18 w 8of)so1ata ~MISSIONARI DE: CO~SOLA ~~~=~=~-~;K;~a=e~-i:a"""n;;;-~e-c-~;-~~=ez ... ~==:=s: .:." ' ; vuole arrivare ad un felice esito finale, e non incontrare la terribile responsa-. bilità di aver guastata l'opera di Dio con uno zelo presuntuoso ed intempestivo; ·di avere inutilmente sprecato tempo, sacrifizi ed insieme il denaro donato da pii benefattori, quale mezzo di salvare anime ed estendere il regno di Gesù Cristo. A molti, anche fra ~e per,sone pie, pare che se il missionario è zelante, egli possa in br~vissjmo tempo a centinaia e migliaia operare le conversioni, amministrare i battesimi. IN AFRICA Nelnurnerodidicembre 1904abbiarno, in una specie di bilancio, presèntato ai nostri cortesi lettori il complesso delle opere materiali compiute dai missionari della Consolata, nel breve tempo dacchè si trovano nell'Africa Orientale. I pochi cenni che ci permisero la ristrettezza dello spazio ed i limiti de' singoli articoli, hanno all'evidenza mostrato come i figli di Marià Consoiatrice·non abbiano perduto il' loro tempo ·nè mancato di attività, ma, qual si conviene a solerti operai evangelici, abbiano saputo sgombrarsi 4ai rovi il terreno e prendere buona posizione sul campo apostolico di fronte all'eresia, secondando con tutte le loro forze i disegni della Provvidenza, sotto l'egida della taumaturga loro Madre e Condotti~ra. Ma se l'impiantarsi sulla terra .africana con solidità e decoro era per i nostri condizione fondamentale·;. se era ad essi di prima necessità il provvedere alla propria personale sicurezza ed alla conservazione della sanità che è strumento dell'azione, un ben più importante ed arduo lavoro di preparazione morale rimaneva loro da fare. Prima di accingersi al porro wnum per cui erano ve~ nuti: l'evangelizzazione dei poveri neri, i missionari della Consolata dovevano - come tutti gli operai apostolici - stringere cogli indigeni cordiali relazioni. Per un errore tanto comune, quanto compatibile in chi non è pratico di missioni, d'ordinario si considera questa 1come cosa spiccia ; non si comprende Ia difficoltà di .cui è irta, nè la capitale Ma per arrivare a questo, il missionario deve prima di tutto vincere la innata diffidenza delle tribù ·selvaggie, i timori più o merio ragionevoli che loro ispirano le cose e le persone nuove; poi deve grado a grado, con opportuni mezzi, guad!ignarsene la simpatia e la stima, a fine di potersi applicare a studiarne sul vivo, insieme col·difficile linguaggio, le idee ed i sentimenti. Si t·ratta quindi per lui di scuotere poco a poco, e coll'esempio piu che colle parole, le povere anime dei neri dall'apatia morale in cui hanno piombata la loro razza millennii di abbrutimento, di crassa ignoranza e superstizione; si tratta di accendere nella loro mente ottenebrata il desiderio di conoscere fa verità;·di fissare la loro volontà debole . e volubile .al par di .quella dei fanciulli. Un 'lavoro serio di evangelizzazione non può principiare che a questo punto, al quale certo non si arriva per un cammino facile nè breve , perchè ~ se b · bene intervenga la potente grazia di Dio, questa però d'ordinario vuole il. Signore che l'operaio evangelico sappia attirare, operando come la goccia che cava la pietra ed il martello che a
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