Missioni Consolata - Febbraio 1905

1!1 eo.,solata 23 Q laggi all'intorno fu, per cosi dire, il primo rozzo cenacolo dove si gettavano le basi di una cristianità futura; dove la religione di Gesù Cristo nella prima sua apparizione siri· velava nel suo carattere essenziale: la carità. L'ambulatorjo di Tùsu fu altresì la prima scuola, non solo degli indigeni·, ma degli stessi missionari. Se questi si erano preparati all'arduo loro còmpito anche collo studio sommario delle principali lingue parlate alla costa dello Zanguebar, non potevano certo -essere addentro al p~rticolare linguaggio di un paese_pressochè inesplorato. E l'intendersi per mezzo della parola, è il primo passo per intendersi poi riguardo alle idee ed ai.sentimenti. Più tardi una vera scuola - elemen- .tare in tutta l'estensione del termine - fu impiantata per insegnare il malloa (il leggere e lo scrivere) ed anche Karòli, come molti nostri lettori ricorderanno, ne fu illustre discepolo (vedi incisione a pag. 22). Così fu che si stabilirono, più presto di quanto si potesse sperare, relazioni abbastanza larghe e cordiali tra i missionari e gli indigeni di Tùsu; anzi un certo numero di questi concepirono per i patri un sentimento di così pr?fonda stima, un affetto reverenziale eosì vivo, che fa stupire in poveri selvaggi, e mostra come la loro anima semplice e rozza .avesse in essi intuito .veramente gli inviati. di Dio. È caratteristico il seguente f11.tto, ri· ferito nel· diario ~el teol. Filippo Perlo, in data del 20 ottobre 1902. - « Mentre sto scrivendo lettere urgenti, -entra nella mia capanna un vecchio molto ornato ai collane e braccialetti: . ha figura intelligente e simpatica (vedi il ritratto a pag. 24); È il padre di uno dei nostri operai: giovane di 18 'anni, attivo, fedele, capace, il quale è da parecchi mesi al nostro servizio. Io ed il vecchio ci salutiamo coll'espansione di vecchi amici, e poi lo lascio tranquillo, coll'intenzione che lasci tranquillo anche me, dovendo finire le mie lettere. Sta un po' in· cantato davanti ~l battere dello svegliarino; osserva con attenzione quella complicata mac· china che è la lucerna a petrolio; sporge il ragg:rinzito viso sul mio scritto, tentando di D carpire i segreti che andavo confidando a quel pezzo di carta, e finalmente, battendo· la mano dalle lunghe ed adunche dita sulla mia spalla destr.a, grida: Atterere (ascolta, fa attenzione). Interrompo il mio lavoro per udire ciò che ha da dirmi. Egli mi parla nel· l'orecchio, quasi sottovoce, e va dicendomi, a frasi staccate, lentamente, che suo figlio da ora in avanti è anche mio figlio, e che come egli è suo padre cosi io sarò suo padre; che se suo figlio è cattivo con lui, egli lo batt-e; se è cattivo con me ~o lo debbo battere; che suo figlio a casa mia è come a casa sua e che mai più andrà via dal mio servizio, perchè io sono buono. Gli rispondo che sono miei figli tutti gli Akikùyu che ascoltàno le mie parole, e che anche lui, se le ascoltava, poteva essere mio figlio. • Capì egli il vero senso delle mie parole, oppure senti soltanto in cuore che esse erano buone? Si rizzò sulla pérsona e stendendo le braccia verso il cielo, tanto da sembrare più alto di quanto veramente fosse, col capo alquanto riverso all'indietro; stette alcuni minuti in silenzio, quasi pregasse od aspet· tasse un'ispirazione..Poi la sua voce si levò alta, quasi imperiosa. Egli gridò a Dio che lo ascoltasse, indi gli domandò che mi man· dasse tutti i beni, tutte le ricchezze; che la mia casa divenisse grande grande come il Kereniàga (il Kenia, gigante dei .monti della regione), che io fossi potente e forte come Karòli, e che il diavolo non riuscisse mai a farm.i alcun male. E disse ancora.' tante altre cose come se, in senso contrario, ripetesse t~tti gli anatemi e le maledizioni che la Chiesa manda ed invoca sui violatori dei monasteri. Io, conchiude il teol. Perlo, me ne stavo come assorto in contemplazione davanti a questo strano vecchio e subivo quasi un'illusione: che la barbarie e l'ignoranza 'fossero ornai scomparse dalle infelici terre africane, e che il Dio testè invocato da questo povero nero vi fosse già adorato in ispirito e verità ». Ci duole di non poterei qui estendere, riferendo mille graziosi fatterelli e dialoghi, ancora inediti, a cui dava luogo l'accorrere degli indigeni alla Missione, divenuta la casa

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