Missioni Consolata - Dicembre 1904

( 192 w eo.,solata Q L'indomani stesso dalla ·scena della rivoltella, tornata dai piedi della Madonna, ella tentò colle più soavi maniere di far accettare da Carlo e mettergli al collo una artistica medaglietta d 'oro coll' effigie dell' Immacolata: quella che si chiama medaglia miracolosa. Ma non vi riusci; però ottenne da lui, in dono di . contraccambio, la terribile arma ancor carioa, che, quale primo trofeo della misericordia di Maria, fece il giorno stesso appendere al suo altare. Il 17 maggio era il natalizio di Carlo. La sera della vigilia, mentre la desolata dama pregava al solito suo luogo, le cadde improvviso nella mente un pensiero, che ella accolse come luce trasmessale dalle mani di quella soave imagine. Il suo Carlo amava appassionatamente i fiori. Ella, uscendo di chiesa, ordinò per il seguente mattino, a buon'ora, un mazzo di rose: le più grosse, belle e fresche che si potessero trovare. Avutolo appuntino come e quando lo voleva, dentroilbocciuolo semiaperto d'una rosa adattò a meraviglia la medaglia già ricusata da Carlo. Il mazzo fu quindi deposto sui gradini dell'altare dell'Immacolata, e vi rimase durante le due messe fattevi celebrare dalla signora a sua intenzione; nella prima delle quali ricevette la comunione. Ciò che quella madre terrena dicesse alla Madre di Dio per il moribondo suo figliuolo, lo udiròno gli angeli. Rientrata all'albergo fu subito al letto del giovane: - Buon giorno e buona festa - gli disse gittandogli le braccia al collo. Poi mostrandogli il mazzo soggiunge: - Quando nascesti ventotto anni fa, eri così bellino che io ti chiamai la mia rosa, di maggio. Ora prendi queste rose e fa conto di prendere il cuore di tua madre. Carlo, tutto intenerito, colle rose abbrancò , le mani materne e le coperse di baci. Baciò quindi anche le rose, poi esclamò: - Come son belle! Donde vengono mamma? da Firenze? - Vengono dal paradiso. Verso le dieci Carlo, abbandonato sul divano, riprese tra le mani il mazzo di rose e vagheggiandole· e aspirandone il lieve profumo le contò: erano dodici. Ad un punto, parendogli che uno dei bocciuoli avesse colore alquanto diverso dagli altri, lo osservò meglio e ne allargò i petali - Oh! una medaglia! - esclamò. E presala in mano per esaminarla, non sapendo D come nè perchè, se l'accosta alle labbra; la bacia e ribacia, e, quasi una forza superna lo costringesse, l'avvicina al suo petto e ve la preme sopra. Che cosa accadesse in quel punto nell'anima sua, Carlo non seppe mai esprimerlo. Si sentì come mutare il cuore, cascare una benda dagli occhi, conquidere la mente da un fulgore nel quale gli parve. vedere splendida la verità che una interna voce soavissima gli affermava: Io sono la tua Madre celeste! U,n dolce pianto gli gonfiò gli occhi, in quella che, toccando il bottoncino del campanello, chiamò sua madre e mostrandole la medaglia, col singhiozzo nella gola le disse: - Mammaecco: non la volli dalle tue mani e m'è tornata in una rosa! Oh, è proprio vero che questo mazzo viene dal paradiso! La Madonna! Quanto è buona la Madonna! Sai, mamma? Ho ricuperata la fede; ora io credo in Lei e l'amo come te! ;- Nè altro potè aggiungere, ma abbracciata sua madre le celò sul seno il viso inondato di calde lagrime. È più facile intendere che dire la gioia purissima, immensa; la commozione della pia madre di Carlo. L'Immacolata l'aveva esaudita, e se il suo cuore sanguinava per la imminente perdita del figliuolo ch'ella amava più d'ogni cosa al mondo, più di se stessa, era ora almeno certa di ritrovarlo quandochessia felice in Cielo. Poche ore dopo al fianco di Carlo stava un degno religioso, il quale alla mamma di lui nei momenti più terribili di desolazione sempre aveva ripetuto: - Speri, speri in Maria SS., anche contro ogni speranza. Il giovane assiso nel suo letto portava al collo la medagli11o taumaturga: l'ateo orgoglioso di poco prima umilmente si confessava: Ricevuta con riverenza la sacramentale assoluzione disse: - Padre, questo è il giorno più bello della mia vita: come sento Iddio dentro di me! Possa io ricevere domani nel petto il mio Redentore, e poi scenda la mia Madre celeste a pigliarmi: morrò felice! -:- E l'indomani egli aveva la ventura di fare una santa comunione. Due settimane ebbe ancora di vita il povero Carlo, durante le quali tre altre volte ancora si nutri del pane degli angeli, sempre animato dallo stesso fervore: E d'angelo fu la sua vita l in quel periodo, breve ma pieno di meriti per il continuo spirito di preghiera e di pentimento; per l'esercizio di pazienza nel grave

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