Missioni Consolata - Aprile 1904

' ' ll1 eo.,solata 61 QOp�---=----��C�·�--�� ����=�·mM--��--.0 cappella e quella del pilone chiamato di l N. S. della Consolazione, titolo che sembra una reminiscenza della Consolata di Torino, · che il Palloet credette vedere nell'immagine a cui rivolse la sacrilega apostrofe: Hai vinto. « Checchè ne sia, è certo che la Vergine SS. volle essere anche ad Arnad glorificata quale principale vincitrice della battaglia che il di 7 Settembre 1706, vigili�<. della di Lei Natività, rendeva a Torino la libertà e la pace. Il prodigioso avvenimento poi contribui certamente a rinnovare tra le pie e forti po· polazioni valdostane la venerazione per il nostro antico Santuario, da tanti secoli spirituale baluardo del Piemonte, invogliandole ad averne tra loro una specie di succursale che accenna, come abbiamo detto, a crescere sempre più in importanza, con grande vantaggio dei sofferenti, degli oppressi, dei bisognosi di grazie spirituali e temporali ». QUADRI VOTIVI PORTATI IN FEBBlU.IO N. 35 Grazie receqti riferite alla Sacrestia ==��=- Roma. - Il soldato OzZELLO CANDIDO, dopo il campo dell'estate 1902 tornò ·a Roma, dove era di guarnigione. Ma arrivatovi appena dovette porsi a letto, perchè soprappreso da febbre con intensa cefalgia. Condotto all'ospedale militare, vi giacque tre o quattro giorni, in capo ai quali si manifestò chiara­ 'mente la malattia: era un ileo tifo, il cui rapido e ·violento decorso portò in breve il povero giovane in estremo pericolo di vita. Triste cosa è il morire sul fiore degli anni e sul rigoglio delle forze e delle speranze ; ma infinitamente più · triste è il morire lontano dalla famiglia, senza poter più dare ai nostri cari l'ultimo saluto, e !asciandoli colla spina nel cuore di non aver nulla potuto fare per il morto amatiAsimo..... Questi ed altri simili pensieri confusi, ingigantiti dal.delirio della febbre, fermentavano nel capo del malato quand'egli era capace di seguire un filo di idee..... I parenti intanto ricevevano a Torino un primo telegramma annunziante che il loro Candido era gravemente ammalato; poi un secondo che egli era gravissimo , seguito , questo, da una lettera che dava i particolari della malattia e diceva che - purtroppo - non c'era più speranza di guarigione, salvo un miracolo..... I poveri genitori si sentivano schiantare il cuore dai messaggi recanti dolore su dolore..... Che fare, che fare? Roma era tanto lqntana; il viaggio ed il soggiorno fuori di casa erano spese non indifferenti. . . . . Eppure come decidersi. a non rivedere nemmeno più l'amatissimo, bravo figliuolo? Frattanto corsero al Santuario della Consolata : se soltanto un miracolo poteva salvare il loro Candido, chi se non la Madonna SS., poteva strapparlo a Dio ? Pregarono e piansero ai piedi della taumaturga Effigie, promettendo che, se il loro diletto guariva, avrebbero fatto celebrare una messa al benedetto altare. In-. cominciarono con tutta la famiglia una fervorosa novena d'impetrazione ; se la Madonna voleva, tutto poteva. L'indomani ecco un altro telegramma urgente dell'autorità militare dell'ospedale: - se loro premeva di rivedere ancora il figliuolo s'affrettassero . . . -O Madonna SS. della Consolata, salvatelo, salvatelo !. .... O almeno, al· meno· fatecelo trovar vivo ancora il nostro Candido! La mamma ed un fratello di lui presero il primo treno diretto per Roma ; da casa intanto li accompagnavano nel'viaggio le incessanti preghiere dei rimasti. Arrivano a destinazione ; si fanno condurre difilato all'ospedale militare. Respirano dopo sì lunga e crudele ansietà : Candido è vivo, non solo, ma è sensibilmente migliorato. I dottori sono stupiti del fatto veramente eccezionale e mai non avrebbero detto che quel povero soldato

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