68 1.2 eo.,solata tuario della Consolata acquistò un nome illustre non solo fra le chiese della città e della diocesi, ma in tutto il Piemonte; e parve costante la gara fra la benignità di Maria nel largire grazie e benedizioni e la sollecitudine dei Torinesi nel moltiplicare le domande, i ringraziamenti e gli atti di ossequio. In modo straordinario presero ad affluire i fedeli, e tanto crebbero le tavole votive, i cuori dì argento e gli altri segni della devozione e della riconoscenza, che, più. non bastando le pareti del tempio, i medesimi si dovettero accumulare pure nei luoghi vicini alla chiesa, e non fu tampoco possibile serbare accurata memoria di tutte le grazie ottenute. Ne basti qui lo accennare ad aleuni f.1tti di maggior momento. Nelle pestilenze che travagliarono i secoli XIII, XIV, XV, XVI, XVII, fu manifesta la protezione della Consolata ; . poiché in mezzo alla costernazione dell'Italia e dello stesso Piemonte Torino tal fiata fu immune dal niorbo, tal altra solo lievemente ne ebbe a soffrire, e anco quando vide morii·e parecchi de' suoi figli, sempre sempre provò in mille modi la forza del celeste conforto. La guerra più e più volte ebbe per certo ad affliggere le nostre contrade, ma fra gli orrori della stessa non venne meno l'a· iuto di Maria Consolatrice. In modo specialissimo giova qui ricordare la prodigiosa liberazione di Torino dal triste assedio dell'anno 1706. Le truppe francesi e spagnuole, come a tutti è noto, da tre mesi tenevano stretta la nostra città e l'aveano ridotta a tale, che pareva follia lo sperare redenzione. Ma il nostro Beato Sebastiano Valfrè non cessava dall'infondere eoraggio nei soldati e nei cittadini, tutti esortando a ricorrere alla Consolata e a porre in Lei ogni fiducia. E Maria invocata sui colli di Superga dal prode Vittorio Amedeo, a lui ed all'invitto Principe Eugenio ottenne le grazie opportune per isbaragliare il nemico e mutare subitamente in gaudio la piena del lutto. La vittoria, riportata nella vigilia stessa del)a festa della Natività della Vergine, fu intiera, e nella comune esultanza salirono ,unanimi al trono della divina Madre gli inni dell'amore e della gratitudine. \'- � ,,} A egli è sovratutto in questi ul f!' � timi anni che la devozione alla Consolata conquistò siffattamente gli animi dei Torinesi, da divenire come la caratteristica della pietà cittadina. Ho detto in principio di volere fermare q!Ji l'attenzione vostra, o Carissimi Fratelli e Figliuoli. Non vi spiaccia il mio parlare con tutta semplicità e cordiale schiettezza. Un nuovo flagello, quasi a sostituire le antiche pestilenze, nel secolo decimonono più e più volte ebbe a seminare desolazione e strage nelle contrade dell'Europa : il cholera-morbus; ma Torino ogni volta ebbe a sperimentare la protezione di Maria. Fu caro spettacolo nel giorno 3 settembre 1835 lo scorgere i primi magistrati della città accorrere in. forma solenne al nostro· Santuario, inginocchiarsi innanzi all'Altare della Consolata e deporre nelle mani dell' Arcivescovo Mons. Luigi Franzoni il voto della confidenza e · dell'amore. Oh l come bene aveano_ allora i rappresentanti del popolo compre�o il carattere del loro mandato l Era sorta in tutte le menti, . -avea occupato tutti i cuori la persuasione che a liberare Torino dal nuovo morbo Maria Consolatrice null'altro aspettava che la manifestazione del comune affetto.
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