Missioni Consolata - Ottobre 1904

• 164 J.!l C2of1solata sumate anche forti. quantità in cammino, per evitare il pericolo d'ingerire acque impure. Il mistero è presto spiegato : il fondo dell'antico caffè è sempre là nelle marmitte, ed il cuoco em.erito vi aggiunge acqua pura e poi nuovamente acqua in quantità proporzionata alle richieste dei suoi clienti, i quali oramai non sono di gusto difficile. Ripigliamo il cammino sempre in discesa. Le suore cantano lodi che non solo l'eco ripete fedelmente, ma anche i portatori vicini tentano ripetere a loro modo, finchè un'occupazione per essi più importante viene ad l interromperli : il ricevimento, cioè, di gruppi di parenti venuti ad incentrarli, portando lo�:o viveri : canne da zucchero, pastoni di miglio e fagiuoli, patate dolci. Naturalmente tutta la carovana partecipa al festino, noi .compresi; chè qualcuno ci offre del pastone, a cui il nostro stomaco si ribella, altri canna da zucchero che accettiamo invece con riconoscenza e che ci conforta nel cammino. Non sono molti anni dacchè nelle nazioni civili si è scoperto che lo zucchero è un eccellente alimento di ricambio, e somministrato ai soldati nelle marcia aumenta notevolmente la loro resistenza alle fatiche; qui nel Kikùyu la è cosa vecchia: i portatori e chi deve_ lavorare . molto masticano gran �uantità di zucchero, perchè dicono fa .divenir forti. L'incontro di portatori di viveri è buo1;1 .-11 egno: la via si avvicina al' suo termine, e -quest'idea agisce favorevolmente anche su -di noi. Le suore che, •. nonostante la, buona volontà, incominciano a sentirsi stanche, ri­ . pigliano lena e tentano di accelerare. il passo nella speranza di giungere la sera stessa a _Niere. Le lasciamo pietosamente nella loro illusione. Ad ogni ora ci arrestiamo qualche -minuto sulle. zolle ·erbose nell'ininterrotta -pen?mbra della foresta d:i bambù, che non -.finisce mai, che non si apre a !asciarci go- .dere il panorama del Kikùyu sottostante, fitta, fitta, coi suoi milioni e milioni di ba�. stoni geometricamente diritti (vedi incisiQne a pag •. 163). Ed in quei momenti di riposo la famosa marmitta del non meno famoso caffè continua a girare fra gli assetati viaggiatori, senza pur dare ai nervi! Arriviamo al luogo fissato per l'accampamento, senza che i bambù siano finiti, nè la via accenni a finire. Allora qualche-suora assicura che non tornerà più indietro; che quella strada è la prima e l'ultima volta che la fa: precisamente quanto tutti van ripetendo sul bastimento fra le nausee del mal di mare. Ma non per nulla quelle si dicono promesse da marinaio! Fortunatamente D. Gays non le lascia perdere di coraggio, ed avendole dopo cena assicurate che all'indomani avremmo pranzato alla Missione, nessuna più sentiva la stanchezza nè ricordava le lunghe ore passate per la via malagevole. Furono intonate le litanie per chiudere bene la giornata di sabato, ed al nostro canto facevano accompagnamento le strane grida di uccellacci e di altri animali notturni, e le forse altrettante selvaggia voci degli Akikùyu che, scossi dalla nostra . musica, ripigliarono la loro con intensità ben mag.giore delle altre sere. La foresta di bambù si dirada - I cacciatori wandorobbo - L'elefante ucciso col veleno - Banchettipantagruelici -S'avvicina la meta - In pieno sole - Com:� beUo il Kikùyu! - La Missione di Niere - Splendide accoglienze all'uso africano - Un goma in onore delle suore - Alcuni giorni d� so$ta. Domenica 511 febbraio. Prima del levar del sole eravamo in cammino. Per l'ultimJI. volta. avevamo celebr�to modestamente, le not:Jtre funzioni mattutine . nell'ancor più modesta cappella improvvisata; per l'ultima volta la grl!.n tenda che ci ser­ _ viva , da refettorio çi aveva accolti tutti riuniti. Ciò era stato notato quasi con riD,• crescimento, mentre s_edevamo, al solito, su casse e valigie e sui pochi pliants, coi' tOndi arcadicamente posati sulle ginocchia. An!JQJ;:a per quella volt��r1 nel venir servite di cibo-

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