu impareggiabile compagna nelle gioie e nel dolore, e fu da lui venerata con quell'affetto figliale, di cui la stima profond~~o tanto rialza il naturale valore. Quest'opera di cui il titolo stesso« Un prete di ieri» accenna la modernità del metodo e dell'intento con cui· fu scritta, è nel tempo stesso la vita d'un personaggio in tutto degno di essere proposto ad esempio, e un prezioso contributo alla illustraziorie importantissima di un momento storico che per la Chiesa e per la patria aspetta ancora molte dilucidazioni. Il favore con cui fu accolto -il libro è la più bella PJ:'OVa del suo valore e della sua utilità.. · _La seconda delle opere accennate è la Vita di :D. Giuseppe Cafassa. Il Robilant intraprese a scriverla annuendo volentieri ad un desiderio manifestatogli dal degno nipote del servo di Dio, il Ca~. G. Allamano, il quale costantemente assistette nella.sua malattia il nostro abate e lo confortò con !1-IDOre paterno. Per dare un'idea dell'importanza di questo lavoro, basti il dire che esso consta di circa 2000 pagine di fitto manoscritto in foglio, scritte tutte sotto la dettatura del Robilant e ricavate interamente da documenti autentici: Le piìi preziòse e minute notizie sulla vita e s.ugli insegnamenti di D. Cafasso vi sono registrate e chiuse come in una vera miniera, costituendo un vero processo sulle virtù di questo uomo di Dio, a cui presto la Chiesa accorderà., come fermamente Bi spera, l'onore degli altari. I limiti di questo riassunto a malincuore ci staccano dalla nobile e soave figura dell'abate Luigi Nicolis di Robilant. Iddio dopo avergli, quasi paterna carezza, a..cqordato ancora una certa tregua nel male terr~bile e la grazia, così ardentemente dal malato desiderata, di poter di nuovo celebrare la messa nel suo oratorio privato; di potersi recare ancora in carrozza. al santuario della Consolata; di riascendere il pergamo tra le lagrime di commozione dei buoni villioi di Sassi, fra i quali la famiglia Ro-' bilant soleva vìlleggiare, tornò ad aggrava..re sul suo servo fedele quella mano che percuote chi j:>iù predilige, e che percuotendo santifica. n 12 febbraio dell904, l'Abate Luigi di .Robilant, tra le braccia della degna madre sua, assistito . dai suoi più cari, benedetto dal S. Padre e dal Cardinale Richelmy che spesso lo aveva visitato e confortato, rendeva la bella sua anima a Dio. .Avendo fino all'ultimo praticata la beneficenza secondo l'Evangelo,_ cioè· sotto il . manto del silenzio, soltanto il s.uo testamento. svelò come Egli avesse voluto, con generosO: ricordo, confermare il suo affetto per l'Istituto delle Missioni della Consolata, cercando cosi · di cooperare, ancora dopo morte, a soddisfare a quel bisogno di apostolato, che anche dal letto di dolore aveva sempre continuato ad esercitare col consiglio e col soccorso tra i secolari e gli ecclesiastici a cui aveva, pur senza che la sua modestia lo avvertisse, cos1 efficacemente predicato coll'esempio. ' Visite .e Sacre Funzioni in febbraio LA DUCHESSA D'AOSTA ALLA CONSOLATA Nel pomeriggio del4 febbraio, una mite giornata primaverile, la duchessa Elena d'Aosta poteva per la prima volta uscire dal palazzo. della Cisterna, testimonio nei di passati di tanto dolore e di tanta gioia. E la pia principessa volle, prima che in ogni altro luogo, recarsi al santuario della Consolata, soddisfacendo al desiderio di più in più cresciutole in cuore, quasi fiore soave di gratitudiite, nel temp,o della lunga convalescenza. L'accompagnarono in questa devota visita il Duca d'Aosta ed i prin- . cipini suoi figli. .Alle tre precise la vettura si fermava alla porta maggiore del tempio. Primo ne scese il Duca che vestiva la piccola tenuta di generale, poi, dando a lui la mano; la principessa allegra e sorridente: il -suo ,aspetto florido, il passo spedito non avrebbero lasciato sospettare eh&- ·.
RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=