Missioni Consolata - Marzo 1905

111 eo.,solata 45 forti religiosi. Noi tutti, non sapendo rasse- ,gnarci a tanta perdita, ci rivolgemmo all'in" tercessi.one della Consolata; col labbro e ool -cuore l'invocammo fra le lagrime per il di· letto nostro ammalato, promettendole che ci saremmo abbonati al Bollettino mensile. Maria .SS. ebbe pietà di noi e ·ci accordò ·la implorata guarigione, di cui vogliamo pubblicamente renderle le più vive grazie»· « Famiglia Busso ». . S. Salvatore di Savigliano. -TESTA TERESA, riconoscentissima alla Consolata per l'ottenuta guarigione di un suo nipote, che affetto da forte bronco-po.'monite era ridotto in istato disperato, . ~ffre L. 7, .per la celebrazione di una messa di ringraziamento ed il rimanente per i restauri del santuario. -Torino. - Il giovane CORNEGLIO GIOVANNI BATTISTA offre L. 20 alla Consolata, in riconoscenza di essere stato da Lei protetto in un ·terribile frangente e liberato poi dal perdere la vista. Trovandosi a lavorare al Sempione, fu colpito al.viso da una scarica di scheggia di pietra, lanciate da una mina nello scoppiare. J;.a torza e l'abbondanza delle scheggia fu tanta da potergli portar via la testa,nonchè soltanto acciecarlo. Eppure -non solo egli sfuggì .alla morte, ma in un mese guarì perfettamente dalle ferite pericolossime fattegli negli occhi da pie· coli, durissimi frammenti, per cui in sul subito era parso dovesse irremediabilmente perdere la vista. Ciò il graziato attribuisce specialmente. alle preghiere che la sua buona sorella, Corneglio .Maria, innalzò, come ella si esprime, alla Mamma Consolatrice degli orfani e degli afflitti. Torino. - « Grazie a te, Vergine benedetta, che·non neghi le tue consolazioni ad alcuno dei tuoi poveri figliuoli, e sia gloria a Gesù che ti fece così grande e potente. Ricorsi a Te con figliale confidenza, e Tu mi liberasti dal male ad un piede.che da tanto tempo mi faceva soffrire, e che mi fece provare la suprema angoscia, quando dal dottore udii che ero in grave pericolo di perdere il piede stesso, di eui pareva necessaria l'amputazione. Avendo letto le molte grazie da -Te concesse, cominciai una novena e promisi di far pubblica la mia guarigione, ove l'avessi ottenuta; di farcele· brare una messa al tuo santuario e di offrirti la gruccia, .che portavo da lungo tempo, insieme con un cuore d'argento. La grazia venne: fui esaudita. O Consolatrice Suprema, mi ot-· tenesti la guarigione; scomparve ogni ulteriore pericolo di dolorosissimi sacrifici.La·mia aniina & Te si leva in uno slancio di dolcissima rico· noscenza: Tu fa che questa sia sempre pari all'ottenuto favore :.. « MERLO MADDALENA ». L'abate Luigi Jioolis di ~obilaqt Giovedì 16 febbraio il nostro Istituto della · Consolata per le Missioni Estere (Corso Duca di Genova, 49) commemorava, nell'anniversario della di lui morte, un suo insigne benefattore: il teol. avv. Luigi Nicolis di Robilant, da lunghissime, inenarrabili sofferenze rapito sul fiore degli anni alla Chiesa, alla patria, all'intenso affetto della: nobile sua famiglia, di una turba di amici, di ammiratori, di beneficati. La bella chiesina dell'Istituto pareva più ancora dell'qsato raccolta e devota, così parata a lutto con motivi sobrii ed eleganti di ~ecorazione. L'imagine della Consolata di sotto un nero baldacchino, bellamente armonizzante colle bianc_!le nubi in plastica che la circondauo, pareva chinare lo sguardo soavissimo alle insegne sacerdotali poste sùll'argentea larga croce del piccolo catafalco, ricco nelle semplici sue linee tra·quattro magnifici ~andelabri sorreggenti fitti manipoli di grossi ceri. In banchi appositamente parati stavano i nobili parenti del Defunto; ogni altro posto era occupato da amici della famiglia Robilante da benefattori delle Missioni della Consolata, invitati alla mesta funzione. La solenne messa De Requiem, celebrata d_!!.l Can. Allamano Superiore dell'Istituto, fu eseguita in canto fermo dai sacerdoti "del Convitto Ecclesiastico della Consolata con tale delicatezza ed omogeneità di voci, da re~dere agli assistenti vivo e palpitante nell'aura del sacro recinto il sentimento ·cristiano della morte: terribile e soave nel tempo Stesso. Dopo la messa, e prima delle solenni esequie, disse dell'Abate di Robilant, con cuore d'a· mico e di sacerdote, il Prof. D. Ermanno Dervie~x, della'cui bella orazione funebre, non potendo pubblicarla per disteso, facciamo qui un breve riassunto,· che va.lga a darci .nei suoi ~ratti caratteristici la nobile figura del Commemorato.

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