2 .f11 ~ 8of1solata di migliaia, i poveri neri africani ancora .siedono nelle tenebre e nell'ombra di morte. Fra essi Ella vuole reclutare nuove falangi di sudditi, vergini schiere di figli suoi. E da noi li aspetta. È Maria SS. stèssa che colle sue mani allarga e moltiplica i tabernacoli dal suo san~uario di Torino fino agli ultimi termini della terra, e segna nuove sublimi mete all'opera nostra, già preparando ad essa condegna rimunerazione. E quanto non doyrà questa essere grande e munifica per coloro di cui, nell'estendersi meraviglioso della mistic~ famiglia della Con· solata, vi~ppiù si confermano i diritti di primogenitura? Oh, ai nostri abbonati e lettori 'iioi facciamo per l'anno nuovo un solo au- .gur~o, ma fondato e ferventissimo: possano tutti in ogni giorno, in ogni ora di esso, e segnatamente nell'ora della tribolazione, tro· vare sui loro passi centuplicato il bene compiuto, nonchè quello che man mano verranno ~ffettuando per amo:.-e e sotto lo sguardo amabilissimo di Maria SS. Consolatrice. Il TE DEUM alla Gonsolatà alla fine dell'anno 1904Il Te Deum alla Consolata in quest'anno memorando assume dalle circostanze· uno straordina~io significato, una specialissima solennità. L'anno giubilare che- come tutte le cose belle quaggiù - tocca al suo ter- . mine, fu felicemente dissimile da tutti gli altri per le rievocazioni storiche, per gli indimenticabili festeggiamenti del centenario, per la copia di celesti benedizioni, i cui ef. fetti già Con;J.inciano a manifestarsi con con· solante evidenza. Dal primo indescrivibilmente commosso,. ringraziamento sgorgato dal cuore dei torinesi allo scoprirs·i della taumaturga imagine nel 1104, quanti Te Deum non risuonarono nella casa di Maria Consolatrice! Discordie cittadine composte; pestilenze fugate; vittorie sul malcostume, sull'eresia degli Ugonotti, e vittorie su barbari invasori; mille flagelli allontanati, quanto_spesso non tras· sero i remoti nos.tri antenati a giulive ma· nifestazioni di gratitudine ai piedi di Colei, che riconoscevano onnipotente impetratrice presao il Datore d'ogni bene. .M;utarono i secoli e gli uomini e le cose, ma. sempre, sempre rinnovarono nello storico santuario le solenni trionfali azioni di grazie il re ed il popolo, fino alla stupenda vittoria del 1706 che coprì di gloria imperitura- Torin·o èd· i suoi principi; fino all'improvviso' arrestarsi della peste nel 1835, ed allo scampato tremendo pericolo per lo scoppiar della polveriera nel 1852. Come mai, dunque, non darebbero ora un nuovo slancio al nostro Te Deum le memorie che hanno fatto rivivere a Torino le ore epiche del suo passato; le ore luminose di gioia, sempre succedute alla preghiera innalzata nell'ansia e nel dolore a Maria? Colle grandiosissime plebiscitarie dimostrazioni, colla nuova preziosissima corona di cui cinse lo tauinaturga effigie, l'intero popolo subalpino ha un'altra volta riconosciuto che le sue glorie patrie sono altrettanti trofei di Maria Con~olatrice; a Lei ha riconfermato il suo omaggio di sudditanza· otto volte secolare. E Torino santamente orgogliosa nella sua accrescijlta estensione e ricchezza_, ha offerto al mondo cattolico uno spettacolo sublime, superando nella celebra· zione del centenario tutti i passati fasti di quel culto per cui già risorse dallè sue rovine, per cui andò fin dalle remote età famosa. Nei colossali, artistici lavori che ha~no trasform:l:ta la reggia della sua dolce e potente Patrona,_Torino mostrò rinsaldati i vincoli misteriosi che le .sorti sue sempre congiunsero alle sorti del santuario che della città è il cuore ed il palladio. Oh, l'onda immensa di fede, di tenera ardente pietà passata quale lavacro di Cielo su tutto il Piemonte, fu una grazia grande, straordinaria in questi tempi di scetticismo e d'incredulità; una grazia che forse a mani-
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