Missioni Consolata - Marzo 1905

46 11' eo.,solata «L'amicizia che per oltre_vent'anni mi legò all'anima eletta di apostolo e di martire che fu il sacerdote Luigi Nicolis di Robilant - dice l'oratore - fu l'unico titolo che mi fece presceglieredal venerando Promotore di questa commemorazione anniversaria, il quale, dopo essere spato l'angelo consolatore dell'Estinto nelle sue lunghe sofferenze, vuole ora dargli questa pubblica attestazione· di affetto e di riconoscenza per la generosit-à dimos_trata verso questa Istituzione, fondata per portare il nome e la fede di Geaù-Cristo alle'genti ». Ed entra tosto in materia. Luigi Nicolis di Robilant nacque ìl di 1l agosto 1870 dal·cav. Carlo, Generale d'Arti- .· glieria, e dalla contessa Lidia Nomis di Pollone. A 5 anni perdette il padre, rimanendo l'educazione di lui affi-lata alla madre, pia e colta gentildonna, la quale lo crebbe a quella pietà che già gli aveva t'rasfusa col sangue e che insieme collo studio, a cui lo portava la precoce e non comune intelligenza,· parve fare le delizie della sua f11.nciullezza. A 16 anni, conseguita con lode la licenza liceale, ottenne. che fosse compito u~ lungo e caro suo Toto, vestendo l'abito chiericale per mano del Cardinale Alimonda. Compiuta la santa funzione, tra la profonda emozione dei nobili parenti, S. E- al novello chierico raggiante di gioia ed in tutto simile a S. Luigi Gonzaga, volle donare in memoria un suo autografo, cosi concepito : « Gesù vestt l'umanità per il nostro bene glorificandola ;.l'egregio giovane conte Luigi di Robilant vestendo l'abito ecclesiastico lo nobiliti colla virtù· nel servizi!J di Dio e delle anime», Era un !LUgurio, ma per il Robilant fu un programma, a cui s'attenne costante per la vita e per la morte. · · I limiti di questo .rapido riassunto non ci permettono di se~uire l'oratore nella descrizione minuta delle virtù del chierico esemplarissimo che fu il Nostro. Basti il dire che suo costante pensiero fu in quegli anni d'acquistare il vero spirito ecclesiastico, colla fuga d'ogni anche piccola e lecita mondanità nelle sue abitudini esterne; col frequentare-venerandi sacerdoti; colla scelta scrupolosa di adatte letture. Egli rigidissimo con se stesso nel-. l'adempimen~o d'ogni dovere; egli tutto amore e venerazione per il Papa e.per i suoi superiori e maestri; egli pieno di santo orrore per l'offesa di Dio, raggiante di angelica· purezza, ard.ente di carità verso il suo prossimo. Per compiere al suo obbligo di leva militare, volle fare a 18 anni il volontariato, a fine di non essere poi distratto i!-a altre cure nel tempo · più vicino alle sacre o11dinazioni. In caserma compi con si inappuntabile esattezza i suoi doveri di soldato che ottenne - ciò che è rarissimo - il permesso di uscire ogni mattinO:; ~ siccome doveva rientrare in quartiere per l'ora della sveglia, si 'può capìre con qual sacrificio, il nobile giovane prima che facesse giorno correva alla Consolata, per ascoltarvi.la S. Messa e farvi la sua comunione quotidiana. Ripresi gli studi teologici, si chiari subito una éaratteristica dell'animo sacerdotale del Robilant, che lo rese più da vicino imitatore del divino Maestro. Il casato illustre, le alteaderenze di famiglia, l'acuto ingegno e l'educazione eletta, come la sua coltura nelle lingue estere,·parevano designarlo a servire la Chiesa.. nella diplomazia ecclesiastica. Il Cardinale Alimonda èredette, dunque, ufficio di buon superiore l'animarlo a recarsi in Roma, a fine di iniziarsi ·alla carriera çhe gli avre.bbe dato- .. un bello ed alto avvenire. Ma il chierico Robilant, sorridendo, rispose a S. E. essere egli fatto per la gente di campagna e per i povereUi. E parimenti si schermi dalle molte sollecitazioni che gli vennero fatte al riguardo, sia._ da influentissimi personaggi della nobiltà piemontese, sia da alti dignitari della Curia Romana. E poco stette l'abate Luigi di Robilant a provare la profonda sincerità del suo rifiuto, accettando con slancio ·l'ufficio che lo stesso Em.mo Alimonda, prendendolo in parola, gli offerse di prefetto al nascente Oratorio della Barriera di Nizza. L'istituzione, ora fiorentissima per gli sforzi indefessi del primo fondatore, aveva allora per sede una vecchia tettoia;: nè era ricca se non di una turba di piccoli .monelli della più bassà e misera condizione, che si cercava di togliere ai pericoli gravissimi che l'abbandono per le vie presentava alla loro-~ fede ed alla loro moralità. Occorrerebbe un volume per dire il bene che il Robilant operò all'Oratorio, durante sei.anni in cui il Signore · ancora gli lasciò la salute. · Colà, dopo conseguite nei due anni antecedenti con lode ~a laurea in Teologia ed in Ambe Leggi, egli ascese per la prima volta all'altare, con una gioia che è espressa nel biglietto di invito da lui redatto e diramato in quell'occasione: Il teologo Luigi di Robilant, nella pienezza del su,o gaudio, invita V. S. alla sua prima messa nell'Oratorio di S. Michele. E la pienezza del gaudio aVE:lVa una duplice fonte; il raggiun· gimento di quella dignità sacerdotale ch'era. stata il voto ardente di tutta la sua vita, ed il maggior bene·ch'essa gli avrebbe dato modo di operare. Difatti da quel punto il novello sacerdote andò, finchè gli bastarono le forze, sempre allargando ed intensificando il suo apostolato: indefesso ad udire le confessioni, ad insegnare nelle scuole di religione o di sacre cerimonie, a predicare nelle quarantore, a dare missioni e spirituali esercizi, specialm!Jnte fra. la semplice gente di campagna, che continuava a godere le sue predilezioni. Nel luglio del 1895, già indebolito per una grave malattia fatta nel novembre dell'anno antecedente, il Robilant, avvertendo imperioso il bisogno di riposarsi, si recò al santuario di N. S. della Salette. Se ne stava da alcuni giorni nella casa dei religiosi che ufficia.no quel santuario, quando il mattino del 26 luglio, volendosi alzare per celebrare la messa, si trovò colle gambe irrigidite. Er~ l'inizio di quella lunga e terribile

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