Missioni Consolata - Febbraio 1905

20 1a 8orts-olata - ~P~-=~~·~===·~~·--~~~--go aveva condotti la Provvidenza, tutto l'esito futuro del loro apostolato dipendeva dal sapersi fin da principio conciliare la stima e l'affezione degl'indigeni, perciòsubito volsero i loro sforzi a questo scopo. Con quali mezzi ed in quale mi-_ sura lo abbiano, per grazia insigne della Consolata, raggiunto, non sarà senza interesse per i nostri lettori 1'-appren, _ dere da quanto verremmo dicendo, intrattenendoli sul sec.ondo stadio_ di lavoro apostolico dei nostri, secondo abbiamo promesso nel già citato numero di dicembre. PRIME RELAZIONI DEl MISSIONARI COGLI INDIGENI, L Dil/'icoltà occasionatiincontrate d,ziprimi.miss•'onari detta Consolata- Le gesta di.ttn avventur•'ero - Incontro fJelÌicoso ·:__ Diane/ti clte 110n sono nome gli altri - L' amflulatprio di Tùsu - Augrtrale benedizione di ttn veccltio okikièyu. · · " Alle difficoltà di ordine generale che. a.ttendono i missionari al loro ingresso ~ul campo apostolico, per i nostri un'~ltra. se ne aggiunse, dipendente dalle speciali circostanze in cui si trovava la località nella quale dovettero primamente presentarsi. Essi arrivarono colà. nel momento caratteristico in cui il. paese si apriva ai bianchi; quando il go: verno inglese, per stabilirvi effiQacemj'lnte il suo protettorato politico, imponeva la.propria autorità col fucile degli askari, e castigava le tribù che si rifiutavano a riconoscerla ed a pagarè il tributo col sequestro del loro bestia~e e l'incendio dei loro villaggi. Il solo europeo che fosse penetrato .fin là dove i nostri impiantarono la loro prima stazione di missione, cioè a Tùsu nella provincia del Kenia, era stato un avventuriero scozzese, il quale con furfànterie d'ogni genere aveva così terrorizzati gli indigeni, da obbligare il governo ad espellerlo: - « A dire delle gestà di questo avventuriero secondo ciòche narrano gli indigeni, scriveva il teol. Perlo, occorrebbero dei volumi. Qualunque cosa egli domandasse ovolesse da questi poveretti doveva immediatamente essere fatta o concessa, se no il fucile suo o dei suoi satelliti metteva a dovere i disobb~dienti. Gral). parte del b~­ stiame e tutto l'avorio del paese, pagato talora_con promesse, Ifa }Jet: lo più con bastonate e fucilate, fi-nì nelle sue· mani. Per dare un'ide~ della s~a equità negl~ c;~rdinari rapporti cogli indigeni, basti questo esem}Jio: egli prendeva uomini ~ layorare p~r lui, fis? sando loro l'enorme stipendio. mensile di unlJ. capra. Ma alla fine del mese, il lavorato~e? per il più futile pre~esto, veniva dal padt:on~ o dai suoi sicari battuto. così crudelment~ che il disgraziato, per. salvarsi la pelle, s~ ne fuggiva senza reclamare la. :rp.iset:abpe capra éhe; çhi sa d.a qu,anti- mesi, aveva servito ~rappresentare. l'inafferrabile salario. d~ altri infeiici operai. . . « Edott~ <fa questi precedenti;_ çon~inua il teologo Pe:t:lo1 la popolazione di Tùsu, ~ di~­ torni ci accolse da principi~ cÒn di:ffidenzjl. . e. ~i~or~,- perchè_ gli in~igeni p~~~ava~o qh~ tutti. i bi~nchi venissero nel paei:j~, non per altr~, che. per ammazzar gen~e·,_ bruci!l-re vil,- iaggi, sequestrare bestiame. e domandare i - •· . •. . avor:io e ri}pie ». ' Ebbe a provare quantoJossero vive quef!te prevenzioni D. Gais, il q.uaie 'in qu!li pri~i me~i s'allontanò .alquan:to dalla f!~azione_ d~ Tùsu. per. un piccolo. iii:o.d_i: ~splpr-~ziçne. « Non solo, così egli-scrive nel suo diario, mi avvenne più volté di,vedere gl'indigeni. ~_e.i viÌlaggi a cui mi appress~vo fuggj~e in tutta fretta per le-colline, ·traendosi-dietro pecore e vacch!l, ma in certi luoghi trovai un'accoglienza decisamente ostile e minacciosa. - Avevo da poco attraversato il · fiume Sagana e, superata una fertile collina., · m'inoltravo in una bella conca, che. m'aveva .l'aspetto d'un lago asciutto. Io e gli uomini. della mia piccola carovana procedevamo . silenziosi .e9tto i coca~ ti raggi del sole, quando ' - .

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