168 J.!l eof1SO{ata presto aggiungere una nuova gemma. alla corona della nostra Regina, una nuova provincia al regno di Gesù Cristo. La folla va sempre crescendo intorno a noi. Avevamo lasciato che questi cari indigeni entrassero liberamente a vederci e salutarci e sopratutto a contemplare le muari (vergini), di cui il teol. Bertagna già aveva . loro parlato e che attendevano con curiosità. Anche un goma (specie di ballo) fu fatto a loro onore da un gruppo di presenti al nostro arrivo, andati poi frettolosamente a fregiarsi degli appropriati ornamenti. Per mezzogiorno anche tutti i portatori erano. giunti: ritirammo i carichi portati ad uso della stazione di Niere ; gli altri per Kekondi (Madonna della Provvidenza) ,messi da parte , proseguiranno domani. Noi e le suore destinate a quella stazione ripose· remo qui alcuni giorni, anche per dare una mano all'avviamento delle cose in questa Missione, ed iniziare, ai piedi della montagna di Niere la fattoria -agricola e pastorizia, da cui col tempo speriamo ottenere pane e carne per tutte le nostre stazioni del Kikùyu. L'ultima tappa che ancora ci rimane a fare sarà! breve, e si svolgerà interamente per· paese kikùyu di densissima popolazione. Anom{llte dei sentieri indigeni � In partenza per ,la guerra - l frateUi contro i frateUi - - Dichiarazioni poco rassicuranti - Densità di popolazione a Kekondi - Gesta dei curiosi - - Il saluto alle vergini - Arte italiana in Africa - Complimenti indiscreti - Ci siamo e, coUa grazia di Dio, lavoreremo! _ _ !)io_yedl" 25 febbraio. La sveglia è alle 4; alle 6 lr2 già siamo in viaggio. Il nostro cammino segue i sentieri indigeni che separano le proprietà - coltivate e riuniscono fra loro i villaggi. Gli indigeni incontrando sul loro tracciato un colle, non si pr.endono la briga di addolcirae la salita con svolte, ma filano dritto; quaLunque sia la ripidezza della salita; al contrario di quanto fanno per i sentieri in pianura, formati da una successione, da una vera linea spezzata di piccole curve. Fortunatamente il sole è velato e la caròvana, attraversando paesi abitati, fa da aè ; perciò il camminare, nonos�nte i sali e scendi, non è molto faticoso. Ad un'ora e mezza dalla Missione, avvicinandoci alle abitazioni di un capo nostro amico, scorgiamo un grande assembramento e molta animazione. Mentre stiamo facendo congetture sul fatto, ecco apparire distintamente sul colle che ci sta davanti parecchie centinaia di guerrieri in pieno assetto di guerra, col capo Òrnato di penne di struzzo ed il corpo tinto a vari colori. Impazienti brandivano lance e scudi, esercitandosi ognuno per proprio conto contro un nemico imma· ginario, come nei minuti che precedono i concerti di violini ciascuno va strimpellando a suo piacere. _Prima che noi giungessimo a metà dei colle su cui i guerrieri si trovavano, colui che pareva il· comandante' in capo, emesso un grido' selvaggiamente selvaggio, parte di corsa, diretto alla nostra volta, trascinando aeco tutti i guerrieri in lunga fila indiana Ò kikùyu, che è lo stesso-: Il grido di guerra, come dall'eco; continuò ad èssere ripetuto _ dagli individui componenti la: colonna, ac< compagnato con salti da acrobati. Quanp tunque la scÉma non mancasse di attrazione, il risuonare delle selvagge grida, la vista di quelle strane armature risvegliavano in noi pensieri tristi e melanconièi. Come gli stessi guerrieri ci avevano detto sfilando· accanto a noi ·in pazz��o corsa, essi andavano alla guerra contro gli Iriaini, i famosi ribelli che avevano fin'all01;a vittoriosamente difeso il loro paese contro la dominazione inglese.. Ora i fratelli andavano a combattere i fratelli, a ciò costretti dai dominatori forti dei loro fucili e delle loro . mitragliatrici. n teatro della guerra era distante appena due ore di marcia dalla strada che noi ora per· correvamo. Quando quell'orda, yome visione di sangue,
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