170 J11 <2ortsolata sano-; un lungo seguito, simile alle nostre processioni, ci vien dietro. Nuovi arrivati vogliono stringerei. la mano, mentre curiosi insoddisfatti, ' già passati in coda, tentano venir avanti nuovamente è quando ne sono impediti dai guerrieri, che fungono da guardie civiche con grande serietà, corrono pei campi ai lati della strada e vanno ad appostarsi per la seconda e per la terza volta attendendo il l).ostro giungere; lì appiattati ci osservano, ci discutono, e danno nei sonori scoppi di risa che sono il loro modo abituale di esprimere la grande meraviglia. Gruppi di fanciulli si attaccano alle mani delle suore, le quali avanzano circondate da grap· poli umani ; i piccoli akikuyu intanto · non ristanno dal chiaccherare domandando alle muari il , loro nome, chiedendo come stanno e mille altre cose, senza attendere una risposta, d'altronde impossibile in quel tafferuglio. Siamo, in vero stato d'assedio, e la folla va sempre crescendo. . - Amici, c,he cosa volete? ·- Salutare le vergini - è la sola risposta. Finalmente arriviamo ai piedi dell'ultima collina che dobbiamo prendere d'assalto per giungere alla Missione. Qui incontriamo mio fratello, Don Gabriele, che ci attende e ci annunzia che anche il pranzo ci aspetta da due ore. Incominciamo la salita: i compagni di viaggio dell'ultima ora continuano a seguirei sul colle, fra gli alberi secolari che lo coronano, nel giardino di piante tropicali fra cui sono disseminati i padiglioni della Missione (vedi le 2 illustrazioni a pag. 16C e 167). Infinite faccie nere, curiose e sor· ridenti, appaiono fra i rami della rigogliosa vegetazione ; si addensano intorno alle verande e danno al tutto un aspetto che in Italia è impossibile immaginare. La chiesetta è tutta ornata delle pitture decorative di D. Gabriele e sull'altare campeggia il quadro, ora provvisorio, della Madonna della Provvidenza di Fossano : qnella che alle missioni del Kikùyu ha oramai provveduto il terzo dei sacerdoti. Anche all'esterno, come in una palaz�ina della nuova Torino, i fiorami stilizzati, genere floreale, serpeggiano ad ornare ·i muri; e se la folla che ci circonda ben attesta del missionario, le graziose aiuole, i viali, l'intreccio delle palme alle colossali foglie della musa ensete ci rivelano il dilettante artista. Quando. ci ritiriamo nelle stanze per un po' d'assetto .personale, tutto quel mondo indigeno si accalca alle finestre, e siccome quelle delle suore sono già munite di vetri, è verso di esse che il concorso è piu nume· roso e più· rumoroso. Quante grida di meraviglia provoca l'osservare che il vetro riflette le figure, pur lasciando vedere nell'interno! Naturalmente molti non si contentano di guardare : chi tenta far passare la mano dall'altra 'parte; chi col proprio bastone vuol provare la resistenza dei vetri, sicchè parecchi cadono a questi troppo energici esperimenti. Fra gli indigeni nessun affare è · mai urgente, perciò non han fretta di ritornare alle proprie capanne, e tutti continuano ad assistere ·al nostro pranzo, a spiare ogni nostro movimento, a commentare ogni nostra azione. E quando, alzatici da tavola, li invitiamo gentilmente a partirsene per }asciarci un po' tranquilli, gettiamo parole al vento, perchè se qualcuno parte, altri arrivano e vogliono ad ogni costo guardare e riguardare questi esseri strani che mai non videro, e che pure li affascinano . col loro sguardo dolce e sorridente, mentre noi, a tutta prima, li spaventiamo coi nostri baffi e colla soldatesca andatura. Intanto, grazie a Dio ed all'aiuto della Consolata, il ·nostro viaggio era finito, senza che alcun grave incidente fosse venuto a turbare la nostra ·carovana, nonostante i pericoli di cui era seminata la · via e che, umanamente parlando, non era facile evitare. A giorni le due stazioni di Niere e di Kekondi incomincieranno anch'esse il loro regolare funzionamento: le suore coi missionari si P?rteranno giornalmente a visitare i villaggi, a farsi conoscere, a prepararsi la via all'evangelizzazione, a mandare in paradiso bambini, a perorare la conversione del Kikùyu.
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