Missioni Consolata - Ottobre 1904

Anno VI - N. 10 Ottobre 1904: PERIODICO o RELIGIOSO o MENSILE ESCE AL PRINCIPIO DEL MESE DIREZIONE PRESSO LA SAGRESTIA DEL SANTUARIO DELLA CONSOLA'l'A IN 'l'ORINO

... ., .. un e n .. , .. n e 'W••• .,.. Offerte per l'ampliamento del Santuario Strambino. Panetti Luigia, 2 - Pignocca Te· Milano. Aimetti Penelope, 1 - Favria Dematteia resa, 2 - Belnaeco·. Monasterolo Marietta, 2 - Maria, 5 - Cat�aneo Mugberita, l - L:anzo: Ber· Grugllaaoo. Fra t el Clemente delle Scuole Cristiane, 2 gamino Maria, p. g. r , l - Riva. Famiglia Mot· - Volpiano. Boocbis Teresa, 5 -Gabbiano. Grillo tura, 2 -Racco11lgl. Cavatorta Domenica, 2-Oa· Antltnietta, 2 -Lusernetta. Bonetto Maddalena, 2 stlgllone. Ser.ra Tere•a, 2,to - Cavour. Pomba _.. -Braesaaco. D. C., 5-Piobesi. Schierano Luigia, Elioabetta, B - P l a naz .. a . Ansaldi Luigia, 2,50 - ,.g. r., 2 - •ona. Rubiano Antonio, 9-Karslno. Oalro, G. G., p. g, r., 6 - Pont. A. B., 4-Saluzz�t. Giuseppina Grossi, 6 - l" l r a n .. a. Rosa Parocchl, Gabriele Bernardino, 6. p. g. r. 1 10 - Chiavari. Suora V egna, Direttrice Oornl.llano. Fanny Dnfour, per l'ottenuta guaScuole, B - Perelra. Giaccone Bartoltmeo, 6 - rigione della bimba da gravissima dif;erite, 100 - Ounao. Brochiero Elisa, UDII. catena d'argento per Occhieppo. Coniugi Cappncino, riconoscenti per una la guarigione della mamma - Collegno. Barale grande consolazione ricevuta,.60 - C'aaella. Scala Roaalia, p, g. r., 6 - Fontanetta Maria Boschetti, 6 Giuseppe, ·5 - Vercelli. Malvina Stangolini, 8 - - Racconigi. Man�o Cecilia, un anello d'oro-Lanzo. •aDe Mò Gi.ovan Battista, l -Canale, Catterina Peradotto Costanza, 5 -Roma. March. Pallavicini, 6 Aivaldi, maestra, 10 - Poirino. N. N., p. l· r., un - Volvera. Grosto Clara, p. g. r., 10 - Lombar· paio orecchini - Casalborgone, Rrggero Giodol'a. C. A., l - Ohamols. Clusaz D. Maurizio, 2- vanni, l - Alteaaano Audibusio Francesco, 2 - Barge, Carie Vittoria, 4,90 - Baltt, asco. Carolina Ose<;�na. De-Laurenti Michele, l - Pertua�o. ValTossi, 2 - Pinarolo. Colomblni �aria, 2 - C9n· !ero Dina, l VIgone. B>naudo M&rta, l -Parma, dlolo. Petronetti Virginia, 10- Naw-York. Sezzano Annetta Caprioli, 6 - Savigliano. Pensa AutoGabriella, 10- Lelny. Bianco Francesca,�- Riva. nietta, 2- CarlgDano. N. N., 6-s. Teraaa. Bar· Allora Benedetta, 2,f>O - Allora D. Pietro e filmi- tolomeo Nattino, 2,60 - Teresa Cortese, 7, 60-Maria glia, 2,60 - Carmagnola, Benso Pietro, 2 - Ve- Rebai, 6,60 - Oviglio: Francesca Nattino, 2.60 - neria. Lucia Salato, l-Corio, Fornelli Marianna, 2 Ottiglio. Robb" D. Pietro, l - Tol'nlon. Dupont - Racconigi. S. D., per ottener dalla Consolata la D. Giuseppe, 6 - Ivrea, A. A., p. g. r. , l - Rovegrazia della guarigione, l W - Leaaona. Suore e reto Moraro Carlotta, 4,20-Savona. Allocco Giobimbi dell'Asilo infantile, 4 - ••IDOlo. Calli eri vanna, p. g. r., 10 - Mol'tola. Luisetta Lorenzi, 6Domenica, maestra, 10 - Alba. Ernestina Borgna, 2 VInadio. N. N., inv. guarigione, l-VI o� fol'te, Turco - Brione. Ferraris D. Giovan Maria, 2 - Biella. Maddalena, p. g. r., B - Riveli. N. N., 2 -Tol'azza. Patrito Giuseppina, 2 - CumlaDa. Gais Teresa, 1- Marta Maria, l -Santa Fè. Balbiano Giovanni, 10 Plebea!, Molino Luigia, 2,60 - l:uortnè. Angiolina -Regina Dematteis, 6 50-Moncalvo. Ernesta MaRossi, p. g. r. , 6 - Fontanetto. Fracasao Carlo, nacorda, p. g. r., 4 - Santa Fè, Giovanni Andrea p. g. r., 2 - Poat. Giacoletto Giuaeppe, B - San- Martini, lO - Coniugi Grella, 6,60 - Balangione tana. Bellè Cesarina, 6 - A ati, Giovanelli Flavia, B. Antonia, 6, 75-Rossi D. Giorgi J1 lO-Fa l'm o. Silvia Ginevra. Comoglio Giuseppina, 2160 - MoDoa- De Minicis, 2 -Canadà De-Maria Andrea, p. g. r., 10 l la>l . C.... !rene Galeani d' Agliano, 6 - Agliè. Ta- - litropplana, Barbone glia Teresa, p. g. r., 2 - rella Giacinta, 2 - Ohluaa. Peirone Luigia, 2 - Demedossela. Campana Angiolina, 2 - Cumiana, Rivalta. Carignano Lorenzo, p. g. r., 10 - Cavour. llattalia Firmino, inv. gr., li - Favria. Costantino Cappello Pietro, p g. r., 2-CIPiè, Fornero Gaspare, 2 Antonio, inv. gr. , 6 - Buttigliera. Pecetto Maria, · -Caudera Catterina, 2 - MoDtemagno. Rinetti 0,60 - Mango. Giovanola Anna, p. g. r., ir;v. com· dott. Sebastiano, 6 - Sommariva. Oasalls A.nna, ·un pimento di altra, 10. Lombardore. Bordello D; Ginpaio orecchini d'oro - Carama.na. Gallo Giro- seppe, 2 -Sal'tlrana. N, N., 6-Moncalieri. Stoblamo, 6 - Ooazza. Santiano Leonilda, 6 - Alma bia Laura, p. g. r. , 2. · Grattarola, 2 -Bl'lol l . Savarino Giultppe, 1-VII- Terlno. Amina Boggio, 10 - E. B., l - V. E. lafranoa. Lingiardo Simone, l-Savigliano. Teresa (ofi. mens. ), l - Rey !rene, 6 - Giarona Rodolfo, l Bapey, Il - Monchiero, M. G. D., inv. gr., l - - Laura Bolla, nna broChe, inv. gr. - G. G., 2 - Reano. C. S., p. g. r. , B - •l'ulno. Ferraro Ma- D. E., off. mens., l - Famiglia Morone (offerta rianna, 16 - Cafasaa. Michelotti Luigi, p. g. r., 10 · mena.), l -Dente Eraldo, 2 - Reviale Vincenza, - Lanzo. Fontana Maria, 10 - Piobesi Aliberti p. g. r., 1,60 -Lanza Felice (off. mens.). l - Rota Agostina. p. g. r., 6 - MaglleDo. Banastro Maria, 5 Novaretti, 6 -G. B. , p. g. r., 12,60 -Parino An· - G"utlleaoo Picco !rene, un paio orecchini e due netta, l - Lanza Lina, l -A. M., p. g. r., 10-Avaanelli - Venel'la. Ro11i Tereaa, 6 - Strambino. taneo Adelaide (off. mena. ), l - V. M.; una spilla Giacolone Oatterina, l -Alba. Giuseppina Agliano, 5 d'oro - Nuccia Oxilia, 5 - March. Luisa Incisa di -Catterina Perno, p. g. r., o,eo - Carignano. Ori- Camerana, una parure in oro con pietre preziose - glia Giuaeppa, l - BPa. Bonardi Giovanni, 2 - Go11gio Giuseppina, r. - Scuzola Elisa, 2 - Salice Ciriè. Perino Oatterina, inv. gr., 0,60 - Milano. Coatanza, l - Barale Annetta, p. g. ,.,, il - Lubatti .Antoaio Cattaneo e fratelli, p. g. r., 11 - Racconigi, Maria, 8 - Carolina Nerchiali (off. mens.) , 1 - Creoe Tere1a, 10-Govone. Cantamesaa cav. Orazio, 2 Ernuta Lucchesi, in v. gr., 6 - P. Paolo Bonaven- - GesalDo. Teresina Chiesa, 0,60 • Bussallne. A. L., l tura Cairano, curato, 10 - Mosso Giuaeppe, l - -Santa Fè, Miretti Maria, p, g. "·• 7 - Panca· Carlo Caaavecchia(off. mens.), 1,60- Giordano Rosa, l Ilari . Cravero D. Lorenzo, 4 - Corio. Enrici Fran· - Raimondo Marianna, una catenella d'oro -Gallo cesca, 1 -Maasa Amalia, 1 - Cuergnè. Carlotta Maria, 2 -Francesca Besson, per promessa fatta, 6 Signorelli, 2 -T. T. N., 1 - Cavallerleone. Fran- - Bertolino Metilde (Gff. mena. ) , l - Chiaudano cesca Bonino, p. g. r., 2-Cal'matDela. N. A., p. g. r., 10 Elena, l - Famiglia Bertino (off. mena.), 1-Luigi -Coraglia Anna, 2 - Borgo d'Aie, Caretto Ida, l T"'(lione, l - Busca Felicita, 2 - C. M., ricono- - S. Grlaante. Maria Gallea, maestra, p. g. r., 6- scente, 6 - Pavia Emma, p. l· r., 1 - Catterina So- l .;; JUte urns unnu -= e •• ,, ••• un •"''*'' ..,. sa u-

Ottobre 1904 . ç�����cf""'Fl> DIREZIONE kJ( SO.M:�ARIO La Consolata ed il primo Congresso delle Associazioni gkPREsso LA vanili cattoliche - Gli studenti ed i missionari della Con- t aolata -Relazione della carovana da Naivasha a Niere e SAGRESTIA DELLA CONSOLATA Kekondi <seguito del diario del teol. Filippo Perlo) -Offerte per le Missioni della Consolata in Af1lca - Riconoscenza - · J Oggetti offerti in ln��:lio, agosto e. settembre - Indulgenze a chi visita il santuar-io nel mese di ottobre - Orario delle TORINO Sacre Funzioni pel mese di ottobre, ( Offerte per l'ampliamento d6l Santl4ario. � � a;>' o LA CONSOLATA ed il Primo Congresso delle Associazioni giovanili. cattoliche ======·==== ��====·==�== Fra gli omaggi ·che fioriscono a degna chiusura dei festeggiamenti per l'ottavo centenario, merita speciale nota ed encomio quello reso a Maria SS. Consolatrice dal primo congresso delle associazioni giovanili cattoliche. Esso si tenne nella città nostra dal 4 all'8 settembre, giorni di gloriose memorie per Torino e per il Piemonte, colla ' benedizione del Papa, di Em.mi Cardinali, di Ecc.mi Arcivescovi e Vescovi, sotto l'onoraria presid�nza di S.· E. il nostro Cardinale Richelmy e l'effettiva di illustri campioni dell'azione cattolica in Italia. I figli di S. Giov. Battista Lassalle, così benemeriti dell'educazione giovanile e della divozione l alla Consolata, ospitarono nel magnifico e ridente loro collegio di S. Giuseppe il congresso, al quale, seguendo il miscere utile dulc i degli educatori cattolici da S. Filippo Neri a D. Bosco, erano state invitate non solo le associazioni aventi diretto scopo religioso, ma anche le sportive e ricreative in genere. Spettacolo suscitatore di care speranze fu per la saggia cittadinanza torinese il vedere sfilare per le vie della città le balde squadre dei giovani congressisti, diretti al nostro santuario per le funzìoni di apertura e di chiusura del congresso. Ammirate specialmente la schiera dei valenti ciclisti e le numerose società ginniche nei loro eleganti costumi, che col pubblico omaggio alla Madonna andavano allenandosi - come con frasi scultorie loro consigliò l'Em.mo Car-

dinale Richelmy - alla spirituale ginnastica �he brava il rispetto umano e vince ogni morale debolezza, causa di peccato. Nella funzione inaugurale, il mattino del 4 settembre, il zelantissimo vescovo missionario salesiano Mons. Costamagna, dopo la messa, benediceva il vessillo della nuova società sportiva Exc elsior sorta fiorente in Torino, ai cui membri diresse un appropriato, breve discorso, impartendo quind�, previo il canto del Veni Orea.tor, la trina benedizione. A rendere più impo:tante la funzione, allietata dalla Scuola musim;.le del collegio S. Giuseppe, assistevano. con bandiera le : rappresentanze del Coraggio Cattolico e di altre società . torinesi. Più belle e caratteristiche furono ·le funzioni di chiusura. La festa. della Natiyità di Maria SS., di buon mattino, i giovani congressisti si assiepavano numerosi attorno allo storico altare della Consolata, per assistervi alla messa celebrata dal nostro vene· rato Card. Arcivescovo ed accostarsi numerosissimi alla s. comunione: intanto la scuola dei Fratelli eseguiva il soave mottetto: Panis angelicus. Dopo la messa l'Em.ffio rivolgeva ai giovani un nobile discorso, su scitando virili propositi colla più dolce commozione. Alle 10 usciva dalla Metropolitana la generale processi9ne votiva diretta al santuario. Una fanfara alla testata pareva l'eco lontana della gloria della prima processione della Natività dopo la vittoria di Torino del 1707, quando Vittorio Amedeo II circondato· dalla sila famiglia, dalla corte e dalle autorità civili e militari muoveva in pompa regale a rinnovare il tributo di grazie alla Vergine liberatrice, seguito dall'immensa onda di tutto un popolo. Ora -spettacolo nuovo! - dietro la fanfara stavano 40 ciclisti, quindi dalle belle file dei ginnasti nelle loro divise, procedenti a colonna serrata: prima l 'Excelsior col vessillo recentemente benedetto ai piedi di Maria SS., poi ben 32 altre associazioni, schiere elette di giovani cattolici, in cui l'onore del posto in tale storico corteo ben deve aver rinforzato il proposito di combattere la buona battaglia in pro della Chiesa e della patria. La processione, più del solito allungata di istituti giovanili torinesi, si svolse, come sempre, maestosa e divotissima: una commozione ;nuova destava il simulacro de_lla Consolata rinnovando le recenti, dolcissime memoriedel trionfo dell'incoronazione. Nel pomeriggio, retrocessa dalla Metropolitaua al santuario l'argentèa statua della Madonna, nel tempio splendente d'oro, ardente di mille mistiche fiammelle, S. E. il Cardinale Arcivescovo conchiudeva un suo tenero discorso, infervorando i suoi figli a crescere sempre più nella vera divozione a Maria SS: Consolatrice, quando, quasi risposta al paterno appello, si sentono sulla piazzetta del santuario gli squilli della fanfara. Sono i giovani càttolici che vengono a chiudere il loro congresso là dove l'hanno incominciato: ai piedi della Vergine delle consolazioni e delle vittorie. La ressa di popolo fra le pareti benedette ed il numero delle balde schiere loro impedisce di entrare nel tempio: in devoto e marziale contegno esse attendono la benedizione del SS. che, col.sacro ostensorio, viene loro ad impartire dalla porta maggiore l'Em.mo Card. Richelmy, radioso di gioia paterna tra la sua gioventù e la sua Consolata. Riuscì poi di magnifico, indicibilmente simpatico effetto la fiaccolata cne, quasi fina�e inno di giulivo ringraziamento, le società sportive vollero pubblicamente levare a Maria. Vi presero parte i ciclisti di Monza colle macchine fantasticamente illuminate ed altre 30 società: il co�teo formatosi sulla piazzetta del santuario, percorse, tra continui applausi dei cittadini, le vie Consolata, Garibaldi, Roma, Cavour e S. Francesco di Paola per rientrare al Collegio S. Giuseppe dove, tra i numeri di una riuscitissima accademia musico letteraria a chiusura delle sedute, ebbe luogo l'asaegnazione delle onorificenze ai vincitori delle diverse gare indette fra i cong-ressisti. Nell'occasione del congresso si pubòìicò un Numero unico dal titolo Ex ultemu s, ben appropriata divisa di un pio e giocondo convegno giovanile, ma altresì parola augurale

)li eo.,solata 159 Q��.-.-�ccsem&•=-=zn.- - � � ����--�mK.-��Gm���� ;..-��--����•oc esprimente: le liete speranze sorte nel cuore delle madri cattoliche e di quanti amano la gioventù, al vedere i membri e le iniziative del congresso stesso posti sotto la spe· ciale pretezion.e di Maria SS. Checcbè il mondo con affettata ignoranza vada dicendo, la divozione alla Madre di Dio fu sempre 1 di Savoia, nonchè delle foll� anonime di cittadini e soldati che dall'altare di Maria i Consolatrice. partirono per .emulare, senza gloria mondana, l'eroismo di ·Pietro Micca e di Paolo· Sacchi, per dar prova d'ogni più eminente virtù sociale. Ex ul temus l Tutto fa sperare che un nuovo poderoso impulso sia stato dato alla divozione a Maria Santissima, e che anche in essa vorranno raggiungere l' Ex celsior i giovani torinesi, i quali già coll' affluenza al santuario, specialmente nell'apertura dell' anno scolastico e nei periodi degli esami, ben mostrano di comprendere tutta la forza ausiliatrice di Colei che fu costituita Sedes Sap ien tiae, salutata luce intelletual piena di amore. Gruppo della Societit Ginnastica Excelsior Fra le balde schiere che venla divozione dei forti del pensiero e dell'a· zione. La letteratura sacra e profana, i campi immensi della scienza e del valore sono h\ a_ farne secolare testimonianza. Il santuario della Consolata e la basilica della Natività a Superga sono due gloriose pagine d'una stessa storia; due trofei della stessa vittoria; due poemi che cantano la potenza _della divozione a Maria. Sommamente plausibile dunque fu l'idea di - rinnovare, con l'opportuna scelta di sede, di data e di templi, alla memoria dei giovani congressisti gli esempi di Emanuele Filiberto e di S. Carlo Borromeo, di Carlo Emanuele il grande e di S. Francesco di Sales, del B. Sebastiano Valfrè, di Vittorio Amedeo .II e d'Eugenio i gono ad implorarla, sono in prima fila i collegiali di S. Giuseppe, preceduti dall'esempio dei nobili figli del Lassalle i quali con assiduità edificante, a buonissima ora del mat- ! tino, sogliano portarsi ai piedi di Maria Consolatrice per ascoltarvi la messa e divotamente comunicarsi. Ben sappiamo poi che i valenti ciclisti, i brillanti ginnasti, i membri tutti delle associazioni qui convenuti dalla i Lombardia, dalla Liguria e da tutte le regioni italiane fino alla generosa Sicilia, già sono esemplari cavalieri della Madonna. Il congresso di Torino, incominciato e chiuso l sotto gli auspici della Consolata, nell'anno augurale dell'ottavo centenario e dell'Immacolata, meglio ancora affratelli individui

160 W eoflSO{ata ••K ed associazio�i nel sublime e verace culto alla Madre di Dio. E se fata trahunt, sotto l'azione della Provvidenza ragionevoli e sante sono le speranze che le ·iniziative prese nél primo congresso giovanile contengano semi atti a moltiplicarsi in frutti abbo.J;ldanti di onestà, di decoro e di vero onore per la religione e per la società. Gli sbudenM ed ·i, missionari della CONSOLA T A Quella cristiana pietà· che è utile a tutto, va da tempo intessendo le misteriose ed auree fila di una crescente simpatia tra due giovinezze: quella che nelle scuole secondarie e nelle università s'affatica ad aprirsi cogli studi professionali una carriera nel mondo, e quella che, all'ombra della croce, con altri studi si prepara a conquistare una remota porzione del mondo alla religione di Gesù Cristo ed alla civiltà del suo vangelo. Chi in una serena giornata di giugno o di ottobre si recasse a passeggiare sugli ameni e splendidi viali del nostro corso Duca di Genova, potrebbe spesso vedere studenti di liceo o di università, sguisciare alcuni un po' peritanti, entrare altri francamente :qella linda chiesetta dell'Istituto della Consolata per le missioni estere e quivi, ritti in un angolo o piamente inginocchiati, sollevare supplichevole lo sguardo alla imagine benedetta di Maria Consolatrice che sta sull'altare, dicendole in brevi parole un affanno ; chiedendole una speranza, un aiuto per il prossimo incombente esame. Dal luogo che riverbera nella sua serenità la bontà della Vergine essi escono col cuore sollevato, colla mente più pronta ed alacre al suo ufficio, con una volontà più tenace alla lotta • Q ·� o contro le difficoltà, e fatta perciò più pode- . roso strumento di lavoro e di finale vittoria. Gli stessi studenti, da persone educate, spesso tornano a fare alla Madonna la loro visita di ringraziamento dopo l'esame. Altri giovani o trattenuti da una certa pusillanimità di umani rispetti, o lontani da Torino, o comunque impediti di venire in persona nella chiesetta delle missioni, chiedono con lettera le preghiere dei missionari per la buona riuscita dei loro studi, per ottenere la promozione negli esami. Talora, invece dello studente, è la pia mamma di lui che scrive, si raccomanda o ringrazia. I nostri buoni lettori ricordano forse il tipico-aneddoto da noi narrato nel numero di febbraio 1903, sotto il titolo: Il rosario dei missionari per gli studen�i. Una nobile signora dell'Italia centrale aveva. un figliuolo che, malgrado l'ingegno suo e le molte cure dei genitori, studiava poco e così male dà. non· riportare se non voti scadenti ai bimestri e bocc iatu1·e agli esami. La. povera madre, la quale dal Pe . riodico aveva appreso a conoscere il nostro Istituto per le· missioni estere, un bel dì si sente ispirata a chiedere ; che i missionari recitino il rosario per il figliuol suo, promettendo l'offerta bimensile di L. 10 per l'opera delle nostre missioni d'Africa, oltre un'altra eguale offerta al santuario della Consolata. Le pare che la preghiera di giovani pronti al più sublime sacrificio di se' stessi, pieni di santa energia per lo studio e per il do·qere, debba aver una speciale influenza per ottenere d · alla Vergine SS. che colui che essi Le racco- · mandano diventi in qualche modo simile a loro. Ed ecco che poco tempo dopo la nobil donna manda il suo primo bimestre di L. 20. I voti di suo figlio già si sono alzati. Lo rialzo benedetto continua nei bim,estri se· guanti, col risultato di una promozione senza esame su tutte le materie in fin d'anno. E la condotta morale del giovinetto, che lasciava molto a desiderare, è migliorata rapidamente colla stessa progressione dei voti: i genitori, la mamma in ispecie, ne sono incantati.. Tra-

Ut eot'}SO{ata 161 scriviamo qui una delle ultime cartoline scritteci dall'ottima signora: , « Rev. sig. canonico - EcCÒle il solito bimestre. Ho bisogno che ancora per qualche anno V. S., il sig. Rettore ed i missionari preghino per un altro mio figlio, acciò riesca in un'impresa da cui dipende il suo avvenire. Pe:.-carità, preghino per questo mio figliuolo maggiore, come già fecero per il minore, il quale mi fu da Maria SS. ridonato, per vero suo miracolo,· convertito nella condotta e bravo negli studi » - Inutile avvertire che la sottolineatura è delJa pia scrivente. Ma se gli studenti hanno grande fiducia nelle preghiere dei nostri missionari ed una naturale simpatia per le loro pers!)ne, anche ques�i sentono una pari attrazione verso gli studenti. Entrando nel santuario non si è punto spezzato nel loro animo quel vincolo di solidarietà, cosi naturale fra giovani che colla coltura si preparano alla vita; anzi quel vincolo s'è rinforzato e santificato in Dio. Perciò i nostri missionari riguardano come un caro ed ovvio dovere quello di pre• gare specialmente per i loro coetanei (spesso anche antichi loro condiscepoli) che lo desiderano, e lo fanno col maggior fervore di cui sono capaci, sia nel tempo che rimangono all'Istituto, sia quando, compiuta la loro preparazione, faticheranno, quali pionieri della vera civiltà, nell'Africa lontana. Oh, voglia la Vergine Consolatrice unire · in una stessa materna protezione missionari e studenti, allargando e raffermando fra essi quell'intesa sempre vera, sebbene ora più ol"a. meno palese; quell'intima spirituale unione, che può essere di tanto vantaggio alla. nostra. cara. gioventù studiosa. e, fra tante cause di giusti e terribili timori, consolare il cuore dei genitori, i quali non domandano ai loro grandi sacrifici altro compenso che la. buona. riuscita dei loro figliuoli. Relazione sulla carovana da Naivasha a Niere e Kekondi Séguito det diario del Teol. Filippo Perlo (Vedere la · carta geografica in copertina) A zero gradii -Tl Kinangòp ed il Kenia - � Zona pericolosa - Veramente sotto la guardia di Dio - Il Gura - L'altipiano ed i fiumi del Kikùyu - La gran foresta di bambù - · Ecco il Kikùyu l - Fausto incontro - Lo zucchero come alimento di ricambio - Promesse da marinaro - Le litanie nella foresta. Sabato, 20 febbraio 1904. Il lavoro d'oggi, consistendo nel discendere d'altrettanto di quanto ieri eravamo saliti; non richiedeva molta fatica, perciò la sveglia fu suonata soltanto alle 6, al levar del sole. La notte era stata freddissima, e quantunque i fuochi m�lla. avessl)ro smesso della loro intensità nemmeno per un istante, i portatori assicuravano di non aver mai sofferto tanto freddo in vita. loro. I boys ed i catechisti, che usavano dormire sparsi per le nostre tende, nella notte furono costretti ad uscirne per ·riscaldarsi ai fuochi, e noi stessi, vestiti e difesi da quanto poteva fare u:ffizio di coperta, ci sentivamo come assiderati. Alle 6 nell'interno della mia tenda il termometro segnava. ancora zero gradi. Però, coll'alzarsi del sole anche la temperatura si elevò subito. Le solite funzioni del mattino furono celebrate convertendo la gran tenda in cappella; gli aspiranti catechisti che non pote-

162 J11 eoflSO{ata vano restare: nell'interno, vi assistevano per gli spiragli della tenda stessa, recitando il rosario e ripetendo frequentemente dei gran segni di croce;•. Stamane l'avviamento della carovana non presentò difficoltà: ornai i portatori incominéiavano a conoscerci ! . Il Kinangòp si presentava ancor più bello di ieri sera, neppure offuscato dalle candide nevi e dalleiriaccessibili guglie del Kenia, "che non tardò a mostrarcisi anch'esso. Il paesaggio svizzero che attraversavamo continuava a splendere di" magnificenza e grandiosità, e se non fosse stato di certe orme. e· di conosciuti detriti che incominciavano a ricomparire, avremmo potuto godere con piena tranquillità d'animo la pura.'pòesia di quel mattino. Ma rientravamo in una zona pericolosa, e quantunque completamente riponessimo nella custodia speciale della Consolata la fiducia della nostra sicurezza personale e· sopratutto di quella delle suore, non dovevamo trascurare di prendere tutte quelle precauzioni che l'umana prudenza suggerisce. Le suore furono nuovamente racchiuse in mezza ai n?,stx-i fucili, senza pu�to avvertirle del pericolo; ma è certo che se ci · fosssimo · incontrati in un gruppo d'elefanti quando ci trovavamo impigliati in quei tunne zS di verdura, non so come ce la saremmo cavàta. Le suore però, o ignare o con una idea mòlto confusa di poter fare .�n cattiv;o :incontro, procedevano liete, pregando, cantando, vera· mente sotto la guardia di Dio « È ben ·custodito colui che la tua mano custodisce ». Poichè è meraviglioso come in quel mattino non abbiamo incontrato alcun elefante o rinoceronte, se ad ogni passo c'imbattevamo nelle loro orme fresche, anzi camminavamo su di esse, e se, essendomi scostato alquanto per esplorare un sentiero più breve, attraversai una grande estensione di terreno com· · pletamente ricoperta dei loro escrementi tutt'affatto recenti. Queste riflessioni ·le facevamo tra noi a voce bassa, mentre il nostro sguardo ed i lincei occhi dei nostri indigeni andavano scrutando ogni cespuglio tutt'in· torno per l'orizzonte. I ruscelletti montani si succedevano gli uni agli altri, ricchi di graziose cascatelle, ma sopratutto forniti· d� acqua eccellente. Verso ·le' 10 attraversammo il Gùra, qui piccolino, ma· che troveremo assai grande quando lo ripasseremo a Kekòndi, ultima meta della nostra carovana. Siani.o al termine dell'altipiano : .. abbiamo impiegato più di due ore ad attraversarlo; ·Questa sua estensione ci. spiega· il fatto del perenne deflusso dei !fiumi de'l Kikùyu. Come si spiegherebbe altrimenti che un'ottantina tra fiumi e ruscelli· scorrano per tutto· l'anno da una catena· 6l.i montàgne prive di· nevi perpetue? Si capisce come i giganti africani:. il Kilimangiarò, il Kenia, il Ruwenzori, sempre ammantati di bianco cappuccio, provvedano perennemente, colla fusione dei loro ghiacci, all'alimento dei fiumi che da essi originanò. Invece la catena dei monti del Kikùyu,· elevandosi quasi senza transizioni sulla piana ukamhese, nè raggiungendo le poderose altezze dei colossi che le . fanno corona, anzichè .. di ·ghiacciai, è am· mantata di perenne verzura, e se non fosse . di questi. gJ;andi altipiani ç.l;l,e !l-giacono da . immensr serbatoi,' nella stagione "asciutta il Kikùyu diverrebbe arido e desolato al pari di certe regioni vicine di uguale configurazione geog�afica, quali il Donjo Sabuk, il Taveta e varii gruppi di montagne dell'Ukamb�.. Tutti · questi· gruppi terminano in guglie dirupate, e nella stagione delle pioggia queste scendono unicamente a lavare. quelle punte ed ingrossare per poco tempo i torrenti delle valli sottostariti, secchi per· gran parte dell'anno. Qui, invece, i monsoni che arrivano dàll'Oceano Indianò carichi di vapore acqueo, attraversate le aride steppe poste tra il mare ed il Kikùyu, vengono ad imbattersi nelle fredde elevazioni del Kinangòp e dei suoi contrafforti. I vapori allora si condensano e tutti i bacini, le vallette e le foreste degli· estesissimi altipiani si riempiono ed imbe- 1 vono d'acqua, la quale poi· poco a poco s'in· filtrerà ad alimentare le sorgenti .senza fine che fanno del Kikùyu il giardino dell'Africa.

Ut eo,so{ata 163 Una bella prova che cosi si opera il loro rifornimento è offerta . dai fiumi che. hanno origine nei tratti dove l'altipiano è più esteso, , quali il Gura ed il Ciània : il volume delle loro acque si mantiene quasi eguale nelle lunghe pioggie di aprile e negli asciutti mesi della !lecca stagione. più di quanto sia possibile. Finalmente la vice madre, più posit.iva, mette fine a tutto quel chiaccherio dicendo: - Ebbene quello che c'è, andremo a vederlo sul posto. -E la marcia ripiglia più spedita, . anche perchè tutte pensano di essere oramai vicine. Oggi.si pranzò nella penombra della foresta Un. bre�e ��� nella foresta di bambù (Da una fotografia del Teol. Filippo Perlo) Oltre il Gura entriamo nuovamente nei bambù ed iniziamo la discesa che, da 3050, ci porterà a 1700 metri sul livello del mare. Al·primo squarcio della foresta vediamo sotto i nostri piedi, fin dove lo sguardo può arri· vare, quasi l'intero Kikùyu. Tutti s'arrestano a contemplare..... Là è Niere ; là Kekondi ; giù in basso il forte Niere ; a destra la montagna della nostra fattoria. E Moranga,· dov'è? -tosto interroga suor Eugenia, destinata a quella stazione. - E chi fa domande, chi fa da cicerone ; . chi vuoi far vedere � di bambù, senza altrq vedere attorno e sopra � di noi all'infuori di fasci di lunghi bastoni diritti colle loro lanceolate foglioline verdechiaro, che si intersecano fino ad intercettare la luce del giorno. Avendo il cuoco l avuta la mano tr,oppo pesante nei primi giorni della carovana, il nostro caffè in polvere era 1er1 sera comp]etamente finito. Eppure già stamane, ed ancor oggi a pranzo, il cuoco l continua. imperterrito a portarci marmitte ricolme di caffè e latt� - nostra consueta bevanda - malgrado che se ne siano con- •

• 164 J.!l C2of1solata sumate anche forti. quantità in cammino, per evitare il pericolo d'ingerire acque impure. Il mistero è presto spiegato : il fondo dell'antico caffè è sempre là nelle marmitte, ed il cuoco em.erito vi aggiunge acqua pura e poi nuovamente acqua in quantità proporzionata alle richieste dei suoi clienti, i quali oramai non sono di gusto difficile. Ripigliamo il cammino sempre in discesa. Le suore cantano lodi che non solo l'eco ripete fedelmente, ma anche i portatori vicini tentano ripetere a loro modo, finchè un'occupazione per essi più importante viene ad l interromperli : il ricevimento, cioè, di gruppi di parenti venuti ad incentrarli, portando lo�:o viveri : canne da zucchero, pastoni di miglio e fagiuoli, patate dolci. Naturalmente tutta la carovana partecipa al festino, noi .compresi; chè qualcuno ci offre del pastone, a cui il nostro stomaco si ribella, altri canna da zucchero che accettiamo invece con riconoscenza e che ci conforta nel cammino. Non sono molti anni dacchè nelle nazioni civili si è scoperto che lo zucchero è un eccellente alimento di ricambio, e somministrato ai soldati nelle marcia aumenta notevolmente la loro resistenza alle fatiche; qui nel Kikùyu la è cosa vecchia: i portatori e chi deve_ lavorare . molto masticano gran �uantità di zucchero, perchè dicono fa .divenir forti. L'incontro di portatori di viveri è buo1;1 .-11 egno: la via si avvicina al' suo termine, e -quest'idea agisce favorevolmente anche su -di noi. Le suore che, •. nonostante la, buona volontà, incominciano a sentirsi stanche, ri­ . pigliano lena e tentano di accelerare. il passo nella speranza di giungere la sera stessa a _Niere. Le lasciamo pietosamente nella loro illusione. Ad ogni ora ci arrestiamo qualche -minuto sulle. zolle ·erbose nell'ininterrotta -pen?mbra della foresta d:i bambù, che non -.finisce mai, che non si apre a !asciarci go- .dere il panorama del Kikùyu sottostante, fitta, fitta, coi suoi milioni e milioni di ba�. stoni geometricamente diritti (vedi incisiQne a pag •. 163). Ed in quei momenti di riposo la famosa marmitta del non meno famoso caffè continua a girare fra gli assetati viaggiatori, senza pur dare ai nervi! Arriviamo al luogo fissato per l'accampamento, senza che i bambù siano finiti, nè la via accenni a finire. Allora qualche-suora assicura che non tornerà più indietro; che quella strada è la prima e l'ultima volta che la fa: precisamente quanto tutti van ripetendo sul bastimento fra le nausee del mal di mare. Ma non per nulla quelle si dicono promesse da marinaio! Fortunatamente D. Gays non le lascia perdere di coraggio, ed avendole dopo cena assicurate che all'indomani avremmo pranzato alla Missione, nessuna più sentiva la stanchezza nè ricordava le lunghe ore passate per la via malagevole. Furono intonate le litanie per chiudere bene la giornata di sabato, ed al nostro canto facevano accompagnamento le strane grida di uccellacci e di altri animali notturni, e le forse altrettante selvaggia voci degli Akikùyu che, scossi dalla nostra . musica, ripigliarono la loro con intensità ben mag.giore delle altre sere. La foresta di bambù si dirada - I cacciatori wandorobbo - L'elefante ucciso col veleno - Banchettipantagruelici -S'avvicina la meta - In pieno sole - Com:� beUo il Kikùyu! - La Missione di Niere - Splendide accoglienze all'uso africano - Un goma in onore delle suore - Alcuni giorni d� so$ta. Domenica 511 febbraio. Prima del levar del sole eravamo in cammino. Per l'ultimJI. volta. avevamo celebr�to modestamente, le not:Jtre funzioni mattutine . nell'ancor più modesta cappella improvvisata; per l'ultima volta la grl!.n tenda che ci ser­ _ viva , da refettorio çi aveva accolti tutti riuniti. Ciò era stato notato quasi con riD,• crescimento, mentre s_edevamo, al solito, su casse e valigie e sui pochi pliants, coi' tOndi arcadicamente posati sulle ginocchia. An!JQJ;:a per quella volt��r1 nel venir servite di cibo-

W eot'}SO(ata 165 natura! effetto della stanchezza - le suore .avev.ano fatto cerimonie, mentre noi non ne facevamo affatto, tanto più dopo una giornata dì marcia sui .3 mila metri.• Poi a}legramente si era partiti, quàsi spinti dai portatori, come noi impazienti di arrivare. Un �techista con uno scritto ci aveva pre­ -eeduti, a fine di portare la novella alla � issione; mi sopratl!tto per raccomandare .,---- sebbene fo&se cosa superflua-al superiore di essa d.i far b'uona accoglienza agli .affaticati viaggiatori che stavano per· arri­ �are. La regione· dei balJ1bù, che da ieri · _p�rcorrevamo, accennava ora a finire. Pa­ .t:ecchi grandi alberi incominciavano a mo· . i!�rarsi, e le' .stesse piante di bambù erano �ivenute più piccole, meno rigogliose. Da ·due . giorni, all'infuori dei componenti la carovana, non avevamo più -visto persona; fummo perciò sorpresi �ll'incontro dì un gruppo di cacciatori indigeni, diretti all'altipiano da cui noi eravamo discesi. Essi ·erano antichi Wandorobbo, tribù nomade il -cui unico lavoro è' la caccia e solo vitto il prodotto di essa. Però gli attuali cacciatori ,si erano da tem,po naturalizzati akikùyu, e come questi vivevano ora dei frutti della terra che coltivavano, Ma sic�omegli antichi i stinti tornano ogni tanto a far capolino, e ·nei Wandorobbo divenuti agricoltori non -è aJJ.Cor perfetta l'abitudine ai fagiuoli, al �iglio ed alle patate do)ci, essi sentono talora il bisogno di tornà,re alla vita di un ·telJ1po, almeno per, alcuni giorni, quanti ap· pena se ne richiedono per farsi una di quelle -<SCorpacciate. di carne quali solamente sanno fare i neri, e per cui essi soltanto hanno .-lo stomaco adattato. Gli animali da e�si preferiti sono l'elefante ,ed il rinoceronte, sia per la quantità di carne -che danno, sia per i denti e le cor�a che ne possono ricavare, e 'che venderanno in cambio di coperte e perline. Varme di cui :si servono per ucciderli consiste in un lungo bastone di legno indurito al fuoc.o, àd un'e- .stremità del quale è infisso, in modo però -�a potersene separare facilmente, un robusto }PIUl�One in .ferro a rampone, completamente spalmato di 0'/'uro, terribile veleno che essi estraggono dalle radici bollite di una pianta sparsa abbondantemente nelle foreste elevate. I grandi cacciatori di balene hanno qui i loro allievi. Con quest'unico· arnese in mano i cacciatari wandorobbo si appostano, appollaiati su alti alberi prospicienti i sentieri per cui la vittima designata è solita a passare recandosi all'acqùa o. llolla pastura, e di là, senza alcun pericolo, la .colpisconG�, lasciando che· se ne vada col rampope infisso nelle carni. Essi la pedinano da lontano e per poco, poichè la morte non si fa attendere molto. · Il veleno, essendo della natura di quello de' serpenti, può essere 'introdotto impunemente nello stomaco e d'altronde, diffonden- . ,dosi per tutta la massa dell'animale, la carne di questo non presenta alcun pericolo per la commestione. Il banchetto si in:izia sul luogo stesso in cui la preda è caduta, e dura senza interruzione finchè le ossa sono talmente spolpate che soltanto più una iena si degnerebbe di raccoglierle. S'intende che neppure l'incipiente putrefazione della carne è motivo sufficiente a sospender.e il panta gl:"uel�co. pasto. Sia a causa dell'abbondanza della selvaggina, sia per .eccitarsi ad una pronta e proficua . ca.c�ia, questi . cacciatori partono quasi senza cibo. Cosi pure facevano i l\1assai nelle frequenti.guerre di razzia: tutto ·quanto provvedeva loro il comissariato indigeno pèr una guerra che durava lunghi mesi,. consisteva in alcune coppie di buoi, finiti i quali i guerrieri si trovavà.no nel�a necessità di vincere e rifornirsene o morire..... di fame. ·Certo questo sistema deve anch'esso aver potentemente concorso ·a sviluppare nel più alto grado gli spiriti guerrieri, per cui i Massai andavano famosi in tutta l'Africa Orientale. A -poco a poco gli alberi prendono il so• prav·vento : i bambù si riducono a boschetti sempre più radi e miserabili. Piante di forme strane, dai · rami intrecciati con ·liane arram· picantì e che lasciano piovere vaghissime caiUpanule da ogni ramoscello, {ormano su-

Hi6 J1l 8oqso1ata q cz� s� . � o pe11bi archi di trionfo che la mano dell'uomo l di cui l'Africa ha il segreto. E noi lo godiamo non saprebbe costruire. intensamente, quando all'improvviso, con . La freschezza del mattino e la gioia del taglio netto; la foresta finisce e noi usciamo prossimo arrivo ispirano ìl canto : .non·è questo ·t al].'aperto, in pieno sole, senza più ostacoli al il modo con cui tutti i popoli esprimono le nostro sguardo che spazia giù giù sul Leikipia, loro impressioni più vive? Le suore cantano fino al al di là del Kenia. La carovana non lodi sacre;: gli indigeni ripetono le canzoni procede più· sbandata e stanca, come nella Missione · della Madonna della Provvidenza. Casa dei missionari (Da fotogr. del Teol: F. Perlo). della tribù; .gli uccelli uniscono a queste le loro melodie, e tutte le ripe1ie l'eco dei boschi. Così la via vola rapida: si corre nelle discese; si sforza il passò nelle salite, mentre tra gli s quarci della foresta, che va facendosi sempre più rada, appaiono sprazzi di paese kikùyu colle sue interminabili serie di colline, nettamente divise. dalla bruma innalzantesi dal fondo delle valli. Il profumo dei campi coltivati 1Lrrivllo fino a noi, portato dalla brezza mattutina, e si mesce alle odorose essenze della foresta: :Bi direbbe che la natura voglia darci il.benvenuto con uno di <!J.Uei mattini e� steppa Renza confine, come nelle interminabili salite, ma si serra e si sospinge... -Le case .l della Missione già si delineano nettamente; i villaggi kikùyu sono comparsi sui fianchi della via e van facendosi più numerosi col·, nostro avanzaré; al selvaggio della natura son succedute le regolari ed accurate co1tivazioni indigene. Finalmente, poco dopo le 10, tra una folla· di curiosi che ci attende, facciamo il.nostro ingresso trionfale nella Missione. Il teol. Bertagna, con un'impazienza facile · ad · immaginarsi, ci era· ·accorso incontro, .e ci fece gli

llt eoflSO{ata 167 Q ��� clt\ 0 onori di casa splendidamente..... per . quanto l stiamo interamente si stende sotto i nostri è possibile inAfrica, ed in una località distante sg�ardi. Il Kenia, la cate$ ·d'Aberdare e la centinaia di miglia da qualsiasi centro civi- bella, la misteriosa montagna di Niere, gli lizzato, dove pochi mesi fa al posto delle fanno corona. E questa estensione immensa quattro linde casette attuali cresceva una �- - .rappresenta la. mistica vigna in cui questo selvaggia brughiera, pastura degli abbondan- _ piccolo gruppo d'operai evangelici. dovrà latissimi rinoceronti della regione, di cui :uno vorare. Eppure Fattiva suor Agnesina,·ohe fu recentementEi ucciso presso la Missione. ne accetta la çonsegna per le suore, ne vor. ', !•· · Le. suore sotto la verap_da della loro -cas.a nella Missione della- Madonna della Provvidenza (Da una futograflp, del Teol. J!'i�ippo Per�q), . La prima nostra visita fu alla graziosa cappelletta, già modellata sugli oratorii d'Italia, nell'attesa che questa gente ci obblighi a costruire un gran tempio. E quivi da tutti -.siamo in quattordici -è intonato il nostro inno : « .All'are splendenti :. che _l'eco dei boschi kikùyu ha oramai dapertutto ripetuto. _Oh! esce•veramente dal cuore il saluto alla nostra Madre e. Regina : Ave, ave, Maria l Andiamo quindi a prendere posfìesso delle casette, uscendo poi nuovamente in cortile per fare ai nuovi arrivati che qui resteranno la consegna del paese, ·n quale dal colle ove � rebbe più an'cora. Le colline dhe ci circondano da vicino sono seminate di villaggi: centinàia · di capanne si scorgono seminascoste nei boschi, l e nelle brughiere, occhieggiano dalle creste, da dolci od erti pendii. Oh, come i nostri sguàrdi si animan�! Qui è il campo di lavoro l del missionario: davanti a queste migliaia · d'anime, a cui aneliamo di far risplendere la luce della verità, che cosa contano le cinquemila miglia di mare, il deserto, la steppa,. I le erte . montagne, le belve feroci ? Ora ci siamo, ed· è qui .che la nostra vita d'apostoli, si svolgerà, nell'impaziente desiderio di poter

168 J.!l eof1SO{ata presto aggiungere una nuova gemma. alla corona della nostra Regina, una nuova provincia al regno di Gesù Cristo. La folla va sempre crescendo intorno a noi. Avevamo lasciato che questi cari indigeni entrassero liberamente a vederci e salutarci e sopratutto a contemplare le muari (vergini), di cui il teol. Bertagna già aveva . loro parlato e che attendevano con curiosità. Anche un goma (specie di ballo) fu fatto a loro onore da un gruppo di presenti al nostro arrivo, andati poi frettolosamente a fregiarsi degli appropriati ornamenti. Per mezzogiorno anche tutti i portatori erano. giunti: ritirammo i carichi portati ad uso della stazione di Niere ; gli altri per Kekondi (Madonna della Provvidenza) ,messi da parte , proseguiranno domani. Noi e le suore destinate a quella stazione ripose· remo qui alcuni giorni, anche per dare una mano all'avviamento delle cose in questa Missione, ed iniziare, ai piedi della montagna di Niere la fattoria -agricola e pastorizia, da cui col tempo speriamo ottenere pane e carne per tutte le nostre stazioni del Kikùyu. L'ultima tappa che ancora ci rimane a fare sarà! breve, e si svolgerà interamente per· paese kikùyu di densissima popolazione. Anom{llte dei sentieri indigeni � In partenza per ,la guerra - l frateUi contro i frateUi - - Dichiarazioni poco rassicuranti - Densità di popolazione a Kekondi - Gesta dei curiosi - - Il saluto alle vergini - Arte italiana in Africa - Complimenti indiscreti - Ci siamo e, coUa grazia di Dio, lavoreremo! _ _ !)io_yedl" 25 febbraio. La sveglia è alle 4; alle 6 lr2 già siamo in viaggio. Il nostro cammino segue i sentieri indigeni che separano le proprietà - coltivate e riuniscono fra loro i villaggi. Gli indigeni incontrando sul loro tracciato un colle, non si pr.endono la briga di addolcirae la salita con svolte, ma filano dritto; quaLunque sia la ripidezza della salita; al contrario di quanto fanno per i sentieri in pianura, formati da una successione, da una vera linea spezzata di piccole curve. Fortunatamente il sole è velato e la caròvana, attraversando paesi abitati, fa da aè ; perciò il camminare, nonos�nte i sali e scendi, non è molto faticoso. Ad un'ora e mezza dalla Missione, avvicinandoci alle abitazioni di un capo nostro amico, scorgiamo un grande assembramento e molta animazione. Mentre stiamo facendo congetture sul fatto, ecco apparire distintamente sul colle che ci sta davanti parecchie centinaia di guerrieri in pieno assetto di guerra, col capo Òrnato di penne di struzzo ed il corpo tinto a vari colori. Impazienti brandivano lance e scudi, esercitandosi ognuno per proprio conto contro un nemico imma· ginario, come nei minuti che precedono i concerti di violini ciascuno va strimpellando a suo piacere. _Prima che noi giungessimo a metà dei colle su cui i guerrieri si trovavano, colui che pareva il· comandante' in capo, emesso un grido' selvaggiamente selvaggio, parte di corsa, diretto alla nostra volta, trascinando aeco tutti i guerrieri in lunga fila indiana Ò kikùyu, che è lo stesso-: Il grido di guerra, come dall'eco; continuò ad èssere ripetuto _ dagli individui componenti la: colonna, ac<­ compagnato con salti da acrobati. Quanp tunque la scÉma non mancasse di attrazione, il risuonare delle selvagge grida, la vista di quelle strane armature risvegliavano in noi pensieri tristi e melanconièi. Come gli stessi guerrieri ci avevano detto sfilando· accanto a noi ·in pazz��o corsa, essi andavano alla guerra contro gli Iriaini, i famosi ribelli che avevano fin'all01;a vittoriosamente difeso il loro paese contro la dominazione inglese.. Ora i fratelli andavano a combattere i fratelli, a ciò costretti dai dominatori forti dei loro fucili e delle loro . mitragliatrici. n teatro della guerra era distante appena due ore di marcia dalla strada che noi ora per· correvamo. Quando quell'orda, yome visione di sangue,

llt eo.,solata 169 sparve dai nostri occhi, noi eravamo sulla cima del colle e stringevamo le unté mani del giovane capo, ancor minorenne e semplice pretendente al trono lasciato vacante dalla immatura morte di suo padre. Gn nuovo stringimento di cuore ci prese quando, giunti su un altro colle, vedemmo stendersi ai nostri piedi il paese che Jra poche ore sarebbe stato invaso dagli ascari venuti da Nairobi, da' Fort Hall e da Fort Niere, coll'aiuto dei Massai, gli implacabili nemici degli Akikùyu. Chissà se quelle popolazioni indomite, ri,calcitranti finora alla forza armata, non avrebbero ascoltato la parola dolce e disinteressata del missionario, con risparmio di tante vite e di tanti danni? Può darsi che ora siano divenuti necessari gli incendi e le mitragliatrici a domare questi fieri selvaggi, che dell'europeo non hanno avuto altra conoscenza che per mezzo del fucile che l'accompagna; ma prima; a popolazioni vergini da ogni contatto coi c!vilizzati, chissà ?. .... Arriviamo al Gura, il grande affluente del Sagana, verso mezzogiorno, e qui riposiamo alquanto seduti sulla, rampa . d'accesso al famoso ponte, di cui si parlò per tutto il Kikùyu ed alla cui costruzione migliaia d'individui hanno 'lavorato. È vero che in Africa altro è fare le cose ed altro il vederle fatte, tuttavia ci aspettavamo di più che un pilone in muratura e quattro rotaie fer-, roviarie, con su assi di fattura kikùyu e parapetti al naturale l Fortunatàmente per noi, non ebbimo a leggere la dichiarazione che accompagna ogni pbnte già finito della via carrozzabile Nairobi-Fort. Hall, dichiarazione in cui il viaggiatore è, avvertito che il passare su quei ponti è a rischio e pericolo individuale, perchè l'amministrazione dei lavori pubblici non risponde della stabilità di essi. Il vento ha spazzato via le nuvole; il sole del mériggio rende faticose le ultime scalate alle colline che ancora ci separano da Ke� kondi. Ma oramai siamo nel suo territorio; i campi coltivati si succedono ed i villaggi paiono toccarsi fra loro. La densità della poP?lazione qui ha raggiunto un grado tale che non è possibile riscontrare altrovè, al.: l'infuori degli agglomeramenti delle città (1). Come tanta gente possa sostentarsi è ancora un mistero, poichè quantunque in questa eterna primavera le coltivazioni ed i raccolti si succedano ininterrottamente durante il corso dell'intero anno, non è facile immaginare come i campicelli possano produrre nutri· mento per tutti, tanto sono numerosi i villaggi e le capanne, da cui escono o fan capolino fitte fitte le figure nere: vecchi, adulti, sciami di fanciulli. Quale messe per il missionario; quante animé da redimere, da salvare! Non tardiamo ad incontrare C"onoscenze. Sono i primi portatori della nostra carovana che, ritornati alle loro case dopo finito il , lavoro, accorrono ora a salutarci, a presentare ai loro compatrioti coloro che essi sono andati' a prendere a Naivasha! I pochi portatori che abbiamo con noi sono immediatamente sollevati dai loro carichi, e tuttavia l'avanzare va facendosi più lento per la quantità dei saluti a cui bisogna rispondere e delle mani che occorre stringere. Noi siamo ora un, po' dimenticati od almeno non più i primi nel ricevere i complimenti: ·le regine delle feste che ci si fanno sono le muari (le vergini), esse l'oggetto dei comuni discorsi. Da tutti i sentieri che danno sulla nostra via sbuca gente; frammezzo alle verdi foglie di tutte le bananiere appaiono nere faccia:· vecchi, guerrieri, donn·e, fanciulli si adden- (1) Dal resoconto ufficiale· delle tasse esatte dal governo inglese nel 1903 si rileva che nella regione di Kekondi, entrq nn ruggio di nn' ora e· mezza di cammino intorno all& missiolle della Provvidenza, furono più di 20.000 le famiglie ind-igene che pagarono la tassa annuale di una rupia (L. 1,76) per· capanna. Supposta. ogni famiglia di 6 persone (in generale ve ne sono assai più) sarebbero almeno 100.000 abitanti sopra nn'esten· aione di s:ore di cammino: una deDsità di popolazione, come ai vede, di cui non c'è esempio nèlle campagne in Europa. . Da ciò ai capisce nn' altra statistica - che manderemo a Propaganda - quella cioè delle cure dei malati nel 2• trimestre 1904. Esse furono, nella sola missione di Kekondi, in aprile !llU., in maggio �997, in giugno (mese delle pioggia) 1386: totale 6697, di cui 1210 cure a domicilio, le altre nel dispensario della missione. Davvero che è il caso d'esclamare: quanta messe di anime., e· quanto bisogno di operai !

170 J11 <2ortsolata sano-; un lungo seguito, simile alle nostre processioni, ci vien dietro. Nuovi arrivati vogliono stringerei. la mano, mentre curiosi insoddisfatti, ' già passati in coda, tentano venir avanti nuovamente è quando ne sono impediti dai guerrieri, che fungono da guardie civiche con grande serietà, corrono pei campi ai lati della strada e vanno ad appostarsi per la seconda e per la terza volta attendendo il l).ostro giungere; lì appiattati ci osservano, ci discutono, e danno nei sonori scoppi di risa che sono il loro modo abituale di esprimere la grande meraviglia. Gruppi di fanciulli si attaccano alle mani delle suore, le quali avanzano circondate da grap· poli umani ; i piccoli akikuyu intanto · non ristanno dal chiaccherare domandando alle muari il , loro nome, chiedendo come stanno e mille altre cose, senza attendere una risposta, d'altronde impossibile in quel tafferuglio. Siamo, in vero stato d'assedio, e la folla va sempre crescendo. . - Amici, c,he cosa volete? ·- Salutare le vergini - è la sola risposta. Finalmente arriviamo ai piedi dell'ultima collina che dobbiamo prendere d'assalto per giungere alla Missione. Qui incontriamo mio fratello, Don Gabriele, che ci attende e ci annunzia che anche il pranzo ci aspetta da due ore. Incominciamo la salita: i compagni di viaggio dell'ultima ora continuano a seguirei sul colle, fra gli alberi secolari che lo coronano, nel giardino di piante tropicali fra cui sono disseminati i padiglioni della Missione (vedi le 2 illustrazioni a pag. 16C e 167). Infinite faccie nere, curiose e sor· ridenti, appaiono fra i rami della rigogliosa vegetazione ; si addensano intorno alle verande e danno al tutto un aspetto che in Italia è impossibile immaginare. La chiesetta è tutta ornata delle pitture decorative di D. Gabriele e sull'altare campeggia il quadro, ora provvisorio, della Madonna della Provvidenza di Fossano : qnella che alle missioni del Kikùyu ha oramai provveduto il terzo dei sacerdoti. Anche all'esterno, come in una palaz�ina della nuova Torino, i fiorami stilizzati, genere floreale, serpeggiano ad ornare ·i muri; e se la folla che ci circonda ben attesta del missionario, le graziose aiuole, i viali, l'intreccio delle palme alle colossali foglie della musa ensete ci rivelano il dilettante artista. Quando. ci ritiriamo nelle stanze per un po' d'assetto .personale, tutto quel mondo indigeno si accalca alle finestre, e siccome quelle delle suore sono già munite di vetri, è verso di esse che il concorso è piu nume· roso e più· rumoroso. Quante grida di meraviglia provoca l'osservare che il vetro riflette le figure, pur lasciando vedere nell'interno! Naturalmente molti non si contentano di guardare : chi tenta far passare la mano dall'altra 'parte; chi col proprio bastone vuol provare la resistenza dei vetri, sicchè parecchi cadono a questi troppo energici esperimenti. Fra gli indigeni nessun affare è · mai urgente, perciò non han fretta di ritornare alle proprie capanne, e tutti continuano ad assistere ·al nostro pranzo, a spiare ogni nostro movimento, a commentare ogni nostra azione. E quando, alzatici da tavola, li invitiamo gentilmente a partirsene per }asciarci un po' tranquilli, gettiamo parole al vento, perchè se qualcuno parte, altri arrivano e vogliono ad ogni costo guardare e riguardare questi esseri strani che mai non videro, e che pure li affascinano . col loro sguardo dolce e sorridente, mentre noi, a tutta prima, li spaventiamo coi nostri baffi e colla soldatesca andatura. Intanto, grazie a Dio ed all'aiuto della Consolata, il ·nostro viaggio era finito, senza che alcun grave incidente fosse venuto a turbare la nostra ·carovana, nonostante i pericoli di cui era seminata la · via e che, umanamente parlando, non era facile evitare. A giorni le due stazioni di Niere e di Kekondi incomincieranno anch'esse il loro regolare funzionamento: le suore coi missionari si P?rteranno giornalmente a visitare i villaggi, a farsi conoscere, a prepararsi la via all'evangelizzazione, a mandare in paradiso bambini, a perorare la conversione del Kikùyu.

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