Missioni Consolata - Dicembre 1904

Ann o VI - N. 12 PERIODICO o RELIGIOSO o MENSILE � ESCE AL PRINCIPIO DEL MESE r� DIREZIONE P�ESSO LA SACRJJ:STIA IN TORINO Dicembre lOOi

( ew·ar ... . - .... ,.. ---� pei regali .di Natale e del Gapo d' aqno Anche quest'anno, per la ricorrenza delle feste natalizie e del Capo d'anno, pt·esentiamo ai nostri lettori un breve elenco degli oggetti che meglio sono indicati per far regali a persone care, e sui qnali l'Effigie venerata della Vergine Consolatrice sempre tiene il posto d'onore. Allo spirare dell'anno memorando per le feste centenarie celebrate e per la nuova incoronazione della nostra Consolata, ben piu caro e gradito ad ognuno deve tornare un regalo qualsiasi quando è accompagnato dalla figura della Consolata stessa, che non mancherà · di essere arra di nuove grazie, di nuove benedizioni celesti. · E svariatissimo è l'assortimento di oggetti sia da pochi soldi sia di maggior valore, che si possono scegliere nel nostro Deposito di Specialitcì Religiose della Consolata (accanto al campanile del santuario): oggetti di divozione, di utilità pratica, di ornamento, ecc., quali sono le M J l' in alluminio: 1° Tipo ordinario, rotonde, ovali o rinascimento da euag IO 2 al soldo, da 5 e 10 centesimi caduna. - 2° Tipo artistico, rotonde, commemorative del centenario da L. 0,05 caduna e 0,50 la dozz.; 0,10 caduna e 0,90 la dozz. - 3° Tipo artistico piu grandi da L. 0,15 caduna e 1,50 la dozzina. In argento: l 0 Argento lucido, rotonde, ovali, rinascimento, traforate, disegni fantasia (a seconda del prezzo) da L. 0,10 • 0,15-0,20-0,30- 0,40-0,60-0,70 - 0,80 - 1,00 - 1,50 -1,75 -2,00 • ecc. caduna. - 2° Tipo argento ossidato piu artistico, da L. 0,80- 0,95-1,15- 1,35-2,00-2,75 - 3,75 - 4,25 caduna. - 3° In smalto e contorno argento da L. 1,15 - 1,25 caduna. In oro: 1° con smalto da L. 2,50 - 2,75-4,00-5,00 caduna. - 2° Incise da L. 3,00-4,40 · 5,10- 6,50- 9,50- 10,15 -11,50 - 14,00 - 16,50 -ecc. caduna. C Il Il prezzo varia secondo la loro lunghezza e grossezza, ed atene e argento anche secondo la fattura degli anellini che possono essere semplici, faccettati o mezzo-tondi, e sempre saldati fra loro, e si possono avere da L. 1,20 - l ,30 - l ,50 - l ,60 - l, 75 - 2,00 - ecc. caduna. · l b h Ricercate e preferite sempre tanto dalle signore quanto dalle buone 0 roe OS popolane e giovani di campagna. Di esse si è aumentato il già svariato assortimento, curando sempre in particolar modo l' Effigie della Consolata, sicchè con 10 -15 - 20 - 25 - 35 - 40 - 45 - 70 · 75 centesimi, si hanno graziose broches con imagine in fotografia e contorno assortito in metallo. Ma il tipo artistico in metallo imitazione argento antico inalterabile, è quello del quale si possiede l'assortimento piu svariato e completo, così da soddisfare qualsiasi richiesta. È impossibile riepilogarne qui le forme ed i disegni. Il prezzo varia da L. O,BO - 0,85 -0,90 -1,00 - 1,15 - 1,25 - 1,50 - 1,60 - 2,00 - ecc. La figura della Consolata, anch'essa in metallo ossidato, è artisticamente riprodotta. Spille di sicurezza con l'effigie della Consolata, graziosissime, 0,15 caduna. P l Tutte coll'Effigie della Consolata in fotografia, e monenne 0 Sa vapunte tatura in metallo nichellato. - Penne tascabili colla relativa matita 0,50 caduna. - Matita a chiusura con anello per appenderla 0,50. - Penna e matita unite 0,30. -Salvapunte, matita e gomma 0,20. - Salva· punte con matita 0,15 caduno, 1,50 la dozzina. - t •• uwuw .. -· ..,., .. --

Anno VI- N. 12 .Dicembre 1904 ��nsoiata PERIODICO RELIGIOSO MENSILE ) DIREZIONE �����y� �({, ' 801.\II: �ARIO J PRESSO LA ""'l La Consolata e l 'Immacolata - Un mazzo di rose - An- � cora la nuova Indulgenza in articulo morti8 - Le missioni f SACRESTIA DELLA CONSOLATA �. TORINO ( della Consolata in Africa: I.-Fondazioni di stazioni- Storia del santuario della Consolata in Torino - Relazioni compendiate di grazie recenti - Oggetti offerti in novembre - 1 Indulgenze a chi visita il santuario nel mese di dicembre � �� lé' Orario delle Sacre Funzioni pel mese di .dicembre·. � O/l'erte per ramplipme�Jto d6l Santuario. p LA CONSOLATA E L'IMMACOLATA -=;=== . ==�� ===;==== L'anno auspicatissimo dell'ottavo centenario della Consolata volge al suo termine.. Simile ad una splendida giornata di sole, esordì con una mistica al:ba di pure aspirazioni, di Sil;nti propositi, di liete, dolcissime speranze; si svolse in un impareggiabile meriggio, ed ora tramonti-t. sul nqstro bel cielo pedemontano, mentre tutta arde e s' ind0ra di sacri fulgori l'ampiezza sconfinata con che l'immenso giro del firrpamento abbraccia l'orbe della terra. 'La festa giubilare della Consol�;�.ta finisce in quella dell'Immacolata. I due titoli sono indissolubilmente fra loro legati come causa ed effetto. Non per altro Maria SS. uscì dalle mani di Dio. monda da ogni neq di colpa originale, se non perchè pi>'edestinata alla divina maternità; .n è. fu innalzata a di- .\9 1 gnità così eccelsa, se non perchè divenisse la Consolatrice di tutte le umane generazioni. Quest' ufficio subli�e era la logica esplicazione d�l mandato affidatole dal Creatore: di schiacciar-e il capo protervo del serpente infernale. Che voleva il maligno? Perdere gli uomini col peccato, cagione unica dei divini castighi e di ·ogni umana infelicità. E Maria, divenuta il canale per cui il V erbq discese dal seno del Padre, si fece carne. ed abitò fra noi, cooperò, nel modo più diretto che potesse creatura, a redir:pere i caduti figli di Eva. Da quel punto, onnipotenzasupplicante, secondo la bella espressione dei Santi l Padri, Ella continuamentfl intercede per gli uomini e su �i loro attira grazie e favori, al cui numero sono picciolo con-

( 192 w eo.,solata Q L'indomani stesso dalla ·scena della rivoltella, tornata dai piedi della Madonna, ella tentò colle più soavi maniere di far accettare da Carlo e mettergli al collo una artistica medaglietta d 'oro coll' effigie dell' Immacolata: quella che si chiama medaglia miracolosa. Ma non vi riusci; però ottenne da lui, in dono di . contraccambio, la terribile arma ancor carioa, che, quale primo trofeo della misericordia di Maria, fece il giorno stesso appendere al suo altare. Il 17 maggio era il natalizio di Carlo. La sera della vigilia, mentre la desolata dama pregava al solito suo luogo, le cadde improvviso nella mente un pensiero, che ella accolse come luce trasmessale dalle mani di quella soave imagine. Il suo Carlo amava appassionatamente i fiori. Ella, uscendo di chiesa, ordinò per il seguente mattino, a buon'ora, un mazzo di rose: le più grosse, belle e fresche che si potessero trovare. Avutolo appuntino come e quando lo voleva, dentroilbocciuolo semiaperto d'una rosa adattò a meraviglia la medaglia già ricusata da Carlo. Il mazzo fu quindi deposto sui gradini dell'altare dell'Immacolata, e vi rimase durante le due messe fattevi celebrare dalla signora a sua intenzione; nella prima delle quali ricevette la comunione. Ciò che quella madre terrena dicesse alla Madre di Dio per il moribondo suo figliuolo, lo udiròno gli angeli. Rientrata all'albergo fu subito al letto del giovane: - Buon giorno e buona festa - gli disse gittandogli le braccia al collo. Poi mostrandogli il mazzo soggiunge: - Quando nascesti ventotto anni fa, eri così bellino che io ti chiamai la mia rosa, di maggio. Ora prendi queste rose e fa conto di prendere il cuore di tua madre. Carlo, tutto intenerito, colle rose abbrancò , le mani materne e le coperse di baci. Baciò quindi anche le rose, poi esclamò: - Come son belle! Donde vengono mamma? da Firenze? - Vengono dal paradiso. Verso le dieci Carlo, abbandonato sul divano, riprese tra le mani il mazzo di rose e vagheggiandole· e aspirandone il lieve profumo le contò: erano dodici. Ad un punto, parendogli che uno dei bocciuoli avesse colore alquanto diverso dagli altri, lo osservò meglio e ne allargò i petali - Oh! una medaglia! - esclamò. E presala in mano per esaminarla, non sapendo D come nè perchè, se l'accosta alle labbra; la bacia e ribacia, e, quasi una forza superna lo costringesse, l'avvicina al suo petto e ve la preme sopra. Che cosa accadesse in quel punto nell'anima sua, Carlo non seppe mai esprimerlo. Si sentì come mutare il cuore, cascare una benda dagli occhi, conquidere la mente da un fulgore nel quale gli parve. vedere splendida la verità che una interna voce soavissima gli affermava: Io sono la tua Madre celeste! U,n dolce pianto gli gonfiò gli occhi, in quella che, toccando il bottoncino del campanello, chiamò sua madre e mostrandole la medaglia, col singhiozzo nella gola le disse: - Mammaecco: non la volli dalle tue mani e m'è tornata in una rosa! Oh, è proprio vero che questo mazzo viene dal paradiso! La Madonna! Quanto è buona la Madonna! Sai, mamma? Ho ricuperata la fede; ora io credo in Lei e l'amo come te! ;- Nè altro potè aggiungere, ma abbracciata sua madre le celò sul seno il viso inondato di calde lagrime. È più facile intendere che dire la gioia purissima, immensa; la commozione della pia madre di Carlo. L'Immacolata l'aveva esaudita, e se il suo cuore sanguinava per la imminente perdita del figliuolo ch'ella amava più d'ogni cosa al mondo, più di se stessa, era ora almeno certa di ritrovarlo quandochessia felice in Cielo. Poche ore dopo al fianco di Carlo stava un degno religioso, il quale alla mamma di lui nei momenti più terribili di desolazione sempre aveva ripetuto: - Speri, speri in Maria SS., anche contro ogni speranza. Il giovane assiso nel suo letto portava al collo la medagli11o taumaturga: l'ateo orgoglioso di poco prima umilmente si confessava: Ricevuta con riverenza la sacramentale assoluzione disse: - Padre, questo è il giorno più bello della mia vita: come sento Iddio dentro di me! Possa io ricevere domani nel petto il mio Redentore, e poi scenda la mia Madre celeste a pigliarmi: morrò felice! -:- E l'indomani egli aveva la ventura di fare una santa comunione. Due settimane ebbe ancora di vita il povero Carlo, durante le quali tre altre volte ancora si nutri del pane degli angeli, sempre animato dallo stesso fervore: E d'angelo fu la sua vita l in quel periodo, breve ma pieno di meriti per il continuo spirito di preghiera e di pentimento; per l'esercizio di pazienza nel grave

w eof}solata 193 Q M suo stato, di perfetta rassegnazione ai voleri di Dio. Spirò il sedicesimo giorno dalla sua mutazione fortunata; mezz'ora dopo essersi un'altra volta confessato; tenendo sempre al collo la medaglietta venutagli dal mazzo di rose e accanto a sè la fotog�afia dell'effigie dell'Immacolata, davanti a. cui sua madre pregando gli aveva ottenuta la grazia; spirò passando veramente dalle braccia della terrena a quelle della Madre celeste. Sulla lastra marmorea, che nel sepolcreto di famiglia chiude la salma di Carlo, è scolpita in finissimo rilievo una g�aziosa Vergine Immacolata, intorno a cui girano, come epigrafe, le parole del noto verso: Quod Deus imperio, tu prece, Virgo, potes. Ancora la nuova Indulgenza in articolo 11101 tis Siamo lieti di constatare il grande frutto . spirituale prodotto dalle notizie da noi date nel nostro numero di novembre sull'indulgenza detta di D. Cafasso: l'unica che si possa lucrare in articulo mortis, adempiendone in stato di sanità tutte le condizioni. Gli appo· siti foglietti contenenti _tutto quanto occorre J?eÌ: lucrarla, ebbero un'accoglienza entusiastica. In meno d'un mese se ne · sono esitati 14700, e le pressanti richieste ci hanno obbli- .f ati ad ordinarne già due copiose tirature. foglietti, p ' erchè stampati su carta americana, riuscirono veramente belli e nitidi, �peéie nell'effigie di D. Cafasso somigliantissima; comodo ne è il formato che entra in qualunque libro di preghiere. Ora poi, a fine di diffondere maggiormente ed agevolare a tutti l'acquisto dell'indulgenza preziosissima, abbiamo pensato di far eseguire un'altra edizione più economica del foglietto accennato. Cosi i parroci, i rettori di chiese e di istituti potranno, con lieve spesa, distribuirli in occasione di missioni, novene, comunioni generali. Prez�o dei foglietti: edizi�ne di lusso su ca1·ta americana i. 0,05 caduno: L. 0,35la dozzina: L. 2 al cento. Edizione economica (colla stessa carta del periodico) due foglietti L. 0,05: L. 0,20 la dozzina: L. 1,20 al cento. o l Le missioni della Consolata in �lrioa Già più volte nelle pagine di questo periodico abbiamo parlato dei missionari della Consolata, dando sommarie notizie sulla porzione di terra africana che essi, sotto l'egida di Maria SS. Consolatrice, hanno impresa ad evangelizzare e sul lavoro apostolico che vi andavano man mano compiendo, fra le inevitabili peripezie da cui sempre sono messe !!- prova le opere di Dio. Però ben ci accorgiamo che le nostre relazioni in proposito ebbero, per la forza stessa delle cose e degli avvenimenti, un carattere troppo frammentario; oltre a ciò diverse circostanze, e più d'ogni altra la preparazione al centenario della Consolata e l'avvento faustissimo di esso, ci obbligarono a mettere fra l'una e l'altra notizia riguardanti le nostre missioni un distacco che deve necessariamente aver lasciato nelle menti dei lettori, anche i più assidui e benevoli, diverse lacune. Molti nuovi abbonati poi e lettori si sono aggiunti in questi ultimi mesi a portarci un prezioso contributo di morale e materiale adesione, e noi desideriamo metterli a parte delle cose, per cosi dire, di famiglia, e rendere loro perfettamente intelligibili, e per ciò stesso interessanti, tutte le rubriche trattat� in queste colonne. A più titoli dunque, ci pare che a noi si imponga - ora che il tempo trascorso ce ne fornisce gli elementi - una breve e sintetica storia delle nostre missioni dell'Africa, dividendola per maggiore chiarezza in tre periodi, caratterizzati dagli obbiettjvi che dovettesuccessivamente avere in vista l'opera concorde dei nostri; dai fini prossimi a cui dovette essere volta e de' quali ciascuno, raggiunto, rappresentava un gradino· salito nel lavoro evangelico. ·N el primo periodo hanno luogo le fondazioni dei diversi posti o, come si suol dire, delle stazioni di missione; nel secondo si cerca con ogni mezzo più adatto di moltiplicare e rendere più famigliari e cordiali le relazioni cogli indigeni, principalmente colle cure dei malati, e ciò

194 lll eo.,solata · QG�--�����-�GM--��-- ���-- ·���--�---.se I. - FONDAZIONI DI STAZIONI 1• Missione della Consolata a Tusu Il primo drappello di missionari della Conso· lata partiva da Torino il giorno 8 maggio 1902; l &l lago omonimo (vedi carta geografica in coper· tina). Là col termine di un lungo viaggio sui veicoli del mondo civile, cessava per i nuovi apostoli ogni rapporto con questo e s'iniziava, anche materialmente, la loro carriera. Vali· cate le colline vulcaniche formanti il qratere in cui giace il lago di Naivasha, per carovana essi si inoltrarono in paese selvaggio e pres· sochè inesplorato. Attraversarono immensi altipiani erbosi e steppe, si inerpicarono fino a 3200 metri nel valico dei contrafforti del Kinangòp, soffrendo assai pel freddo intenso, l primi caseggiati di una missione (a sinistra la cucina • In mezzo la cappella - a destra camere d'abitazione) . (Da una fotografia del Teol. Perlo) ' . il 6 giugno approdava a Mombasa, d'onde a mezzo della ferrovia detta dell'.Uganda, da poco inaugurata, si portava a Naivasha sul (l) Ricordiarrw che l'Istituto della Consolata per le missioni estere - coll'approvazione e l'incoraggiamento dell'episcopato subalpino - fu fondato nel 1900 dal canonico Giuseppe Alla· mano, rettore del santuario della Consolata, eif, ha sede in Torino, corso Duca di Gènova, 49. Il campo apostolico in cui i membri del nuovo istituto stanno facendo le prime prove dell'o· pera loro, è una bella regione del Dipartimento detto del ]!enia, compre,ço nel vasto territorio del Protettorato Inglese dell'Africa Oriental�, di cui è capitale Mombasa sull'Oceano Indiano. � � e durarono immani fatiche nella discesa dell'opposto versante, per sentieri paludosi serpeggianti tra crepacci e precipizi sotto le l densissime' ombre e le intricate liane della foresta v�rgine. Dopo tre giorni di marcia i nostri giunsero f in una località detta Tùsu e si attendarono su di una collina, presso al villaggio di Karòli, il più potente capo della regione. L'indomani, festa dei Ss. apostoli Pietro e Paolo, ebbero per i pr-imi 'la grazia di.celebrare la santa messa l in quella remota pla l? a del mondo, e col canto del Magnificat inaugurarono la loro ' prima , stazione di missione, intitolandola alla Con-

w eortsolata 195 solata. La stazione consisteva allora in due tende, sotto cui i missionari dovettero dormire per circa tre mesi, prima di potersi costruire una dimora stabile ed una cappelletta linda e pulita, pur nell'estrema sua povertà, dal cui àlta.re cominciò a sorridere dolcemente l'effigie di Marla. Consolatrice, mentre dal colmo dei nuovi fabbricati una gran croce di legno incominciò a stendere. le simboliche braccià cverso i villaggi indigeni dei dintorni. Vinte colla dolcezza dei modi e colle caritatevoli cure ai malati le prime diffidenze degli indigeni; fatte le prime prove nel difficilissimo appr�ndimento del loro linguaggio, i nostri già erano riusciti ad attirarsi svma . e confidenza. dalla popolazione; già avevano ben avviato l'ambulatorio, la scuola, lavori agricoli per impiantarsi solidamente e speravano di poter iniziare quandochessia il lavoro spiri tuale di missione, q.uando - fulmine a ciel sereno - ricevono una lettera. dal governo inglese, il quale loro . ingiunge di abbandonare il luogo e di recarsi presso il forte Hall, situato a 50 km. circa ad e&_t di Tùsu. L' . or- ' dine era motivato con dire che il governo non ' poteva assumersi la responsabilità di lasciar risiedere bianchi in paese non abbastanza sicuro, a causa della persistente ostilità di alcuna tribù. Vi è un momento di sorpresa e di costernazione tra i missionari della. Consolata, tanto più che i protestanti i quali g\à hanno parec- · chie missioni lungo là ferrovia dell'Uganda, saputo dell'esito ottenuto dai nostri, van·deponendo il timore eh� li tra.tt!lnev�:�o dall'avventurarsi nell'interno del paes. e e mirano a conquistarlo. Ma è ,un istante: ben presto i nostri si accorgono che la Provvidenza. con quella prova li urge ad allargare subito la sfera. delhi. loro azione e che una buona Stella guida i loro passi. Ottengono dalle autorità governative la promessa che potranno ritornare a ' Tù�u appena. cessate-le cause che ora ne li allontanano, e di !asciarvi intanto in deposito le loro merci · ed effetti, sotto la custodia di jndigeni fidati e l'alta responsabilità di Karòli. 2• Missione de ' l S. Cuora di Gaso presso Moranua ll 31 ottobre 1902 il teol. Filippo Perlo ed il confratello Luigi Falda, con tende, medicinali ed attrezzi di lavoro,·partirono per Fort Hall· presso )Moranga, dove giunsero l'indomani, festa d'Ognissanti, attendandosi a . dieci minuti dal forte.. Dopo aver perlustrato in tutti i sensi il paese sotto i raggi di un sole veramente equatoriale, venne fissato il luogo ove doveva sorgere la nuova. missione, da intitolarsi al Sacro Cuore di Gesù, verso cui .l'Istituto professa una specialissima divozione. La località scelta, distante mezz'ora dal forte fu una collina attraversata dalla strada TusuMoranga, ancora incolta perchè sacra, coronata da un albero colossale sotto cui si compievano i sacrifizi di agnelli e montoni. Non .fu piccolo lavoro quello di far dissodare il terreno per estirpare la fitta brughi�ra che lo copriva e di livellarlo nello spazio occorrente; di preparare in abbondanza tronchi e rami d'albero per le costruzioni. Tuttavia queste cominciarono sollecitamente, formate, come già a Tùsu, piantando grossi tronchi agli angoli di sòstegno, tra cui sorsero i muri consistenti in traliciate di rami legate èon corde di scorze d'albero, e rinzaffa.te con fango · misto a detriti bovini; col tetto coperto da uno . strato d'isange, lunga e resistente erbaccia palustre. · Non era finito ancora il primo corpo di fabbrica, quando su �no dei pali maestri, lasciato a disegno sormon ' tare a una bella. altezza, venns issata una grande croce di legno 'ed all'ombra di quel simbolo s��:crosauto il missionario ·ri- . prese, com'era possibile tra l'ingombro dei materiali éd il via' vai dei lavoratori, le cure · ai malati e l'esempio multifor�e di quella carità e di quello spirito di sacrificio, che doveva preparare il trionfo dalla. _ croce là dove finallora aveva imperato il demonio. 3• Missione· procura di S. G iuseppe a Limùru ::Nel frattempo a Torino, prima che vi giungesse notizia dell'allontanamento dei missionari da Tùsu, già erasi provveduto ad una. nuova spedizione di personale, che era stata urgentemente richiesta in aiuto dai primi giunti, vista l'abbondanza della messa apostolica.. Urgeva dunque preparare' ai nuovi confratelli un luogo conveniente per riceverli e -come l'esperienza suggeriva - tale che valesse ad africanizzarli alqualito, prima di !asciarli avanzare .nell'interno. Al doppio scopo si .affrettò l'esecuziOne di un progetto che fin

196 1ll eo.,solata �G-�=-� �"� � ,������ � � ������ �����o dal principio si era imposto: cioè la fonda· spedizione dimissionari della Consolata, parti1i zione di uha missione-procura sulla ferrovia, da Napoli il 19 dicembre 1902 ed arrivati felice· dove ricevere ed accentrare le merci di ap· mente a Mombasa il 6 gennaio 1903, giorn<> provvigionamento arrivanti dall'Europa o dalla f dell'Epifania. Più tardi, grazie alla scoperta costa, per distribuirle poi secondo il bisogno d'una buona sorgente d'acqua., la missione fu nelle stazioni dell'interno. E l'urgenza era trasportata in località più adatta, a pochi ancora accresciuta da altri motivi, fra cui minuti dalla stazione ferroviaria, iniziandovi quello che un Sindacato agricolo si disponeva costruzioni solide in pie.tra. a trattare col governo l'acquisto dei migliori � terréni presso la ferrovia. Pertanto appena terminata la costruzione della prima casa-capanna della missione del l Sacro Cuore, il teol. Perlo; col permesso del comandante del forte, ritorna a Tùsu, ed ivi 4o Missione dei Ss. Angeli Custodi a Nim · provvedutosi dell'occorrente per iniziare la nuova. fondazioPerò, anche col nuovo personale, gli opera) evangelici si trovarono ancora scarsi assai all'impresa di evangelizzazione che si mostrava ne ed organizzata una piccola carovana, m,uove· alla· volta di Limùru. Arrivatp a questa sta-. zione. ferrovia­ , ria con un viag� gio .t'at�cosissimo, dovette poi pér più giorni e· sploraré il paese, ricercando un sito che riunisse . i requisiti desiderati: vicinan· za e facile acces- Inizio della casa in rami e fango a Limùru (Da una t;togr. del Teol. Perlo) di mano in manopiù vasta e più bella, ma anchepiù pressante. Le seduzioni che la fe,rrovia da. Mombasaallag<> Vittoria ·già of· friva ai touriste� ed ai coloni an· davano aumentando, per le notizie sempre più lusinghiere sulla fertilità del terreno e sulla mitezza del clima del Kikùyu: la regione dove- so alla ferrovia·; acqua buona e popolazione nei dintorni. Ma la configurazione geografica del paese e· la distribuzione dei suoi centri abitati, malgràdo le lunghe e laboriose esplorazioni, non lasciarono trovare la località ideale, perciò se ne scelse una provvisoria a distanza di una mezz'ora dalla stazione ferroviaria. lvi si intraprese tosto la costruzione di capannoni col solito mètodo: muri di viminate rese solide dal rinzaffo di fango, e questa volta tetto, non più coperto d'erbaccia, ma di lastra zincata che si potè acquistare alla ferrovia. L'interno fu diviso alla meglio in stanze le cui ·finestre, come le porte, furono chiuse con semplici telai foderati di tela, che la notte i leopardi venivano a graffiare, se sentivano l'odore di carne dei montoni uccisi per la cucina (vedi incisione a pag: 197). Tali furono le r:;ase, che 'accolsero la seconda � i nostri erano entrati per i primi, e che veniva definita come la Svizzera Africana. Il governo inglese con pubblicazioni in giornali ed opu· f scoli offriva grandi vantaggi e facilitazioni a coloni e commercianti; si cominciava a bue· . cinare di scoperte di miniere aurifere e di . carbone. Il paese stava dunque per aprirsi l ai bianchi ed alla loro civiltà, non sempre benefica sotto il rapporto spirituale. Inoltre diverse società missionarie protestanti d'Inghilterra, Germania ed America, già f stabilite alla costa dello Zanguebar, vigilavano, ed ora che il lento ma costante crescere del· l'influenza governativa meglio garantiva la sicurezza personale dei ministri e delle rispet· tive mogli, stavano per gettarsi ad un assalto l generale delle migliori posizioni del Kikùyu. ·I nostri, sapute le mire dei protestanti pensarono a parare il colpo, facendo dapprima nu-

l ]li eof1SO(ata 197 :rose ap:cazioni di•= Applica:���t e la ma:= missionari e, col: terreno significa farne la prelezione ed equi- successione dei fatti, loro indicava essere quello v��;le al diritto legalizzato del primo occupante. veramente il tempo di prendere posizione. Secoi_J.do la legge inglese del Protettor-ato, chi � applica un terreno non è obbligato ad impian- · tarvisi che fra tre anni, libero sempre nel 5o Missione dalla Madonna della Provvidenza a Kekondi frattempo di recedere e disdire l'app!icazione. Le località scelte dai nostri per le lorb applicazioni furono una ventina, sparse per tutta � la regione a nord del Kenia nelle posizioni più , fertili e sane, ìn centri di ,densa popolazione e naturalmente le più adatte ad eriger�i fu- � ture missioni. Fra i posti per cui erasi così optato eranvi le vicinanze del forte Niere. Il 7 marzo 1903, trovandosi· il teol. Perlo a Vista la quasi impossibilità d'impiantarsi a Niere, i ministri protestanti s'avviarono a Fort Hall (Moranga) per conferire col gover· natore del dipartimento, e nel passare per Kekondi compresero subito, stante la densità della sua popolazione, quello essere un posto assai adatto per una missione. Ne fecero perciò domanda; ma il governatore rispose esservi Missione di S. Giuseppe (Limùru) • Casa provvisoria rinzaffata con fango e copertit di lastre zincate­ <Da "na fotografia del Teol. Pe•·lo) Fort Hall, viene informato che missionari pro- � testanti di upa società americana avevano fatto domanda di impiantarsi a Niere. Che fa egli? Parte immediatamente e si reca colà; c)liede ed ottiene, quale primo applicante, di erigervi una missione, a sud del forte ed a mezz'ora di distanza dal medesimo, precisamente dove cominciano i primi villaggi degli Akikùyu. Posta subito mano alla costruzione di una capanna, vi attendeva alacremente, quando arrivarono i protestanti americani. Loro non convenendo ·impiantarsi presso il fortfl, che � secondo il sistema inglese· è.. costrutto fuori della f!'Ona abitata; nè osando mettersi al di là della nostra missione, fra i villaggi, dove temevano di non essere abbastanza sicuri, se ne partirono. Così rimase a Niere la sola mis· . � sione cattolica, che fu dedicata ai Ss. Angeli Custodi. La Provvidenza forzava evidente- ' . anche cola una precedente applicazione di terreno fatta dai missionari della Consolata, i quali furono tosto invitati a prenderne pos· sesso, od a rinunziarvi a favore dei protestanti. Difettandosi ancora di personale, ed essendo tutt'altro che complete le ultime fondazioni, i nostri cercarono di tergivers��;re e di protrarre la cosa, finchè, obbligati ad una decisione definitiva, si risolsero per l'occupazione immediata. Il 22 settembre 1903, il teol. Filippo Perlo accompagnato da suo fratello, Don Gabriele, partì per Kekondi, do e fu,rono ben accolti dal capo locale Wambogo. Iniziaronotosto lo scavo delle fondamenta per un capan- ' none in rami. e terra ad uso dei missionari, e d'una casa in pietra destinata ad abitazione di suor. e (*). Il 6 ottobre anche le fondamenta di (*) Si veggan:o le fotografie di queste due costruzioni ubbl.icate nel periodico di ottobre s., pagg. 166 e 167.

198 111 eo., s o. l a t a DC!..--!I!IM=�� � -�;-=-��;o;,c;;;==ID>O quest'ultima erano già fuori terra,.e la costruzione progredì poi assai sollecita per il concorso volenteroso degli indigeni, i quali lietissimi di avere tra loro chi li curava dei loro mali, si mostrarono operai laboriosi ed intel: ligenti sia nel cavare la pietra, fortunatamente trovata non molto lontano, sia nel trasportarla e metterla in opera. La missione di Kekondi riuscì una de)le più belle fra le finora impiantate. Posta in situazione amenissima su d'una altu•ra che domina le colline circòstanti, essa è per un dolce declivio congiunta colle strade di Niere e di Moranga: L'avviamento del lavoro apostolico poi, a giudicarne dai princip1i, accenna ad essere felice come l' impianto. .Si è più sopra accennato alla casa per suore. I nostri più provet'ti lettori ricorderanno come a far parte della tèrza spedizione di operai evangelici, partita da Torino il 25 aprile 1903, · fossero per la prima volta chiamate alcune Suore Vincenzine del Gottolengo, delle quali poi un secondo drappello partì'da Torino per <l'Africa il 24 dicembre dello stesso anno, con altri sacerdoti missionari e confratelli. La presenza delle suore nelle nostre - come in tutte le missioni - era reclamata imperiosamente non· solo per sopraintendere al buon andamento delle aziende casalinghe, ma altresì per liberare ii missionario da un'infinità di cure materiali, che gli rubavano un -tempo'· prezioso per il ministero sacro·; per coadiùvarlo nèlla cura degli ammalati, ·nella scuola, nella visita dei vi!laggi; specialmente poi per avvicinare le donne indigene. Per le suore si dovettero preparar quat. tro case di pietra -cioè: a Moranga dapprima, poi a Limùr_u, Niere -e Kekondi, così esigendo il governo inglese per la loro personale sicurezza. Purtroppo due delle prime suore giunte in Africa, malgrado le cure di cui furono circondate, già morirono sul campo apostolico: Suor Editta e Suor Giordana, prima ancora di poter mietere, furono .chiamate a ricevere il premio della loro buona volontà e dello spirito di sacrifizio di cui avevano dato bella prova. so e 7o Missioni della Madonna d' Dropa e della Madonna dei Fiori L'arrivo delle suore supplì in parte alla scarsità di missionari, . cosicché alc�ni di questi -poterono esser liberi per la fondazione di altre due stazioni, imposte da motivi analoghi ai precedentemente.accennati: una a Lueno, sulla via Tùsu-Fort Hall intitolata alla Madonna d'Oropa; l'altra a Kalliàra, poco distante dalla strada governa.tiva in costruzione da Nairobi a Fort Hall. Queste due fondazioni iniziate entrambe sul finire del1903, furono soggette poscia a molte peripezie, in seguito alle quali si ritenne opportuno di cambiarle di sede, trasportandole in località diverse dalle primamente sceltè, cioè: quella della Madonna d'Orbpa ad un'ora e mezzo più a sud, di Lueno in un·sito detto Sombòso; e quella della Madonna dei Fiori da Kalliàra ad Inga, � metà strada trS: Tùsu e Niere (vedi carta in copertina). L _ e pe-, ripezie più sopra accennate formeranno soggetto di una storia particolareggiata e non priva d'interesse; per ora ci limitiamo a dire che anch'esse, per le conseguenze finali, si palesarono come un vero tratto deWamorosa, materna protezione della Consol11-ta sui -suoi missionari, di cui Ella v.isibilm�nte guida i passi e corregge le ' mosse meno felici. Le lòcalità, dove ora le due missioni furono stabilmente erette, sono di gran lunga migliori e più adatte allo scopo che non quelle abbandonate, essendovi più.salubre il clima e assai più den: sa la popolazione. ' ' E noi fermamente speriamo che le,stazioni giunte ultime per ordine cronologico, non tarderanno a prendère il buon andamento 'delle maggiori sorelle. Anzi forse si avvereràtdi esse il detto evangelico che gli ultimi saranno i primz,giacchè la· pianta scossa �al vento mèglio sprofonda ed abbarbica nel suolo le sue radici. E d'altronde, non sonç> augurali i titoli s, tessi delle due missioni? Quasi colonie sa,cre di Biella e di Bra, così santamente gelose della gloria dei' loro santuarii, esse sono per ciò stesso raccomandate all'amore ed alla generosa assistenza delle due nobili e pie città. 8° e go Impianto di una Segheria idraulica , l di una Azienda agricolo-pastorizia Ci limitiamo ora a poche parole su questi due impianti, che saranno a tempo opportuno descritti per esteso. La necessità di ùna segheria che fornisse specialmente assi per casette in legno, s'impose ai ·nostri col rapido moltiplicarsi delle loro stazioni. Le casette in

tronchi d'albero a fango, oltrechè di loro natura precarie, non potevano servire di stabile abitazione ad europei, perchè poco igieniche, specie nelle stagioni delle piogge; nè potevasi pensare a surrogarle �on case in pietra da costruzion,e, rara nel paese, dove inoltre non fu possibqe finora il trovar cave di calce. Pertanto sul limitare della foresta vergine presso Tusu, con lungo e paziente lavoro si fece un·a 199 sigliata dalla necessità. Per la mitezza del clima e le prove fatte, risultavano possibili le coltivazioni europee, specie quella del grano, di cui i nostri sentono vivamente la mancanza per il pane; scarseggiava inoltre nella regione il bestiame da macello, tantochè, non trovando a comperarne, le case di missione restavano talora affatto sfornite di carne per il vitto, i n un cl imA. dove essA. è indi�pensabile all'euSpiauamento del sito per la segheria idraulica e laboratorio nella foresta a Tùsu Giovani operai indigeni assistiti dal missionario (Da una fotogr. del Teol. Perlo) presa P.'acqua dal fiume Massioia; con un canale lungo piu di 300 metri si ottenne un salto d'acqua di. 8 metri d'altezza e col deflusso di l metro cubo p�r �econdo. 9on tale forza motrice si mise in azione il macchinario mandato da •rorino, iniziando una segheria ed un labo­ . ratorio completo da falegname, che funzionano egregiamente da quasi un anno, e dopo aver provvisto di porte, finestre e mobilio rudimentale le varie case di missione fin qui fatte, attendono ora a preparare cas�tte e cappelle di legno trasportabili, come altra volta diremo. Anche l'azienda agricolo-pastorizia fu con- � ropeo, che non potrebbe vivere di sole patate ! indigene. Allora si decise di tentare su vasta. 1 scala l'allevamento del bestiame e la semina di cereali europei. Fu assai lunga e ponderata la. ricerca di una località rispondente al doppio i scopo, ma infine pa.rve essersi trovata presso il forte di Niere. Colà sono in corso . esperimenti speciali sulle viti ed alberi da frutta; sul grano, che finora promette assai bene, e su ogni sorta di cereali e legumi europei, coltivati presen- 1 temente da lavoratori indigeni e da 35 allievicatechisti, alla cui istruzione religiosa attendono D. Gays e D: Barlassina. Nelle estesissime

200 Q •"'"'P=�=· ===;o;>·�=·•w:cg ===-�<S;w:z=;;;;o=�·;;x;; •=;;o;;;;z!l 0 p�aterie naturali poi, all'intorno del forte,_ già pascolano, custodite dagli stessi catechisti, alcune mandre di bovini, ovini, capre ed animali da cortile, che si vannp man mano uccidendo ad uso delle varie case di missione. Se si pensa che . le fondazioni fin qui enu-. merate: 7 stazioni di missione, la segheria di Tùsu e la fattoria di Niere, furono dai nostri fatte in meno di 18 mesi - quanti ne corrono dal 29 giugno 1902 alla metà di dicembre 1903 - non si può far a meno di riconoscere che i. missionari della Consolata non anneghittirono nell'ozio e nella pigrizia. E tuttavia questo non , rappresenta che il primo stadio del loro lavoro aill ostolico, in gran parte materiale, ma cond�ione sine c;ua non e fondamento al lavoro spirituale. L'agricoltore, prima di sexp.inare un tèrreno incolto, dtjve stabilirs;i su di esso; di&­ sbdarlo mondandolo dagli sterpi e dalle pietre; studiarne le qualità ed i difetti,·per poter rend\ere razionale e proficua la. sua cultura. Così i nòstri missionari. Però mentre si stabilivano solidamente nel campo apostolico e prendevano posizione là dove più minacciava il nemico, essi volgevano eziandio la loro opera a; conseguire l'unico scopo che ll condusse in Africa: l'evangelizzazione dei poveri neri. RaccÒlti e sintetizzati i loro studi di linguaggio er d'ambiente, i missionari e le •suore, con vig!orosa, disciplina, �i dedicarono specialmente ai moltiplicare e· rendere più cordiali e profonde l� relazioni cogli indigeni, per mezzo delle qpere di cristiana carità. Ciò che loro permise d'incominciare più presto che non avre. bbero sperato l'insegnamento dottrinale, dai sacer· doti mi,ssionari compendiato in 30 brevi e sugose lezioni di Catechismo1 con faticosissima elaborazione tradotte in linguà kikuyu. Nei prossimi nu{neri parlerèmo appunto di questo lavoro spirituale di missione -compiutosi nei due altri stadi sopraccennati-lavoroche anche noisperiamo procedaognora secondo i fini di quella Provvidenza che fin qui h,a amorosamente guidato i nostri, sotto la visibile protezione di Maria SS. Consolatrice. ------ ·��·�.=-==� Olfarle per le missioni della Consolala in Africa (pervenute al C.co ALLAMANO nel 1903 e 1904) Torino • Contessa Maria Castellani, 50; Monastero della visitazione di Torino, 50; N. N., 2 ; Re v:. Sac. N. N. , 50 ; Offerte di persone anonime portate alla sacrestia del santuario,47,20; Sig.a N. N., 100 ; Cappa-Legora Emilia, 50 ;. Silvetti Lamperi Virginia, lO ; Sig.a N. N., 20;. Vittoria Soldati, 10; Lanza Giacobini Maria, 100; Sorelle N. N., lO ; Rey Irene, 10. Flrenze • Marchesa Adele Alfieri di Sostegno, 500 - Lanzo Torinese - N. N., per · ottenere impiego richiedendo preghiere, 25 - Genova • Martina Paola, 40 - Vicenza • Rita Fogazzaro Valmarana, 100 - Orvieto · Sibilia Camilla Bonelli, 20 - Giaveno • Offerte raccolte dalle Suore del Gottolengo, 3 - SaviglianoFa�iglia Rinaldi,. 20; Un sacerdote della Diocesi• d'Asti per mani dell'avv. Stefano Scala, 50 (l'qfferta era di L. 100, ma, ·per err-ore, sul p.e· riodico di ottobre fu stampato L. 50). Torino • Carolina Martinolo, 50; Boetto Sindona, 5; N. N., 3,50; Fratelli C., per provvedere messali, 'iO; N. N, per un raggio, 20;. Da,neo Giuseppina, 30; N. N., 1,50; Mainardi l. Federico, 20; N. N., l ; Burzio Carolina, 12r oltre srampoli cotonate per vestire i neri; Maria Vise_tti, 5; ·N. N. Maria, 2 ; N. N. , l ; Bianco Angelo, 5 ; Sciolla Maddalena,, 35 ; l Maria Bazzini, l ; Damigella Amerio, 10; Cav. Ingegnere Pietro Fiorini e consorte, 50;. , Conte Belgrano, 50 ; ;N. N. per mano .di Suor F., 5; Maria Luisa Cavallo, 2,50 ; Gaetano Gioda, 5. S. Josè (California) - Hogan Gemma, 2� - Moriondo . D.'Giovanni Cravero prevos�o, 5 - Verolengo · N. N., l .,.... America Sud- Porta Maria, 7 - Olgiate .Molgora - Redaelli Luigia ved. Panzeri, l - N. N. - L. M. M.., riconoscenti delle preghiere dei Missionarii per felice esito studi del figlio, lO - Cortandone d'Asti • D. Riccio Teobaldo•, 3 -Andorno - Carolina L ace., l - Cavour • N i p ote Elisabetta, . 5 - Verrua Savoia-Cervoto. • D. Garrone Luigi, vicario, 22,50 - Vernante • Sorelle Rossiguano, 1,50 -Codroipo Ponzecco - Infanti Vau Maria, 10 - Buenos Aires· Vaudagnotto, 224- -lntra - Erminia Imperatori, 20. llaccagno ·Fratelli Girardi, lO-Savigliano­ • Rinaldi Francesco, 25 ...... Olgiate· OIÒna. • RedaeUi Luigia ved. Panzeri, 1-:-- Bra - Famiglia Morino fu Modesto, 5 - S. Salvatore Monf. - Fassio Luigi, 2 - Volvera - Sig.a Albano e figlia, 50 -Tavagnano - D. Gaglione Domenico, 25 - Camerano d'Asti • Teodolinda Oggero, 8,50 - S. Clara de Saguye - Piano Gio. Battista, 50 -Cham�is - D. Maurizio Clusaz, par!Ìoco, 8. Torino - Abate Felice Gloria, 500 per 50 messe da celebrarsi dai missionl!-ri; Cav. Prof. Fran· cesco Capra, 20; Conte Massimo Biandrà di Reaglie, 20; Mario e Lia Ricci con preghiera chè ad un b�ttezzando sia imposto il nome di Antonio, 25 ; N. N., chiedendo una novena di rosarii dai chierici dell'Istituto, 20; Sera'­ •fino Pezzi, 2; Camilla Schiarì, 2; Fiocchi Antonio, 25; P. T., 2; N. N., per grazia ricevuta, l dietro voto fatto,, 100; Famiglia Angela, 2 ; E. D. C., 2 ; Saturnina Foassa, 2; Raccolte durante una predica sulle missioni fatta nel ' santuario dal M. Rev. D. Borio, Prefetto del-

J.ll <2o11solata 201 l'Istituto, 19,60; Vedova M., 100; N. N., per grazia ·ricevuta, lO ; .Gral:naglia Luigia, 2; D.. Bruno , 5 ; Peyles Domenico, 2 ; Racca Maria, p. g. r., 5 - N. N., il 2 ottobre festa dei Ss. An�eli Custodi, per la Missione dedi­ <lata ai medesimi, 50; Angiolina Borghesio, 2. Lorraine Allemande - E. Flik, greffier de justice, Rombak près Metz, 15 ; Cardè, cano- · nico Bollati Giovanni, 50; N. N.,· per mano del teol. Gunetti, 2�; Merlo Maria, ,100 - Magliano Soprano - Tassone D. Antonio, 3,50 - Saluzzo • Can. Savio Giuseppe, per vestire i poveri neri, 4 - Savigliano· · Famiglia Rinaldi, 20 (oro) - Frascarolo Lomellina • Teresa Rolandi, 3 -Usseglio - Anselmetti Adelaide, 20 ; N. N., 3 - Saluzzo • Fauda Catterina, l ......., Osasio · N. N., 7,50-None · Maria Revial, 1,80 - Lemie · C. F., 5 -Barcellona · Maria Monti De Navarro, 50, per mano del R. D. Belmondo. - Borgo d'Aie · Notaio Bottini, 10 ---..:. La Morra Cane Annetta, l - Bra • Teresa Bono, 2 - P�nerolo - Teol. Garigliano Secondo, 5 -- Settimo Torinese • L. C., 5 - Rìvarolo Canavese • Molex Cristina, lO - Savigliano • N. N., 20; . Tetti Varo-Dolza Luigia, 2. (Continua). Oblatori d'oggetti varii per le missioni ·Torino · Cecilia•Dogliotti-C_olongo e famiglia, molti arredi sacri per la cappella dell'Istituto e per le missioni · Ernestina Perotti vedova Bergia, varie casse di liquori ed essenze - Teresa De Luca-Soldati, sacri lini per l'altare - Ved. Besson, piantini da frutta - Firenze • Marchesa Adele Alfieri di Sostegno, una botte di vino spedita ai missionarii -Schio • Nina Rossi, vestiti pei neri -Torino • Emilia Cappa Legora, varii arredi sacri - Dott. Serono, mòlte provviste farmaceutiche - Ing. Enrico Ruffoni, disegno pronao cappella Istituto. Giovanni l\Iassoglia, disegni per lavori interni cappella Istituto-Celestina Thermignon-Mina pittrice, icona della cappella Istituto - Caneparo Giovanni, minusiere, altare completo in legno, smontabile, per le missioni - Taverna Giovanni, indoratore, un crocifisso grande in plastic� per le missioni - Carolina Angley ved. .Rossano e figlie, arredi sacri - Borgomaro · Celestina Cascionè, una botte olio oliva da pasto--Torino - Cav. Rognone, medicinali ·diversi - Cav. Luigi Simondetti, provviste di carta e quaderni di calligrafia. Torino .• Edvige Falconet, arredi sacri - Avv. Silvetti e consorte, arredi sacri - Bellia Edoardo, · farmacista , provviste di medicinali - Cav. Giacomo De-Luca, tutte le cinghie per il macchinario della segheria idraulica nella foresta vergine · Marchesa La Marmora e figlia Contessa Alberti, arredi sacri - Genova · Vedova Sanguinetti, una pezza cotonate per vestiti ai neri -Torino • Marchesa Pallavicino Mossi-Faucigny, vasi sacri per cappelle missioni - Giuseppina Trotti. Borso de' Carminati, stoffe per vestire i neri - Famiglia Morrone·, idei,Il - Silvetti Lamperi Virginia, arredi sacri - Giuseppina Anzino, due pissidi argento - Lia Priuli, vestiti pei ' neri - Teresa Ceronetti, fatture di vesti per i neri - Marchesa Curlo�Peyron, vestiti pei neri - Luisa Saroldi, arredi sacri - Sig.• Le Gros, fatture vestiario pei neri - Lorenzina Mazé de la Roche, arredi sacri - . Luigia Demichelis, forniture e fatture arredi sacri - Libreria Petrini, materiale scolastico - Riva Vercellotti Antonio, posaterie. (Continua) . Storia del santuario della Goqsolata IN TORINO (Continuazione V. periodico del passato giug110) CAPO VIII. SoMMARIO. -Risorgimento di Torino - Riedificazione della chiesa di S. Andrea e deUa cappella di Ari/,uino - Questa è poi detta :delle Grazie - Nuova cappella di Nostra Signora delle Consolazioni in S. Andrea - Crescente fama dèl piccolo santuario - Origine dell'appellativo di Consolata-Quando cominciò ad usarsi generalmente - Cenni sulla vita civile di Torino nei secoli XII e XIII -Fra le sue vicende più non è interrotto il culto di Maria SS. Consolatrice - Torino è da Lei liberata da urgente pericolo di generale incendio nel 1240 - I flagellanti - Le confraternite in Torino e la Consolata. Primo beneficio della ristaurazione del culto di Maria Consolatrice al principio del secolo XII fu il risorgere di Torino. Come se ' di sopra la città si fosse tolta una misteriosa maledizione, al lugubre torpore che poco prima 'la gravava, successe il movimento ed il lieto strepito di una nuova vita. I torinesi rientrati temporaneamente in Torino pensarono a ristabilirvisi ; molti ancora sparsi per le terre vicine presto ne imitarono l'esempio. Le vie deserte, i .portici diroccati, le aree delle case distrutte e .le aule di quelle minaccianti rovina si animarono man mano all'alacre affaccendarsi di gente, intenta qui a restaurare e ricostrurre edifizi; là a demo- - lirne altri pericolanti, per far luogo a nuove fabbriche più solide e colle migliorie che per· mettevano i tempi, la fretta ed i mezzi finan-

2U2 Jll 8of1solata ziarii assottigliati dagli ultimi disastrosi eventi. Si mcominciò anche a rialzare i lunghi tratti di mura abbattute; a riparare fortificazioni smantellate e torri di difesa ridotte a mucchi di macerie. Insomma, come narrano 'gli antichi storici, sorse in breve quasi una nuova città e videsi Torino fm·e comparsa, t1·a le altre italiche, bella e decorosa. Ma se dappertutto prese à fervere l'opera di ricostruzione, in· nessuna parte essa er��; viva ed . amorosa come presso la torre Q. i S. Andrea: sia per ripristinare il tempio di' questo grande Apostolo, da età. antichissima venerato in Torino,.sia specialmente per rifare l · la cappella di Arduino. ' Però temendosi che . la posizione di cripta che questa già aveva, ,e che veniva ancora accentuandosi nella ricostruzione della città, potesse ostacolare in qualche modo il nuovo incremento del culto di Maria SS., si pensò di rifrabbricarla bensì e rimetterla in sufficiente decoro, ma di dedicare a Nostra Signora delle consolazioni un'altra c�ppella più comoda e dicevole sul nuovo elevato suolo di Torino, nella chiesa stessa di S. Andrea. In questa venne posta l'imagioe taumaturga di Maria SS., mettendo un quadro, che ne rappresenta l'invenzione, come icona nella cappella sotterranea, che continuò ad essere frequentata, quale luogo venerando per le storiche tradizioni, e pres.e a chiamarsi delle Grazie per la copia dei prodigiosi bene:ficii èhe la Vergine SS. già aveva · colà compartiti ai suoi devoti. Intorno al duplice altàre di Lei, il culto di Nostra Signora delle consolazioni .prese a rifiorire ed in. esso, non solo ritrovarono una sorgente di bene spirituale e temporale i to· rinesi, ma attirati dalla fama delle grazie che questi ottenevano, vennero ben presto ·dalle terre vicine singoli individui di tutte Pare che fin dalla ripristinazione del di Lei culto, il popolo torinese, venerando Maria SS. Consolatrice, prendesse altresì a chiamarla col ' nome dolcissimo di Consolata : vocabolo sotto cui il nostro santuario andò poi celebre per tutta la cristianità. Nei docu�enti più antichi a noi pervenuti raramente s'incontra questo appellativo: in essi il santuario di Torino è detto ora di Nostra Signora della consolazione, (consolationis, de consolatione o de consolahone) ora di Maria SS. dalla consolazione (a éonsolatione) o ancora della Vergine Consolatrice. Pare che si credesse necessario di usare nei pubblici documenti un modo di dire che non suonasse come il parlar volgare del popolo, e di ciò si hanno numerosi esempi in scritti importanti sacri e profani. · 'Però già nel 1527 e nell'importantissimo atto di fondazione della confraternita istitùita nel santuario per zelare il culto di Maria SS., la confraternita :;; tessa è chiamata Veneranda Compagnia della Consolata : segno certo chè tale appellativo era allora universalmente noto anche lungi da Torino ; accettato ed usato nelle scritture. Così occorre frequent\) il nome della Consolata in documenti posteriori, specie se scritti in lingua italiana, come in alcune Attestazioni scritte nel 1705 intorno alla forma e qualità dell'antica chiesa di S. Andrea ; nella formola stessa del voto emesso nel 1835 della città di Torino ed in molte pubblicazioni più o meno antiche di ragguagli, narrazioni, novene, ecc. Erasi così generalizzato l'appellativo dato a Maria Vergine dal popolo divoto, il quale, nella semplicità del cuore, ricevendo consolazione da Lei - nelle proprie necessità, intendeva altresì di consolare la Beata Vergine col :figliale 'omaggio e col culto ch'Ella aveva mostrato òi gradire cotanto. Non altrimenti una madre terrena gioisce al vedersi stretti intorno � figliuoli delle sue viscere; sicura che finchè essi stanno al suo fianco non correranno a rovina nella società dei malvagi. Il culto catle classi sociali ed interé popolazioni ad implorare la misericordia di Maria SS., cosiccbè cominciò ad estendersi ed a grandeggiare la fama del piccolo santuario, il quale sùl :finire dél secolo XIII, come asseriscono concordi gli s�rittori sacri e profani, già era àssai lontano conosci.uto e rinomato. 1 tolico ha di queste salutari finezze, che sol­ ' tanto gli spiriti superficiali o volgari possono tacciare di . puerilità. . '

J1l eo.,solata 203 �G����IORRm&��������--������ �gm������DD Venivano dunque da ogni parte pellegrini appiè . di Maria Consolatrice , e non solo gente del basso popolo, ma altresì signori e grandi del mondo. Torino ricominciava a riavere dalle mani di Lei il suo posto e la sua importanza di capitale del Piemonte, e l'affluenza di pii forestieri,· così proficua al rigoglio di quella vita religiosa che fu poi sempré caratteristica della nostra nobile città, riusciva pure un potente stimolo al riprendere della vita commerciale; al rifiorire di antiche industrie ed all'impianto delle nuove consentite dal tempo. (Continua). Re�jtali pel s. Natale e Capo d.'ar�.r�.o (Vedere annunzi z"n coper#na) -�elazioni compendiate di grazie recenti DELLE QUALI FU CHIESTA LA PUBBLICAZIONE Torino. - BONAUDI lTALO d'anni 27, nel dicembre 1902, dopo un periodo di sofferenze sopportate fuori del letto, fu assalito da violento croup. Portato per ordine del dottore curante all'Ospedale Amedeo di Savoia, il male lo ridusse presto in fin di vita: temevasi da un momento all'altro la catastrofe. La mamma, non potendosi rassegnare a tanta sciagura, votò il figlio alla Consolata; i vicini l'aiutarono con una novena. Quando già tutto pareva perduto, Maria SS. intervenne: un'operazione praticata al malato ebbe buon esito ed egli fu salvo. Torino.-MARIA RIGNON ROBILANT esprime alla B. V. della Consolata la sua gratitudine per scampato pericolo nello scorso novembre, giàcchè trovandosi essa in carrozza scoperta coi suoi tre bambini, ed avendo i cavalli preso la mano al cocchiere, questi furono fermati appunto al momento in cui invocava la B. V. della Consolata ; _che tuttora e sempre supplica di proteggere ognora i suoi bambini e tutta la sua famiglia. · Torino. - « Sciogliendo il voto fatto in ore tristissime, con aninio sinceramente grato e riconoscente, rendo vive e pubbliche grazie a Maria Consolatrice, dalla cui misericordiosa intercessione ottenni la guarigione di mio marito colpito da gravissima malattia. MARIA PATRITO ». Luserna S. Giovanni. -MASERA MARGHE· RITA rende pubbliche grazie alla Consolata, perchè attribuisce alla di Lei potente protezione l'essere uscita salva da una polmonite che assai impensieriva i medici. Offre L. 5. Torino. -O Vergine Maria della Consolata, che .a tutto il mondo dimostrate la vostra divina bontà, io che da voi ottenni la. grazia di guarire da un grave mal d'occhi, senza subire la pericolosa operazione, d'esito incerto, che dicevasi sola via di speranza, vi esprimo la mia profonda riconoscenza e adempio il mio voto di offrire a vostro onore L. 5, sempre · sperando nella grande vostra misericordia. LUIGIA ARENA SILVERA. Torino. - GEMMA GERBINO·ANDRErs, per gravissima laringite data.p!)rduta dai medici, ricevette gli estremi soccorsi religiosi il 21 marzo 1901. La pia malata, più non confidando in alcun terreno rimedio, si volse alla Consolata, promettendole che, se guariva, avrebbe resa perenne testimonianza -della grazia per mezzo di un bel quadro votivo. La malattia prese buona piega, contro ogni sper�nza; e se la �onvalescenza fu lunga, perfetta fu infine la guarigione. Perciò la graziata portò al santuario il quadro promesso, dipint6 pregevole del Clara. Torino.-« In un momento di suprema angoscia innalzai la mia preghiera alla Consolata : a Lei promisi i miei orecchini di brillanti e smeraldi se guariva il mio Ugo, l'unico mio bimbo. Fatta la promessa, mi sento 'tranquilla ; non più la terribile ansia di poco dianzi mi strazia il cuore: Maria salverà il mio tesoro! Maria me lo lascierà a consolarmi della perdita dell'adorata mia Ida! - I polmoni del malatino guariscono; la febbre discende, scompare, ed in breve il mio Ugo torna vispo e sano come prima. Riconoscente, mantengo la promessa fatta alla Vergine taumaturga, da Lei implorando continua benedizione sulla mia famiglia. GEPPY SARTIRANA GIAN! »· Laveno. -CmrBIANO CAMILLA, il 7 febbraio 1902, scivolando sui ghiacciuoli di cui era cosparsa la via, si produsse la distorsione deUa clavicola del piede destro, cosa grave, tanto più data l'età di 65 anni della sfortunata donna. Ella però, torinese di nascita, si .raccomandò alla Consolatot ed a Lei attribuisce la relati· vamente affrettata guarigione del suo piede. La nuora della Cambiano da 5 anni era resa inabile a qualunque lavoro da una terribile nevrosi che, toglieva alla paziente ogni energia morale e le consumava le forze fisiche già esauste. Animata dalla suocera, si raccomandò alla Consolata con parecchie novene : dalla pri· mavera- del 1903, dopo un'ultima prova di rincrudimento del male che in un accesso terribile la pose in estremo pericolo di vita, cominciò a migliorare, cosicchè ora travasi in istato di salute che fa meravigliare quanti la conoscono. Rivalta Torinese. -Il piccolo RIVAIRA GruSEPPE di 5 anni , si trovava disperato dal medico per nefrite e bronchite; già da un mese il poverino era a letto e ridotto da far pietà.

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