56 1ll eot'}solata alla Porta.. Segusina, il Ravacchi domand� ·alle prime persone in cui s'imbatte dove sia il luogo in cui giace in rovina una cappella di Maria SS. Ma nessuno sa dargli una soddisfacente indicazione; nè hanno miglior risultato le domande che egli va. ripetendo ai rari passanti per le vie della squallida città. Per i disastrosi eventi da noi più sopra narrati, molti torinesi erano periti di peste e nei tumulti delle guerre e delle arrabbiate fazioni cittadine; molti si erano trasferiti lontano dalla città. Tra i pochi rimasti e tra coloro che eransi rifugiati nella vicina Testona era perduta affa�to la memoria della cappella di Arduino, che, come abbiamo notato, fin dal 1070 erasi principiato a trascurare ed a lasciare in abbandono. Vis� che non può avere indicazioni sul sacro edifizio da lui cercato, il Ravacchi chiede la via aila torre, che apparisce verso settentrione a chi giunge a Torino dalla porta Segusina. La strada gli è tosto i�dicata. Da· èiò egli prende occasione a narrare il prodigio di Pozzo di Strada ed a far sapere che presso quella torre, tra le macerie appunto d'una cappella, giace sepolta e negletta un'imagine di Maria SS. stata già altra volta oggetto di tenero culto e da cui Ella aveva dispensato molte grazie: avere egli avuto di ciò rivelazione .dalla ·stessa Madre di Dio, la quale erasi degnata di apparirgli in Brianzone, ingiungendogli di portarsi a Torino e di fare in modo che la cappella fosse riedi' ficata e rimessavi nella dovuta venerazione la sacra Effigie, volendo Ella riaprire in quel luogo la sorgente delle sue misericordie. Nè il buon cieco tacque che in premio della sua obbedienza agli ordini della Vergine SS. egli, secondo la promessa avutane da Lei, doveva davanti alla suddetta Effigie riacquistare la vista. L'arrivo del cieco ed il fausto annunzio di cui si diceva apportatore, si sparsero rapidamente per la città, destando fra i pochi abitatori viva commozione. Accreditavano il racconto del Ravacchi la nobile condizione di lui, che appariva dalla signorile distinzione della persona e degli indumenti; l'aperto sembiante, i modi franchi e piamente soavi e, sopratutto, un sentimento di umiltà profonda che traspariva dal suo discorso allorchè parlava di se stesso, ed il fervore che dall'anima gli si riverberava sul volto, allorchè parlava di Maria SS. e della di Lei bontà e misericordia. (Segue) La Ooqsolata iq li alle d'Aosta l ==== ��==== Il ·credente che perc'orre la splendida e � pittoresca Valle d'Aosta è dolcemente colpito dalla quantità dei Santuari, delle cappellette ' e dei piloni che vi sorgono in onore della Vergine SS. Gli uni si presentano sui margini delle vie più frequentate; altri s'ascon- dono sui fianchi boscosi di seivaggi valloni o s'.elevano sulle creste scoscese delle rocce e fin presso ai ghiacciai del Monte Bianco; altri, all'incontro, sbocciano Òome ces . pi fioriti in mezzo ai fertili piani ed alle ridenti praterie. · Il culto di Maria SS. ha nell'insigne diocesi' d'Aosta una storia commovente, quanto gloriosa ed antica. Essa incomincia al tempo istesso in cui Aosta fu primamente eret�a in Vescova.do, verso· il 300 dell'era nostra. S. Eusebio ne fece in allora edificare la Cattedrale_ dedicandola alla Madre di Dio, a cui pure stava innalzando il Santuario d'Oropa. Da quel punto la divozione alla Vergine Santissima diventa, per così dire, il perno della vita religiosa e civile della forte terra valdostana. I luminari più insignì di santità da cui essa venne illustrata, quali S. Grato, il grande dottore S. Anselmo, S. Emerico da Quart furono tutti apostoli ferventi della divozione mariana. I sontuosi avanzi dicappelle dedicate alla Vergine che ancora esi- . stono nei castelli di Chatillon, di Fenis, di
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