22 J..i <2of}solata l: piaghe alle gambe .::::i, che si for::a.I!Jrò gnavano i san~ di vedere all'ope: mano per le infezioni prodottesi dagli indi- la scienza meravigliosa dei patri, e la ancora geni nel togliersi la pulex-penetrans, insetto <t più meravigliosa generosità con cui essi diche forma il tor- ' ·mento di molte r:--"'"'"------c--.. località africane. Poco a poco incoraggiati anche dall'esempio del lorocaro Karòli, il quale si dimostrava pieno di stima e di benevolenza, per i patri, gli indigeni, avvicinatisi dapprima timidamente per pura curiosità, incominciarono ad acquistar fiducia ed a condurre ai missionari i malati.. Nel periodico ci occorse più volte di parlare dell'ambulatorio di Tùsu, impiantatodapprimain piena aria accanto alle tende, sotto cui i nostri primi missionari vissero tre mesi, poi in un'apposita tettoia presso le povere loro ca panne. M an mano che la prova dei fatti mostr~ va che le ·medicine dei patd erano buone, e che questi, 1 sebbene musunghi, epperciò di tanto superiori ai neri, pure si degnavano di làvare e curare le piaghe degli Akikùyu, i pazienti af- ~ fluivano sempre più numerosi. Li accompa- ~ ~ = "' j; ,Q .. t; :; " ... .. !: e;, "' o ~ = " " ;; .. ... i Q :;: .. ;;. .s :0 .. .. !5. ce 'O = <;> "' Q "' = -e ce = ,Q ;.. ce ;.::: ce -e ~ lo< ~ -~ ;.. ~ Q .... - ce ..... ~ ~ 2 =-- ce o spensavano bende di vera tama (tela): di quella tela cosi preziosa per loro e di cui i più non arrivano ad avere una fascia da cingersi alle reni. Quell' ~~bulatorio divenuto presto famoso in un largo raggio di vii-
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