Missioni Consolata - Novembre 1904

180 Jll eo.,solata Q Pontefice che « l'atto di accettare la morte con 1utte l� circostanze che, secondo ·la volontà di Dio, l'accompagneranno, ed accettarla per compiere il divino beneplacito » fosse arricchito déll'fndulgenza plenaria in articulo mortis, a nessun'altra condizione che questa, di fare, cioè, tale accettazione in vita e non più revocarla fino alla morte. La domanda venne presentata a s; S. Pio IX; in allora regnante, da Don Giovanni Bosco nel 1858. Il 7 aprile il Papa, non solo approvò la cosa, ma di buon grado accordò la chiesta indulgenza a. D. Cafasse, dandogli pure la facoltà di comunicarla ed estenderla ad un numero non piccolo, ma però determinato di persone, tra le quali dovevano ,essere gli ecclesiastici 'che attendevano in quell'anno allo studio' della teologia morale nel Convitto Questa concessione limitata era un primo passo che dava le pi-l:t liete speranze: D. Cafasse fuori di sè per la gioia, col cuore pieno di riconoscenza verso Dio e verso il suo Vicario in terra, ne diede 'il fausto an�unzio .ai suoi convittori la sera del 19 aprile, spiegando loro chiaramente il concetto e la forma della nuova indulgenzà; la diversità di essa dalle altr� fino allora accordate . in articulo mortis; e tutti li animò a far gran conto dello straordinario favore, a fine di non ren�e:rsene immeritevoli per il punto della morte. Poco tardò D. Cafasso, a godere del privilegio che .aveva ·saputo accaparrarsi: consumato dal lavoro immane e dalle penitenze, egli vide arrivare con celestiale allegrezza il più bel giorno di SJJ,a vita, come sempre lo aveva chiamato; il giorno della mercede e della gloria, che fu il sabato 23 giugno 1860. Spirò alle 10 112 del mattino, sollevandosi sulla persona ed alzando le braccia; come in atto di rispondere ad un invito della Vergine SS., la cui visibile presenza al suo }etto di morte egli aveva implorata e fermamente sperata per tutta la vita. La morte di D. Cafasse fu un l11tto per tutta Torino, anzi per tutto il Piemonte: du- · rante due giorni fu un accorrere a visitare con reverenza la sua salma esposta nel Convitto di S. Francesco; a farle toccare medaglie e corone. Gli oggetti a lui appartenuti, .i più piccoli lembi· della sua veste furono instantemente chiesti, ed asportati come preziose � reliquie. Riuscirono, per spontaneo concorso . di grandi e di popolo, un vero trionfo i funeo rali di colui che nella sua vera e profonda umiltà lasciò scritto: Disceso che sarò nella tomba, desidero e prego il Signore a far perire sulla terra la mia memoria, sicchè mai più alcuno abbia a pensare a me, fuqri di quelle preghiere che attendo dalla carità dei fedeli. Nè fu quello uno slancio effimero di .venerazione e di riconoscenza al santo, come Don · Cafasse veniva unanimamente proclamato. La sua memoria, anzichè ·perire, col passare degli anni si andò rinverdendo e perpetuando; sia per le traccia profonde rimaste direttamente del1'9pera sua ; · sia per l'edificazione portata in tutte le diocesi àubalpine dai sacerdoti formati alla sua scuola e col suo spirito; sia anc�ra ·per le molte grazie che un gran numero.di persone,· anche con giuramento, attesta di aver ottenuto per intercessione del servo di Dio. La salma di lui convenientemente tumulata nel Camposanto generale di Torino, in un sepolcreto che egli lasciò in eredità alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, vi restò fino · al 1896, quando si ottemle di poterla trasportare ' nel santuario della Consolata, pres.so il quale da S. Francesco era stato trasferito anche il Convitto ecclesiastico l'anno 1870. La tomba di D. Cafasse, umile e nascosta, non attirerebbe certo per se stessa l'attenzione di alcuno. Essa è collocata in un'apposita rientratura del muro, sul piccolo pianerottolo dello scalone scendente !1-lla cappella sotterranea delle Grazie. Sull'l).rca di piatta ·sono scolpiti un berretto sacerdotale ed una stola, sotto cui è scritto semplicemente D. Giuseppe Cafasso. Sopra la·tomba poi, contro il muro, un basso rilievo di marmo bianco rappresenta il santo sacerdote nell'atto di deporre colla destra un'elemosina nelle mani d'un vecchio indigente, intantO che .colla sinistra al2;ata addita il cielo ad un carcerato a cui una grossa catena inceppa i pied� (vedi incisione a. pag. 179). L'angolo riposto, e che �n omaggio allo spirito della Chies.a la Direzione del santuar.io lascia per ora disadorno e quasi dimenticato, è continuamente visitato da persone d'ogni ceto. Vi vengono silenziose, raccolte: Ili prostrano in preghiera accanto �l sepolcro di D. Cafasse;' molti ne baciano la pietra, oppure si fanno il segno di croce dopo aver toccato il piede della figura scolp,ita nel basso rilievo accennato. Ben di rado l'arca è senza

RkJQdWJsaXNoZXIy NTc1MjU=