Missioni Consolata - Marzo 1905

·1.2 eo.,solata 41 di Amedeo IX (il Beato), donava per la cap· pella della Consolata di cui era specialmente divota, un paramentale di-damasco bianco e raso cremisino. Più volte il valorosissimo Emanuele Filiberto invocò la protezione di Maria Consolatrice, con ricchi donativi fatti per il decoro del di. Lei altare. Avremo più avanti occasio~e di citare moltissimi altri atti di affettuosa devozione com· .piuti dai principi sabaudi verso Maria Consolatrice, loro aiuto e conforto nelle cose del governo come nelle private tribolazioni, le quali talora a chi impugna lo scettro del co· mando sono più pesanti e spinose, che non a ohi suda e fatica sommesso nei campi e nelle officine. Togliamo ora alcuni accenni dagli archivi della città di Torino. Nel 1375, in seguito . alle devastazioni di guerre e ad inclemenza di·stagioni, una grande carestia desolò il Piemonte e mise in dure strettezze Torino: però ~aria Consolatrice,. divotamente invocata con pubbliche preghiere,ebbe pietà delsuo popolo: per provvidenziali circostanze cessò in breve la scarsezza dei viveri. Moltissime volte in consimili circostanze Torino fu soccorsa dalla liberalità della sua celeste protettrice, attenendone pioggia benefiche, oppure la cessazione di quelle inopportune otroppo insistenti; l'allontanamento di grandini devastatrici e d'altri flagelli dei campi. È particolarmente · ricordata una ostinatissima siccità che nel1448 desolò fieramente le campagne di gran parte del Piemonte. Asciugate le fonti ed i torrenti; ridotte a magre straordinarie i fiumi, inaridivano le messi, i pascoli, ogni frutto degli alberi e della terra; periva il bestiame per sete e per mancanza d'alimento, e grave oltremodo era il disagio ed il danno che anche alle persone veniva dalla secchezza dell'aria infuo cata. Ma mentre tale lagrimevole stato di cose si prolungò in certe provincie per ben sei mesi, Torino fu liberata da tanta oppressione appena, alle private ferventissime, si aggiunsero le pubbliche preghiere a Maria SS. Il vescovo, a richiesta del comune di Torino,. indisse un.a generale processione alla cappella della Consolata, e tosto dall'altare di Lei scese il sorriso di grazia che aprì le cateratte del cielo sulle arse zolle dell'agro torinese, ed il cuore del suo popolo a nuova gioia, a. nuova riconoscenza. Ora·un altro ordine di fatti dobbiamo citare, come.campo speciale nel quale si esercitò da una parte la devozione e la fiducia d~i torinesi verso Maria SS. Consolata, e dall'altra parte la di Lei misericordia. Il vivo commercio apertosi tra l'oriente e l'occidente in seguito alle emigrazioni di popoli orientali ed alle crociate, se ap·portò ·all'Europa indiscutibili grandi vantaggi, le arrecò pure incalcolabili danni, tra cui l'importazione del terribile male che dal suo paese d'origine fu detto morbo asiatico. Nel 1348 esso colpiva, fra altre regioni europee, anche l'alta Italia, ma pare che in Piemonte imperversasse meno che altrove e che Torino, se non .affatto immune, ne fosse assai leggermente infetta, giacchè non si trova registrato che l'autorità cittadina dovesse prendere alcun provvedimento a tutela della pubblica salute. Ma nel 1420 la pestilenza entrò in Torino e prese a farvi stragi. Cominciarono ad avvenire alcune morti improvvise, senza segni di peste, poi nei successivamente colpiti si manifestarono i bubboni. Il comune si affrettò a prendere i provvedimenti con cui allora si cercava di impedire il diffondersi del .male, e che consistevano nel porre guardie alle porte della città, a fine di non !asciarvi entrare nessuno che provenisse da luogo sospetto; nel rinchiudere gli .ammalati in capanne isolate nella campagna, le quali poi si ardevano con tutti gli effe.tti che v'erano dentro, come si ardevano le masserizie delle abitazioni in cui si fosse scoperto qualche appestato e qualche volta perfino tutta intiera la casa. Si profumavano le case e le vie; si obbligavano i religiosi ad uffiziare a porte chiuse per evitare l'agglomerazione di gente nelle chiese; si vietava ai medici di curare qualsiasi ammalato ed ai parroci di amministrargli gli estremi sacramenti, sénza darne avviso agli ufficiali deputati a vegliare sulla pubblicà sanità. Tutti i cadaveri si visitavano per riconoscere se portavano i segni del contagio.

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